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In crisi il «filone adolescenziale» inaugurato da «Notte prima degli esami». Gioventù flop. Crollano al botteghino i film per teenager. Gli ultimi casi da «Albakiara» a «Iago»

I lucchetti dell'amore, oggetti preistorici. È finito il Tempo delle mele all'italiana. Si è esaurito il filone giovanilista al cinema? Se lo chiede il Giornale dello Spettacolo citando l'ultima delusione: Iago. Dopo un mese, gli incassi non superano i due milioni di euro. Albakiara, ritratto dei giovani in nero, ha incassato meno di un milione; Ti stramo, parodia del genere, che fa il verso a Moccia, s'è fermato a 438 mila euro; un mezzo flop anche Questo piccolo grande amore che, malgrado Claudio Baglioni sirena della nostalgia, è a 4 milioni quando la sola campagna promozionale è costata uno e mezzo. L'operazione Baglioni orchestrata dal produttore Gianandrea Pecorelli (cui si deve il fenomeno di Notte prima degli esami): «Curioso che il pubblico di Qpga, che è fin troppo originale, coraggioso e costruito per più generazioni, era quasi tutto sotto i 20 anni. Ma il genere non è in crisi».

Sono mancati i vecchi fan di Baglioni? «Beh, è mancata la fascia adulta». Carlo Verdone è un analista fine e lucido: «Sono filoni che si consumano con molta rapidità, si vuole tutto, presto e subito, fuochi d'artificio: il bagliore e lo spegnimento. Si cavalca la cultura del momento puntando sul pubblico più inaffidabile: i giovanissimi. Lo dice la parola stessa, il filone. Che ha vita breve. Girano troppi film fotocopia, troppa la paura di perdere fette di mercato. E poi ormai i film si vedono sul computer, fai clic e ti vedi tutto». Dal pozzo giovanilista sono usciti Scamarcio, Vaporidis, Chiatti, Capotondi, Crescentini. Incarnano le fantasie, ma, avverte Carlo, attenzione. «Agli attori dico, amministratevi in modo saggio, non ci vuole niente a essere mitizzati, uno bravo dev'essere pronto a diventare la persona della porta accanto. Tu hai dieci copertine di Novella 2000, fino a quando non scoprono che c'è un altro meglio di te. In passato, a parte Mastroianni, nessuno era bellissimo. Oggi si parla della bellezza e poco del talento. Si è persa la memoria storica in ogni campo, siamo nell'era dell'aggiornamento, il computer ti aggiorna: il pensiero, i sentimenti. È tutto uno scorrimento». «Ha ragione Verdone, c'è una tale velocità, da Second Life a Myspace, ora Facebook, e tra sei mesi? Nel cinema è lo stesso. Io ho sempre pensato di fare film per tutti», dice Fausto Brizzi, regista principe del filone.

Con Ex però ha tentato di agganciare un pubblico più adulto: incassi a 10 milioni e 600 mila, «sarebbero stati di più con le 150 copie perse per la censura delle sale parrocchiali dovuta al prete che s'innamora. C'è un'autocannibalizzazione dei film italiani, esce Ficarra e Picone con centinaia di copie e dopo una settimana Diverso da chi? con altrettante copie ». Troppo spesso sono costruiti dialoghi da Baci Perugina, stereotipi di coppie che si perdono nel vento strette strette. «Le delusioni — è il parere del regista Daniele Luchetti — sono legate a sceneggiature che non convincono, anche il pubblico più semplice è meno scemo di quello che si pensi, i ragazzi si accorgono subito delle furbizie di prodotti non sinceri, non vogliono essere presi in giro, non è che puoi dargli qualsiasi cosa, vogliono vedere un film: per loro». E Riccardo Tozzi di Cattleya, e presidente dei produttori italiani, fa notare che il punto è proprio questo. C'era una platea di teenager che aveva fame e sete completamente trascurata. «Sono io il colpevole del filone — sorride — , colpevole di una cosa di cui vado molto orgoglioso. Fui io ad aprire il filone quattro anni fa con Tre metri sopra il cielo di Moccia, il cinema italiano non aveva ancora intercettato i più giovani. Volevo trovare una specie di Tempo delle mele italiano. Il pubblico giovanile lo raggiungi se fai un film dal suo punto di vista, invece i film spesso vengono fatti da adulti, come gli adulti vedono i teenagers. Ci puoi mettere tutti gli Scamarcio che vuoi e non entrerà manco una ragazzina. Ma io credo che il filone non è finito per niente, bisogna avere la calma di non mettersi a fare il film sui ragazzi ma il film dei ragazzi».

Valerio Cappelli
30 marzo 2009

da: http://www.corriere.it/cinema/09_marzo_30/