Il cinema d'animazione evidenzia, fin dalla sua nascita, un'autonomia di linguaggio che lo caratterizza, ancor più che come genere cinematografico, come originale tecnica espressiva, la cui storia si svolge parallelamente a quella del cinema dal vero. La capacità di dare vita a creature e oggetti di fantasia apre infatti nuove prospettive alla creatività della settima arte. E così, mentre è grande l'entusiasmo e l'incredulità per i primi film dei Lumière, come L'arrivo di un treno nella stazione di La Ciotat (1895), allo stesso modo gli spettatori rimangono affascinati, nel primo decennio del Novecento, dalle opere dei “padri” della nuova arte dell'animazione: Segundo de Chomón, Ladislas Starevic, Émile Cohl, Lotte Reiniger, James Stuart Blackton . Disegni, silhouette, pupazzi sono i protagonisti animati di storie nelle quali è assicurata un'infinita libertà alla fantasia, con tempi e modalità di azione scevri da condizionamenti legati alla logica, al realismo, alla verosimiglianza.
Proprio per questo alcuni artisti delle avanguardie europee si rivolgono con attenzione al cinema di animazione. È il caso di Viking Eggeling, Hans Richter, Walter Ruttmann, Man Ray, Fernand Léger e Léopold Survage. Ma l'arte dell'animazione è legata anche, a filo doppio, alle potenzialità tecniche dei mezzi utilizzati. Per i primi sperimentatori e ancor oggi per gli autori di cartoon appare infatti determinante la ricerca tecnologica al fine di coniugare, in un'armonia sempre più compiuta, contenuti tematici e forma espressiva.
Ogni nuova scoperta in ambito tecnico – dal rodovetro alla Multiplane Camera, fino ad arrivare alla computer grafica e al digitale – segna un punto di non ritorno, in un processo di irreversibilità certamente più marcato rispetto a quello dell'evoluzione del cinema dal vero.
È soprattutto negli Stati Uniti che la tecnologia si afferma come strumento duttile e in continua crescita, al servizio di un cinema che si rivolge a un grande pubblico, di ogni età. E fondamentale risulta, in questo senso, il ruolo dei grandi autori e delle Major cinematografiche statunitensi. Dopo il significativo lavoro di artisti attivi negli anni venti e trenta come Winsor McCay, Pat Sullivan e Otto Messmer, Paul Terry e i fratelli Fleischer, svetta nel panorama statunitense la figura di Walt Disney con la sua Factory . Da questo momento il cartoon per il grande schermo si trasforma in prodotto industriale ; non solo per il colosso Disney, ma anche per altre case di produzione come la Warner Bros., la Metro-Goldwyn-Mayer, la 20th Century Fox, la Universal, fino ad arrivare alla DreamWorks SKG e alla Pixar.
L'Europa , dal canto suo, continua una produzione molto sfaccettata e difficilmente classificabile, proprio per la mancanza di un vero e proprio modello industriale. Le esperienze europee negli anni cinquanta e sessanta spaziano dalla scuola di Zagabria, con Dusˇan Vukotic´, alla tradizione dei pupazzi animati in Cecoslovacchia (con autori come Hermína Tyrlová, Jirˇí Trnka, Karel Zeman), dalle opere dei russi Dmitrij Babicˇenko e Ivan Ivanov-Vano alla Francia di Jean Image, Paul Grimault e René Laloux, dall'Inghilterra di John Halas, Joy Batchelor e George Dunning all'Italia dei fratelli Pagot, di Emanuele Luzzati e Giulio Gianini, solo per citarne alcuni. Un caso a sé è rappresentato dall'interessante cinema d'animazione giapponese che, dalla metà degli anni sessanta fino a oggi, con l'apertura del mercato televisivo ai cartoon, produce una notevole quantità di serie animate a cui si aggiungono i lungometraggi (anime) dalla forte identità.
Gli autori giapponesi (Hayao Miyazaki, Katsuhiro Ôtomo, Osamu Tezuka) propongono tematiche spesso legate alla salvaguardia dell'ambiente (La principessa Mononoke, 1997) e personaggi dalla psicologia complessa, a volte destinati a una fine tragica (Una tomba per le lucciole, 1988). L'ispirazione per queste storie affonda in molteplici “generi” cinematografici: horror, action-movie, fantascienza e sentimentale, in un panorama quanto mai sfaccettato.
La produzione occidentale dagli anni settanta a oggi continua, invece, a legarsi a temi classici, anche se modernizzati nel contenuto e rinnovati linguisticamente. Ritornano la fiaba e il racconto di formazione (Koda, fratello orso, 2003, Alla ricerca di Nemo, 2003), l'amicizia tra uomini, ma anche tra uomini e animali (La strada per El Dorado, 2000, Balto, 1995) e la solidarietà per sconfiggere il male (Toy Story, 1995, Shrek, 2001, Monsters & Co., 2001, Madagascar, 2005). Il cinema di animazione, in un percorso variegato tra originali interpretazioni (Tim Burton's Nightmare Before Christmas, 1993) e fedeltà al modello classico (Il Re Leone, 1994), ha ormai abbattuto, sia nella durata del film sia nella distribuzione, ogni barriera divisoria con il cinema dal vero, tanto che lo spettatore arriva a dimenticare di trovarsi di fronte a personaggi animati (Gli Incredibili, 2004).
L'evoluzione del genere è ricostruita in questo volume anzitutto nella sezione dedicata a “I film” . Il capitolo “I capolavori” (sintetizzati nei 24 fotogrammi che ne ripercorrono la trama) intende evidenziare dieci fondamentali tappe del percorso storico e tecnico dell'animazione. “Le parole chiave” tratteggiano una “carta di identità” del genere, mentre la sezione “I protagonisti”, oltre a registi e produttori, prevede il ritratto di disegnatori, animatori e musicisti. Per ogni capitolo la trama dei film, le note, le curiosità, le indicazioni storiche, i modellini, gli schizzi e i disegni permettono al lettore di conoscere il mondo del cinema di animazione, anche e soprattutto attraverso le immagini.
Sommario
Introduzione
Le parole chiave
I protagonisti
I capolavori
I film
Apparati
Cronologia
Gli Oscar
I festival
I parchi a tema
I siti internet
Bibliografia essenziale
Animazione - I dizionari del cinema
A CURA DI: Gabriele Lucci
EDITORE: Electa in collaborazione con Accademia dell'Immagine
LINGUA: italiano
COLLANA: I dizionari del cinema
PAGINE: 368
ILLUSTRAZIONI: 420
PREZZO: 19,00 €