RISVEGLI è la nuova lezione di Gianfranco Manfredi. Riprende così il Corso con lezioni approfondite sulla sceneggiatura. Un corso di sceneggiatura che si propone di affrontare alcune questioni specifiche poco sottolineate dei manuali di sceneggiatura. Le sue lezioni non sono però un manuale di quelli tradizionali:  il suo scopo non è quello di bypassare la difficoltà e l’impegno indispensabili se si vuole imparare a raccontare per immagini, ma all’opposto è quello di mettere in piena luce i problemi che si incontrano e le possibili soluzioni, anche grazie a lezioni puramente teoriche, vedi il ciclo di lezioni sui generi cinematografici, che possono a prima vista sembrare astratte, ma che aiutano molto nella pratica dello scrivere, comunque assai più dell’imparare a impaginare in modo corretto e adeguato ai tempi. (qui l'elenco delle sue lezioni)

Spiega Gianfranco Manfredi: Un corso di sceneggiatura, utilizzabile gratuitamente, che si propone di affrontare alcune questioni specifiche poco sottolineate dei manuali di sceneggiatura. Non aspettatevi però un manuale di quelli tradizionali che iniziano insegnandovi come si scrivono un soggetto, una sinossi, un trattamento, e quale forma debba avere la sceneggiatura, in modo che il vostro progetto possa presentarsi sotto una corretta veste professionale. Queste indicazioni potete già trovarle su qualsiasi manuale per screenwriters disponibile in libreria. In questo corso si farà il cammino contrario, partendo cioè dalle vere basi , che risiedono del lavoro drammaturgico. Senza una buona preparazione drammaturgica, non si perviene ad alcun risultato decente, anche se la forma finale del vostro script si presenta come professionale. I consueti corsi di sceneggiatura partono dalla forma della sceneggiatura come se fosse la prima cosa da imparare. Io ho completamente capovolto l’ordine consueto partendo dal cosa e dal come si sceneggia e arrivando soltanto alla fine alla forma dello scritto. La manualistica può fare molti danni. Se si parte da un modello standard di elaborato, in modo da poterlo presentare professionalmente (all’apparenza) , e poi lo si riempie di contenuti sbagliati, non si impara a sceneggiare.

Questo non è un corso del tipo: Cuoco in 4 ore.

Il suo scopo non è quello di bypassare la difficoltà e l’impegno indispensabili se si vuole imparare a raccontare per immagini, ma all’opposto è quello di mettere in piena luce i problemi che si incontrano e le possibili soluzioni, anche grazie a lezioni puramente teoriche (mi riferisco al ciclo di lezioni sui generi cinematografici) che possono a prima vista sembrare astratte, ma che aiutano molto nella pratica dello scrivere, comunque assai più dell’imparare a impaginare in modo corretto e adeguato ai tempi. Il punto di partenza vi apparirà insolito, in quanto tratterò di come si presentano i personaggi e in particolare il protagonista del vostro racconto per lo schermo. Gli aspiranti sceneggiatori di solito muovono dalla convinzione che per scrivere una buona sceneggiatura si debba partire da un’idea, sviluppata in un plot efficace, cioè da una buona storia. Questa convinzione è in parte legittima, ma può oscurare un altro e fondamentale aspetto. Non esiste storia senza personaggi. Certo possono esistere storie avvincenti indipendentemente dai personaggi che le vivono, ma è ingannevole pensare che si possa prescindere dalla creazione di personaggi in qualche misura autonomi dalla storia che rappresentano e che vivono. Una storia senza personaggi forti o con personaggi puramente funzionali allo sviluppo della storia, rischia di risultare una storia senz’anima, meccanica, tutta governata dall’alto e secondo schemi prefissati.

Una storia è sempre storia di qualcuno

Il primo lavoro che dovrebbe essere fatto da uno sceneggiatore, di teatro, di cinema, di fumetti, ma anche da un romanziere, è quello della costruzione del personaggio protagonista e degli altri personaggi. Cominceremo dunque da qui. Ma accingendomi ad illustrare alcune tecniche di presentazione di un personaggio-protagonista, sulla base di esempi tratti dal cinema che è lo specifico indirizzo di queste lezioni, trovo anche indispensabile premettere che impadronirsi delle tecniche, non vuol dire affatto imparare un infallibile codice che ci permetterebbe di controllare la risposta e le reazioni del pubblico e di conseguenza di assicurare “successo” all’opera cui lavorate. Questa impostazione dirigista, frutto di un’errata sindrome del controllo, snatura ogni apprendimento tecnico. Nessuna tecnica può essere sostituita alla creatività, nessuna tecnica può venire scambiata per una sorta di Razionalità Superiore che produce effetti sicuri e misurabili. Nessuna tecnica è inoltre definitiva e compiuta, cresce e matura nel concreto dell’esperienza, comporta molti errori di passaggio, e un’attitudine costante alla sperimentazione. Non si impara all’inizio per poi sfruttare quanto si è appreso, si continua a imparare mentre si lavora, e per certi versi si può dire che non si finisce mai di imparare, se non altro perché il cinema non è dato una volta per tutte, è costantemente in divenire, a partire dal suo aspetto tecnologico. D’altro canto, questo corso non convenzionale si presta ad essere letto anche per puro interesse culturale e di approfondimento. Si può anche non voler fare lo sceneggiatore, ma essere curiosi di saperne di più sul lavoro di scrittura (invisibile al pubblico) che sta dietro e a fondamento di un film. Apprendere alcune tecniche di scrittura drammaturgica e di narrazione per immagini è utile anche per altre forme di scrittura creativa, pur se non trasferibile meccanicamente.