Amicizie tra culture diverse 0Ecco 3 basi complete per sceneggiature di cortometraggi su un tema universale e attuale: l’amicizia tra culture diverse. Ogni proposta appartiene a un genere diverso, ed è costruita per essere una storia narrativa, emotivamente coinvolgente e visivamente compatta, con elementi fortemente riconoscibili per uno sviluppo cinematograficamente efficace per un cortometraggio.

 

1. Titolo: “Ceci n'est pas un Couscous”

Genere: Commedia surreale, intergenerazionale
Logline: Un’anziana pittrice francese e un giovane chef marocchino si scontrano in un condominio parigino sul concetto di “couscous autentico” ("Questo non è uncouscous") — ma la loro battaglia culinaria diventa presto un modo per curare vecchie ferite e dipingere un nuovo legame.

Personaggi principali:

  • Madame Lise Moreau (78): pittrice in pensione, testarda, elegante, vive da sola. Ex insegnante d’arte, ha una concezione estetica “pura” della cultura francese.
  • Rachid El Hadi (25): chef marocchino in ascesa, tatuato, gentile, vive temporaneamente nel palazzo della zia. Crede che la cucina sia “memoria, contaminazione e cuore”.

La storia:

Il cortometraggio si apre con un piano fisso del cortile interno di un elegante palazzo parigino. Lise dipinge sulla sua terrazza. Dal piano di sotto si alza un profumo forte e speziato. Lise tossisce, si sporge e urla:

LISE:
“Non è questa la cucina francese che Proust avrebbe approvato!”

RACHID
(dalla finestra):
“E Proust non ha mai assaggiato quello di mia madre!”

Da questo comico contrasto nasce un battibecco quotidiano: profumi, rumori di mestoli, critiche reciproche. Ma col passare dei giorni, Rachid nota che i quadri di Lise diventano più vivaci, più “caldi”. Lise, invece, si scopre affascinata dalla meticolosità con cui il ragazzo prepara ogni piatto.

Un giorno, il giovane la invita a cena per assaggiare il suo couscous. Dopo molte resistenze, Lise accetta. La cena si svolge in silenzio, ma carica di tensione. Lise assaggia, chiude gli occhi.

LISE:
“Non è un couscous... è un quadro.”

RACHID:
“E allora lo firmi tu.”

Nel finale, Lise regala a Rachid un quadro: è una natura morta con couscous, tè alla menta e una cornice mezza dorata e mezza grezza.

Dialoghi chiave:

LISE:
“I tuoi profumi entrano dalla finestra e occupano la mia tela.”

RACHID:
“Meglio dei tuoi colori che scappano sul marciapiede.”

LISE:
“La tua cucina è un affronto.”

RACHID:
“Il tuo giudizio è precotto.”

Battute finali:

LISE:
“Siamo come lo zafferano nel brodo.
Inutili, finché non ci mischiamo.”

RACHID
(sorridendo):

“E adesso chi lo dice a tua figlia che ho vinto io?”

Temi trattati:

  • Scontro tra cultura classica e identitĂ  contemporanee
  • Il cibo come memoria culturale
  • Connessioni intergenerazionali
  • Preconcetti estetici vs espressione autentica

Punti forti:

  • Dialoghi ironici, densi di significato
  • Ambientazione visivamente raffinata
  • Alta recitabilitĂ  per due attori

Punti critici:

  • Rischio di stereotipo se non dosato bene
  • Finale da gestire con sottigliezza per non cadere nel buonismo

Alternativa finale:

Rachid parte per lavorare a Marsiglia, ma lascia un barattolo di harissa etichettato: “Per la tua tavolozza”.

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2. Titolo: “Corsa a Piedi Scalzi”

Genere: Dramma sportivo-realistico
Logline: Un ragazzo eritreo richiedente asilo e una studentessa italiana emarginata diventano amici correndo ogni giorno lungo il Tevere — mentre la città intorno a loro sembra volerli tenere fermi.

Personaggi principali:

  • Abraham Tesfaye (16): rifugiato eritreo, vive in un centro d’accoglienza, corre per sfuggire ai pensieri. Serio, concentrato, in silenzio.
  • Chiara Valli (17): romana, solitaria, soffre di balbuzie e insicurezza, ma ha una voglia feroce di esprimersi. Disegna scarpe da corsa.

La storia:

Abraham corre ogni mattina lungo il fiume, a piedi scalzi. Chiara lo osserva dal ponte, incuriosita. Dopo vari tentativi, lo segue, imita il suo ritmo, lo guarda negli occhi. Non parlano quasi mai, ma giorno dopo giorno si allenano insieme. Chiara gli regala un paio di scarpe da corsa disegnate da lei stessa.

Un giorno Abraham non si presenta. Il centro dove vive è stato spostato fuori città. Chiara lo cerca. Alla maratona giovanile di Roma, si presenta un ragazzo a piedi scalzi. Lei sorride.

Dialoghi chiave:

CHIARA:
“Perché non le metti?”

ABRAHAM:
“Con le scarpe, sento meno dove sono.”

CHIARA:
“Io invece le disegno per andare lontano.”

Battute finali:

CHIARA:
“Stavolta vinci tu.”

ABRAHAM:
“No. Corriamo insieme.”

Temi trattati:

  • Emarginazione giovanile
  • Il linguaggio non verbale dell’amicizia
  • IdentitĂ , movimento e appartenenza
  • DiversitĂ  come punto di contatto

Punti forti:

  • Elevata forza visiva, quasi senza parole
  • Temi profondi e attuali
  • Grande potenziale musicale/emotivo

Punti critici:

  • Rischio di essere troppo lirico o simbolico
  • Difficile equilibrio tra realismo e poesia

Alternativa finale:

Abraham lascia una scarpa di cartone con il disegno di Chiara nella sua vecchia stanza al centro. Una guardia la trova e sorride.

Nota BeneUna sceneggiaturaderivata da un possibile ampliamento di questa storia si trova all'articolo a questo link.

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3. Titolo: “Paprika e Girasoli”

Genere: Fantasy fiabesco contemporaneo
Logline: Un bambino rom polacco e una coetanea giapponese scoprono un giardino segreto in un parco pubblico dove le spezie parlano — e lì imparano che il linguaggio più potente è quello dell’amicizia.

Personaggi principali:

  • Milosz (9): nomade, figlio di suonatori di strada, curioso e scettico.
  • Hana (9): figlia di un ambasciatore, parla poco, ama disegnare e collezionare semi.
  • Voce della Paprika: personificazione dello spirito del giardino, parla in rime, solo ai bambini.

La storia:

In un parco urbano, Milosz ruba una merenda a Hana. Lei lo insegue, ma inciampa. I due bambini si ritrovano in un vecchio orto abbandonato. Da un cespuglio di paprika spunta una voce: “Solo chi ascolta, sente crescere il cuore.”

I due iniziano a frequentare quel giardino, coltivano spezie e parlano con i “semi del mondo”. Ogni pianta racconta una lingua e una storia. La paprika è il fuoco, il girasole è la luce, il tè verde è il silenzio.

Quando il parco viene minacciato da un progetto edilizio, i due organizzano una piccola mostra di spezie parlanti per gli adulti. Le spezie non parlano piĂą. Ma il messaggio passa: le parole giuste le dicono i bambini.

Dialoghi chiave:

PAPRIKA:
“Io brucio le bugie, ma scaldo le mani. Mi usi quando vuoi verità e pane.”

HANA:
“Mio nonno diceva che le piante sono i racconti che non gridano.”

MILOSZ:
“Io non ci credo, ma ci torno lo stesso.”

Battute finali:

HANA:
“Allora, torni domani?”

MILOSZ:
“Solo se il girasole mi chiama ancora per nome.”

Temi trattati:

  • DiversitĂ  come magia
  • Incontro tra mondi e linguaggi
  • Infanzia come ponte narrativo
  • Natura come memoria culturale

Punti forti:

  • OriginalitĂ  visiva e poetica
  • PossibilitĂ  di realizzazione con fantasia e poco budget
  • Temi universali resi accessibili

Punti critici:

  • Rischio di risultare troppo onirico o fiabesco per alcuni spettatori adulti
  • Va mantenuto un tono coerente, nĂ© troppo infantile nĂ© troppo cerebrale

Finale alternativo:

Il giardino viene cementificato, ma Hana e Milosz iniziano a coltivare spezie sui balconi di tutto il quartiere. La voce della paprika torna... nei sogni.

 

ATTENZIONE: Le idee presentate in questo articolo sono solo spunti iniziali di idee da sviluppare ulteriormente. Vi invitiamo a selezionarne una e a personalizzarla, arricchendola con dettagli, personaggi secondari e sviluppando o modificando l'idea base. Qualora decideste di ampliare una di queste bozze in una sceneggiatura completa e di realizzarla, vi preghiamo di comunicarcelo. Saremo lieti di promuovere la vostra opera sul nostro sito.