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È possibile che la parodia artistica di un celebre personaggio dei fumetti susciti una richiesta di risarcimento da parte del titolare dei diritti di utilizzazione economica dell’opera? Sì. È scontato che tale richiesta venga accolta? No. Posto che queste opere hanno carattere creativo e autonomo, l’utilizzo parodistico di un’opera non richiede il consenso del suo autore. E in generale, il percorso a ritroso nelle fonti di ispirazione è un viaggio che non finisce mai.

Prologo: davvero Tintin è stato "rubato"?

Xavier Marabout, artista bretone, ha realizzato una serie di opere nelle quali ha utilizzato Tintin, noto personaggio di fumetti per bambini inventato dal genio creativo dell’autore belga Hergé, al secolo Georges Prosper Remi (1907-1983) collocandolo all’interno di paesaggi o situazioni pedissequamente tratti da opere dell’artista americano Edward Hopper (1882-1967), celebre per i suoi dipinti caratterizzati da un austero realismo e rappresentativi della solitudine in cui versano i soggetti ritratti. Come risulta dal sito web di Marabout (www.art-marabout.com), le opere in questione (23 originali, con una tiratura di venti riproduzioni per ciascuna opera) indicano chiaramente di essere tributarie nei confronti di Hergé e di Hopper. 

Mentre la estate di Edward Hopper, titolare dei diritti d’autore del Maestro del realismo americano non sembra aver preso (almeno fino ad ora) alcuna posizione in merito alle opere di Marabout, Fanny Vlaminck Rodwell, vedova di Hergé, e la società belga Moulinsart SA (oggi ridenominata Tintin imaginatio) creata dopo la morte di Hergé e titolare dei diritti di utilizzazione economica della sua opera, hanno citato Marabout davanti al Tribunale di Rennes lamentando l’utilizzo indebito dell’opera di Hergé e sostenendo che i quadri di Marabout fossero una contraffazione, oltre a costituire un comportamento di concorrenza sleale, in ragione del loro carattere parassitario rispetto all’utilizzo economico del personaggio di Tintin. Marabout ha obiettato che la propria opera avesse carattere creativo autonomo e distinto rispetto a quella di Hergé, opponendo anche l’eccezione parodistica, che non richiede il consenso dell’autore per la riproduzione di un’opera, qualora l’autore della riproduzione trasmetta un messaggio creativo distinto da quello dell’autore della prima opera. Il tribunale di Rennes ha respinto le domande della vedova e di Moulinsart, condannando quest’ultima anche a risarcire il danno causato a Marabout per avere denigrato le sue opere.

Giuseppe Calabi

È pacifico che Marabout abbia riprodotto senza autorizzazione dell’avente diritto (Moulinsart SA) vari personaggi della serie “Le avventure di Tintin”, in primo luogo il protagonista, il cui carattere e stile grafico di realizzazione (ligne claire), caratterizzati da un segno sottile, pulito ed elegante, lo rendono originale attribuendo al suo autore ed ai suoi aventi causa un diritto esclusivo di riproduzione e ogni altro diritto di utilizzazione economica. Marabout ha invocato l’eccezione parodistica argomentando che le opere contestate consentano l’immediata identificazione dell’opera parodiata: innanzitutto, la scelta del supporto (una tavola acrilica) diverso da quello utilizzato per i fumetti. Inoltre, il contesto in cui Tintin è collocato, direttamente ispirato ad opere di Edward Hopper, che è quanto più distante dall’universo in cui è normalmente rappresentato Tintin. 

Ad esempio, la raffigurazione di Tintin accanto a donne (assenti nell’universo creato da Hergé) spesso con atteggiamenti provocatori, sensuali o seduttivi ed all’interno di ambienti ispirati ad opere di Hopper, non solo non può indurre in errore il pubblico sulla riconducibilità dell’opera ad Hergé, ma è anche idonea a indurre un sorriso soprattutto per l’accostamento della leggerezza di Tintin all’austerità dei personaggi hopperiani. Pertanto, il Tribunale ha pienamente accolto l’eccezione parodistica, che presuppone che vi sia una presa di distanza sufficiente rispetto all’opera parodiata, ritenendo anche che l’opera di Hergé non abbia mai assunto un carattere dominante nella reinterpretazione di Marabout. Ad esempio, nel quadro Hotel Osborne, Chembre 379 (2017), Marabout ha rappresentato Tintin a torso nudo su un letto insieme al cane Milou, mentre legge una lettera, ispirandosi al celebre dipinto di Hopper Hotel Room (1931), ma sostituendo l’immagine della donna seduta sul letto, senza cappello, vestito e scarpe mentre con aria affaticata verifica l’orario dei treni del giorno dopo. 

Il tribunale non ha ritenuto che la raffigurazione a torso nudo di Tintin fosse lesiva dell’immagine del personaggio, spingendosi fino ad indicare che lo stesso Hopper si fosse ispirato a Degas e sia stato “copiato” da Hitchcock e concludendo che l’ispirazione artistica tiene sempre conto di opere precedenti, mediante riproduzioni o imitazioni che non possono essere vietate in linea di principio, sempre che siano chiare e non creino un rischio di confusione. Il Tribunale ha infine valutato se Marabout abbia causato un danno agli aventi diritto dell’opera di Hergé, appropriandosi di un vantaggio economico ad essi spettante, ma ha escluso tale danno, ponendo a confronto il modesto vantaggio economico ottenuto da Marabout con i 23 dipinti e la tiratura di 20 esemplari ciascuno venduti ad un prezzo contenuto, con quello dei titolari dei diritti d’autore dell’opera di Hergé che hanno potuto beneficiare di 230 milioni di vendite di album. Ma soprattutto, gli acquirenti dei dipinti e delle riproduzioni di Marabout appartengono ad una platea diversa da coloro che leggono fumetti o acquistano prodotti di merchandising legati al carattere di Tintin. 

Sharon Hecker 

L'ispirazione vive in un continuum di tempo e spazio. Come ha concluso il giudice in questo caso, gli artisti hanno sempre tratto ispirazione gli uni dagli altri e dall'arte passata, e le opere degli artisti continuano a servire da ispirazione per l’arte che viene dopo di loro. Le opere in discussione non sono repliche esatte, ma piuttosto trasformazioni di opere d'arte precedenti. Per questo motivo non possono essere considerate un plagio. Nel caso di Hopper, molti non sanno che iniziò la sua carriera come illustratore, come il creatore di Tintin. Hopper era introverso e viene descritto come stimolato da un mondo interiore personale e immaginario. Ma studi successivi dimostrano che Hopper, noto per aver catturato il paradosso di uno spirito di ottimismo e alienazione nell'America pre e postbellica, si ispirava apertamente all'arte francese del XIX secolo. Infatti, il suo viaggio a Parigi e l'incontro con opere di Degas, come L'Absinthe (1875-1876, Musée d'Orsay, Parigi), e Manet, come La Prune (1877, National Gallery di Washington D.C.) sono evidenti nell'iconico Automat (1927, Des Moines Art Center). Come i suoi predecessori, che ritraggono una donna ben vestita seduta a bere da sola in un bar, Automat mostra una donna che fissa il suo drink (nel caso di Hopper una tazza di caffè), in un ambiente freddo e inquietante. Hopper si lascia commuovere e allo stesso tempo trasforma il caffè parigino del XIX secolo di Degas o Manet in una tavola calda americana incontaminata e spopolata. 

Nonostante le diverse ambientazioni, epoche e culture, queste opere catturano sentimenti di alienazione sociale e solitudine, attraverso figure che non si sentono a proprio agio nel loro mondo. Qualcuno di questi artisti potrebbe affermare di avere il monopolio su questo tema? Avrebbero sentito il bisogno di chiedere il permesso prima di dipingere un omaggio al loro contemporaneo o predecessore? Oltre alle fonti visive riconoscibili, gli artisti possono attingere a stimoli meno tangibili. Ad esempio, Hopper si è ispirato a fonti verbali, come la poesia simbolista francese della fine del XIX secolo. E il suo dipinto Railroad Sunset (1929, Whitney Museum), che si pensa sia legato al fascino di Hopper per i treni, potrebbe anche essere una rivisitazione di una poesia di Baudelaire letta all'epoca, intitolata Harmonie du soir, che descrive il cielo come un "altare, triste e magnifico" e il sole come "annegato nel sangue cagliato", che ricorda il cielo rosso sangue del dipinto. Immaginiamo che Hopper abbia violato i diritti d'autore di Baudelaire? Come ha notato il giudice in questo caso, l'opera stessa di Hopper ha fornito ispirazione ad altri nel mondo del cinema: Hitchcock si è ispirato a lui per film come La finestra sul cortile e si pensa che House by the Railroad di Hopper abbia dato a Hitchcock l'idea per la casa dei Bates in Psycho. Altri, come Michelangelo AntonioniDavid Lynch in Velluto blu e Mulholland Drive, i fratelli Coen in L'uomo che non c'era e Robert Altman, hanno beneficiato dei dipinti di Hopper. Wim Wenders ha dichiarato il suo amore per le opere di Hopper per Paris, Texas e ha realizzato un film su Hopper per una mostra alla Fondation Beyeler. Potremmo concludere chiedendoci: quanto sarebbe più povera la nostra cultura senza la capacità di trasformare le fonti di ispirazione?

 

di Sharon Hecker, Giuseppe Calabi per we-wealth.com