Uscito nel 1980, “Toro scatenato“, è considerato l’ultimo capolavoro della New Hollywood. Il regista ha quindi ancora un forte valore autoriale ed il film mostra un realismo ed una violenza molto cruda che da una grande potenza alle immagini.

Tratto dall’ autobiografia dell’ex campione mondiale dei pesi medi Jake La Motta, Toro scatenato in realtà non è un film sul pugilato.

Scorsese veniva da un periodo difficile, aveva problemi di salute e inoltre aveva perso fiducia in se stesso, più come persona che come regista. Nel personaggio di Jake LaMotta c’è tutta la rabbia personale di Scorsese e c’è la frustrazione e l’ignoranza dell’immigrato italiano che lotta disperatamente per emergere. Jake picchia la gente mentre viene picchiato, è una forma di masochismo, si fa picchiare perché si fa schifo da solo. Infatti ad un certo punto nel camerino Jake dice “In vita mia ho fatto delle cose brutte” buttando fuori il suo enorme senso di colpa.

Scorsese non ha fatto un film di analisi ambientale e sociale. Ma si occupa di entrare nella mente dei personaggi e vedere come essi si muovono in un determinato ambiente, occupandosi cioè dell’aspetto mentale.

Altro aspetto rilevante del film sono le sequenze degli incontri di pugilato. Esse portano le didascalie con il nome degli avversari e le date, privandosi così di ogni elemento  di suspense. Questo aspetto è chiaramente ricercato dal grande Scorsese che con la sua maestria dona un atmosfera sempre più stilizzata agli incontri, cercando di staccarsi dal punto di vista dello spettatore di pugilato ma entrando pienamente nella testa dei personaggi, enfatizzando suoni e immagini e rendendo il tutto più mentale possibile, con un’ atmosfera onirica e dilatata.

Lo spettatore che assiste ai duelli del film sente ciò che accade ai duellanti, percepisce il loro dolore e la loro rabbia, e vede con estremo realismo la forza dei colpi che si abbattono sui pugili. Ogni singolo combattimento si presenta inoltre diverso dagli altri, poiché riflette i vari stati mentali di La Motta durante i combattimenti.

Nell’ incontro finale con Robinson, è chiaro che non si tratta più di un incontro di pugilato. La Motta si lascia massacrare esprimendo così tutto il suo desiderio di autopunizione, di “redenzione”. Mentre il ring è ormai un mondo onirico, Jake è qualcuno che non schiva i colpi, ma che va a cercarseli, sforzandosi di picchiare ancora più forte dell’altro.

Nel finale Jake, ingrassato di 30 kg(De Niro si ingrassò veramente al punto di rischiare per la sua salute), tra i suoi imbarazzanti discorsi cabarettistici recita il famoso discorso di Marlon Brando in “Fronte de porto” : “Io ero un combattente nato, potevo diventare qualcuno”. A quel punto Jake è più capace di accettare se stesso, come succede proprio a Scorsese dopo aver girato questo film.

Per quanto riguarda la struttura temporale le prime scene del film mostrano Jake LaMotta in età avanzata che prepara uno dei suoi consueti spettacolini comici in un piccolo locale; segue un lungo flashback, che si chiude poco prima della fine, sulla sua precedente carriera di pugile.

Scorsese e il direttore della fotografia decisero di girare il film in bianco e nero per ragioni di autenticità temporale, dato che sia i filmati sia le foto degli incontri del periodo in questione (anni quaranta) erano in bianco e nero. In quest’ottica si inseriscono le riprese a colori sbiaditi del matrimonio di Jake e Viki, come ad indicare la novità tecnologica dell’epoca di cui potevano disporre i fotografi di matrimoni.

Capolavoro di Scorsese sull’America e sull’Italia, sulla vittoria e sul compromesso, sulla sconfitta e sull’ accettazione, sulla colpa e sulla redenzione, sono tanti i temi affrontati da questo “gioiello” di Scorsese che anche se l’apparenza può ingannare tutto è tranne che un film sul pugilato. Il maestro Martin può vantare poi di un De Niro in strepitosa forma (con questo film vinse proprio l’oscar), di un Joe Pesci sempre perfetto accanto al suo amico Bob e soprattutto di una montatrice, Thelma Schoonmaker(con questo film vinse l’oscar al montaggio), che probabilmente ha grandi meriti sul successo dei film di Scorsese, una delle migliori montatrici di sempre.

Adoro Scorsese e invito tutti a vederne l’intera filmografia. Non è solo il regista di film gangster, come molti, non conoscendo bene i suoi film, lo definiscono. Scorsese ha sfornato capolavori come Taxi driver, Fuori orario, L’età dell’innocenza, Re per una notte…Tanti sono i film che affrontano temi molto profondi, e gli stessi film gangster nascondono dei profondi significati oltre gli spari e gli schizzi di sangue.

Scorsese ha la forza di entrare nella psicologia dei personaggi e di farci empatizzare con loro come pochi registi sanno fare. Poi se gli attori in questione sono un De Niro prima, e un Di Caprio poi, è chiaro che il livello è altissimo.

 

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