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Jacques Rivette

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I GRANDI FILM - ALTRE INFO

RIVETTE, UNA VITA NEL CINEMA – Ottantuno anni compiuti lo scorso marzo, Jacques Rivette sin da giovanissimo è attratto dal mondo della cellulosa, anche se per anni vi rimarrà solo da spettatore. Tra la fine degli anni ’40 e l’inizio dei ’50 scrive come critico cinematografico sulla Gazzette du Cinéma; con lui collaborano anche Eric Rohmer e Jean-Luc Godard, conosciuti alla Cinémathèque Française. Dal 1963 al ’65 diventa caporedattore di Cahiers du cinéma. Da quel momento in poi decide di passare all’azione: prima è aiuto montatore per Jean Mitry, poi aiuto regista di Jacques Becker, montatore per il cortometraggio di Rohmer e attore in “Le Beau Serge” di Claude Chabrol.
Dopo alcune prove, dirige nel 1956 il cortometraggio “Le coup du berger”. Poi, per quattro anni lavora a “Parigi ci appartiene”, un viaggio di riflessione nella Ville Lumiere negli anni del maccartismo. Il suo “Susanna Simonin, la religiosa” (La Religieuse) del 1966 ha un grande successo – è presentato a Cannes – ma viene censurato. L’anno dopo presenta “L'Amour fou”, che per l’eccessiva durata – quattro ore – è raramente distribuito nei cinema. Nel 1970 è la volta di “Out One”, pellicola proiettata una sola volta per intero – ben dodici ore – poi ridotta a 4, nella quale viene trattato il tema del teatro e dei rapporti di questa arte con la vita. Il 1974 vede la luce di “Céline et Julie vont en bateau”, ispirato alla storia di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol, poi è la volta di “Duelle” e “Noroît” – entrambi del 1976, in cui si studia il rapporto tra sogno e fiaba. Linea che prosegue nel 1979 con “Merry-Go-Round”. Seguono “Le Pont du Nord” (1981), “L'amore in pezzi” (L'Amour par terre) (1984) con Jane Birkin e Geraldine Chaplin, “Hurlevent” (1986), “Una recita a quattro” (La Bande des quatre) (1988), “Alto basso fragile” (Haut bas fragile) (1995), “Secret défense” (1997), “Storia di Marie e Julien” (Histoire de Marie et Julien) (2003) e “La duchessa di Langeais” (Ne Touchez Pas la Hache) (2006). Unico riconoscimento – finora – ottenuto è il Pardo d’onore al Festival di Locarno nel 1991.

Arianna Luciani

da http://www.fondazioneitaliani.it

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