lo spettatore davanti al filmNello scrivere una sceneggiatura di cortometraggio, è fondamentale catturare l'attenzione dello spettatore fin dai primi istanti introducendo elementi intriganti e misteriosi. Questo crea un senso di curiosità e suspense che spinge il pubblico a voler scoprire cosa succederà. Si possono presentare personaggi in situazioni enigmatiche, un dialogo criptico, un oggetto fuori posto o un evento inaspettato che sollevi domande. L'obiettivo è generare un "gancio" emotivo od intellettuale senza rivelare immediatamente il significato o la soluzione della nostra storia.

mantenere questa ambiguità del mistero per quasi tutta la durata del corto, lasciando al pubblico le proprie ipotesi, aumentando così il suo coinvolgimento. La rivelazione finale, spesso attraverso poche battute conclusive o un'immagine potente che chiarisce il tema e risolve la storia, risulta così molto più impattante e soddisfacente. Questa tecnica non solo premia la pazienza dello spettatore, ma rende la risoluzione più memorabile e il messaggio del cortometraggio, o il suo tema profondo, resta scolpito nella mente dello spettatore con maggiore efficacia.

Ecco 3 sceneggiature originali per cortometraggi (8–12 minuti ciascuno), in cui il senso finale emerge solo nell'ultima scena, dando coerenza a tutti gli elementi precedenti, che inizialmente sembrano sconnessi o casuali.

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"Tutti i Venerdì alle Otto"

Genere: Dramma misterioso a sfondo familiare

Sinossi:

Ogni venerdì alle otto, un uomo solitario appare in una stazione ferroviaria vuota, con una valigia piena di oggetti apparentemente inutili. Nessuno sa chi sia né cosa sta aspettando, ma una giovane barista comincia a osservarlo ogni settimana.

Personaggi:

  • Gualtiero, 68 anni, silenzioso, abito logoro ma elegante, sguardo gentile, occhi stanchi. Porta sempre con sé una vecchia valigia.
  • Livia, 29 anni, barista della stazione, tatuaggi floreali, curiosa, sensibile, ha perso il padre da poco.
  • Marcello, 45 anni, capostazione, burbero, razionale, scettico.

Trama:

Livia lavora nella caffetteria della stazione secondaria di una piccola città. Ogni venerdì, alle 20:00 precise, Gualtiero arriva, si siede sulla panchina davanti al binario 2, appoggia la valigia sulle ginocchia e resta lì per un'ora, in silenzio. Nessun treno passa a quell'ora.

Livia lo osserva. Prova a parlargli, ma lui è evasivo. La valigia sembra contenere: un peluche, una cartolina sbiadita, un piccolo diario, una sciarpa rosa.

Ogni settimana, un nuovo oggetto è dentro. Livia si domanda se sia senile, in lutto, o pazzo. Marcello, il capostazione, dice che “quello viene qui da anni, nessuno sa perché”.

La terza settimana, Livia gli offre un caffè. Gualtiero lo accetta ma dice solo:

Gualtiero:
"Aspetto. Lei è sempre in ritardo."

Il mistero cresce. La stazione diventa per Livia un'ossessione. Una sera lo segue: Gualtiero sale su un autobus che ferma poco dopo in un quartiere residenziale. Lo perde di vista.

Alla quinta settimana, piove. Livia corre sotto la pensilina per dargli un ombrellone. Lui apre la valigia: c'è un album di disegni infantili.

Gualtiero
(guardando l'orologio):

"Tra due minuti arriva."

Livia:

"Chi?"

Gualtiero:

"Mia figlia."

Ma nessuno arriva. Lui si alza, se ne va. Lei resta confusa.

Finale:

Settima settimana. Livia porta con sé una foto di lei bambina, trovata da poco nei vecchi effetti del padre. La mostra a Gualtiero.

Livia
(con voce rotta):

"Io… avevo questa nella scatola dei miei giochi. C'è lei. Con mia madre."

(Gualtiero sbianca.)
Gualtiero:

"Tu sei... Livia?"

Il silenzio diventa pianto.

Gualtiero
(toccando la foto):

"Non sono mai riuscito ad avere il coraggio di cercarti. Ma ti ho aspettata. Ogni venerdì."

Livia:
"Allora non ero io in ritardo."

Si abbracciano.

Temi trattati:

  • Ricongiungimento familiare
  • Attesa e speranza
  • Solitudine e redenzione
  • Comunicazione attraverso piccoli gesti

Possibile variante:

Gualtiero non è il padre, ma il nonno è scomparso da anni, che aveva lasciato la famiglia per proteggerla da una malattia genetica ereditata — che però Livia non ha mai sviluppato.

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"Il Cane Non Abbaia"

Genere: Commedia surreale/grottesca

Sinossi:

Un uomo apparentemente normale è preoccupato perché il suo cane ha smesso di abbaiare. Ma nessun altro sembra vedere il cane.

Personaggi:

  • Alvise, 40 anni, impiegato comunale, tranquillo, sguardo perso, abita da solo.
  • Nadia, 38 anni, vicina di casa, sarcastica, ipersensibile agli odori, sospetta che Alvise nasconda qualcosa.
  • Dott. Mauro, 55 anni, veterinario, ma anche psicologo nei momenti liberi, curioso.

Trama:

Alvise bussa alla porta del veterinario:

Alvise:
"Il mio cane ha smesso di abbaiare da una settimana."

Veterinario:
"Che razza è?"

Alvise
(esitante):

"Non lo so. Me lo sono trovato in casa."

Il veterinario si insospettisce. Lo manda via con vaghe rassicurazioni.

Nadia lo osserva dal balcone. Ogni notte sente rumori. Nessun cane è mai visto. I condomini iniziano a porsi domande.

In casa, Alvise parla con il cane. O meglio, a una presenza che non viene mai mostrata. Lui la accarezza, la nutre, le legge Kafka.

Una notte, Nadia bussa:

Nadia:
"Lei parla da solo. Ogni sera."

Alvise:
"Sto parlando con il mio cane."

Nadia:
"Che cosa?"

Finale:

Alvise torna dal veterinario, stavolta portando la valigetta del cane: guinzaglio, pallina, medaglietta incisa con il nome “LEI”.

Il veterinario, commosso, capisce.

Veterinario:
"Questa… è la valigia di tua moglie, vero?"

Alvise piange.

Alvise:

"Era il suo cane. Dopo che lei... se n'è andata, io l'ho visto.
Ogni giorno. Poi anche lui ha smesso di abbaiare."

Silenzio.

Veterinario
(sussurrando):

"Forse non è il cane che ha smesso.
È solo che non c'è più niente da dire."

Temi trattati:

  • Lutto e dissociazione
  • Memoria e proiezione mentale
  • Comunicazione silenziosa
  • Disfunzione affettiva

Possibile variante:

Il cane esiste davvero, ma è un cane muto. Il silenzio è un riflesso del cambiamento interno di Alvise, che sta guarendo. È il mondo esterno ad aver smesso di ascoltarlo.

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"Quindici Secondi di Silenzio"

Genere: Thriller psicologico/distopico

Sinossi:

In una società dove ogni cittadino è costretto a parlare almeno una volta ogni minuto, una donna si ferma per quindici secondi. E viene denunciata.

Personaggi:

  • Irene, 35 anni, archivista, riflessiva, occhi profondi, preferisce scrivere piuttosto che parlare.
  • Commissario Lodo, ​​50 anni, zelante, rappresentante della “Parola Obbligata”, convinto che il silenzio sia pericoloso.
  • Zeno, 30 anni, tecnico del suono, ex musicista, aiuta Irene in segreto.

Trama:

Un mondo in cui il silenzio è vietato. Le persone hanno un microchip vocale che registra la pausa. Ogni pausa superiore a 8 secondi viene segnalata.

Irene lavora restaurando archivi audio. È brava a nascondere le sue “pause illegali”. Scrive su carta, mentre il mondo urla.

Un giorno, registra 15 secondi di silenzio intenzionale. Un atto poetico. Il sistema la segnala.

Lodo:
"Lei ha taciuto. È pericoloso. Chi tace, pensa. E chi pensa, contesta."

Irene
(fredda):

"Chi grida sempre, non ascolta mai."

Viene posta sotto controllo. Zeno, una ribelle del suono, la contatta. Le mostra un luogo sotterraneo dove le persone ascoltano antichi silenzi: l'oceano, il vento, il respiro.

Finale:

Durante un interrogatorio in diretta streaming, Irene deve difendersi.

Le danno la parola. Lei... resta in silenzio. Per quindici secondi.

Nessuno riesce a interrompere quel momento. Il mondo trattiene il fiato. Poi una voce del pubblico dice:

Voce:
"È… bellissimo."

Il silenzio si fa sentire.

Temi trattati:

  • Libertà di pensiero
  • Oppressione attraverso il rumore
  • La bellezza del silenzio
  • Resistenza passiva

Possibile variante:

Il silenzio era un esperimento del governo per identificare chi non riesce a “stare in silenzio”. Irene è parte dell'esperimento — e lo sta sabotando dall'interno.

 

 ATTENZIONE:  Le idee presentate in questo articolo sono solo spunti iniziali di idee da sviluppare ulteriormente. Vi invitiamo a selezionarne una e personalizzarla, arricchendola con dettagli, personaggi secondari e sviluppando o modificando l'idea di base. Qualora decidi di ampliare una di queste bozze in una sceneggiatura completa e di realizzarla, ti preghiamo di comunicarcelo. Saremo lieti di promuovere la vostra opera sul nostro sito.