É lo studio delle luci finalizzato all’illuminazione, alla resa coloristica e in generale al cosiddetto “look & feel” di un film, che comprende oltre alle cose sopracitate anche altre caratteristiche di un’immagine (che sia fissa o in movimento), per esempio la scala di grigio (massimo nero e massimo bianco), la caduta della luce, quanto é morbida o dura, la temperatura del colore e altri aspetti.

Il direttore della fotografia (DOP) é colui che decide tutte queste caratteristiche estetiche del film e dirige la troupe di tecnici luce e tecnici elettricisti e macchinisti di scena ovvero coloro che si occupano materialmente di piazzare le luci a ogni scena secondo sue indicazioni. Va precisato che la luce principale che un direttore fotografía deve saper gestire é quella del sole, che di per sé é la migliore luce per definizione, e che da sola può essere sfruttata per una palette di effetti infinita a seconda del momento del giorno della latitudine delle condizioni atmosferiche, etc. (una delle più belle luci naturali in assoluto é la cosìdetta magic light, quella generata sia all’autora e - ancor di più quella che precede il tramonto.

Quando si usa la luce del sole é possibile che si ricorra a luci o riflettenti aggiuntivi , abbinate a effetti di mascheramento della luce (tendalini. “bandiere ”) per indirizzarla dove si vuole, o diffonderla, ma poi spesso che non la luce naturale viene usata da sola con effetti di massima eleganza. Esistono grandi direttori della fotografia che per scelta ricorrono quasi esclusivamente alla luce naturale. I settaggi degli strumenti di ripresa e la scelta delle lenti, e di filtri vari (il più popolare dei quali é il filtro ND che serve a smorzare la potenza della luce solare) giocano un ruolo importante nella resa finale.

Proprio per studiare come potrà gestire al meglio la luce solare di un esterno o la luce che penetra in un ambiente, il direttore della fotografia effettua, di solito insieme al regista, un location scouting. ovvero una visita preventiva sui luoghi in cui verranno girate le varie scene: per analizzare la direzione e l’incidenza della luce nelle varie ore del giorno e come poterla sfruttare a massimo (in molti casi, quando si tratta di interni, anche come oscurarla: questo per poter illuminare in modo equilibrato scene interne con luci artificiali)

Quasi tutte le scene in interni (e a maggior ragione le scene notturne) necessitano infatti del supporto di lucí artificiali che nel cinema possono arrivare a wattaggi talmente elevati da ricreare anche l’illusione della luce del sole, se necessario (ma difficilmente con la stessa “qualità”). Le tipologie e di luci artificiali usati da un direttore della fotografia sono un argomento infinito che non posso, e neanche saprei trattare qui. Quello che può essere interessante per un non addetto ai lavori é che il direttore della fotografia riveste sul set un’importanza che compete con quella del regista: il regista decide per esempio il piazzamento delle macchine da presa e tutta la dinamica delle inquadrature fisse o in movimento - ma é il direttore della fotografia che le “rende visibili” creando la luce o sfruttando quella esistente; un DOP é inoltre, spesso tanto quanto esperto, se non ancora più esperto, del regista stesso sul tipo di obiettivi da usare e come farli rendere al meglio; essendo la luminosità e le proprietà delle lenti degli obiettivi strettamente legati ai principi di ottica e illuminazione. Il DOP é a tutti gli effetti il regista “tecnico” del film, e colui a cui il regista si affida totalmente per dar vita alla sue visioni.

Notare che la fotografía di un film comprende anche il tema della color correction del film, cioè del trattamento coloristico e tonale delle immagini in post produzione: la “fotografia” del girato viene quindi regolata dal DOP avendo in mente un preciso look che le immagini avranno una volta trattate (di solito verificato prima con dei test); il concetto base della fotografia nel cinema moderno é quindi quello di ottenere il materiale visivo più “ricco possibile di informazioni” cioè non già trattato all’origine (non necessariamente) ma il più cristallino e oggettivo possibile: in modo da poter essere trattato nel miglior modo in post senza perdita di informazioni e sfumature; il che é lo stesso principio, in fotografia, del fare un negativo perfetto o un’immagine RAW perfetta. che poi viene “stampata” secondo un certo gusto progettato in anticipo. Nel cinema “stampare” corrisponde alla color correction: le immagini girate sono volutamente grezze, RAW, (a un occhio non esperto apparirebbero un po’ “scialbe”) ma in realtà sono perfettamente equilibrate per poterne trarre il maggior numero di effetti possibili.

Articolo di Alberto Tandoi

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