Ecco una base di sceneggiatura natalizia, in chiave drammatica e psicologica, pensata per un cortometraggio di circa 15–18 minuti.
È una storia intima, silenziosa, in cui il Natale diventa lo specchio della perdita e della possibilità di ritrovarsi.
Il tono è sospeso, quasi poetico, con dettagli visivi e suoni che fanno parte del racconto interiore.
Titolo: “Il Giorno che non venne”
Logline
La Vigilia di Natale, un uomo riceve ogni anno una cartolina anonima con scritto “Buon Natale, papà”.
Quest’anno la cartolina non arriva.
Nel vuoto di quell’assenza, scoprirà una verità che cambierà il senso stesso del suo dolore.
Personaggi Principali
- Andrea (50 anni) – impiegato ferroviario, separato, vive solo. Uomo introverso, segnato dalla perdita del figlio adolescente in un incidente cinque anni prima.
- Lucia (45 anni) – ex moglie di Andrea, fragile, si è trasferita lontano dopo la tragedia.
- Matteo (16 anni) – il figlio, morto in un incidente la notte di Natale; appare solo in brevi flashback o “presenze mentali”.
- Il Postino (60 anni) – uomo semplice, rappresenta la voce della realtà quotidiana; osserva ma non giudica.
- Voce della Radio – accompagna con notizie di Natale, creando un contrasto con la solitudine di Andrea.
Storia (riassunto narrativo)
Andrea vive solo in un piccolo appartamento accanto alla ferrovia.
Ogni anno, dal giorno dopo la morte del figlio, riceve una cartolina natalizia anonima con la scritta “Buon Natale, papà” e un disegno fatto a mano — sempre diverso, ma riconoscibile nello stile: quello del suo bambino.
Non ha mai scoperto chi le manda.
Quelle cartoline sono diventate l’unica cosa che attende del Natale.
Quest’anno, però, la posta non arriva.
Andrea comincia a cercare: chi le mandava? Perché?
Ripercorre i luoghi del passato, la scuola del figlio, la casa dove viveva con Lucia, la vecchia fermata del treno dove accadde l’incidente.
Durante la ricerca, riaffiorano i ricordi, i sensi di colpa, le parole non dette.
Alla fine, scopre che le cartoline non venivano da un estraneo, ma da Lucia: le spediva lei ogni anno per tenerlo in vita, per non far morire il Natale.
Quest’anno non ha potuto — è malata, ricoverata.
Andrea la raggiunge in ospedale con una nuova cartolina:
una sola frase scritta con la sua grafia: “Buon Natale, mamma.”
Nel silenzio della stanza, Lucia sorride per la prima volta dopo anni.
Fuori, cade una neve lentissima.
Sceneggiatura – Scene principali e dialoghi
SCENA 1 – INT. APPARTAMENTO DI ANDREA – MATTINA DEL 24 DICEMBRE
Camera fissa.
Andrea siede davanti al tavolo con una pila di cartoline identiche.
Ogni anno: “Buon Natale, papà.”
Sul muro, il calendario segna 24 dicembre.
ANDREA (sottovoce):
Strano. Sempre alla stessa ora.
Quest’anno niente.
Si affaccia alla finestra.
Un treno passa, il suono vibra nei vetri.
Sul tavolo, la tazza del caffè resta intatta.
SCENA 2 – EXT. STRADA – POMERIGGIO
Andrea cammina nel freddo.
Passa davanti a una vetrina piena di giocattoli.
Si ferma a guardare un trenino elettrico.
Flash breve: un bambino ride dietro il vetro — suo figlio, Matteo.
Svanisce.
POSTINO (da dietro):
Signor Andrea! Niente posta per oggi, mi spiace.
Forse domani.
ANDREA:
Domani è Natale.
E certe cose non arrivano in ritardo.
SCENA 3 – INT. SCUOLA VECCHIA DI MATTEO – TARDO POMERIGGIO
Luce fredda. Corridoio vuoto.
Andrea osserva un disegno incorniciato sul muro: un treno, un bambino alla finestra.
La firma: Matteo S.
ANDREA (a sé stesso):
Disegnavi treni… e sei morto su un binario.
Forse ero io che guardavo dal finestrino.
SCENA 4 – EXT. STAZIONE ABBANDONATA – SERA
Neve leggera.
Andrea si siede sulla panchina.
Accende una sigaretta, poi la spegne subito.
Appare la sagoma di Matteo, dietro un lampione.
Non parla.
Andrea chiude gli occhi.
ANDREA:
Non ti ho mai detto che mi manchi davvero.
Solo “stai attento” e “studia”.
Mai “ti voglio bene”.
Che padre di merda, eh?
Una pausa. Il lampione si spegne.
Silenzio totale.
SCENA 5 – INT. OSPEDALE – NOTTE DEL 24 DICEMBRE
Andrea entra nella stanza di Lucia.
Lei è magra, pallida.
Lo guarda sorpresa, ma non parla.
Lui tira fuori una busta.
ANDREA:
Quest’anno non è arrivata.
Così… l’ho scritta io.
Le porge la cartolina:
“Buon Natale, mamma. Ti voglio bene.”
Lucia la sfiora, sorride piano.
LUCIA:
Sai che è la prima volta che me lo scrivi?
Andrea annuisce.
Si siedono in silenzio.
Fuori, nevica.
SCENA 6 – INT. APPARTAMENTO DI ANDREA – MATTINA DEL 25 DICEMBRE
Sul tavolo, una sola cartolina nuova:
“Buon Natale, papà. Ci sei riuscito.”
Andrea la osserva.
Sorride.
Chiude gli occhi.
La camera indugia sulla finestra: la neve cade, lenta.
Battuta chiave finale
ANDREA (sussurrando):
A volte un Natale arriva solo quando smetti di aspettarlo.
Fade out.
Tema trattato
- La rielaborazione del lutto e la riconciliazione attraverso un piccolo atto di amore e memoria.
La vera redenzione non è nel perdono altrui, ma nella capacità di scrivere — anche una sola volta — una parola che non si è mai detta.
Genere
Dramma psicologico / film di Natale esistenziale.
Finale alternativo
Andrea, dopo la visita in ospedale, torna a casa.
Sulla cassetta della posta trova una cartolina:
è l’ultima, arrivata in ritardo, con scritto:
“Buon Natale, papà. Ti ho solo aspettato.”
Lui la guarda, poi alza lo sguardo al cielo:
un treno passa lontano, e il rumore sembra un sorriso.
* Note dello sceneggiatore
- Il film va girato con fotografia desaturata, toni freddi, e luci puntuali solo su oggetti chiave (cartoline, finestra, volto).
- I suoni (treno, vento, campane, respiro) diventano parte della psicologia di Andrea.
- Nessuna musica per i primi 10 minuti: il silenzio è la colonna sonora del lutto.
- Il momento in cui Lucia riceve la cartolina è la catarsi: un gesto minimo che redime due vite.






























































































































































