Una bellezza abbagliante, in gioventù, quella di Gina Lollobrigida (all’anagrafe Luigia), emblema insieme alle altre “maggiorate fisiche” - fu Vittorio De Sica in persona, nell’episodio Il processo di Frine del film Altri tempi - Zibaldone n. 1 diretto da Alessandro Blasetti nel 1952, a ribattezzarla così - dell’Italia che si stava risollevando dalla desolazione della seconda guerra mondiale e poteva esibire delle figure del femminile prosperose, speranza e promessa per il futuro. Mentre il corpo materno di Anna Magnani incarnava il lento processo di ritorno alla vita di un intero Paese dopo le sofferenze e la miseria provocate dal recente conflitto, la fisicità ostentata e procace della “Lollo”, della “rivale” Sophia Loren, di Silvana Mangano ed Eleonora Rossi Drago è comune denominatore di una geografia del Bel Paese che si sta parcellizzando in regioni e città ben precise (pensiamo solo ad alcuni titoli di film molto rappresentativi di quel periodo: Le ragazze di Piazza di Spagna di Luciano Emmer, 1952, La provinciale di Mario Soldati, 1953, La romana di Luigi Zampa e L’oro di Napoli di Vittorio De Sica, entrambi del 1954). Nata il 4 luglio 1927 a Subiaco, in provincia di Roma, da un produttore di mobili che cade in disgrazia dopo aver perso tutti i suoi averi a seguito di un bombardamento anglo-americano, la Lollobrigida inizia a frequentare da ragazza l’istituto di Belle Arti di Roma, dove la famiglia si trasferisce nel 1944. Per mantenersi agli studi, ma anche per ferma volontà di affermarsi, Gina si propone come attrice nei fotoromanzi (con lo pseudonimo di Diana Loris) e comparsa a Cinecittà, ma la grande occasione arriva nel 1947 con il concorso di Miss Italia, in cui si classifica al terzo posto dopo Lucia Bosè e Gianna Maria Canale. È il trampolino di lancio per il successo: dal piccolo ruolo (non accreditato) in Lucia di Lammermoor di Piero Ballerini - nel 1946 - l’attrice inizia a lavorare a ritmo serrato per autori importanti, tra i quali, Luigi Zampa (Campane a martello,1949, e il già citato La romana), Carlo Lizzani (Achtung, Banditi!, 1951), Christian Jaque (Fanfan la Tulipe, 1951). Nel 1952 il regista francese René Clair la sceglie per interpretare una particina nel film Le belle della notte: da qui la carriera della Lollobrigida inizia ad assumere un respiro internazionale. Per l’ex ragazza di Subiaco si spalancano le porte di Hollywood, dove ha occasione di recitare accanto ai divi più famosi e affermati dell’epoca: da Humphrey Bogart a Yul Brinner, da Sean Connery a Rock Hudson, Burt Lancaster, Anthony Quinn, Frank Sinatra. Le produzioni cinematografiche a cui partecipa sono firmate da grandi registi: tra i molteplici esempi, Il tesoro dell’Africa di John Huston (1953), Trapezio di Carol Reed e Il gobbo di Notre Dame di Jean Delannoy (entrambi del 1956), Salomone e la regina di Saba di King Vidor (1959), Venere imperiale di Jean Delannoy (1962). Con La donna più bella del mondo di Robert Z. Leonard (1955), che ricostruisce, romanzandola, la vita del soprano Lina Cavalieri, Gina Lollobrigida offre una prova molto efficace del suo talento canoro, vincendo l’appena istituito David di Donatello come migliore attrice protagonista. In Italia, l’acme del suo successo viene raggiunto nel 1953 con il personaggio della Bersagliera, la maliziosa e avvenente fanciulla di Pane amore e fantasia di Luigi Comencini che fa innamorare di sé l’attempato maresciallo dei carabinieri Antonio Carotenuto (Vittorio De Sica). La Lollo vince il Nastro d’argento, il film, invece, l’Orso d’argento al Festival di Berlino e viene candidato agli Oscar nella categoria Miglior soggetto. Nel 1954 esce sugli schermi Pane, amore e gelosia - sempre di Comencini e con la ritrovata coppia De Sica-Lollobrigida - che riscuote il medesimo successo del primo capitolo; tuttavia, l’attrice rifiuta di girare il terzo, nel 1955 e viene sostituita da Sophia Loren. La carriera della Lollobrigida prosegue ricca di successi per molti anni: in età più matura, nel 1972, riveste i panni della Fata Turchina in Le avventure di Pinocchio, film per la televisione che le offre la possibilità di tornare a lavorare con Luigi Comencini. Verso la metà degli anni Settanta la diva si concede con maggiore riluttanza alla macchina da presa, dedicandosi, invece, a tre sue grandi passioni: il giornalismo (nel 1973 intervista in esclusiva il leader Fidel Castro), la fotografia (nel suo carnet ci sono tra gli altri, David Cassidy, Salvador Dalí, Ella Fitzgerald, Audrey Hepburn, Henry Kissinger e Paul Newman) e la scultura, con esposizioni in Cina, Francia, Qatar, Russia, Spagna, Stati Uniti. Nel 1984 la Lollobrigida partecipa ad alcune puntate del serial americano Falcon Crest, mentre nel 1986 è sul set di Love Boat. Nel 1988 accetta di interpretare il ruolo della madre della protagonista in La Romana di Giuseppe Patroni Griffi, remake dell’omonimo film da lei interpretato nel 1954. Il 2 febbraio del 2018 le viene dedicata una stella sulla celebre Hollywood Walk of Fame di Los Angeles. Negli ultimi anni è sempre più rarefatta la presenza della Lollo sia nel mondo della settima arte che della televisione: quest’ultima la ospita ripetutamente per raccoglierne le memorie cinematografiche e di vita, che comprendono anche l’amicizia con Marilyn Monroe e un duro lavoro su se stessa per apprendere il più possibile dalle star che la circondavano: «Dal momento in cui decisi che avrei voluto fare carriera nel mondo del cinema, ho guardato quanti più film possibile. Li guardavo e riguardavo, imparando dagli errori degli attori meno bravi e delle mie icone preferite, Bette Davis, Katharine Hepburn e Lilli Palmer».
Barbara Rossi
da diaricineclub_082.pdf