E' stata la più grande, profonda attrice italiana del secolo scorso. Fiera della sua romanità, seppe imporsi sul panorama italiano ed internazionale. Prima attrice italiana a vincere l'Oscar.

"Anna Magnani ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo d'orgoglio." (Federico Fellini)

anna magnani bellissima Nata il 7 marzo del 1908 a Roma, Anna Magnani è stata la rappresentante massima del neorealismo italiano. Comincia la sua carriera muovendo i primi passi nel teatro, nella compagnia Vergani-Cimara. L’esordio al cinema è con una parte, quasi da comparsa, in Scampolo del 1928. Ma è nel 1934 che Magnani ottenne il suo primo ruolo importante nel film La cieca di Sorrento. Sono tante le apparizioni con ruoli di secondo piano, che mettono in mostra il suo talento per le parti drammatiche, ma è Vittorio De Sica, nel 1941, a dare all'attrice un personaggio di rilievo: Maddalena Prima detta 'Loletta' in Teresa venerdì. Con Totò, approda a l’avanspettacolo: nel 1943 interpreta Elide, la fruttivendola di Campo de’ Fiori, accanto al grande Aldo Fabrizi. Grazie al tormentato Roma città aperta di Rossellini del 1945, che è considerato il film manifesto del Neorealismo Italiano, Anna Magnani raggiunge il successo mondiale e vince il Nastro d’argento. Nel 1947 un altro titolo indimenticabile L’onorevole Angelina di Luigi Zampa che le vale un secondo Nastro d’argento e la Coppa Volpi alla Mostra internazionale del cinema di Venezia. Il 1948 è la volta di Amore, film in due atti, in cui troviamo anche un giovanissimo Federico Fellini: si tratta dell’ultimo anna magnani abbasso la ricchezza film che Anna Magnani gira con Roberto Rossellini, con il quale aveva iniziato una relazione nel 1945, che il regista interrompe dopo la conoscenza con l’attrice svedese Ingrid Bergman. Il 1949 cinematografico viene ricordato come “la guerra dei vulcani”: mentre Rossellini su l’isola di Stromboli gira il suo Stromboli (Terra di Dio), Magnani è diretta da William Deterle in Vulcano, nell’omonima e vicina isola. Luchino Visconti la vuole in Bellissima nel 1951: l'interpretazione le vale il suo quarto Nastro d’argento. Nel 1952 veste i panni di Anita Garibaldi nel film Camicie rosse, tormentata pellicola, che vedeva come regista Goffredo Alessandrini, suo ex marito che, dopo vari scontri, decide di abbandonare le riprese, che furono poi terminate da un giovane debuttante, il futuro grande regista e sceneggiatore, Francesco Rosi. La consacrazione all'estero arriva nel 1956 con il premio Oscar come migliore attrice protagonista per La rosa tatuata che le farà vincere inoltre, il premio Bafta come migliore attrice internazionale dell’anno e il Golden Globe come migliore attrice in un film drammatico. Il film seguente Suor Letizia, il più grande amore, del 1956, le conferisce il suo quinto e ultimo Nastro d’argento. Da qui Magnani inanella un premio dopo l’altro, dal Festival di Berlino, al David di Donatello, alla candidatura per il secondo Oscar per Selvaggio è il vento, film del 1958 che la vede affianco a Anthony Quinn e Anthony oscar anna magnani la rosa tatuataFranciosa. Nel 1959 arriva il suo secondo David di Donatello con Nella città l’inferno. Il 1960 la vede accanto a Marlon Brando e Joanne Woodward in Pelle di serpente, film che conclude la sua avventura cinematografica ad Hollywood. Nello stesso anno rifiuta di interpretare la madre di Sophia Loren in La Ciociara. Pur avendo rapporti non proprio idilliaci, nel 1962 Magnani accetta di lavorare con Pier Paolo Pasolini in Mamma Roma: un'unione non felice, tra incomprensioni, litigi, e accuse reciproche. Tra gli ultimi ruoli cinematografici la ricordiamo nel film francese La pila della Peppa del 1969, e nell'americano Il segreto di Santa Vittoria. Il cinema sembra averla dimenticata, sembra non esserci più spazio per lei, preferita da nuovi stereotipi di donna, che nei primi anni '70 si iniziano a delineare.

anna magnani l ultima carrozzellaMa sarà la televisione ad approfittarne, chiamandola a interpretare un ciclo di mini film, tre per l’esattezza, che portano il titolo di Tre donne, tutti diretti da Alfredo Giannetti. Il primo sarà La sciantosa, seguito da 1943: Un incontro, e L’automobile. Proprio Alfredo Giannetti firma la regia dell'ultimo lavoro di Anna Magnani, Correva l’anno di grazia 1870, distribuito prima nelle sale cinematografiche, per poi essere trasmesso in tv. Un film ricordato per la triste coincidenza che lo riguarda: fu programmato per il 26 settembre del 1973, andando in onda a poche ore dalla morte della Magnani.  Muore per un tumore al pancreas: attorno al suo capezzale rimase l’adorato figlio Luca, frutto di una relazione con l'attore Massimo Serato, a cui la Magnani nonostante i tempi, riuscì a imporre il proprio cognome. Accanto le rimase anche Rossellini, con il quale si era ravvicinata negli ultimi anni. Per sua volontà, le sue spoglie riposano nella sua amata San Felice Circeo, luogo in cui si andava a rifugiare ogni qualvolta ne avesse la possibilità. Tanti i riconoscimenti che Anna Magnani ha ricevuto, da attori, cantanti e poeti.

In occasione dell'anniversario della sua morte, ecco 8 film per ricordarla.

Il suo successo mondiale: Roma città aperta (1945)

Durante i mesi dell'occupazione nazista a Roma la polizia tedesca è sulle tracce di un ingegnere comunista. Il giovane, sfuggito in tempo alla perquisizione nel suo appartamento, trova rifugio nella casa di Don Pietro, parroco di periferia, impegnato nella lotta contro l'oppressore. Ma la delazione di un'attrice che ha avuto una relazione con l'ingegnere, porta all'arresto dell'uomo e del parroco. Il film fu girato nel 1945, a guerra appena finita, quando Rossellini, con pellicole scadute ed un set di fortuna, girò questo capolavoro del neorealismo italiano. La famosa scena, di Anna Magnani che corre verso il furgone, venne montata con pochissima pellicola, esattamente in via Montecuccoli 17.

Il secondo nastro d'argento: L'onorevole Angelina (1947)

Per la regia di Luigi Zampa, il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Magnani veste i panni di Angelina Bianchi, moglie e madre di cinque figli. Nella borgata romana di Pietralata, si troverà con le altre donne a “baccagliare” contro il commendator Garrone, proprietario delle fatiscenti abitazioni, costruite su un terreno a rischio alluvione. Diventa così la paladina di quella povera gente. Si oppone agli speculatori della borsa nera, riuscendo a ottenere la distribuzione della pasta, la fornitura dell'acqua e lo spostamento del capolinea dell'autobus nel quartiere. Ma la guerra politica è dura e può ferire gravemente. Nel film anche un giovane Franco Zeffirelli, nei panni del figlio del commendatore.

La guerra dei vulcani: Vulcano (1950)

Maddalena ritorna alla natia isola di Vulcano dopo parecchi anni, rimpatriata dalla Questura di Napoli. È ancora giovane e bella, ma tutti la evitano perchè non gode di buona reputazione. Soltanto la sorella Maria, che aveva lasciato bambina, l'accoglie affettuosamente. Quando nell'isola arriva Donato, un palombaro che fa la corte a Maria, questa gradisce le sue premure malgrado i consigli di Maddalena che diffida di lui. Donato, infatti, è un tipo losco, che ha vari scontri con un altro malvivente, tale Alvaro, e finirà per ucciderlo in fondo al mare. Per salvare la sorella, Maddalena ricorre ad un mezzo estremo: si offre a Donato.

Ritratto di un'epoca: Bellissima (1951)

Maddalena Cecconi, moglie d'un capomastro, ha un'unica figlia, Maria, una bimba di otto anni, che adora. Maddalena vorrebbe per lei uno splendido avvenire e quando la Stella Film bandisce a Cinecittà un concorso tra le bimbe di Roma per il casting di un nuovo film, Maddalena decide di far partecipare al concorso la sua Maria e sacrifica tempo e denaro per prepararla degnamente.

Il suo oscar: La rosa tatuata (1955)

Serafina Delle Rose, una siciliana emigrata in America, vive in Florida insieme a suo marito Rosario, un camionista, e la loro figlia Rosa. Quando suo marito muore in un incidente d'auto, la vita sembra avere perduto ogni senso, anche quando scopre che Rosario aveva da alcuni anni una relazione con un'altra donna. Per la figlia Rosa l'esistenza diviene sempre più insopportabile, finché non conosce un marinaio, Jack, e se ne innamora. Serafina dovrà imparare di nuovo a vivere e l'incontro con Alvaro, un rude camionista la cambia profondamente.

Il primo David di Donatello: Selvaggio è il vento (1958)

Intrecci e passione nel film diretto da George Cokur, in cui troviamo Magnani nei panni di Gioia, sorella del ricco allevatore italiano Gino (Antony Quinn). Rimasto vedovo, decide di risposarsi portando all’altare la sorella di sua moglie, appunto Gioia. Con lui vive Pietro (Anthony Franciosa) cresciuto come un figlio. Purtroppo nonostante il nuovo matrimonio, Gino non riesce a dimenticare la moglie Rossana e Gioia, non accettando questa situazione, finisce piano piano tra le braccia di Pietro. Cokur in questo remake di Furia, girato nel 1946, da Alessandrini, realizza un vero e proprio melodramma altamente romantico. Questo film oltre al David, valse alla Magnani anche l’Orso d’Argento a Berlino.

Il secondo David di Donatello: Nella città l'inferno (1959)

Nella città l’inferno inizia con in primo piano le sbarre del carcere di Regina Coeli. Come controparte troviamo Giulietta Masina nel ruolo di Lina, giovane governante che si trova suo malgrado invischiata in un furto. La conoscenza di Egle (Magnani), la mette di fronte alla realtà del perché si trova in carcere. L’influenza negativa di Egle trasforma Lina da timida signorina a sboccata donnaccia e infine in una prostituta senza scrupoli: davanti a tutto ciò Egle si renderà drammaticamente conto di avere creato un mostro. Un film che affronta temi ancora attuale (come il disagio del sovraffollamento delle carceri), che rappresenta uno dei punti più alti della sua carriera.

Il più controverso: Mamma Roma (1962)

Mamma Roma è una prostituta che sospende la sua attività a seguito del matrimonio del protettore Carmine con una contadina. La donna chiama presso di sé il figlio Ettore che, nella sua scontrosa psicologia di adolescente, considera la madre un'estranea e che ben presto ha le prime esperienze sessuali con una ragazza smaliziata. Mamma Roma, dal suo canto, ha una rivendita ben avviata al mercato rionale e desidera per Ettore un avvenire migliore pertanto incarica una prostituta di conquistare i favori del figlio e organizza un ricatto per procacciare un impiego a Ettore. Ma Carmine spinge di nuovo sul marciapiede la donna con la minaccia di rivelare al ragazzo tutta la verità. Secondo film di Pier Paolo Pasolini, racconta l'incantevole debolezza dell'umanità disagiata che sogna il riscatto della propria condizione attraverso un avanzamento sociale purtroppo impossibile.

articolo da consigli.it