Oddo Bernardini è un celebre operatore di macchina, con oltre 100 film all'attivo. La sua carriera inizia a Roma nel 1961 quando, poco meno che ventenne, affascinato dal mestiere del padre Bianco Bernardini (meccanico cinematografico e operatore di macchina di film degli anni ’50) inizia a lavorare sui set di Cinecittà. Gli incontri professionali, gli aneddoti divertenti, le curiosità: nello straordinario archivio della memoria di Oddo Bernardini c'è un segmento fondamentale della storia del nostro cinema. Iniziamo questo viaggio cinefilo partendo proprio dai suoi primi passi sul set.
Ho iniziato questo mestiere per caso. Andavo a scuola, facevo il quarto anno di Elettrotecnica e, oggi come allora, balbettavo, ma molto più di adesso. Una professoressa quell’anno mi prese di punta: io studiavo, ma non riuscivo a esprimermi, così durante le interrogazioni non aprivo bocca e mi rimandava al banco con un due. Per la frustrazione ho cominciato a bigiare, a “fare sega” come si dice a Roma, e ho passato l’inverno ai giardinetti, al freddo, sotto la pioggia. A un certo punto presi coraggio e dissi a mio padre che volevo lasciare la scuola e intraprendere il suo mestiere.
Mio padre, nato a Pavia e operaio della Necchi, si era trasferito a Roma dove lavorava a Cinecittà riparando le macchine da presa. All’inizio era molto deluso, temeva che non fossi all’altezza del mestiere, ma poi si convinse e mi prese con lui sul set. Per i primi tre mesi spazzai per terra e poco altro. Nel 1961, dopo qualche mese di apprendistato accanto a mio padre, cominciai a lavorare da solo al primo film. Ero talmente agitato che non ricordo neppure il titolo: era un film americano e lavorai 88 giorni nei magazzini a caricare pellicola. Ero troppo timido per farmi vedere sul set: la mia balbuzie mi faceva vergognare e quando mi chiamavano mi nascondevo.
Solo qualche anno più tardi ho capito che per lavorare nel mondo del cinema avrei dovuto mettere da parte le mie paure e buttarmi nella mischia. All’inizio mi sono occupato soprattutto di film musicali, i cosiddetti “musicarelli” con cantanti pop come Gianni Morandi, Al Bano, Caterina Caselli. Il mestiere dell’operatore l’ho imparato da autodidatta. Mio padre aveva una squadra di sette-otto persone che lavoravano con lui sui set: cercavo di seguire il loro lavoro, ma spesso era difficile trovare risposte alle mie domande teoriche. Così ho cominciato a studiare sui libri di notte, con grande fatica, anche perché un conto è leggere e un conto è applicare la teoria alla pratica: però leggendo i concetti restano molto più in mente.
In tutto ho fatto 100 film in venticinque anni di carriera e “Caroselli” a bizzeffe. In sostanza, ho cominciato a fare l’aiuto, caricando la pellicola nei magazzini, poi l’assistente operatore e alla fine sono diventato operatore di macchina. Da un set all’altro, ho avuto lo straordinario privilegio di lavorare con grandi attori e grandi registi: da Ettore Scola a Dino Risi, da Nanni Loy a Franco Zeffirelli. Il mio racconto comincia qui.
A cura di: Camilla Maccaferri di Oddo Bernardini per farefilm.it