Ha dai 15 ai 34 anni, è fornito di supporti tecnologici sempre più avanzati, trascorre gran parte del tempo libero davanti al Pc che considera la chiave di accesso al mondo esterno: è l'identikit del pirata, per il quale un film scaricato da Internet è un file come un altro, da consumare come svago o passatempo, senza valore specifico e spesso alcun senza rispetto per il racconto, è normale saltare intere sequenze per soffermarsi sulle preferite. La maggioranza sa di commettere un reato, ma l'atteggiamento è decisamente auto assolutorio.
È l'identikit - sommario - suggerito dalla prima ricerca sulla pirateria cinematografica in Italia, presentata ieri a Roma dalla Fapav, Federazione Antipirateria Audiovisiva in collaborazione con Ipsos. Le cifre che risultano dall'indagine - condotta su 2038 campioni, dai 15 anni in poi, contattate personalmente - sono allarmanti: il 32 per cento degli italiani, circa 16 milioni, ha fruito di copie illegali di film negli ultimi 12 mesi, ogni pirata ha avuto almeno 21 titoli, la perdita per l'industria del cinema è valutata intorno ai 537 milioni di euro, con il rischio di perdere il lavoro per 250 mila persone.
Cifre che inducono personaggi del cinema a lanciare un allarme. La pirateria è "uno sfruttamento illegale, criminoso e ingiusto", dice Giuseppe Tornatore, mentre Carlo Verdone si chiede "Quante altre sale vogliamo veder chiudere? Mi rendo conto di rischiare l'impopolarità presso il popolo dei giovani che "vivono la rete", ma stiamo realmente assistendo al lento sfascio di un'industria". E "se non porremo un argine all'illegalità le prossime generazioni non avranno che un vago ricordo di cosa sia stato il cinema italiano", dice Sergio Castellitto.
Nell'indagine la pirateria è stata divisa in tre forme: fisica (dvd illeciti acquistati), digitale (download, streaming, ecc.), indiretta (prestiti o regali di dvd illegali). Se la vendita di dvd piratati è in calo e sembra destinata a sparire, la pirateria digitale è in crescita ed è la più difficile da gestire. Anche perché i pirati sentono legittimata la pratica del download per varie ragioni: è un'opportunità offerta da siti e programmi noti a tutti, è una pratica a livello istituzionale - non si ha notizia di sanzioni - non ha scopo di lucro, non è vista come furto anche perché non implica la sottrazione di un bene materiale.
"Inutile l'atteggiamento difensivo, Internet è il mercato del terzo millennio", dice il produttore Riccardo Tozzi. "Dobbiamo individuare un prezzo per i film scaricati, anche molto basso. E non nell'educazione, bensì in un sistema di warning che non si limiti a ricordare che la pirateria è un reato, ma minacci la sconnessione da Internet. Penso che in quel caso il pirata sia disposto a pagare 50 centesimi".
Dall'indagine della Fipav emerge un altro dato significativo: sono stati intervistati bambini di famiglie in cui si vedono film "pirati" e bambini che vedono film in sala. Ad entrambe le categorie è stato chiesto di fare disegni sull'idea di cinema: i disegni dei bambini che vedono copie "false" sono squallidi e stinti, quelli di quanti vanno al cinema sono ricchi di colori e di fantasia.
Presentata la prima ricerca sulla pirateria cinematografica in Italia
La maggioranza sa di commettere un reato, ma l'atteggiamento è auto assolutorio
L'identikit del ladro di film: 15-34 anni, "mago" del web. La perdita per l'industria del cinema è valutata intorno ai 537 milioni di euro
di MARIA PIA FUSCO
(17 aprile 2009) da: http://www.repubblica.it/