Ci sono quartieri che vivono in disparte, zone della città dimenticate.

E poi c’è Ferzan Özpetek, il turco di Roma, che fa della sua arte una serenata alla nostra città. La Roma che ritrae è poetica, antica e melanconica, è la città di tutti i giorni, attenta testimone dei nostri umori e delle nostre fragilità.

Non ci credete? Andate al cinema in questi giorni e lo scoprirete. Dopo alcuni film girati in trasferta, Ferzan torna a casa e ambienta gran parte della sua Dea Fortuna a Roma. I due protagonisti, Edoardo Leo e Stefano Accorsi, vivono in via della Lega Lombarda, nel quartiere Nomentano, poco distante dal Cinema Jolly.

la danza sotto la pioggia sulla terrazza affacciata su Roma in una scena de La Dea Fortuna di Özpetek | screenshot dal film originale

Capire perché Özpetek abbia scelto questa Roma è davvero semplice: nel palazzo-location troviamo terrazze spioventi di un mondo scomparso che collega e intreccia vite e vicinato. E segna una cifra stilistica inconfondibile.

Volevo un quartiere come quello delle Fate ignoranti, dove vivo da anni, ma che non ha più il carattere che aveva una volta. Appena siamo entrati in casa ho detto subito che andava bene, senza nemmeno vedere le altre proposte. Era stupendo, l’ideale… Io stesso vorrei una casa cosi nella mia vita.

Ferzan Özpetek

Tra i siti scelti nella pellicola una menzione speciale spetta al Tempio della Fortuna Primigenia a Palestrina, che dà il titolo al film. Il luogo viene introdotto con una preghiera da Sandro, il figlio minore di Jasmine Trinca, durante un picnic a Villa Pamphili, e trova la sua massima espressione nella cavea teatrale.

Il santuario fu costruito alla fine del II secolo a.C. sulle pendici del monte Ginestro e si articola su sei terrazze artificiali, collegate tra loro da rampe e scalinate di accesso. Sopra il portico di fondo e la nostra cavea troviamo il palazzo Colonna Barberini, ricostruito nelle forme attuali da Taddeo Barberini nel 1640 e dal 1956 sede del museo archeologico prenestino.

La Dea Fortuna è solo l’ultimo tassello di una lunga storia d’amore tra il regista e la sua città d’azione. Quindi prendete posto e mettetevi comodi: lo spettacolo di Roma sta per iniziare!

la Roma di Ferzan Özpetek

uno sguardo diverso: il quartiere Ostiense tra archeologia industriale e pranzi corali

Sono stati fatti talmente tanti film su questa città, che sento forte l’esigenza di posarvi uno sguardo diverso da quello degli altri.

Il suo sguardo diverso è rivolto a Ostiense, un quartiere corale e di antica solidarietà, ripreso sul filo di un’intima dolcezza. Un quartiere che il suo cinema ha contribuito a salvare.

Tutto ha inizio nel 2001 con le riprese de Le fate ignoranti. Nel suo primo film made in Italy, Özpetek racconta luoghi, suoni e profumi familiari, caseggiati brutti e scheletri di vecchie fabbriche rimasti in piedi come occasioni perdute.

dettaglio di un macchinario della Centrale Montemartini, set de Le fate ignoranti di Özpetek

Il film si apre con Margherita Buy in abito da sera mentre passeggia per le sale della Centrale Montemartini. Straordinario esempio di archeologia industriale, la Centrale nasce come impianto pubblico per la produzione di energia elettrica.

Oggi è il secondo polo espositivo dei Musei Capitolini e ospita una considerevole parte delle sculture classiche rinvenute durante gli scavi di fine Ottocento. I grandiosi ambienti della Centrale e la Sala Macchine conservano gli arredi Liberty, le vecchie turbine, i motori diesel e la colossale caldaia a vapore. Una scenografia unica di surreale eleganza per tutti i marmi antichi che qui trovano casa.

Moltissime scene del film sono girate in interni, ma Özpetek non rinuncia a mostrare il suo quartiere imperfetto e lo spia da una terrazza, confine di un mondo ideale, libero e colorato. Dove? Al civico 35 in via del Porto Fluviale, accolta da una struttura fatiscente vestita per l’occasione come spazio esterno all’appartamento.

la terrazza de Le fate ignoranti, oggi parte degli spazi del centro culturale Industrie Fluviali 

Oggi su questa terrazza visitabile (ebbene sì!) trova spazio il centro culturale Industrie Fluviali, una combinazione di ambienti lavorativi condivisi, sale expo, eventi, bistrot a km zero e orti urbani. Il centro, sintesi perfetta di accessibilità, integrazione, rigenerazione urbana e sostenibilità, fa parte dell’ex Lavatoio Sonnino, costruito agli inizi del ‘900 come sito di lavorazione della lana. Un luogo senza muri, dove tutto è accessibile in nome del fare cultura e dell’inclusione.

Inclusione? Nessun posto unisce e riunisce come la tavola, Özpetek lo sa bene: come nella vita reale, qui il regista fa confrontare i suoi personaggi, li sovrappone, li mescola. Tutto sullo sfondo del Gazometro. Credetemi, non c’è ragazza cresciuta a pane&Accorsi che non sospiri vedendo il profilo di questo Colosseo d’acciaio!

Simbolo di un quartiere a metà tra antichità e modernità, la struttura in via del Commercio fa parte di una vecchia centrale del gas in disuso. Fino agli anni ’60 i gasometri venivano usati per accumulare il gas di città, una miscela di monossido di carbonio, idrogeno, metano e anidride carbonica sfruttata sia per usi domestici, che per l’illuminazione pubblica. La diffusione del gas metano ha condannato all’oblio i gasometri di Roma e i loro scheletri d’acciaio.

Fino all’arrivo delle nostre Fate e di un invito a cena, s’intende.

cornetti impastati alla Pasticceria Andreotti 

A tal proposito, per la serie anche questa è arte, nella nostra to do list non può mancare una tappa fondamentale dell’Ostiense ozpetekiana. La storica Pasticceria Andreottiche per fortuna è rimasta com’era, in via Ostiense 54: da qui provengono i cornetti impastati da Elio Germano in Magnifica presenza e le torte artigianali di Giovanna Mezzogiorno ne La finestra di fronte.

una finestra aperta sul centro di Roma

Giovanna Mezzogiorno e Raoul Bova in una scena de La finestra di fronte girata nel parco di Monte Caprino a Roma | screenshot dal film originale

Nonostante l’amore dichiarato e contraccambiato per il suo quartiere d’adozione, lo sguardo di Özpetek su Roma non si ferma alla periferia, ma con La finestra di fronte del 2003 procede verso il centro. A influenzare l’ambientazione e la scenografia del film sono le pareti della città, impregnate di ricordi e di energia.

Da una parte il Ghetto Ebraico, che si estende da via Arenula fino alla rive del Tevere, da via del Portico d’Ottavia a Piazza delle Cinque Scole; dall’altra Piazza dell’Emporio e le case popolari A.T.E.R. di via di Donna Olimpia a Monteverde, quartiere già noto alla romanità per i Grattacieli dei Ragazzi di vita di Pasolini.

Due facce della stessa medaglia, due anime di Roma che si sovrappongono come le vite clandestine dei protagonisti: lì qualcuno si è amato, qualcun altro è stato ammazzato.

Sono gocce di memoria, per dirla tutta.

Mentre Roma è ancora stordita per la scomparsa di Alberto Sordi, arriva un film che è una specie di lettera d’amore alla nostra città, ‘La finestra di fronte’. È una lettera esigente, come ogni vero messaggio d’amore, perché non solo dichiara i propri sentimenti ma chiarisce l’origine, la portata e le condizioni grazie alle quali quei sentimenti potranno crescere e fiorire oppure spegnersi e appassire.

Fabio Ferzetti su Il Messaggero, 28 febbraio 2008

Se il Gazometro è il simbolo de Le Fate Ignoranti, la fontana del parco di Monte Caprino è il luogo chiave de La Finestra di Fronte. Proprio qui, tra le fessure del marmo, Simone e Davide nascondono biglietti d’amore, mentre Giovanna e Lorenzo scambiano pensieri, ricordi e un bacio appassionato.

il giorno perfetto di Özpetek a Roma

Melania G. Mazzucco, Un giorno perfetto, edito da Einaudi, 2017 | qui un estratto

Il viaggio romano più lungo e articolato di Özpetek si svolge in Un giorno perfetto. Il film, tratto dal romanzo di Melania Mazzucco, racconta la Roma bene del centro storico e la Roma popolare con le periferie di ultima generazione.

La grande, la tanto amata Roma si risvegliava alla realtà nuda del primo
mattino, tutta di strade, piazze, chiese, così come appare ai passeggeri del
primo autobus, ubriachi di sonno, e ai nottambuli, ubriachi di musica, che
escono dalle discoteche – la città dopo la battaglia che affiora dalla marea
della notte.

Melania Mazzucco

In Un giorno perfetto troviamo una Roma caotica e contraddittoria, capace di togliere il fiato con le sue dimore e di trasmettere angoscia tra i canneti del Tevere. Fra le immagini proposte riconosciamo l’Isola Tiberina con l’ospedale Fatebenefratelli, palazzo Sacchetti, ponte Duca d’Aosta, piazza Colonna e i vecchi Mercati Generali dove ritorna l’inconfondibile sagoma del Gazometro (sospirone).

Per gli interni abbiamo girato in case e ville private mai utilizzate dal cinema, i cui proprietari ci hanno aperto la porta solo perché amanti e appassionati del cinema di Özpetek.

Giancarlo Basili, scenografo

Tre le case protagoniste: l’appartamento di Antonio al numero 17 di piazza Vittorio, quella di Adriana nel quartiere di Torrevecchia e quella centralissima dell’onorevole Fioravanti, che si affaccia sulla chiesa di Sant’Andrea della Valle.

La facciata che domina le inquadrature fu realizzata da Carlo Rainaldi nella seconda metà del XVII secolo. Costruita in travertino, presenta due ordini di colonne, nicchie con statue, cornici in aggetto e un finestrone centrale. Il fasto degli interni lascia a bocca aperta! Ma aspettate di vedere la cupola! Seconda solo al Cupolone di San Pietro per grandezza, è affrescata da Giovanni Lanfranco che realizza un capolavoro d’illusionismo barocco: il cielo in una chiesa.

un’ultima magnifica replica: il Teatro Valle

Vittoria Puccini ed Elio Germano in una scena di Magnifica presenza al Teatro Valle | screenshot dal film originale

Nel 2012 Özpetek ritorna a Monteverde per Magnifica presenza: a via Cavalcanti, Elio Germano trova il suo posto nel mondo e la sua nuova casa, antica e misteriosa, diventa il centro di tutta la narrazione. Solo nel finale c’è un cambio di scena: il tram numero 8 attraversa Trastevere e conduce i protagonisti al Teatro Valle per l’ultima pièce.

Trecento anni di storia fanno del Valle il più antico teatro moderno di Roma. Il suo palcoscenico ha visto passare i più grandi, da Goldoni a Rossini, Totò, Anna Magnani, Eduardo de Filippo e Pirandello, che qui ha messo in scena la prima assoluta di Sei personaggi in cerca d’autore.

Costruito da Tommaso Morelli e Mauro Fontana, il Teatro è stato oggetto di restauri e migliorie,come la splendida facciata neoclassica a opera del Valadier. Dal 2011 al 2014, un gruppo di attori, attivisti e liberi cittadini hanno occupato il teatro per impedirne la vendita, ma l’11 agosto 2014 è stato pacificamente riconsegnato alle autorità comunali.

Che i luoghi parlino è cosa risaputa e a Roma le voci del passato riecheggiano nel presente. Ci sono luoghi che urlano e luoghi che sussurrano col rumore antico dei tacchi sui sanpietrini, il suono dei calici a festa, il ciak a fine riprese. Roma è tutto questo e molto di più, Ferzan Özpetek lo sa e regala ai suoi spettatori uno sguardo diverso, il suo sguardo diverso.

Non resta che dire buona visione a tutti!

dall'articolo di    per https://www.design-outfit.it

 

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