Vita da cani web 640x300Contrariamente al luogo comune sulla perenne crisi del cinema, quello di film è, da diverso tempo, il principale consumo culturale e ha superato abbondantemente quelli di musica, libri, teatro, sport, musei e mostre, ecc. In crisi è il sistema delle sale cinematografiche. Secondo una ricerca del 2018, Sala e salotto, patrocinata dall’Anica, la principale associazione delle imprese cinematografiche e audiovisive, in Italia solo il 2% degli atti di visione di un film avviene in una sala cinematografica e rappresenta la piccola punta della piramide stratificata della visione. Di fatto il 98% dei film si vede sulle tv generaliste o su canali digitali gratuiti, sulle tv a sottoscrizione, tramite piattaforme online, in abbonamento o con pubblicità, ricorrendo alla pirateria, mediante dvd o acquistando singoli spettacoli.  Questa è la situazione. La chiusura delle sale dovuta alla pandemia ha quindi accentuato non provocato un fenomeno già esistente da anni per cui, nel 2020, è quasi certo che la percentuale di visioni di film in sala sarà attestata sotto l’1%.

Parlando di cinema ci sono altri due dati di cui in genere non si tiene conto: il 98% dei titoli potenzialmente disponibili in Italia non può essere visto in una sala cinematografica (perché non ha distribuzione) e il 92-95% di tutti i film prodotti dal 1895 a oggi fa parte del patrimonio cinematografico, cioè di tutti film prodotti esclusi quelli degli ultimi 10 anni (definizione utilizzata negli studi e ricerche dell’Ue). Il primo dato è stato ribadito da Gianluca Guzzo, amministratore della piattaforma online Mymovies, in occasione di un recente incontro pubblico per festeggiare i primi vent’anni della piattaforma stessa. L’altro è un calcolo per approssimazione basato sui dati disponibili. Entrambi dimostrano che la maggior parte dei film prodotti sono finora inaccessibili, sia per il consumo commerciale che per quello culturale, e non sono certamente accessibili tramite le sale.

Posto che la pandemia ha accentuato una crisi delle sale già esistente, ha però privato il sistema cinema di un potente veicolo di promozione, in quanto era a principalmente a partire delle proiezioni in sala che il sistema dei media era organizzato per parlare di cinema. La vera rivoluzione prodotta dalla pandemia, oltre al boom delle piattaforme online, che ha modificato la rilevanza dei vari strati della piramide della visione di cui sopra, è stata quella dei festival. Costretti a trasformarsi in manifestazioni online, hanno acquisito una visibilità che prima non avevano, stanno scoprendo nuovi pubblici, da locali diventano fruibili a livello nazionale e, a volte, europeo e mondiale, e incrementano il loro valore come strumenti per la promozione dei film, che ormai passano direttamente dalla presentazione in un festival alla fruizione casalinga, senza il passaggio in sala.

L’effetto però più sorprendente, dovuto al Covid-19, di questa rivoluzione del sistema cinematografico e audiovisivo, alla quale tutti noi assistiamo e partecipiamo, è la nuova vita delle cineteche. Archivi, sconosciuti e ignorati dal grande pubblico, che curano quel 90% di cinema che è il patrimonio cinematografico, frequentati finora da studiosi o da autori in cerca di materiali da inserire in film e documentari, hanno cominciato durante il periodo della clausura a rendere disponibile gratuitamente il loro patrimonio, organizzando vere e proprie rassegne. In pochi mesi hanno acquisito familiarità con l’uso delle tecnologie dello streaming. Sono adesso in grado di trasformarsi e gestire canali tematici alternativi e di qualità che si potrebbero inserire in poco tempo in quella piramide della visione dei film che ha alla base ancora le televisioni generaliste e i canali digitali gratuiti e al vertice le sale.

La Cineteca di Bologna è da anni la più importante cineteca italiana, a parte, forse, la Cineteca Nazionale di Roma. Dispone di uno dei più prestigiosi laboratori a livello mondiale per il restauro dei film, L’immagine ritrovata, che ha ormai persino delle sedi all’estero. Ogni anno organizza uno dei più importanti festival internazionali italiani Il Cinema Ritrovato, giunto nel 2020 alla 34a edizione, dedicato particolarmente ai film del e sul patrimonio cinematografico. Il festival nel 2020 è stato il primo festival importante che si è svolto in presenza dopo la riapertura delle sale, a fine agosto invece che a fine giugno, subito prima della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

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Il paradosso, poi, continua perché, dopo l’esperienza online, la Cineteca di Bologna, consapevole che la maggior parte dei film della storia del cinema è introvabile e che anche titoli famosissimi sono misteriosamente non reperibili in rete o visibili solo attraverso copie illegali e di ignobile qualità, ha deciso di rendere, da effimero che era, permanente Il Cinema ritrovato, avviando il progetto Il Cinema ritrovato fuori sala.

Ogni mese Il Cinema ritrovato fuori sala arriverà nelle case degli spettatori grazie alla piattaforma mymovies con un programma di non meno 15 film di lungometraggio. Tutti i film saranno presentati nella migliore versione possibile e introdotti da critici, esperti, registi e testimoni. Il primo programma è disponibile fino al 17 gennaio 2021 e comprende 16 lungometraggi e un totale di 142 titoli tra lungometraggi, corti, documentari e introduzioni ai film.

Si comincia con le versioni restaurate di due film italiani del 1950 ambientati entrambi nel mondo dell’avanspettacolo: il primo film di Federico Fellini, co-diretto con Alberto Lattuada, Luci del varietà, e Vita da cani diretto da Mario Monicelli, con Aldo Fabrizi che praticamente interpreta se stesso.

Saranno disponibili le versioni integrali e non censurate di due film di Marco Ferreri con Ugo Tognazzi, L’ape regina, dove Marina Vlady consuma letteralmente il marito pur di rimanere incinta, e La donna scimmia, nel quale un marito sfrutta la pelosità della moglie per esibirla a pagamento. Di quest’ultimo film si potranno vedere tre finali diversi, quello della versione italiana censurata, quella non censurata e la versione francese.

Per Natale verrà presentata una selezione di materiali d’archivio della Cineteca di Bologna, dalla star del muto Cretinetti, alle immagini del Natale italiano degli anni Sessanta e Settanta.

Dalla Francia provengono due opere con Jean Gabin, un film da riscoprire, Le Plaisir di Max Ophuls e un noir, tratto da un romanzo di Simenon, La verità su Bèbé Donge, firmato da Henri Decoin.

Non potevano mancare, visto il periodo natalizio, due classici con Charlie Chaplin, Gold Rush – La febbre dell’oro City Lights – Luci della Città.

La biografia del pittore Toulouse-Lautrec ambientata nella mitica Parigi della Belle Époque è raccontata in Moulin Rouge diretto da John Huston, ancora oggi un esempio straordinario di sofisticata utilizzazione del colore al cinema.

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In occasione del compleanno del cinema (28 dicembre) Thierry Fremaux, direttore del Festival di Cannes, illustrerà i primi film dei fratelli Lumière restaurati da L’Immagine ritrovata. Per il pubblico italiano: la voce narrante è quella di Valerio Mastandrea.

Sono anche in programma dieci documentari di Vittorio De Seta, definito da Martin Scorsese “un antropologo che si esprime con la voce di un poeta”, che descrisse con la sua cinepresa un mondo in via di estinzione nel Sud Italia.

Lo stesso Martin Scorsese sarà presente con un documentario del 2014, provocatorio, eccentrico ed incendiario, The New York review of books, nel quale ripercorre la storia letteraria, politica e culturale della celebre rivista.

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Oltre alle qualità delle copie dei film, integrali e restaurate, uno dei valori aggiunti del programma sono le presentazioni dei film, curate dallo stesso Gianluca Farinelli, da Thierry Fremaux o da critici ed esperti come Paolo Mereghetti e Goffredo Fofi.

Il Cinema ritrovato fuori sala è un esperimento che durerà sei mesi. Saranno mesi cruciali per scoprire come evolverà ulteriormente il mondo del cinema, quello dei festival, che potrebbero cominciare a distribuire i film, e quello delle cineteche, che non si limiteranno a conservarli.


Articolo di  Ugo Baistrocchi  per  IlSussidiario.net 
Foto: una scena del film "Vita da cani"

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