Chiara è a scuola con i suoi compagni di liceo e sta assistendo ad una lezione di pronto intervento. La ragazza non presta però la minima attenzione a quello che accade intorno a sé: sembra sconvolta e trattiene a stento le lacrime mentre la lezione va avanti. Anche nello spogliatoio rimane assorta nei suoi pensieri senza neppure ascoltare la conversazione delle sue amiche e senza rispondere alle domande che le rivolgono.
Dopo la scuola Chiara prende la metropolitana e si ferma da sola su una panchina nel parco. A casa sua intanto ci si sta preparando per la cena: Maria sta cucinando mentre Antonio cerca di tenere tranquillo il fratellino di Chiara, Chicco, che comincia ad avere fame. Ma Chiara non è ancora rientrata e non risponde alle telefonate.
Quando la cena è pronta e già servita in tavola, arriva finalmente anche la ragazza. Chiara risponde a monosillabi alle insistenti domande del padre, e alla fine, sfinita, confessa a tutti di essere incinta.
La discussione subito si infiamma: Antonio reagisce in maniera nervosa e si infuria ancora di più di fronte alla decisione di Chiara di voler tenere il bambino.
Nel tentativo di ribadire la sua autorità sulla famiglia, Antonio finisce per perdere il controllo.

Dichiarazione di Nicola Martini
L’imprevisto racconta un frammento orizzontale della vita di persone borghesi di questi anni. Racconta una giornata un po’ particolare di una giovane liceale di 17 anni e, di conseguenza, dei suoi genitori e del suo piccolo fratellino. Ma il vero protagonista è il destino beffardo e l’istinto puro e fuori dagli schemi che a volte può cambiare le cose. O almeno dà l’idea di poterlo fare.
Quasi tutto è girato camera a spalla (escluso una scena in cui non è presente la protagonista) per esigenze di realismo duro e contemporaneo, infatti oggi chiunque con un cellulare o con una fotocamera può registrare frammenti puri di vita reale spesso già carichi di tensione e di significato (il fratellino stesso usa la videocamera del cellulare del padre). Centrale e a volte predominante l’uso del suono (moltissime sono le battute fuori campo con i relativi piani d’ascolto), soprattutto nella scena finale (televisione come sfondo sonoro emozionale sempre fuori campo). Inizia come finisce: con la visione sottratta e con la sola parte sonora che ha il compito di configurare e di vettorializzare l’emozionalità.
Dalla scrittura alla messa in scena l’obiettivo comune era di raggiungere, attraverso un linguaggio contemporaneo e non pulito, un realismo totale e un’emotività che sembra parta in ogni momento ma che alla fine non parte mai. Ma viene strozzata.

 

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