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Shutter Island film Shutter Island è il film in cui il regista Martin Scorsese mette Leonardo DiCaprio di fronte a un personaggio che deve affrontare demoni personali all'interno di un manicomio. Shutter Island è spesso considerato uno dei film più deboli della lunga carriera di Martin Scorsese, presentato fuori concorso al Festival di Berlino. Il film, infatti, fu accolto con opinioni discordanti anche dalla critica statunitense: non è un caso se Shutter Island è l'unico film del duo Scorsese-DiCaprio a non aver ricevuto nessuna nomination ai premi Oscar. In realtà, Shutter Island - tratto dal romanzo omonimo Dennis Lehane - è una pellicola affascinante e complesso, che cattura l'attenzione dello spettatore su molteplici livelli, già a partire dalle tematiche affrontate.

Shutter Island, la trama.
Shutter Island 1Nel 1954 il detective Teddy Daniels (Leonardo DiCaprio) raggiunge le coste frastagliate di Shutter Island, un isolotto che ospita un ospedale psichiatrico. Il motivo che ha spinto il detective a recarsi in questo luogo grigio e colmo di tristezza è l'indagine legata a un paziente scomparso. Rachel Sondo, internata per aver ucciso i propri figli, sembra essere scomparsa nel nulla.
Per Teddy comincia così una vera e propria indagine per cercare di scoprire il destino della donna scomparsa: tuttavia l'uomo ha anche altri motivi per aggirarsi come uno spettro sull'isola. Teddy è alla ricerca di un paziente di nome Andrew Laeddis, che sembrerebbe essere legato ad un capitolo triste della vita del detective.
Man mano che le indagini vanno avanti, Teddy comincia a sospettare che l'isola sia una facciata per nascondere degli esperimenti che vengono fatti sui pazienti con il lasciapassare dei leader dell'istituto psichiatrico. L'ospedale, infatti, rappresentato dal Dottor Cawley (Ben Kingsley), comincia a mettere i bastoni tra le ruote al detective, negandogli l'accesso a determinati documenti.
Tuttavia più Teddy indaga, insieme al suo collega Chuck (Mark Tuffalo), più le cose sembrano prendere una piega quasi surreale, che portano l'uomo a dubitare di tutto quello che vede, di tutto ciò in cui crede, perché Shutter Island non è esattamente quello che sembra.

La malattia mentale secondo Shutter Island.
Shutter Island 2Una delle tematiche principali del film di Martin Scorsese è, naturalmente, la malattia mentale e il suo trattamento. Shutter Island mette in scena un istituto psichiatrico avvolto da tinte cupe, sul quale sembra vigere una costante oscurità. È un luogo sormontato dalle nuvole grige che promettono pioggia, ma anche un'isola che rappresenta un po' l'archetipo della prigione.
Tanto per la fotografia utilizzata, che fa largo uso dei toni freddi, quanto per la colonna sonora inquietante che accompagna le indagini di Teddy, Shutter Island appare quasi come una Alcatraz in miniatura. Un luogo circondato dal mare, da cui nessuno può scappare. Un ospedale chiuso in se stesso, claustrofobico tanto per chi vi arriva dall'esterno, tanto per coloro che lo abitano.
E nella costruzione di questo impianto scenico, Martin Scorsese riesce a raccontare la malattia mentale in un momento di trasformazione. Come viene giustamente spiegato da La Mente Meravigliosa, l'istituto al centro della pellicola risponde ad un modello quasi vittoriano del trattamento della malattia mentale, pur essendo teso verso il nuovo.
Da una parte dunque vengono suggerite pratiche antiche e disumane come l'elettrochoc e la lobotomia, dall'altra c'è il dottor Cawley che sembra voler seguire una nuova corrente medica, che cerca di migliorare la vita dei pazienti di cui si deve prendere cura, ridandogli una loro dimensione umana.

Matricidio, depressione e stress post-traumatico.
Tutto il film prende il via da un matricidio: uno dei crimini che appaiono più inaccettabili agli occhi del mondo, quello di una madre che toglie la vita ai suoi figli. Teddy è chiamato a indagare proprio sulla scomparsa di una donna che si è macchiata di questo peccato. Tuttavia, man mano che il film prosegue, lo spettatore scopre che le cose sono assai più complicate di come sembrano.
Una delle scene più inquietanti e intense del film è quando il personaggio di Leonardo DiCaprio scopre il vero motivo per cui si trova sull'isola: si tratta della sequenza in cui vengono inquadrati i corpi di due bambini che galleggiano in un lago, in una placida giornata alle spalle di una grande casa.
Un omicidio compiuto a causa di un disturbo maniaco-depressivo, di un male che non è stato notato e di cui non si è occupati. Come avviene anche troppo spesso nella realtà, ci sono donne che dopo la maternità sviluppano una depressione: donne abbandonate a se stesse, nel ruolo che tutti pensano debbano affrontare con gioia e facilità.

Ed è quello che lo spettatore vede accadere al personaggio interpretato da Michelle Williams: una donna che viene descritta come giovane e solare, ma che sembra spegnersi dopo la nascita del terzo figlio, fino al terribile epilogo della sua vicenda. E la maestria di Martin Scorsese nella messa in scena si mostra nella sequenza in cui Leonardo DiCaprio abbraccia l'ex attrice di Dawson's Creek, in una figura plastica che richiama il quadro Il Bacio, di Klimt.
E tra il matricidio e la depressione c'è spazio anche per indagare lo stress post-traumatico, quel disturbo che emerge a mo' di difesa individuale dopo l'esplosione di un evento terribile che mina la sanità mentale di un essere umano. Un disturbo che Teddy si trascina dietro senza saperlo e che lo porta ad affrontare un totale scollamento della realtà, ma anche un vero e proprio caso di amnesia.

La spiegazione del finale.
Shutter Island si presenta allo sguardo dello spettatore come un viaggio nei gironi infernali della mente umana, con la malattia mentale, gli omicidi e persino richiami all'orrore dell'olocausto della Seconda Guerra Mondiale.
Senza voler fare spoiler, Shutter Island è soprattutto il percorso di un uomo che deve riappropriarsi della propria vita. E sebbene questo spesso significhi scoprire se stesso e crescere, nel caso di Shutter Island la presa di consapevolezza passa attraverso l'accettazione dei propri errori, del proprio egoismo e di come le proprie mani siano sporche di sangue.
In effetti il senso del film si può riassumere nella battuta finale del film, quando Leonardo DiCaprio dice a Mark Ruffalo: "Cosa sarebbe peggio? Vivere da mostro o morire da uomo per bene?"

Articolo di Erika Pomella per IlGiornale.it