♥ Cast e Troupe
Il direttore di produzione è una figura professionale trasversale a molti settori dell’area occupazionale dello spettacolo. Il suo raggio d’azione comprende infatti le produzioni cinematografiche, televisive (in studio o in esterna) o teatrali, la realizzazione di spot pubblicitari e l’organizzazione di grandi manifestazioni (i cosiddetti grandi eventi).
Il suo compito consiste nel predisporre l’organizzazione tecnica e logistica, nell’assicurare il regolare svolgimento della produzione (sia in fase di preparazione che di realizzazione), assicurando il rispetto dei tempi previsti dal piano di lavorazione e le prescrizioni contenute nel budget. Prima di entrare nel merito delle sue competenze, bisogna sottolineare un aspetto importantissimo che potrebbe sfuggire a un analisi poco attenta: il mondo della produzione è legata moltissimo al fattore umano di chi vi partecipa. I
l direttore di produzione ha il compito di seguire tutte le tappe della produzione. In fase di pre-produzione partecipa alla riunione di rogettazione esecutiva, in cui vengono definiti gli obiettivi da raggiungere e le risorse disponibili. Sono sotto la sua responsabilità gli aspetti tecnici, logistici e organizzativi della produzione. Una volta che ogni reparto ha individuato le proprie esigenze, il direttore di produzione elabora un piano di lavorazione in cui viene predisposto tutto il lavoro in funzione delle scadenze prefissate e dei vincoli imposti dal budget. L’obiettivo è quello di raggiungere il migliore risultato possibile minimizzando i costi, operazione alquanto difficile ma possibile ricercando la massima efficienza nella produzione ed evitando spese inutili e sprechi.
Nella fase della produzione il direttore della produzione assume il comando della struttura tecnica, coordinando le varie operazioni e assicurando il rispetto dei tempi previsti dal piano di lavorazione. Soprattutto nel cinema il suo ruolo risulta particolarmente impegnativo: è l’anello di congiunzione, il trait d’union fra il regista che si occupa della parte più propriamente artistica, il produttore che oltre alla distribuzione e la promozione del film cura tutti gli aspetti finanziari, e la parte tecnicologistica che da lui dipende. Nelle sue funzioni (soprattutto nelle produzioni più importanti) è assistito dagli ispettori di produzione, che si occupano per lo più dei compiti amministrativi (la richiesta delle autorizzazioni necessarie per esempio) o logistici (gestione delle comparse, reperimento di piccola manodopera in loco, etc).
In post-produzione , invece, il ruolo del direttore di produzione è più defilato e consiste nella verifica che il rimanente lavoro osservi i tempi previsti dal piano di lavorazione e nella redazione del consuntivo finale, che tiene conto degli scostamenti tra il budget di previsione e le spese effettivamente sostenute. L’organizzazione del lavoro nel cinema è molto diversa da quella della televisione. Nel primo caso il direttore di produzione riferisce direttamente al produttore o ad un suo emissario ed è il responsabile di tutta la arte tecnica, troupe inclusa. In televisione invece esiste una più rigida gerarchia e una ben precisa suddivisione dei ruoli. Il direttore di produzione non è infatti il capo della struttura operativa nella quale è inquadrato, ma è subordinato alle direttive dei dirigenti e dei funzionari che sono i suoi diretti superiori. Alle sue dipendenze ha invece tutti i vari tecnici di studio o di riprese esterne (gli assistenti alla regia, gli ispettori di studio, gli operatori di ripresa, ecc.), che dirige e coordina.
Nella realizzazione di un programma per la televisione esiste inoltre un forte rapporto dialettico con il produttore esecutivo di rete, che è il sovrintendente alla parte creativa ed artistica. È chiaro come non si tratta di ruoli a sé stanti, ma in continua relazione ai quali si richiede una costruttiva ed efficace collaborazione. Il luogo di lavoro del direttore di produzione varia a seconda del settore d’impiego. Nel cinema per esempio si lavora parecchio all’esterno nei luoghi dove vengono effettuate le riprese dei film; in televisione dipende dalla struttura di appartenenza. Se si fa parte della struttura riprese interne si lavora nello studio di registrazione, se si è invece inseriti nelle riprese esterne non si ha un luogo fisso e si segue negli spostamenti la troupe.Per la realizzazione dei grandi eventi” infine il direttore di produzione deve recarsi sul posto per verificare in prima persona che tutto proceda secondo programma. In ogni caso non va dimenticato che avendo questa figura professionale un ruolo non solo operativo ma anche manageriale, una parte del proprio tempo la trascorre in ufficio, soprattutto nella fase di preproduzione e nello svolgimento degli adempimenti amministrativi e burocratici.
Gli orari variano notevolmente a seconda se si lavora come libero professionista free lance o come lavoratore dipendente. Nel primo caso, come avviene il più delle volte nel cinema, gli orari sono molto flessibili. Durante la lavorazione di un film è essenziale rispettare i tempi previsti dal iano di produzione, bisogna essere quindi pronti a fare dei sacrifici e questo comporta certe volte delle rinunce temporanee anche sul piano della vita privata. Se invece si lavora in televisione, gli orari sono predeterminati, anche se possono variare nell’arco dell’intera giornata per esigenze di programmazione (ci possono essere turni mattutini, pomeridiani o notturni). In Rai, ad esempio, i turni di lavoro sono di 8 ore e 35 minuti per 5 giorni a settimana, con possibilità della sesta giornata lavorativa retribuita come straordinario. Nel cinema i direttori di produzione sono in genere liberi professionisti con regolare partita IVA e vengono assunti a prestazione dalla società che produce il film per il tempo della sua realizzazione. I compensi possono raggiungere diversi milioni a settimana ma ci si assume in prima persona il rischio di dover stare fermi per lunghi periodi dell’anno. In televisione invece il direttore di produzione è assunto con un regolare contratto a tempo indeterminato.
Lo stipendio annuo lordo compresi gli straordinari parte dai 65 milioni e può arrivare agli 80. I requisiti della figura professionale del direttore di produzione sono prevalentemente di tipo tecnico e manageriale. Sono indispensabili infatti grandi capacità organizzative e relazionali, di gestione dei conflitti interpersonali e di mediazione, di risoluzione di problemi strutturati e complessi. In una professione che svolge un ruolo di interfaccia dialettica tra la parte artistica, tecnica e finanziaria della produzione e nella quale non è certamente semplice parlare lo stesso linguaggio o trovare un punto di accordo tra i diversi interlocutori con cui si interagisce, l’abilità di comunicare e l’attitudine al problem solving rappresentano dei requisiti indispensabili. Interpretare i desideri del regista significa per esempio condividerne l’obiettivo: il regista può avere delle trovate geniali ma non sempre da solo è in grado di realizzarle concretamente, il direttore di produzione è appunto colui che facilita questo compito e le rende possibili.
Il profilo professionale del direttore di produzione non richiede attitudini artistiche, anche se è importantissima la conoscenza in prima persona dell’area occupazionale dello spettacolo e delle sue problematiche. Deve possedere il carisma e la leadership necessaria per essere ascoltato e rispettato dal proprio gruppo di lavoro e deve riuscire a motivare in tutti modi i tecnici alle proprie dipendenze. Infine per chi lavora nel mondo del cinema è indispensabile essere molto tenaci e appassionati del proprio lavoro. Il cinema purtroppo non è solo fatto di luci sfavillanti ma riserva anche qualche amara sorpresa. Non è per nulla semplice lavorarvi e se si ha la fortuna di poterlo fare il rischio che si corre è quello di dover stare fermi per parecchio tempo prima di avere una nuova chance. Per diventare direttore di produzione non esistono dei percorsi formativi ben definiti, molto spesso si inizia a fare questo lavoro attraverso dei rapporti informali piuttosto che da una rigida elezione esterna. L’unica scuola che esiste in Italia per la formazione di questa professione è l’Istituto di Stato per il Cinema e la Televisione Roberto Rossellini, che ha al suo interno una sezione appositamente dedicata.Soprattutto nel cinema fare questo mestiere è davvero difficile, la scelta del di rettore di produzione avviene molto spesso per cooptazione, vale a dire all’interno della cerchia di persone che sono entrati nel mondo del cinema dal di dentro, attraverso canali amicali, perché figli, nipoti, intimi conoscenti di qualcuno che già lo faceva.In televisione invece i canali di accesso a questa professione ed i relativi percorsi formativi sono completamente diversi. Si diventa (non si nasce) direttori di produzione partendo dal basso, iniziando la propria carriera con un’esperienza di tecnico o di operatore (alla Rai è sufficiente un diploma di perito tecnico elettronico e il superamento di un concorso). I tecnici più bravi e più esperti (occorrono almeno 8 - 10 anni di esperienza) vengono elezionati per un’ulteriore formazione che avviene direttamente sul campo di lavoro attraverso la pratica diretta della professione (learning by doing).
La figura professionale del direttore di produzione risente nel cinema dell’andamento della produzione nazionale. Negli anni passati molte persone hanno dovuto abbandonare questa professione per la scarsità di opportunità offerte e per la mancanza di un quadro lavorativo stabile. Oggi per fortuna dopo un periodo di stasi il cinema italiano sta ritornando su livelli discreti e il contemporaneo boom della fiction permette di essere moderatamente ottimisti per le prospettive occupazionali future. Nel piccolo schermo invece l’andamento occupazionale è stato e continua ad essere senz’altro più convincente. Il costante aumento dell’offerta televisiva (via cavo, satellitare, canali digitali monotematici) è una garanzia di sviluppo per i prossimi anni. Quella del direttore di produzione è una figura in forte espansione, come del resto tutte le altre professionalità di tipo tecnico (registi, assistenti alla regia, specializzati di ripresa, operatori e tecnici). Anche la pubblicità è un altro settore in forte ascesa, è ben pagata ed è tuttora in costante aumento. Resta infine da segnalare la tendenza a realizzare con sempre maggiore frequenza dei grandi eventi, grosse produzioni di vario genere (concerti, sfilate di moda, serate di beneficenza, eventi sportivi e mondani) che coinvolgono ormai non solo i mass media tradizionali (radio, televisione, riviste e giornali) ma anche quelli di più recente diffusione, Internet su tutti.
Nelle riprese esterne leggere (inchieste, reportage, piccole fiction) in cui vengono impiegate al più 8-10 persone, il ruolo del direttore di produzione viene svolto dall’organizzatore. A differenza del direttore di produzione la figura professionale dell’organizzatore non ha un background di tipo tecnico, ma proviene di solito dall’ambiente degli ispettori di studio (rappresentano il braccio operativo del regista, sono quelli che fanno rispettare le sue indicazioni come, ad esempio, chiamare gli applausi alla claque o far rispettare i tempi di una trasmissione). Gli organizzatori possono inoltre coadiuvare i direttori di produzione nella direzione dei grandi eventi la ripartizione dei compiti è simile a quella che nel cinema esiste tra direttore di produzione e ispettore di produzione.
La figura professionale del direttore di produzione appartiene alla categoria 2.5.6.1 Registi, direttori artistici, attori della classificazione delle professioni ISTAT (1991).
Corsi di formazione:Istituto di Stato per il Cinema e la Televisione Roberto RosselliniVia della Vasca Navale 58 00146 Roma, Tel. 065582741CPTV (Centro di produzione TV RAI)Largo Villy De LucaSaxa Rubra 00188 Roma, Tel 063878Associazioni:ANICA (Ass. Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali)Viale Regina Margherita 286 00198 Roma, Tel 0644231480
Siti Web: www.cinecitta.it www.anica.it www.rai.it
di: Eleonora Cimenti
Avevamo già scritto su: come diventare regista. Le basi sono le stesse, il mestiere di regista non è cambiato. Anzi. I veri, grandi Registi sono, purtroppo, quelli del passato... non ne vediamo, oggi, di nuovi altrettanto validi. Ma speriamo che tra i nostri lettori si nascondi un nuovo astro nascente!
Il primo consiglio, spassionato, che possiamo dare a chi vuole intraprendere questa strada senza spendere un euro, è quello di leggere i numerosi articoli che si trovano nel nostro sito.
Il secondo consiglio è quello di fare tanta, ma tanta gavetta. Provare a cimentarsi con qualche corto, studiare il risultato finale e riprovare a ricrearlo migliorandolo. Unirsi a qualche amico o persone che sul web chiedono un aiuto: si può e si deve imparare anche dagli altri. E, se si è fortunati ed intraprendenti, chiedere di fare l'aiuto dell'aiuto regista di un lungometraggio.
Il terzo consiglio è quello di vedere tanti, ma tanti film, lungometraggi o cortometraggi: vederli più volte, studiarli per capire come sono stati fatti, e cercare voi delle altre possibili alternative sia nelle idee della sceneggiatuta che delle riprese.
Tanto per parlarvi di me, in alcuni anni ho 'dovuto' e "voluto" visionare anche 1200 cortometraggi di varia lunghezza.
Un quarto consiglio? ci sono molti libri interessanti e specifici, come quelli di Dino Audino editore. Noi ne abbiamo selezionati alcuni che trovate nel menu alla voce Libri di Cinema.
Il quinto consiglio: non pensate che se non avete una telecamera da almeno quattro o cinquemila euro non potete girare un bel film: molti grandi registi hanno iniziato con piccole ed economiche macchine da presa. La tecnica oggi ci aiuta molto, ma non è tutto, anzi vale molto poco a livello di idea, mentre può aiutarci solo a livello tecnico. Ma ricordatevi sempre che se non avete belle idee in testa, non realizzerete mai nulla di interessante! e Fantasia, non significa fare delle cose strane, ma trovare nuove idee!
Volete invece essere guidati per mano? ecco allora un elenco di scuole di cinema, quasi tutte a pagamento, con un costo non indifferente.
Come scuola professionale superiore statale, c'è l'Istituto di Stato per la cinematografia e la televisione Roberto Rossellini di Roma (www.cine-tv.it).
A livello universitario ci sono i corsi di laurea in Discipline dell’Arte e dello Spettacolo (DAMS) che si trovano in molte città italiane, ma lì, oltre un pò di teoria, di pratica ne farete molto poca, o nulla... non siamo negli Stati Uniti.... Se avete tanto tempo, ci potete provare.
A Roma trovate l'Accademia del cinema e della televisione, con sede a Cinecittà, dove si svolgono vari corsi, tra cui quello di Regia e Sceneggiuatura (il sito è www.accademiadelcinema.it).
Sempre a Roma c'è la NUCT - Nuova Università del Cinema e della Televisione, anch'essa a Cinecittà, dove trovate corsi di Regia, Scenneggiatura, Montaggio, Direzione della Fotografia, ecc. (www.nuct.com/)
Ed ancora: all' Accademia di Cinema e Televisione Griffith, trovate corsi annuali di Regia, Sceneggiatura, Fotografia, ecc. (www.griffithduemila.com)
Presso la RomEur Academy, trovate l'unico corso di Filmaker Cine Tv che rilascia un diploma della durata di 500 ore riconosciuto dalla regione Lazio e dalla provincia di Roma, diploma spendibile in tutta Europa.
Fuori Roma a San Cesareo c'è la Libera Università del Cinema di San Cesareo che ha un corso di Regia (www.universitadelcinema.it).
A Firenze trovate la Scuola di Cinema Immagina, che ha corsi di Regia, Ripresa e Montaggio (www.cinemaimmagina.it).
A Genova la SDAC - Scuola d'Arte Cinematografica ha corsi di Regia, Sceneggiatura, Fotografia cine, tecnico Audio (www.sdac.it).
A Milano troviamo la Milano Scuola di Cinema e Televisione che tiene anche un corso triennale di Cinema, Televisione e Nuovi Media, e per essere ammessi bisogna superare alcune prove attitudinali (www.fondazionemilano.eu ).
A Torino troviamo l'ISTITUTO FELLINI - CENTRO FORMAZIONE TECNICI DELLA COMUNICAZIONE AUDIOVISIVA, che organizza un corso di tecnico dell'industria audiovisiva quinquennale (www.istitutofellini.it).
Se conoscete bene l'inglese, potete provare con la NEW YORK FILM ACADEMY, che oltre la sede a N.Y. e Los Angeles ne ha altre sparse per il mondo, tra cui una a Firenze, con un corso di 1 anno o workshop più brevi (www.nyfa.edu).
(La prima foto è di Ingmar Bergman regista, le seconda di Akira Kurosawa regista)
E' il responsabile del reparto montaggio, dove, con un sapiente lavoro di cesello, ed in stretta collaborazione con il regista, trasforma in un film completo tutti gli spezzoni registrati senza ordine logico sul set. E' un lavoro molto importante, perchè deve coordinare, mettere assieme, collegare le varie scene l'una all'altra in modo che rispecchino la sequenzialità voluta dal regista e da lui interpretata e realizzata in modo artistico. Deve sapere bene quali siano i risultati a cui arrivare, per poter applicare tutte le tecniche che diano al film l'idea del racconto ed il ritmo adeguato; ne vediamo un esempio in Apocalypse now- Redux.
Lo Scenografo è la persona che cura la scenografia ovvero l'ambientazione della storia, che è uno dei fulcri basilari nella realizzazione di un film. E' un ruolo fondamentale nella produzione. La sua creatività deve saper vedere, anzi, prevedere ciò che sarà ripreso dalle inquadrature della telecamera. E' l'artigiano che, lavorando in funzione della sceneggiatura del film, e per essere in conformità con i costumi e la fotografia, decide, in stretta collaborazione del regista, come dovranno essere costruite o modificate le locations, cosa inserirci: decide i toni dei colori, la struttura e la forma degli ambienti previsti; da il suo stile, un tocco personale, armonico e caratterizzante dei luoghi in cui si gira il film. La scenografia deve valorizzare l'opera nel suo complesso. Deve poter ricostruire luoghi ormai non più esistenti, od immaginari, sia esterni che interni. Deve realizzare disegni, progetti e modelli in scala prima, plastici e fondali dopo. Presentato ed approvato un bozzetto, è aiutato da un "trovarobe" che è preposto a trovare e scovare tutti gli oggetti che servono nella scenografia.
Oggi l'apporto della tecnica digitale computerizzata, avendone una profonda conoscenza sia teorica che pratica, aiuta molto nello sviluppo delle scenografie riducendo i tempi di realizzazione dei bozzetti, ed i loro costi. Dal progetto iniziale, dalla prima idea e dalla prima immagine pensata, si procede per cambiamenti successivi, ed ogni volta velocemente si vede la nuova location, la nuova impostazione, facile da modificare e confrontare con un progetto diverso. Tale potenzialità potrebbe essere presa come facilità nella esecuzione di una scenografia, ma ricordiamoci che un artista è tale non per i mezzi che usa, ma per le sue idee, per le immagini che crea, per la diversa impostazione che sa suggerire... il computer può solo aiutarlo tecnologicamente, velocemente, aiutandolo solo dal punto della realizzazione pratica.
Per inserirsi in questo mondo nel ruolo di scenografo (come in qualunque altra disciplina), è opportuno frequentare una scuola e, contemporaneamente, iniziare a far pratica, senza pensare, almeno agli inizi, al guadagno ma all'esperienza.
E' colui a cui spetta creare l'atmosfera di tutte le scene di un film, sia negli interni che all'esterno. In stretta collaborazione con il regista, attraverso l'uso sapiente della giusta esposizione dell'illuminazione, della disposizione delle luci e nella scelta della pellicola da usare, riesce a ricreare nella location un clima, una suggestione, un'atmosfera consona al tipo di film girato, drammatico, brillante od orror.
Il regista è l'artefice, il creatore del film. Suo compito è quello di seguire la crescita, l'evoluzione della sceneggiatura, interpretarla, dare corpo alle parole scritte, far vivere e rendere reale sullo schermo cinematografico o sul piccolo schermo televisivo ciò che reale non è. Il regista prende una sceneggiatura, la rilegge e la realizza con le sue idee, la sua cultura, il suo senso critico, con la sua verve creativa e poetica.
Procede quindi ad una strutturazione ed impostazione delle sceneggiatura completa dei dialoghi, dei movimenti e dei sentimenti di ogni personaggio in scena e di tutti gli elementi del linguaggio cinematografici: dalle inquadrature, ai movimenti che deve fare la macchina, panoramiche, carrellate, zoommate, ... a come passare da una inquadratura ed una scena all'altra.
Deve gestire ed amalgamare il lavoro di tutti i tecnici che ruotano attorno al film. Ha un ruolo molto importante: deve saper vedere e prevedere, ha il film tutto in testa, completo, con ogni inquadratura già definita, con le impostazioni da dare agli attori, con le musiche e le luci adatte per le varie scene. Certo, prima di girare, si è già riunito molte volte con tutti i suoi collaboratori ed attori ed assieme a loro ha impostato il lavoro. Ma non è semplice gestire situazioni così complesse ed un team di persone così ampio. Deve ottimizzare ogni risorsa a sua disposizione per darne conto al produttore ( o a se stesso, se è un filmaker)
Ognuno sa cosa deve fare. Il regista deve raccordare e coordinare il lavoro di tutti e raccoglierne i frutti. Il film gli appartiene, un film si ricorda assieme al nome del suo regista. Proprio perchè ha saputo creare un'opera secondo le sue scelte e decisioni.
(backstage del corto GET READY di Alex Villamira)
L'Autore è chi ha l'idea della storia, e che normalmente contribuisce alla sua evoluzione come sceneggiatore, molto spesso assieme ad altre persone. La sceneggiatura può essere l'adattamento di un'opera letteraria esistente o la creazione, l'ampliamento di una nuova idea.
Nella molteplicità delle idee collegate alla principale, bisogna, con metodi e tecniche ormai ben collaudate, ordinarle nella mente ed iniziare a scriverle. Quindi da un tema generale si passa alla sinossi.
La storia si incomincia a delineare, bisogna strutturarla, capire come attirare l'attenzione del pubblico, trovare (scusate il bisticcio di parole) una "trovata" che sia il perno di tutto il filmato. Si delinea la sua struttura, si costruiscono eventuali intrecci collaterali (naturalmente tutto in base alla tempificazione che si vuole anche dare al nostro filmato). Si inizia a dare una struttura alle scene principali.
Poi ci si addentra nello studio dei personaggi principali, dell'ambientazione. Si costruisce la struttura portante del film. Si sviluppa sempre più la figura del personaggio principale e del suo antagonista. Si creano i personaggi secondari secondo le necessità. Si delineano le ambientazioni sociali e culturali in cui vive il nostro eroe. Quindi da un primo tempo in cui si presenta la realtà attuale, si passa alle motivazioni di un conflitto scatenante che serve a dare tono ed evoluzione al film, fino ad arrivare alla risoluzione determinante e vincente.
Abbiamo così creato un copione, l'idea è diventata una sceneggiatura completa, lo strumento di lavoro per tutti quelli che lavorano nei vari reparti del set e della post-produzione.
Ma la sua opera non finisce qui. Durante le riprese deve restare a stretto contatto con il regista perchè possono sorgere necessità di variazioni e adattamenti: deve allora continuare a creare qualcosa di nuovo, che sia in linea con tutto il resto della sceneggiatura. Non solo per piccoli problemi, ma se un attore non fosse più disponibile nella realizzazione del resto del film, deve creare una motivazione all'assenza del personaggio ed allo stesso tempo trovare un'idea scenica per far proseguire la lavorazione.
L'Autore è chi ha l'idea della storia, e che normalmente contribuisce alla sua evoluzione come sceneggiatore, molto spesso assieme ad altre persone.
Nella molteplicità delle idee collegate alla principale, bisogna, con metodi e tecniche ormai ben collaudate, ordinarle nella mente ed iniziare a scriverle. Quindi da un'idea generale si passa alla sinossi.
La storia si incomincia a delineare, bisogna strutturarla, capire come attirare l'attenzione del pubblico, trovare (scusate il bisticcio di parole) una "trovata" che sia il perno di tutto il filmato. Si delinea la sua struttura, si costruiscono eventuali intrecci collaterali (naturalmente tutto in base alla tempificazione che si vuole anche dare al nostro filmato). Si inizia a dare una struttura alle scene principali.
Poi ci si addentra nello studio dei personaggi principali, dell'ambientazione. Si costruisce la struttura portante del film. Si sviluppa sempre più la figura del personaggio principale e del suo antagonista. Si creano i personaggi secondari secondo le necessità. Si delineano le ambientazioni sociali e culturali in cui vive il nostro eroe. Quindi da una prima parte in cui si presenta la realtà attuale, si passa alle motivazioni di un conflitto scatenante che serve a dare tono ed evoluzione al film, fino ad arrivare alla risoluzione determinante e vincente.
Abbiamo così creato un copione, l'idea è diventata una sceneggiatura completa, lo strumento di lavoro per tutti quelli che lavorano nei vari reparti del set e della post-produzione.
Dice Elisabetta Manfucci nel suo blog: "Mi capita spesso di incontrare persone che mi domandano: come faccio a fare il lavoro che fai tu? Soggettisti non si nasce, ci si diventa con un duro allenamento. Un esercizio costante che porta a sbobinare decine e decine di telefilm, di film, a visionare pellicole...a riflettere, a ruminare. E' un lavoro che nasce dalla passione per le immagini e dall'organizzarle in un tutto coerente. Ho conosciuto molti soggettisti negli ultimi anni. Ci sono delle caratteristiche che li accomunano. Anzitutto:la passione per le storie. Se devo dire chi è un soggettista lo faccio con una immagine: un menestrello. Corrisponde un pò ai menestrelli che andavano di corte in corte a raccontare storie alla gente ricca. Loro frequentavano molto i bassifondi, là dove la cultura orale è ricca e viva di storie, anche scandalose e pornografiche. Il soggettista funziona allo stesso modo. Ha il gusto per la ricetta completa...non gli basta godere di un particolare: vuole che ci sia proprio tutto, dall'antipasto al dessert. Ogni pietanza deve essere al posto giusto."
Stai per girare un corto, il tuo cortometraggio. Ora hai 2 possibilità.
1°) Se devi fare un corto semplice, lineare, senza problemi di ripresa e di montaggio, potresti essere tu l'unico a lavorarci sopra: potresti dedicargli qualche giorno di ripresa senza problemi avendo tutto il tempo disponibile per il montaggio. Tu sarai l'unico che si prenderà il merito del corto o le critiche!
2°) Stai per girare un corto più complesso, sia nelle fasi di ripresa che in quelle di montaggio? Allora potresti pensare di farti aiutare da alcuni amici che si reputano "bravi" nelle loro rispettive mansioni (dall'operatore ai fonici, ai tecnici delle luci, alla segretarie di edizione,....).
Se possiamo darti un consiglio, li dovresti prima provare "sul campo", anche se sono appena usciti da un corso di ripresa in una scuola di cinema... Dovresti fare con loro un piccolo corto di prova, per constatare che le tue esigenze e la loro pratica vadano d'accordo....
Altrimenti potresti ritrovarti con un cortometraggio che non risponde alle tue esigenze, potrebbe avere delle luci sbagliate, od un suono troppo basso da utilizzare, e così via .... Tutti problemi che, a posteriore, si possono qualche volta correggere, ma non sempre.... perchè è difficile, talvolta impossibile ridare vitalità a delle riprese errate...
Non è facile trovare una squadra giusta, soprattutto se a costo zero, ma, con un pò di fortuna e con alcuni tentativi, basterebbe riunirsi in 2 o 3, ed il vostro corto collettivo potrebbe essere un piccolo capolavoro!