To be or not to be di Ernst LubitschIl caso del momento nelle sale italiane è un film del 1942, To be or not to be, capolavoro di un regista che ne girò parecchi, Ernst Lubitsch. Una satira del nazismo realizzata a Seconda Guerra Mondiale ancora in corso, ricca di intelligenza ed eleganza corrosive dietro l'apparenza soave.

Un film uscito ai tempi con il titolo Vogliamo vivere, che ora è stato ri-distribuito, restaurato, quasi per scommessa. E che in due settimane ha registrato 28.513 spettatori ed è il 14° film più visto in Italia. Ma, questo è clamoroso, è proiettato in soli 14 cinema in Italia. La media è di 2036 spettatori a sala.

Sapete quanti spettatori ha fatto il film più visto l'ultimo fine settimana, Star Trek-Into Darkness? 113.190. Ma è distribuito in 450 sale. La media spettatori fa 250. Dimezziamo pure il dato del film uscito una settimana prima, il rapporto è di circa 5 a 1 a favore di Lubitsch.Risultato che lascia sbalordito in primis Vieri Razzini, della Teodora Film, che ha avuto l'idea di ridistribuire To be or not to be: «Ci pensavamo da anni, ma quasi più come provocazione, come riflessione su un modo diverso di stare al cinema, godendosi un film solo per la sua bellezza senza effetti speciali, divi, e tutto il resto. Già se questi fossero stati i dati definitivi saremmo stati contenti. Così è un sogno».

To be or not to be di Ernst Lubitsch 2A trainare le visioni sono le due metropoli. A Roma finora è stato visto da 9.200 persone in tre cinema (Eden, Nuovo Sacher e Quattro Fontane). A Milano 6.079, grazie all'Anteo in città e al Troisi a San Donato, un risultato che ne ha fatto la scorsa settimana l'ottavo film più visto. Seguono Firenze, Bologna e Torino. «Lo terremo per buona parte dell'estate», dice Lionello Cerri dell'Anteo.

Non sarà il solo. Senza contare che in autunno, dopo questo successo, il film girerà i cineforum. «È la conferma - dice Razzini - che c'è anche il desiderio di qualcosa di diverso, che il discorso che al pubblico si dà quel che il pubblico vuol vedere è falso. Ora pensiamo già al prossimo. La lista dei film è quella dei sogni».

Il pubblico c'è, questo è chiaro. Non solo di quantità ma anche di qualità. Gente capace di vivere sentimenti collettivi. E a fine proiezione di To be or not to be parte spesso un commosso e spontaneo applauso, e poi, con gli occhi ancora pieni di lacrime di gioia e risate, ci si guarda attorno per cogliere una complicità nell'amore per la bellezza e l'intelligenza. «Ed è forse quello che ci ha sorpreso più di tutto» sorride Razzini.

di Luigi Bolognini per "La Repubblica" - Le foto sono tratte dal film To Be Or Not to Be di Lubitsch (2013)

 

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