DOPO IL MOMENTO

sceneggiatura per un corto
di

MASSIMO BERNARDI


Maggio - Giugno 2003


SINOSSI

Il timido Alberto vive in una città del nord. Ha una donna, un lavoro, gli amici. Una vita tranquilla, ma anche un po’ sciatta, senza obiettivi. Vuole cambiare. Un giorno prende il treno per Roma per andarsi a informare su un master e quel viaggio in treno gli è fatale. Poche ore di viaggio gli bastano per innamorarsi di una donna che siede di fronte a lui nello scomparto, bella e silenziosa. Una volta scesi in stazione Alberto ha l’occasione per conoscerla, ma perde il momento giusto. Non si da per vinto: ritrovare quella donna diventa il suo unico scopo. Ma come fare, se non sa neanche il suo nome? Il tentativo di Alberto sarà tanto romantico quanto inutile: tappezzare Roma di fotocopie con la sua foto e una poesia scritta per lei, sperando che quella donna trovi uno di quei fogli e lo riconosca.

SCENEGGIATURA

SCENA 1. STAZIONE TERMINI. ESTERNO GIORNO

La mano di un uomo raccoglie da una panca una lattina di birra. L’uomo (Alberto) si porta la lattina alla bocca e beve con sorsate rumorose, la birra gli cola lungo le guance. Si ripulisce la bocca con un braccio.
Alberto è seduto su una panca della stazione, ai suoi piedi c’è un sacco nero. Ha la barba incolta, la pancia gonfia, i suoi jeans sono logori e la t-shirt tutta sporca. Guarda il viavai di gente con aria pensosa, poi guarda il sacco, poi di nuovo la gente.

VOCE ALBERTO
Non sono sempre stato così…

Mette una mano dentro il sacco e ne tira fuori un foglio. E’ una fotocopia: ci sono alcune righe scritte in piccolo (illeggibili) e la sua foto-tessera ingrandita che lo ritrae sorridente, pulito, sbarbato. Una foto di qualche tempo prima.

VOCE ALBERTO
…anch’io avevo la mia vita tranquilla, come tutti più e meno. Barba rasata, camicia pulita, il bagno tutti i giorni…

Alberto lascia la fotocopia sulla panca, ci mette sopra, in un angolo, la lattina di birra mezza piena. Prende il sacco nero sulle spalle e si allontana con passo pesante.

VOCE ALBERTO
…una ragazza che prima o poi avrei sposato, un lavoro, gli amici. Le solite cose. Poteva andare avanti così per anni, senza scossoni… Ma sì, sembrava tutto così solido, così ben programmato. Chi l’avrebbe mai detto? E’ bastato un treno per far crollare tutto come un castello di carte.


SCENA 2. STAZIONE TRENI DI MODENA. ESTERNO GIORNO

In sovrimpressione compare la scritta “quattro mesi prima”. Alberto è pulito, rasato, ha un vestito elegante sotto il cappotto. Cammina sul marciapiede della stazione con una ventiquattrore, diretto verso la coda di un treno fermo al binario. Oltrepassa un vagone con scritto “prima classe”, sale sul successivo dove c’è scritto “seconda classe”.

VOCE ALBERTO
Certo, il mio lavoro non era il massimo. Volevo cambiare. Avevo saputo di un master, a Roma, sembrava interessante. Però prima di firmare delle carte volevo vederci chiaro e togliermi gli ultimi dubbi.


SCENA 3. CORRIDOIO VAGONE. INTERNO GIORNO

Alberto guarda dentro gli scomparti, che sono tutti pieni.

VOCE ALBERTO
La cosa migliore era andare là in sede a parlare coi responsabili e poi, finalmente, decidere. Così quel mattino partivo per Roma, pieno di belle speranze. Chissà che quella non fosse la mia occasione…

Alberto si ferma davanti a uno scomparto con un posto libero. Dentro c’è una famiglia di cinque persone (padre, madre, tre figli piccoli) di aspetto sgradevole, sporco. Il padre ha i piedi nudi appoggiati al sedile di fronte. Alberto storce il naso per l’odore e prosegue.

VOCE ALBERTO
…anche Luisa era contenta che andassi. Mi raccomando, diceva, vacci vestito bene al colloquio! E mettiti la cravatta…

Alberto si tocca il nodo della cravatta, che gli stringe il collo. Continua a camminare lungo il vagone. In uno scomparto vede due posti vuoti. Si rivolge alla persona più vicina.

ALBERTO
E’ libero?
UNA STUDENTESSA
Sì.
ALBERTO
Grazie.

Alberto si siede vicino alla studentessa. Ha di fronte a se una coppia di anziani e una donna bionda sui 35 anni.


SCENA 4. SCOMPARTO VAGONE. INTERNO GIORNO

Il treno è in movimento. Alberto legge un giornale sportivo. La studentessa ripassa i suoi appunti. La signora anziana guarda fuori dal finestrino, suo marito dorme. La donna bionda guarda dritto davanti a se con aria pensosa, assorta. Si sente abbaiare. La donna si piega verso il basso mentre da sotto i suoi piedi spunta fuori una cagnolina bianca.

DONNA BIONDA
Cosa c’è, bella? Cosa c’è?

Tutti guardano incuriositi la donna bionda che prende in braccio il suo cane e lo accarezza. La donna accenna un sorriso imbarazzato e rimette la cagnolina a terra. Questa si rifugia nel piccolo vano sotto ai suoi piedi.
La donna bionda prende fuori dalla borsetta un libro. Alberto riprende a leggere la pagina sportiva. Getta un’occhiata furtiva alla donna bionda.


SCENA 5. PAESAGGIO CON TRENO. ESTERNO GIORNO

Il treno corre sui binari, tra i primi colli dell’Appennino bolognese.


SCENA 6. SCOMPARTO VAGONE. INTERNO GIORNO

Nello scomparto non c’è più la studentessa. Al suo posto c’è una signora grassa di mezza età. La signora osserva la cagnolina che va avanti e indietro tra le gambe della donna bionda mentre questa tenta di leggere il suo libro. Alberto osserva e ascolta in silenzio, senza farsi notare.

SIGNORA GRASSA
(accento bolognese) Mo che bel cucciolone! E te lo paghi il biglietto, eh? (lo accarezza) Bel cagnolone, mo com’è che ti chiami?

DONNA BIONDA
(alza la testa) Nina. Si chiama Nina.

SIGNORA GRASSA
A ma alora sei una femmina! E dì un po’ Nina, mo di che razza sei?

DONNA BIONDA
E’ uno west island.

SIGNORA GRASSA
Oh, mo alora siamo anche di nobili origini, eh? E di mò, dove vai di bello, Nina? (rivolta alla donna) Lo sa che avevo un cane anch’io, una volta? Un bel bastardone tutto nero. Sol che mi è morto sotto un camion, dio buono. Il mio Bull, puvràz che brutta fine… (arrabbiata) quel porco maiale di un autista…

La donna bionda è disagio, non sa cosa rispondere.

DONNA BIONDA
Mi dispiace…

SIGNORA GRASSA
Fà gnìnta. Ormai è morto da quel pezzo. Pòvra bèstia. Si vede che era destino.

La signora grassa allarga le braccia. Chiude gli occhi, appoggia la testa e si addormenta. La donna bionda, ancora un po’ scossa, riprende a leggere. Zoomata lenta sul suo viso.

VOCE ALBERTO
Quando sono salito tu eri già lì, seduta al tuo posto. Ti avevo notato subito, sai? Te ne eri accorta, ne sono certo. E più il viaggio procedeva, più ti guardavo. Mi chiedevo come mai, tra tutti i posti possibili che ci sono su un treno, io fossi capitato proprio di fronte a te. Così bella, così misteriosa.


SCENA 7. SCOMPARTO VAGONE. INTERNO GIORNO

Alberto sta leggendo l’Espresso, la donna bionda il suo libro. Gli altri dormono o sonnecchiano. Squilla un cellulare: la donna lo cerca nella borsetta, risponde.

DONNA BIONDA
Pronto? Ah ciao, tutto bene? Sì, certo... Non so, dalle parti di Arezzo, credo. Come dici?… (mentre parla al telefono si sovrappone la voce di Alberto).

VOCE ALBERTO
Così bella e così misteriosa. Non sapevo proprio nulla di te, a parte che avevi un cane di nome Nina e che stavi viaggiando verso Roma. Mi aggrappavo a ogni dettaglio, ogni minimo indizio che mi dicesse qualcosa di più. Quella telefonata, per esempio. Cercavo di immaginare chi ci fosse dall’altra parte: un’amica, una sorella… magari il tuo uomo. Eri sposata? Divorziata? Libera? Non so cos’avrei dato per saperlo…

DONNA BIONDA
…no, non è lì. E’ vicino alle poste, hai presente? Sì, ma posso fare io… Hai lezione oggi? Va bene, va bene… Ci sentiamo quando arrivo, ciao.

La donna spegne il cellulare e lo rimette nella borsetta. Riprende a leggere. Alberto gira la pagina dell’Espresso e vede una recensione sull’ultimo libro di Andrea de Carlo. Guarda la copertina del libro che sta leggendo la donna bionda: è Nel momento, di Andrea de Carlo. Alberto è sorpreso per la curiosa coincidenza.


SCENA 8. PAESAGGIO CON TRENO. ESTERNO GIORNO

Il treno corre sui binari, tra le montagne dell’Appennino. Nello scomparto sono rimasti Alberto, la donna bionda e la coppia di anziani.


SCENA 9. SCOMPARTO VAGONE. INTERNO GIORNO

La porta scorrevole dello scomparto si apre di colpo: appare l’uomo del servizio bar col suo carrello ambulante pieno di panini e bevande.

UOMO SERVIZIO BAR
Caffè! Aranciate! Coca Cola! Tramezzini! Panini freschi!

L’uomo anziano si sporge in avanti per ordinare qualcosa.


SCENA 10. SCOMPARTO VAGONE. INTERNO GIORNO

L’anziano sta tentando in tutti i modi di aprire la confezione di plastica che avvolge il suo tramezzino. Tenta con le unghie, con i denti, ma non ci riesce.

UOMO ANZIANO
(mugugna) Mannaggia! Ma come si fa…

La donna bionda nota i suoi sforzi.

DONNA BIONDA
Provo io?

UOMO ANZIANO
Grazie, signorina.

L’anziano gli porge la confezione. La donna tenta di aprirla da ciascuno dei quattro lati, ma non ci riesce.

DONNA BIONDA
Accidenti…

ALBERTO
Ci vorrebbe qualcosa per… (fa il gesto del “forare” con la mano) forare!

La donna bionda lo guarda, sorride. Per un attimo i loro sguardi si incontrano.

UOMO ANZIANO
Giusto! Una chiave, ci vuole.

L’anziano prende il mazzo delle sue chiavi di casa e con veemenza colpisce la plastica del suo tramezzino. La scatola finalmente si apre.

UOMO ANZIANO
Mannaggia! Alla buon’ora.

L’anziano addenta il suo tramezzino con soddisfazione. Guarda la donna e Alberto, con il braccio allunga a entrambi il tramezzino.

UOMO ANZIANO
(mentre mastica) Favorite?


SCENA 11. STAZIONE TERMINI. ESTERNO GIORNO

Alberto preme una delle sue fotocopie contro una colonna della stazione, la attacca con un pezzo di scotch. La gente intorno a lui va e viene senza prestargli attenzione. Alberto si incammina con il suo sacco nero in spalla.

VOCE ALBERTO
Lo so, sono diventato pazzo. Come si spiegherebbe, altrimenti? Non si può mollare tutto così. Il lavoro, la donna, gli amici, il proprio quartiere, le cose di ogni giorno, per quanto siano grigie e opprimenti. Posso incolparti per questo? Non me volere, ma un po’ ce l’ho con te, sai? Per forza: mi hai reso pazzo della peggiore follia. Quella di cui non esiste al mondo alcuna cura.

Alberto si ferma di fronte a un’altra colonna. Prende fuori dal sacco un’altra fotocopia.


SCENA 12. SCOMPARTO VAGONE. INTERNO GIORNO

Soggettiva Alberto: il paesaggio umbro-laziale scorre veloce attraverso il finestrino. La donna bionda con la borsetta sottobraccio si alza dal suo posto ed esce.
Rientra qualche minuto dopo, truccata e pettinata in un altro modo. Alberto la guarda con desiderio. Dettagli: gli occhi, l’orecchio, le labbra, il seno. La donna riprende a leggere il suo libro.


VOCE ALBERTO
Per chi lo facevi? Chi c’era ad aspettarti a Roma? Tuo marito, il tuo amante? E com’era questo bastardo… un giovane atletico e rampante? oppure maturo, posato, intellettuale, capello un po’ brizzolato?… Assurdo: stavo diventando geloso della tua vita, dei tuoi affetti… io che con la tua vita non c’entravo proprio niente.

Alberto torna a guardare il paesaggio fuori dal finestrino. E’ pensieroso, malinconico.

VOCE ALBERTO
Quanto mancava? Un’ora. Mezz’ora, ormai. Manciate di minuti. E tra noi quel silenzio sempre più soffocante… Eravamo fermi, immobili dentro un frammento di tempo che stava per finire. Tra poco non ti avrei più rivisto. Mai più.

Alberto si tocca il collo, sente stringere il nodo della cravatta (e il tempo inesorabile che passa). Dettaglio: la copertina del libro Nel momento che la donna sta leggendo.


SCENA 13. STAZIONE TERMINI. ESTERNO GIORNO

Il treno rallenta fino a fermarsi, sul binario della stazione Termini. La gente va e viene sui marciapiedi con i cappotti invernali.


SCENA 14. SCOMPARTO VAGONE. INTERNO GIORNO

La donna bionda tenta di afferrare una pesante valigia sopra la sua testa, mentre il cane Nina le gira intorno ai piedi, infastidendola.

DONNA BIONDA
(in affanno) Nina, smettila!

ALBERTO
(off) Vuole una mano?

La donna si gira, Alberto ha già afferrato la valigia e la trascina fino a terra.

ALBERTO
Gliela porto giù io.

DONNA BIONDA
(sorride) Grazie.

SCENA 15. STAZIONE TERMINI. ESTERNO GIORNO

Alberto scende gli scalini del treno con la valigia e la poggia a terra. Scende anche la donna, seguita dal cane. In quel momento squilla il cellulare di Alberto.

ALBERTO
(al telefono) Pronto? A sei tu… sì guarda, sto scendendo adesso dal treno… ma sì, un po’ in ritardo come al solito ma si sa, gli Intercity… stasera? (spazientito) Ma non lo so a che ora, dipende quanto dura il colloquio, perché?

Alberto resta per qualche istante in silenzio ad ascoltare Luisa che gli parla al telefono. La donna bionda sorride imbarazzata, resta un attimo ferma come se non sapesse se andare o restare. Prende la valigia e s’incammina con Nina dietro. Alberto la segue con lo sguardo.

ALBERTO
(al telefono, arrabbiato) …senti, io non so cosa ti sei messa in testa… proprio stasera, con tutte le sere che abbiamo libere! Non lo so, ma non credo proprio di farcela. Arriverò a casa cotto come una pera e… ma no, che dici?… ma sei tu che non vuoi capire… ma per forza, m’incazzo sì m’incazzo!…

La donna, lontana ormai una decina di metri, si gira all’improvviso a guardarlo. Lo fissa per un breve istante. Alberto resta di sasso.

ALBERTO
(al telefono) …no, tutto bene. Scusa Luisa ma devo proprio andare. Ne parliamo dopo.

Alberto spegne il cellulare e si mette a correre per raggiungere la donna. Investe in pieno una signora anziana, che cade a terra.

ALBERTO
Mi perdoni…

SIGNORA ANZIANA
A’n vedi sto fijo de mignotta!… e damme ‘na mano, armeno.

Alberto aiuta la signora a rialzarsi, alza le braccia al cielo per scusarsi e si allontana. Si guarda intorno con aria smarrita e infine si ferma. La donna bionda col cane non c’è più, inghiottita dalla folla.

ALBERTO
(rassegnato) Fanculo…


16. STAZIONE TERMINI. ESTERNO GIORNO

Alberto cammina con il suo sacco nero in spalla, lo sguardo perso nel vuoto, in mezzo alla folla di gente della stazione. Si dirige verso l’uscita.

VOCE ALBERTO
E’ stato tutto in quell’attimo: mentre parlavo al telefono e ti ho visto girarti indietro a guardarmi. Tu mi hai cercato. E adesso io cerco te.


17. STRADA DI ROMA. ESTERNO GIORNO

Alberto, mentre aspetta il verde per attraversare la strada, prende fuori dal sacco uno dei suoi fogli.

VOCE ALBERTO
Tutti dicono che sono un illuso, un ingenuo. Walter, da bravo matematico, è andato oltre: dice che sono senza speranza statistica. Che è come vincere la lotteria di capodanno senza comprare il biglietto. Che anche ricoprire Roma di fotocopie sarebbe inutile, e che sono un demente a continuare. Ma io sono un demente, e continuo.

Alberto strappa coi denti un pezzo di scotch e attacca il foglio al palo del semaforo. La gente lo guarda incuriosita.

VOCE ALBERTO
Non so il tuo nome. Non ho il tuo cellulare. Non ho la tua mail. Non so dove vivi, con chi. Non so neanche se sei qui a Roma, potresti essere ovunque. Non so nulla di te, e nessuno mi può aiutare a trovarti, in nessun modo. Eppure mi ostino a pensare che prima o poi, non so quando, tu poserai gli occhi su uno di questi maledetti fogli e allora sarà un grande giorno…

Scatta il verde. Alberto attraversa la strada insieme agli altri passanti.


VOCE ALBERTO
…perché tu mi riconoscerai e ti ricorderai di me, di quel nostro viaggio in treno, l’incontro silenzioso che il destino ci ha riservato per un momento, sul treno, da un punto A a un punto B, noi due insieme, io e te, e ti emozionerai. Allora sarai tu a cercarmi…

Zoom indietro: Alberto diventa sempre più piccolo nel caos della metropoli.

VOCE ALBERTO
…e io mi farò trovare.

Dissolvenza incrociata: dalla strada romana al primo piano della fotocopia di Alberto. Sotto la sua foto-tessera si legge (per la prima volta) il testo:

DONNA BIONDA, SUI TRENTACINQUE IN VIAGGIO CON NINA, IL TUO CANE
LEGGEVI “NEL MOMENTO”, DI DE CARLO L’OTTO GENNAIO 2003, SUL TRENO PER ROMA
IO SONO QUELLO CHE AVEVI DI FRONTE STESSO SCOMPARTO, STESSO VIAGGIO
IO SONO QUELLO CHE TI AMA COME NESSUN’ALTRA AL MONDO

NEL MOMENTO TI HO PERSA DOPO IL MOMENTO TI HO CERCATA
DAMMI UN ALTRO MOMENTO PER VIVERTI ANCORA.

Finali alternativi:

1) Alberto camminando in un parco incontra Nina: è il segno del destino… Oppure la incrocia senza vederlo: è uno scherzo del destino.
2) Molto tempo dopo che è passato Alberto, in un parco, Nina trova una fotocopia accartocciata (o ci fa la pipì sopra). Si sente la voce della donna che la chiama.
3) Lei è diventata a sua volta una barbona e lo sta cercando con dei volantini nella stazione di Modena.

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