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TARANTINO TARANTOLATO (PIÙ CHE CINEFILO, “CINEFAGO”) - LA FOLLE PASSIONE PER LA SETTIMA ARTE DEL REGISTA DI “PULP FICTION” (1994) - “BUSH O OBAMA NON POSSONO CAMBIARE IL CORSO DELLA STORIA. I PERSONAGGIO DEI MIEI FILM SÌ…”

Quentin Tarantino ha un passo dinoccolato da adolescente di 46 anni. Regista che non assomiglia a nessun altro suo collega, è anche unico per il suo essere un vero cinefilo. Nei grandi e piccoli festival, quando li frequenta, nelle città in cui fa sosta, entra nella sala, si mette nell'ultima fila, mescolandosi con il pubblico normale. Tarantino è sempre impaziente di vedere film altrui.

Pierre Rissient, il re non incoronato del cinema mondiale, uno degli scopritori del regista, ritiene che il successo e la celebrità ormai planetarie non l'abbiano cambiato: "È restato lo stesso, in tutti questi anni. È schietto e spontaneo, e queste sono le sue qualità principali. Il pubblico lo percepisce e lo considera come uno dei suoi. Non ha quell'aria snob di alcuni registi".

Tarantino è stato proclamato l'enfant terrible del cinema americano dopo lo shock del 1992 con 'Le iene'. Due anni dopo con 'Pulp Fiction' è entrato nella leggenda. Sono seguiti i due 'Kill Bill' e ora, ad autunno, in Italia potremo vedere 'Inglorious Basterds'. Lui, la sua passione la racconta così: "Da bambino ero l'unico della mia classe ad andare a vedere film che nessuno dei miei coetanei si prendeva la briga di guardare. Di conseguenza non potevo condividere con nessuno la mia cinefilia. Quando più avanti, a festival del cinema più o meno famosi, ho incontrato appassionati come me, attaccavo bottone con loro e non smettevo mai di parlare, per ore intere".

Quentin Tarantino

Tarantino ama anche questa sensazione particolare: sentirsi in sintonia con centinaia di sconosciuti, una sensazione che si prova soltanto al buio della sala. Quando lo si incontra si deve parlare di cinema. Di che altro vorrebbe mai parlare? La domanda gli sembra del tutto incongrua. E poi, dice: "Del resto anche 'Inglorious Basterds' mostra come il potere del cinema può cambiare il corso della storia". La pellicola racconta di un commando di soldati ebrei che riescono ad ammazzare Hitler e i capi del nazismo, in un cineclub di Parigi.

Da bambino Quentin non aveva paure né di mostri né di fantasmi, ma temeva pericoli più concreti: "Il primo film che mi ha terrorizzato dev'essere stato 'L'ultima casa a sinistra', una pellicola di Wes Craven del 1972. Avevo nove anni e rimasi sconvolto e terrorizzato all'idea che delle persone spietate potessero introdursi e violare la sicurezza della mia casa", racconta serio.

Per Tarantino il cinema è infatti ancora qualcosa di viscerale, anzi, di 'ancestrale'. Anche se si tratta di un film di secondo piano, c'è sempre un momento in cui scatta qualcosa e la storia ci avvince, un attore ci commuove. "È per questo che amo i film di ogni genere, e anche i loro sottogeneri", dice.

Tarantino ama i registi che vanno fino in fondo. Come Douglas Sirk, per esempio: "Sirk prende un genere, diciamo il melodramma, e lo spinge alle sue estreme conseguenze, senza compromessi. 'La magnifica ossessione' del 1954, con Rock Hudson e Jane Wyman, fa parte dei suoi film più arditi del genere. Lo spettatore lo segue, senza porsi la minima domanda, completamente fiducioso, malgrado i colpi di scena talora improbabili della storia. Oggi il pubblico americano sogghigna davanti a questo genere di film, e io avrei proprio voglia di strangolare questa gente".

L'ironia ha sostituito l'innocenza, il pubblico è diventato troppo esigente. Tarantino dice di voler girare un melodramma, ma "dovrei farlo in spagnolo. Dovrei girare in Spagna, fare qualcosa 'alla Almodóvar'. Il pubblico spagnolo non ha perso il gusto per il melodramma come noi in America".

Oltre che cinefilo, il regista si dichiara 'cinefago': colleziona copie in 16 mm, dvd, guarda il canale Turner Classic Movies per buona parte della notte. Insomma: Tarantino vede ogni film, ma ha visto davvero tutto? "Ci sono pellicole che mi riservo per una grande occasione. Per esempio, non ho mai visto 'È nata una stella' di George Cukor, con Judy Garland. C'è stato un periodo in cui ero fissato per Judy Garland, ma di proposito ho lasciato quel film da parte. Per altri tempi".

Bastardi senza gloria

Ci sono registi che amano gli attori e quelli che invece amano dirigerli. Tarantino a quale delle due specie appartiene? Alla prima, risponde senza esitare. E racconta di essere stato quasi sul punto di abbandonare il suo ultimo progetto, 'Inglorious Basterds', perché non trovava l'interprete adatto per uno dei ruoli chiave.

"Non riuscivo a trovare l'attore giusto per il personaggio del colonnello nazista Hans Landa. Landa è un vero genio della parola e delle lingue. Mi serviva quindi un attore capace di incarnare quel talento. Qualcuno che potesse esprimere la poesia delle parole in quattro idiomi: inglese, francese, tedesco e italiano. Quando ci siamo trovati a due giorni dalla scadenza che ci eravamo fissati, prima di gettare definitivamente la spugna è arrivato l'austriaco Christoph Waltz. Già vedendolo camminare, e dopo poche scene, ho capito che il film si sarebbe fatto".

Intervistato a proposito della sua collaborazione con Tarantino, Waltz ha espresso tutta la stima che nutre per lui: "Girare un film con Tarantino è come fare un viaggio da sogno. È l'osservatore più preciso, incisivo e intelligente che io conosca per ciò che concerne il cinema. Riesce a farti fare quello che vuole lui, senza alcuno sforzo". E Brad Pitt, protagonista numero uno del film, così racconta l'attenzione di Tarantino ai particolari: "Ho molto apprezzato il rispetto per le lingue nella pellicola, la scelta di usare attori francesi per ruoli francesi, attori di lingua tedesca per ruoli tedeschi e così via".

KILL BILL

Che la scelta fosse giusta lo prova il fatto che il 53enne Waltz ha ottenuto il premio come miglior protagonista maschile al Festival di Cannes. Quando però si entra più nello specifico e gli si chiede quali siano i suoi attori idoli, Tarantino cita per primi quelli considerati di seconda fila: Aldo Ray e Ralph Meeker. John Wayne, Cary Grant e Humphrey Bogart vengono soltanto dopo.

"Molto spesso provo più interesse per gli attori che non hanno avuto la carriera che si meritavano". Ralph Meeker? Se non ricordate chi è, provate a pensare al ruolo secondario di pellicole come 'Orizzonti di gloria' di Stanley Kubrick, o 'Quella sporca dozzina' di Robert Aldrich.

Parlando invece di Bogart, Tarantino esclama: "Se solo si pensa che Bogart, in inglese, è diventato un nome di uso comune, perfino un verbo e un aggettivo. Non è formidabile il potere del cinema?". Stessa reazione suscitano in lui le attrici: a 16 anni ha avuto una passione sfrenata per Jean Arthur che aveva scoperto nei film di Frank Capra. Poi ricorda la bella bionda Ilona Massey, attrice di origine ungherese. "Era eccezionale in 'Joe, l'inafferrabile', un film di serie B del 1942", ricorda. Veronica Lake e Barbara Stanwyck le ha amate, ma soltanto in seguito.

Dai suoi attori Tarantino si aspetta una grande curiosità intellettuale e una disciplina di ferro. "Adoro che i miei attori sappiano ciò di cui parlano, che comprendano fino in fondo il loro personaggio oltre che i dialoghi. Prima di girare faccio vedere loro moltissimi film, e anche durante le riprese".

Quando erano sul set di 'Pulp Fiction', per esempio, Quentin ha mostrato a tutto il cast il film 'La signora del venerdì', con Cary Grant e Rosalind Russel. Quel film di Howard Hawks è una commedia molto vivace, nella quale gli attori parlano come altrettante mitragliette: "Per me i dialoghi sono fondamentali: gli attori devono capire che il segreto di tutto sta nella loro recitazione".

Tarantino vuole dunque che i suoi attori comprendano anche ciò che c'è dietro i dialoghi: "Ricordo un film di Woody Allen, 'Mariti e mogli', nel quale due personaggi parlano dei film di Leni Riefenstahl ed è evidente che nessuno di loro aveva la più pallida idea di chi fosse. si vedeva. Per me questo è l'esatto contrario di quello che io voglio fare al cinema e il pubblico se ne accorge".

Per quanto concerne la politica, Tarantino sa solo una cosa: ha detestato George W. Bush mentre ora è affascinato dal presidente Barack Obama. Ma l'immagine degli inquilini della Casa Bianca lo fanno tornare a 'Inglorious Basterds'. Commenta Tarantino: "I miei personaggi hanno cambiato il corso della storia. Quel che intendo dire è che, se quegli uomini fossero realmente esistiti, tutto ciò che accade nel film sarebbe plausibile e sarebbe potuto capitare sul serio".

 Agnès C. Poirier per "L'espresso" (traduzione di Anna Bissanti)
da DAGOSPIA,COM [03-07-2009]