Articolo tecnico e dettagliato dedicato a Rashômon (lett. "La porta nelle mura difensive", un film giapponese del 1950 di genere Jidai-geki) di Akira Kurosawa, concentrato sulla regia, le inquadrature, i movimenti di macchina, la fotografia ed il simbolismo visivo, in modo che possa diventare una vera e propria guida per chi studia cinema e direzione della fotografia. Il film di Akira Kurosawa Rashômon non è soltanto un’opera narrativa e filosofica, ma anche un laboratorio tecnico che ha rivoluzionato il linguaggio del cinema. Le scelte di regia e fotografia, firmate dal direttore della fotografia Kazuo Miyagawa, rappresentano una lezione ancora attuale per chiunque desideri studiare e praticare la direzione della fotografia o la regia cinematografica.
L’uso della luce naturale e il “problema” del sole
Kurosawa e Miyagawa decisero di girare gran parte delle scene all’aperto, nella foresta, sfruttando la luce del sole come fonte principale. A quell’epoca il cinema tendeva a evitare la luce diretta, preferendo luci artificiali controllabili.
- Filtrare la luce: per ottenere effetti morbidi, Miyagawa utilizzò specchi e teli per deviare e filtrare i raggi solari. Le foglie degli alberi diventano così un “diaframma naturale”, che produce un gioco di luci e ombre frammentate, perfetto per un film che parla di verità spezzate.
- Simbolismo visivo: il sole che filtra non illumina mai completamente i volti, sottolineando come nessuna verità sia mai pienamente visibile.
- Lezioni per studenti di fotografia: studiare Rashômon significa imparare a domare la luce naturale invece di combatterla, capendo come sfruttare i contrasti e la loro imprevedibilità.
I movimenti di macchina nella foresta
Uno degli aspetti tecnici più innovativi è il modo in cui la macchina da presa si muove all’interno della foresta.
- Carrelli fluidi: invece di usare solo inquadrature statiche, Kurosawa fece muovere la camera tra gli alberi, seguendo i personaggi come in un labirinto. Questo crea nello spettatore una sensazione di smarrimento, ma anche di partecipazione fisica all’evento.
- Soggettive illusorie: alcune inquadrature sembrano riprodurre lo sguardo dei personaggi, ma non coincidono perfettamente con la loro prospettiva. È una scelta precisa: sottolineare che ogni visione è sempre parziale e filtrata.
- Lezioni pratiche: chi studia regia può imparare come i movimenti di macchina non servano solo a “seguire” un personaggio, ma a suggerire emozioni e stati mentali.
I primi piani e il volto come paesaggio
Kurosawa era maestro nell’uso dei primi piani espressionisti.
- Recitazione e macchina da presa: i volti vengono mostrati con smorfie, sudore e lacrime, ingigantiti dalla vicinanza della cinepresa. Questo esalta la recitazione teatrale e porta lo spettatore dentro la psicologia del personaggio.
- Uso della luce e delle ombre sul volto: i contrasti netti scolpiscono le espressioni, rendendo il volto una “maschera tragica”.
- Impatto sul pubblico: lo spettatore non è più un osservatore distaccato, ma viene messo a confronto diretto con il dolore, la paura e la menzogna.
- Lezione tecnica: imparare a usare il volto come “scena” significa capire che il corpo dell’attore è parte integrante della fotografia.
Il montaggio visivo e i ritmi della percezione
Il montaggio in Rashômon non segue uno schema lineare, ma lavora sul contrasto tra tempi lenti e improvvise accelerazioni.
- Ripetizione variata: ogni versione dei fatti viene raccontata con piccole differenze di inquadratura, montaggio e ritmo. Ciò sottolinea la soggettività del ricordo.
- Tagli improvvisi: passaggi bruschi tra primi piani e campi lunghi servono a destabilizzare lo spettatore.
- Lezione per studenti: il montaggio è parte integrante della fotografia, perché determina come e quando un’inquadratura acquista significato.

Il simbolismo della natura
La natura non è solo sfondo scenografico: è un vero personaggio.
- La foresta: rappresenta la mente umana, intricata e impossibile da attraversare senza perdersi. Ogni albero è un ostacolo, ogni raggio di luce una falsa promessa di chiarezza.
- La pioggia al portale Rashômon: incessante, battente, simbolo di purificazione e insieme di rovina. L’acqua che scorre diventa il ritmo della narrazione, scandendo i racconti.
- Il vento e le foglie: gli elementi naturali accentuano il disordine interiore dei personaggi.
- Lezione tecnica: integrare il paesaggio nella messa in scena significa trasformare l’ambiente in parte del discorso narrativo.
Inquadrature e geometria visiva
La regia di Kurosawa è famosa per la geometria rigorosa delle composizioni.
- Linee verticali degli alberi: creano prigioni visive, imprigionando i personaggi come se fossero intrappolati nelle loro menzogne.
- Profondità di campo: Kurosawa gioca con i piani multipli, mettendo in scena azioni sul fondo mentre i personaggi restano in primo piano.
- Angolazioni insolite: alcune scene vengono riprese dal basso verso l’alto, con il sole che filtra in modo accecante. Questo punto di vista instabile sottolinea la fragilità della percezione.
- Lezione pratica: la composizione dell’inquadratura non deve solo “mostrare” ma deve anche “dire”. Ogni linea e direzione ha un valore semantico.
L’uso della soggettiva
Una delle innovazioni più sorprendenti è l’uso della soggettiva diretta: la macchina da presa guarda negli occhi dello spettatore, come se fosse lui stesso il testimone del crimine.
- Effetto di rottura: lo spettatore viene messo in imbarazzo, perché non può più essere neutrale.
- Potere destabilizzante: chi guarda il film si sente interrogato, come se fosse chiamato a dare la propria versione dei fatti.
- Lezione tecnica: la soggettiva non è un semplice espediente visivo, ma un potente strumento etico che può cambiare il rapporto tra spettatore e film.
Il rapporto tra teatro e cinema
La recitazione richiama il teatro Nō e Kabuki, ma Kurosawa la inserisce in un linguaggio cinematografico dinamico.
- Gesti amplificati: studiati per diventare segni visivi forti nelle inquadrature.
- Contrasto con la fluidità della macchina da presa: l’eccesso gestuale viene bilanciato dai movimenti moderni della camera, creando un dialogo tra tradizione e innovazione.
- Lezione per registi: studiare Rashômon significa capire come il cinema possa trasformare un linguaggio teatrale in immagine pura.

Influenza tecnica sul cinema mondiale
Le innovazioni visive di Rashômon hanno influenzato registi come Bergman, Fellini, Scorsese e Coppola.
- Il “Rashomon Effect”: oggi è un termine tecnico per descrivere la narrazione a punti di vista multipli.
- Standardizzazione di tecniche: l’uso della luce naturale filtrata dagli alberi è diventato un modello imitato in tutto il mondo.
- Lezione attuale: studiare il film significa imparare le basi di un linguaggio universale che ancora oggi resta attuale.
Un manuale vivente per studenti di cinema
Rashômon non è soltanto un capolavoro artistico, ma una lezione di regia e fotografia ancora viva. Chi lo studia impara a:
- trattare la luce naturale come materiale creativo;
- usare i movimenti di macchina per suggerire stati psicologici;
- comporre inquadrature cariche di significato simbolico;
- integrare attori e natura in un’unica unità visiva;
- capire come ogni scelta tecnica diventi anche una scelta etica e narrativa.

Guardare Rashômon di Akira Kurosawa con occhi da regista o da direttore della fotografia significa entrare in una scuola di cinema senza tempo, dove ogni ombra ed ogni raggio di sole insegnano qualcosa sulla natura umana e sulla potenza delle immagini.






























































































































































