...La sera del 10 luglio eravamo al massimo dieci persone a gustare quattro o cinque imperdibili “corti”; italiani, belgi, spagnoli; con l’aria di essere fatti in casa, ma con il senso profondo dell’artigianato artistico. Dieci persone al massimo, in un cortile scavato tra alti muri di tufo, e sopra le stelle di luglio. Pochi ma buoni, vorrei dire senza modestia.
...Sarà stato, come si dice oggi, un difetto di comunicazione; sarà stato che pochi erano informati del gradevole appuntamento con il “corto”. Ma qualcosa mi dice che, se anche la manifestazione fosse stata pubblicizzata come il G8, le presenze sarebbero state poche. Quasi che un pizzico di intellettualismo, magari anche snob, sia da considerarsi un peccato in questa civiltà di cervelli all’ammasso. Pochi ma buoni, e divertiti, ed attenti.
...Mi è tornata alla soglia della memoria una fetta di storia culturale locale: quando, nel posto ora occupato da un supermarket, viveva ancora il cinema Roma; che dopo essere stato un cinema di terza categoria, si trasformò per qualche tempo in un cinema d’éssais. Dove era possibile vedere pellicole che non sarebbero apparse mai sui circuiti normali. E dopo si commentava il film, si faceva una specie di dibattito: cinema d’éssais allora voleva dire cinema impegnato.
...E c’era il gusto di considerare il cinema come uno strumento di crescita politica e culturale; perché, a quel tempo, la politica sapeva essere anche cultura. E viceversa.

di Fausto Cerulli
da: orvietosi.it