Cosa vedi?  Imparare a osservare è la prima arte alla quale un bravo sceneggiatore dovrebbe dedicarsi. Affinare lo sguardo, enfatizzare la naturale curiosità, continuare a cercare voci, facce, luoghi e porsi sempre nuove domande sono passi essenziali per diventare seri professionisti.  Qualunque sia la natura del progetto a cui ci si vuole dedicare, che si tratti di fantasy, drama, fantascienza, thriller o docuficion, occorre ricordare che la realtà ha bisogno di scavare il proprio spazio nello schema generale. E dunque, che colore ha questa realtà? Quali sono le sue ombre, le luci, gli odori e i dolori nascosti in essa?

la realta che non vediPrimo passo

Il primo passo che un aspirante sceneggiatore dovrebbe compiere è l'esplorazione della sua piccola e stretta sfera personale. Distinguere chiaramente il mondo che ci circonda, comprendere quali siano i legami che ci coinvolgono, quali i desideri irrealizzati, riconoscere il margine di ricchezza o povertà che ci rappresenta, ammettere quante e di che natura siano le nostre ambizioni, capire a chi rivolgiamo il nostro odio e dove convogliamo le nostre passioni, confessare le nostre intolleranze, sono aperture obbligate per giungere a comprendere cosa davvero determina le nostre scelte. La profonda conoscenza della vita che ruota a stretto contatto con noi, ci permette di sciogliere pericolosi vincoli che potrebbero influenzare negativamente il nostro lavoro. Se non conosci te stesso, come puoi comprendere gli altri? 

Perché è così importante comprendere gli altri per scrivere? 

Quello che chiediamo al nostro pubblico, ogni volta che scriviamo una storia, è di credere in noi. Implicitamente chiediamo a chi ci legge, di accogliere i personaggi che agiscono nella finzione come fossero loro intimi parenti. Affinché il film di cui scriviamo le basi possa uscire vincente, lo spettatore si deve commuovere, deve temere per la vita del protagonista, deve innamorarsi con lui e di lui, deve tifare per la sua vittoria e piangere per la sua sconfitta. Senza questa empatia, il gioco non regge. Una finzione priva di empatia è una scatola vuota, destinata a scomparire. L'empatia è la chiave di una buona storia.  Come può, allora, il nostro spettatore, affezionarsi ai nostri personaggi? Credendo in loro.
Lo spettatore non deve sollevare alcun dubbio circa la loro effettiva esistenza. E questo vale per ogni genere narrativo.
Il bianconiglio corre, parla, fugge, ha un panciotto e un orologio eppure noi gli crediamo. Lo inseguiamo, curiosi insieme ad Alice, fin oltre il mondo conosciuto perché crediamo in lui. Come è possibile? Semplicemente perché l'autore lo ha tratteggiato con estrema sicurezza, inserendolo in un contesto reale e affidandogli un comportamento quanto possibile coerente con quel senso di realtà a cui siamo abituati. E' un bianconiglio, certo, ma parla, ha idee precise, ha uno scopo, quindi esiste. E' irrazionale in un contesto razionale.
Come si arriva a tracciare un personaggio del genere senza temere di essere derisi dal pubblico?
Con la profonda comprensione degli altri. E' questa definitiva comprensione dell'altro a fornire le chiavi ad ogni autore per presentare una finzione in maniera solida e strutturata tale quale è la realtà che ci circonda. Il ritardo da cui è afflitto il bianconiglio è quello che prima o poi ha attanagliato ciascuno di noi nella vita reale. Il suo movimento è credibile. E, soprattutto, le basi del suo movimento affondano in un mondo reale: Alice esiste, ha una casa, un prato, un albero, dei sogni. Alice è vera. 

Secondo passo: gli schemi del mondo  

Leggere con lucida attenzione la società in cui viviamo, comprendere analiticamente i meccanismi e le strategie geo-politiche della bolla che ci contiene, trasformerà ciascun autore anonimo in una voce con un suo timbro definito. 
Per creare un contesto narrativo, una scenografia, occorre inventare nuovi mondi, pianeti, città, paesi.
Per creare una storia, occorre costruire un conflitto. 
Ogni schema conflittuale narrativo rimasto nella storia è la fotocopia di un evento reale, di una reale battaglia, di un reale gioco di interessi.
Per questo è fondamentale ritrarre e denunciare a se stessa la società in cui viviamo, costringendola a rimirare le proprie finzioni nello specchio della realtà...narrativa. 

In pratica  

Addestrare lo sguardo richiede tempo. Addomesticare i propri impulsi sarà un processo ancora più lungo ma necessario.
E' importante diffidare di se stessi. Ogni idea deve essere messa in discussione più e più volte. Perché racconti questo? Perché parli di questa cosa? Perché hai deciso di raccontare questa storia? E soprattutto, sei sicuro che le cose stiano davvero così? 
Osservando il reale nelle piccole cose si può giungere a comprendere uno schema più generale. I nostri personaggi, per essere creduti, devono apparire veri. Quindi, non stanchiamoci mai di spiare le persone che ci circondano. Nostra madre, nostro padre, i nostri amici, fratelli, compagni, amanti, mariti e mogli, i nostri stessi figli. Cosa fanno? Come parlano, cosa dicono, in cosa credono? Un bravo sceneggiatore dovrebbe attraversare la propria vita quotidiana come se stesse costantemente girando un film, forte di un incessante interesse analitico verso le persone .

di Sabrina Gioda

Sceneggiatrice cinematografica e televisiva, autrice di romanzi e insegnante di sceneggiatura e scrittura creativa
Dal suo blog http://scriverecinema.weebly.com