LA SCENEGGIATURA

In pratica la sceneggiatura non è altro che il romanzo del film, un racconto che narra ciò che si vedrà poi sullo schermo. Un racconto che, invece di essere diviso in capitoli, è diviso in scene. Ogni scena inizia con un titolo, che ne definisce il tempo ed il luogo. Si specifica se l’azione si svolge all’aperto (Est. – Esterno) o all’interno di una qualche costruzione (Int. – Interno).

In fase di sceneggiatura, soprattutto se non dovrete essere il regista del film, non è conveniente immaginare come girare la scena, anche per evitare di restare troppo delusi per la riuscita finale sullo schermo. Quindi se una scena si svolge in casa verrà sempre definita come “Int.”, anche se pensiamo sia una buona idea riprenderla da fuori la finestra.

La stessa cosa vale per le scene ambientate in auto. Nel titolo si specifica anche il luogo preciso in cui una scena si svolge (camera da letto, strada, sottoscala…) ed il momento del giorno (mattina, giorno, sera, notte).

Anche se la cosa appare contestabile il modo migliore per dare un buon ritmo alla storia è dividere lo sviluppo dell’azione in tre parti, in tre capitoli:

- un’introduzione, in cui vengono presentati i personaggi principali, in cui si fa capire come e dove vivono e si inizia a presentare il problema che dovranno affrontare nel corso del film; 

- una parte centrale dell’intreccio, in cui questo problema si sviluppa, sconvolgendo la vita dei personaggi. In pratica è il momento di sviluppare la vostra “grande idea”; 

- un finale, in cui i personaggi risolvono (o forse no) la situazione in cui si erano venuti a trovare e si concludono anche le sottotrame, le idee secondarie che avevate inserito nel film.

Esistono tre modi diversi per scrivere una sceneggiatura. Derivano dalle abitudini in uso in tre paesi tra i più “cinematograficamente sviluppati” del mondo.

Nella forma italiana il foglio viene diviso in due colonne: nella colonna di sinistra vengono date tutte le indicazioni relative alla parte visiva, le azioni dei personaggi e le descrizioni degli ambienti. In quella di destra ci sono quelle relative al sonoro, cioè i dialoghi, i rumori ed alle volte anche le musiche. Succede spesso, in Italia, che il regista collabori alla scrittura della sceneggiatura, quindi in questo caso si decide subito il modo in cui si dovrà girare e montare una scena, indicando il tipo di inquadratura da usare, numerando ogni scena e spesso anche ogni inquadratura.

138 – EST. RETRO DEL TEATRO – NOTTE
(C.M.) – Plissken esce in strada e da un’occhiata alla radiobussola, poi si guarda intorno e cammina verso la mdp, fino ad una rampa di scale che scende. Inizia a scendere. Musica proveniente dall’interno del teatro.
Si sente sbattere la porta del teatro.
(P.M.) – Plissken si volta di scatto a fucile spianato.
(P.M.) – Cabbie fa un passo verso Plissken con le mani in alto. È tranquillo.
CABBIE: Ehi… Sei Iena Plissken, è vero?
(P.M.) – Plissken lo fissa senza abbassare il fucile.
PLISSKEN: Che cosa vuoi?
CABBIE (f.c.): Niente.
Plissken abbassa il fucile.
(C.M.) – Cabbie sorride.Si avvicina a Plissken, ma questi ricomincia a scendere le scale.
Cabbie si avvicina alla rampa e lo guarda.
CABBIE: Io ti credevo morto.
CABBIE: Ehi… Non vorrai gironzolare là sotto, Iena.


La  forma americana è quella che, graficamente, si avvicina di più ad un romanzo. Si riempie il foglio dal margine sinistro a quello destro, e si cerca di dare al racconto una scorrevolezza letteraria. I dialoghi sono scritti al centro della pagina, leggermente rientranti su entrambi i lati rispetto al testo normale, in modo da permettere di capire, già ad un primo colpo d’occhio, se nella pagina sia raccontato un dialogo od una scena d’azione. Non ci sono indicazioni tecniche di alcun tipo, per non rendere troppo “pesante” la lettura a persone che non hanno una perfetta conoscenza della tecnica cinematografica.

EST. RETRO DEL TEATRO – NOTTE

La grande porta si apre e Plissken esce chiudendosela alle spalle.
Da un’occhiata alla radiobussola, poi osserva la strada e cammina fino a che non raggiunge una rampa di scale che scende.
Da un’occhiata giù, poi inizia a scendere.

D’improvviso la porta del teatro si apre!

Plissken si volta di scatto a fucile spianato.

Cabbie cammina verso di lui, con le mani alzate. Non sembra per niente spaventato.

CABBIE
Ehi… Sei Iena Plissken, è vero?

Plissken lo guarda, un po’ sorpreso.

PLISSKEN
Che cosa vuoi?

CABBIE
Niente.

Plissken abbassa il fucile.

CABBIE
Io ti credevo morto.

Plissken si volta e riprende a scendere le scale.

Cabbie si avvicina e lo guarda.

CABBIE
Ehi… Non vorrai gironzolare là sotto, Iena.

Nessuna risposta

In Francia i registi tendono ad improvvisare notevolmente durante le riprese, come si nota chiaramente guardando il film “Effetto Notte” di François Truffaut, così le sceneggiature spesso riportano solo la traccia dei dialoghi, le frasi più importanti che i personaggi dicono ed il senso generale dei loro discorsi. Sarà proprio il regista a completare le battute durante le riprese, seguendo l’ispirazione del momento. Proprio per questo la lunghezza delle sceneggiature “francesi” può variare notevolmente, a differenza di quella americana e quella italiana, che per un film di durata normale in generale si aggirano intorno alle 90-100 pagine. Ovviamente di indicazioni tecniche neanche parlare…

138 – EST. RETRO DEL TEATRO – NOTTE

Plissken esce dal teatro seguendo la traccia della radiobussola. Percorre la strada fino a che non arriva ad una rampa di scale che scendono. D’improvviso un rumore lo fa voltare, a fucile spianato. È Cabbie, che avanza verso di lui, tranquillo, con le mani alzate. L’ha riconosciuto, è per questo che ha deciso di seguirlo.

CABBIE: Io ti credevo morto!

Plissken non gli presta attenzione e si mette a scendere le scale. L’idea non piace a Cabbie che, urlando, cerca di dissuaderlo dall’andare là sotto. Ancora una volta Plissken lo ignora.

In linea generale la sceneggiatura è scritta al tempo presente, come se le cose stessero avvenendo in questo momento. Imparate a fare una forza di questo fatto, perché scrivere al tempo presente può dare al lettore l’impressione di essere dentro la vicenda.  Usate sempre frasi corte; date al lettore la possibilità di prendere mentalmente fiato e tenete presente che se usate troppo spesso la congiunzione ‘e’ la vostra prosa risulta probabilmente sgraziata e poco scorrevole. 

Buona scrittura a tutti…


INQUADRATURA

Inquadrature della figura umana

E’ possibile classificare le inquadrature in campi e piani.
I campi sono inquadrature in cui si da maggiore risalto allo spazio in cui si muove l‘attore (se presente).
I piani sono invece inquadrature concentrate sull’attore, dalla sua totalità ai dettagli.
Primo piano (abbr. in: PP)
La figura è ripresa dal collo in su. Il primo piano è usato per far risaltare alcuni momenti del dialogo ed è un’inquadratura “intima”, perchè avvicina in qualche modo lo spettatore al personaggio.
Il primo piano non crea un rapporto con lo spazio, per questo evidenzia lo stato d’animo e e intenzioni del protagonista tendendo ad escludere il resto
 Primo piano
Primissimo piano (abbr. in: PPP)
In questo caso, il volto occupa l’intera inquadratura. Le dimensioni del soggetto superano quelle del quadro. Fronte e mento vengono tagliati dall’inquadratura.
Questa inquadratura rivela lo spessore psicologico del personaggio e crea intensità emotiva: è lo specchio del personaggio.
Primissimo piano tomas milian
Mezzo primo piano (abbr. in: MPP)
Si riprende il personaggio dalle spalle in su. L’inquadratura racchiude le spalle, la parte superiore del petto e l’intera testa. È un piano che permette di far vedere parte dell’ambiente. 
Vi è un certo equilibrio tra ambiente e figura umana.
Mezzo primo piano alex delarge
Piano americano (abbr. in: PA)
L’inquadratura è dalle ginocchia in su sino alla testa. In genere viene lasciata un po’ d’aria sopra il personaggio. Il volto non è più il protagonista, ma viene sostituito dal corpo.
Il piano americano è un’inquadratura molto dinamica, utilizzata molto nei western; permette di gestire allo stesso tempo più personaggi all’interno del campo.
Piano americano
 

Figura intera (abbr. in: FI)

Il personaggio viene inquadrato in maniera completa, dai piedi alla testa. Lo spazio è un elemento fondamentale, ma è ancora il personaggio, che occupa un’altezza pari a due terzi o più della verticale dell’immagine, a ricoprire un ruolo centrale rispetto all’ambiente
Figura intera
I CAMPI
Campo medio (abbr. in: CM)
È visibile la figura umana posta in una ambientazione chiara e riconoscibile; sul personaggio vengono soprattutto fornite indicazioni visive.
È un’inquadratura abbastanza ravvicinata in cui l’attenzione è rivolta ai personaggi presenti nell’ambiente in cui agiscono, ma anche al luogo stesso
Campo medio
Campo lungo (abbr. in: CL)
L’ambiente è dominante e circonda il paesaggio.
È un’inquadratura che convoglia uno spazio particolarmente esteso dove la figura umana è molto ridotta rispetto all’ambiente.
Se il primo piano ha una funzione “intimista”, il campo lungo ha uno scopo puramente descrittivo
Campo lungo
Campo lunghissimo (abbr. in:CLL)
La figura umana è lontanissima ed è immersa nel paesaggio circostante, non ha alcun rilievo nell’insieme dell’inquadratura.
 Lo spazio è dominante
Campo lunghissimo
 

Buona inquadratura a tutti…


FOTOGRAFIA

Tecniche di illuminazione per le riprese video

La base per una buona illuminazione è quella che si compone di 3 punti luce.

La luce chiave serve per illuminare il soggetto e solitamente viene posizionata in un angolo del set; è caratterizzata da una forte intensità.

La seconda luce è quella di riempimento e serve per attenuare le ombre create dalla sorgente luce principale.

La terza e ultima luce è detta “di controluce” e viene posizionata sul retro del soggetto principale per dare profondità e staccarlo dal fondo, cosi da metterlo ulteriormente in evidenza.

illuminazione 3 punti schema

Se si hanno a disposizione poche luci, cerchiamo per prima cosa di illuminare il soggetto, quindi: evitate le luci frontali (nella stessa posizione della telecamera) per evitare l’”effetto flash” abbastanza fastidioso. Cercate di mettere almeno due luci puntate sul soggetto, quindi una a destra e una alla sinistra della telecamera ( almeno ad un metro di distanza da quest’ultima).

Non mischiare le luci calde con le luci fredde.

Le luci calde, sono quelle gialle e di solito molto fastidiose. Le luci fredde invece, sono le luci più azzurre che la maggior parte delle volte vengono visualizzate come bianche, decisamente più piacevoli perché danno al video una colorazione più naturale.

Evitate quindi, di usare lampadari e luci casalinghe che la maggior parte delle volte sono gialle e deboli e fanno perdere di qualità il vostro video. Se potete, utilizzate solo luci bianche, quindi luci fredde. La cosa importante, è non mischiare le due luci, assolutamente. Il video altrimenti, date le due diverse temperature di colore, prenderà in alcune zone una colorazione blu e in altre una colorazione gialla; decisamente cosa sbagliata.

Per una ripresa di alta qualità è necessario lavorare in un ambiente ben illuminato.

La potenza delle lampade per un video professionale dovrà aggirarsi intorno ai 2 Kwatt mentre per le riprese cinematografiche arriviamo ai 10 Kwatt per le riprese diurne e 20 Kwatt per le riprese notturne

Esistono diversi tipi di lampade ma le categorie principali sono:

1) Le lampade a luce diffusa hanno uno specchio posto dietro la lampada che produce una luce morbida

lampada 1

2) I faretti a fascio concentrato hanno davanti alla lampada un vetro chiamato “lente di fresnel” con il quale è possibile regolare la direzione della di luce, per diametro e intensità.

lampada 2

Tanti gli accessori disponibili per direzionare la luce e controllarne l’intensità, tra questi ci sono i pannelli riflettenti, usati  per ammorbidire i contrasti generati dalle alte luci. Sono costruiti in PVC, elastico e consentono di riflettere la luce su una superficie che può essere di vari colori bianco per una luce uniforme e neutra

argento nei casi in cui è necessario schiarire mantenendo però un buon contrasto oro per dare una tonalità calda all’ambientazione e ai toni della pelle, traslucido per diffondere e generare una grande quantità di luce intorno al soggetto Nero per  proteggere l’inquadratura da riflessi indesiderati o per aumentare i toni drammatici  di una scena.

filtri

 

Buona luce a tutti….

da http://www.lofacciobenecinefest.eu/per-farlo-bene-piccole-lezioni-di-tecnica-cinematografica/