Uno showrunner di serie televisive o in streaming gestisce letteralmente lo spettacolo. Sono il produttore esecutivo responsabile sia del lato creativo di una serie, sia delle operazioni di sviluppo, pre-produzione, produzione e post-produzione. Gli showrunner sono essenzialmente il capitano della nave. Mentre i lungometraggi sono il mezzo di un regista, gli showrunner sono i maestri della televisione e dei mezzi di streaming. Gli showrunner sono generalmente accreditati come produttori esecutivi (EP) della serie. Sebbene alcune serie abbiano più EP, lo showrunner è una designazione contrattuale definita dal contratto. A volte lo showrunner è un singolo individuo, a volte ci sono team di showrunner che condividono o dividono le responsabilità.
♥ Cast e Troupe
Diventare un tecnico del suono richiede una combinazione di formazione, esperienza pratica e conoscenze tecniche. Ecco una guida su come intraprendere questo percorso:
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Formazione ed Educazione:
- Cerca corsi e programmi: Trova scuole, istituti o programmi accademici che offrano corsi di ingegneria del suono, produzione musicale o tecnologie audio. Una formazione formale ti fornirà una solida base teorica e pratica.
"Fare la gavetta nel cinema" come nel teatro, significa intraprendere un percorso di apprendimento e guadagnare esperienza nel settore cinematografico attraverso ruoli o attività di base, spesso senza un compenso adeguato o persino senza essere pagati ("gratis"). Questa pratica è comune soprattutto per coloro che stanno cercando di iniziare una carriera nel mondo del cinema, ma può essere applicabile anche ad altre forme di spettacolo.
Esprimere le emozioni è essenziale durante ogni percorso di crescita, poiché ciò consente di comprendere meglio se stessi e di affrontare i cambiamenti e le sfide della vita. Alcune delle emozioni più comuni che accompagnano ogni percorso di crescita includono:
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Felicità e Gioia: La felicità e la gioia possono derivare dalla realizzazione di obiettivi, dalla conquista di nuove competenze o dalla connessione con gli altri. Esprimi queste emozioni attraverso sorrisi, risate e condivisione di momenti felici con le persone a cui tieni.
La segretaria di edizione, nota anche come script supervisor o continuity supervisor, svolge un ruolo fondamentale durante le riprese di un film, un cortometraggio o di una produzione televisiva. Il suo compito principale è garantire la coerenza delle scene e delle inquadrature durante le riprese, oltre a mantenere una dettagliata documentazione delle scene girate. Di seguito sono elencati i compiti tipici della segretaria di edizione:
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Continuità visiva: La segretaria di edizione deve assicurarsi che gli oggetti, gli abiti, i capelli, il trucco e gli altri dettagli visivi siano coerenti in tutte le inquadrature di una scena. Questo è particolarmente importante per le riprese effettuate in giorni diversi o in diverse location. Durante le riprese, la segretaria di edizione un tempo prendeva note dettagliate o utilizzava foto Polaroid, oggi con gli smartphone è molto più semplice fotografare tutti i dettagli della scena.
Leggi tutto: I compiti della segretaria di edizione durante le riprese
Un filmmaker è una persona coinvolta nella creazione e nella produzione di film o opere cinematografiche. Il termine "filmmaker" può riferirsi a diverse figure all'interno dell'industria cinematografica, compresi registi, sceneggiatori, produttori, direttori della fotografia e montatori. Molto spesso invece col termine "filmmaker" si intende la persona che svolge da solo tutti quei compiti. E' la persona che, da principiante, vuole cercare di fare tutto da sè sia per problemi economici che per mancanza di esperienza e professionalità.
Un regista professionale svolge un ruolo fondamentale nella realizzazione di un film, lavorando a stretto contatto con il cast e la troupe per portare avanti la visione creativa e narrativa del progetto. Ecco alcune delle responsabilità e delle attività svolte da un regista:
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Sviluppo della visione artistica: Il regista lavora con il team creativo per sviluppare una visione unica per il film. Collabora con il direttore della fotografia, il sceneggiatore e altri membri chiave per definire lo stile visivo, il tono emotivo e il messaggio del film.
Il reparto produzione in un film svolge un ruolo fondamentale nell'organizzazione e nella gestione di tutte le attività coinvolte nella produzione cinematografica. Questo reparto è responsabile dell'amministrazione, della pianificazione e dell'esecuzione di tutte le fasi della produzione. Ecco un'overview delle principali attività svolte dal reparto produzione in un film:
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Pianificazione e Budgeting: Il reparto produzione collabora con il regista, il produttore e gli altri membri chiave del team per pianificare la produzione del film. Questo include la stesura di un piano di produzione dettagliato che definisce le tempistiche, le location, il cast, il budget e altre risorse necessarie per il film.
L'editor cinematografico, noto anche come montatore, è una figura chiave nel processo di post-produzione cinematografica. Il suo ruolo è quello di selezionare, organizzare e combinare le riprese per creare la struttura narrativa e visiva del film. L'editor lavora in collaborazione con il regista e altri membri del team creativo per definire il ritmo, il flusso narrativo e l'aspetto visivo del film. Ecco qui una panoramica delle responsabilità e delle attività tipiche di un editor:
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Selezione delle Riprese: L'editor analizza attentamente tutte le riprese girate durante la produzione e seleziona le migliori e più adatte da utilizzare nel film. Questo implica prendere decisioni su quali scene includere, quali tagliare e come organizzarle per raccontare la storia in modo efficace.
La segretaria di edizione, conosciuta anche come assistente di montaggio o assistente di sala di montaggio, è una figura chiave nel processo di post-produzione cinematografica. Il suo ruolo è quello di fornire supporto amministrativo e organizzativo al montatore o all'editor durante la creazione del film. Ecco i suoi compiti e le responsabilità tipiche di una segretaria di edizione:
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Gestione dei Materiali di Post-Produzione: La segretaria di edizione si occupa dell'organizzazione, dell'archiviazione e del controllo dei materiali di post-produzione. Questo include i negativi delle riprese, i file video, gli effetti sonori, la musica e tutti gli altri elementi che verranno utilizzati durante il montaggio.
Leggi tutto: Chi è e che fa la SEGRETARIA DI EDIZIONE al Montaggio
Il direttore di produzione è una figura chiave nel settore cinematografico e televisivo. La sua responsabilità principale è garantire che la produzione si svolga in modo efficiente, rispettando il budget e i tempi stabiliti. Il direttore di produzione coordina e sovrintende tutte le attività logistiche e amministrative coinvolte nella realizzazione di un film, da pre-produzione a post-produzione. Di seguito sono riportati i compiti e le responsabilità tipiche di un direttore di produzione:
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Pianificazione e Organizzazione: Il direttore di produzione lavora in collaborazione con il regista, il produttore e altri membri chiave del team per pianificare e organizzare la produzione. Questo include la pianificazione delle riprese, la gestione del budget, la definizione delle scadenze e la pianificazione delle risorse necessarie.
I truccatori nel cinema svolgono un ruolo fondamentale nella creazione di personaggi credibili e nell'aspetto visivo dei film. Sono responsabili della progettazione e dell'applicazione del trucco per gli attori e per la realizzazione di effetti speciali che possono trasformare gli attori in creature fantastiche o rendere realistiche ferite e cicatrici. Ecco una panoramica del lavoro dei truccatori nel cinema:
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Progettazione e Creazione del Trucco: I truccatori cinematografici lavorano in collaborazione con i registi e i direttori artistici per creare il look dei personaggi. Attraverso la ricerca, lo studio dei personaggi e la progettazione, sviluppano un piano per l'applicazione del trucco che rifletta la visione artistica del film.
Il mondo del cinema è un luogo magico in cui le storie prendono vita. Ma dietro ogni grande film c'è un vero e proprio esercito di professionisti che lavorano instancabilmente per creare l'esperienza visiva che i spettatori vedranno sullo schermo. Uno di questi professionisti spesso misconosciuti è il montatore.
Il montatore è colui che ha il compito di assemblare e dare forma a tutte le diverse scene girate durante le riprese di un film. È lui il responsabile di tagliare, modificare e organizzare le innumerevoli sequenze per creare un'opera coerente e coinvolgente. È grazie al suo talento che un regista può trasformare un'infinità di fotogrammi isolati in una storia fluida e emozionante.
Leggi tutto: Il lavoro del Montatore: Il genio dietro le quinte
Il Direttore della Fotografia è una figura chiave nella produzione cinematografica, responsabile della creazione dell'aspetto visivo di un film. Con una combinazione di competenze artistiche, tecniche e creative, il Direttore della Fotografia lavora a stretto contatto con il regista per tradurre la visione cinematografica in immagini suggestive e coinvolgenti. Ecco dunque i compiti principali del Direttore della Fotografia in un film e il suo ruolo nell'ottenere l'aspetto desiderato.
Leggi tutto: Quali sono i Compiti del Direttore della Fotografia in un Film ed in un Cortometraggio
Quando parliamo di cinema, spesso ci concentriamo sull'aspetto visivo del film, ma non dobbiamo dimenticare l'importanza del suono. Dietro ogni scena coinvolgente e ogni emozione trasmessa attraverso il suono, c'è un professionista fondamentale: il fonico cinematografico. In questo articolo, esploreremo il ruolo del fonico cinematografico e l'importanza del suo lavoro per creare un'esperienza sonora memorabile nel cinema.
Chi è il fonico cinematografico? Il fonico cinematografico è un tecnico specializzato nella registrazione e nella manipolazione del suono per il cinema. Questo professionista è responsabile di catturare i suoni durante le riprese, creare effetti sonori e mixare l'audio per creare un'esperienza sonora coinvolgente per il pubblico.
Compiti e responsabilità: Il lavoro del fonico cinematografico comprende una serie di compiti e responsabilità cruciali. Vediamo alcuni dei suoi principali ruoli all'interno della produzione cinematografica:
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Registrazione del suono sul set: Durante le riprese, il fonico cinematografico è responsabile di registrare il dialogo degli attori e gli effetti sonori sul set. Utilizzando microfoni e attrezzature specializzate, si assicura che ogni suono venga registrato con chiarezza e senza disturbi indesiderati.
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Creazione degli effetti sonori: Il fonico cinematografico lavora in collaborazione con il regista e il montatore del suono per creare gli effetti sonori che arricchiscono il mondo del film. Questi effetti possono includere rumori ambientali, esplosioni, suoni meccanici o qualsiasi altro suono necessario per rendere la scena più realistica o emozionante.
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Montaggio e mixaggio audio: Dopo le riprese, il fonico cinematografico si occupa del montaggio e del mixaggio dell'audio. Combina le diverse tracce audio, inclusi dialoghi, musica e effetti sonori, per creare un bilanciamento sonoro armonioso e coerente. Questo processo è cruciale per garantire che il suono si integri perfettamente con l'immagine sullo schermo.
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Doppiaggio e sonorizzazione: In alcuni casi, il fonico cinematografico può essere coinvolto nel processo di doppiaggio o sonorizzazione, soprattutto per film stranieri che devono essere adattati a diverse lingue. Questo richiede un'attenta sincronizzazione del suono con l'azione sullo schermo per garantire un'esperienza visiva e sonora senza soluzione di continuità.
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Controllo della qualità sonora: Il fonico cinematografico si assicura che l'audio soddisfi gli standard di qualità richiesti per il cinema. Monitora e corregge problemi tecnici, come rumori di sottofondo indesiderati o distorsioni audio, per garantire che il suono sia chiaro e pulito.
Conclusioni: Il fonico cinematografico svolge un ruolo essenziale nella creazione di un'esperienza sonora coinvolgente nel cinema. Attraverso la registrazione, la manipolazione e il mixaggio dell'audio, questo professionista contribuisce a trasmettere emozioni, creare atmosfera e rendere il mondo del film più realistico. Senza il lavoro del fonico cinematografico, molta della magia del cinema sarebbe persa. La prossima volta che ti immergi in un film, prenditi un momento per apprezzare l'arte del suono e l'incredibile lavoro svolto dai fonici cinematografici per creare un'esperienza audiovisiva indimenticabile.
Il regista cinematografico è una figura centrale nell'industria cinematografica, responsabile della direzione artistica e creativa di un film. Spesso considerato come l'autore principale di un'opera cinematografica, il regista è colui che dà vita alla visione e al messaggio del film, coordinando una varietà di elementi per creare un'esperienza visiva e narrativa coinvolgente per il pubblico. In questo articolo, esploreremo chi è il regista cinematografico e cosa fa nel processo di creazione di un film.
Il ruolo del regista: Il regista è il capitano della nave cinematografica, il visionario che guida il progetto dal suo concepimento fino alla sua realizzazione. È responsabile di prendere decisioni creative e tecniche che daranno forma al film. Il regista lavora in collaborazione con il team di produzione, inclusi sceneggiatori, direttori della fotografia, scenografi, costumisti, montatori e molti altri, per realizzare la sua visione.
La visione del regista: Il regista sviluppa una visione unica per il film, interpretando la sceneggiatura e trasformandola in un'opera visiva. Questa visione guida le scelte creative, tra cui la selezione degli attori, le location di ripresa, la fotografia, i costumi e la colonna sonora. Il regista lavora a stretto contatto con gli attori per ottenere le performance desiderate, guidandoli nell'interpretazione dei loro personaggi e nell'esplorazione delle emozioni richieste dalla storia.
La pre-produzione: Prima dell'inizio effettivo delle riprese, il regista è coinvolto nella fase di pre-produzione. Questa fase comprende la pianificazione delle riprese, la creazione di storyboard e la selezione del cast e della troupe. Il regista lavora con il direttore della fotografia per definire l'estetica visiva del film e stabilire un piano di ripresa dettagliato.
Le riprese: Durante le riprese, il regista dirige il cast e la troupe sul set. È responsabile di guidare gli attori nelle loro performance, assicurandosi che ciascuno dia il massimo per ottenere le emozioni e le reazioni richieste dalla storia. Il regista collabora con il direttore della fotografia per comporre le inquadrature e creare l'atmosfera desiderata. Durante questa fase, il regista può apportare modifiche alla sceneggiatura o alle scelte creative in base alle esigenze del film.
La post-produzione: Dopo le riprese, il regista è coinvolto nella fase di post-produzione. Insieme al montatore, il regista supervisiona il processo di montaggio, selezionando le scene da includere e definendo la struttura narrativa del film. Il regista può lavorare a stretto contatto con il compositore per creare la colonna sonora e con il team degli effetti speciali per aggiungere elementi visivi al film. Durante questa fase, il regista lavora per ottenere la versione finale del film che rispecchia appieno la sua visione originale.
Conclusione: Il regista cinematografico è una figura creativa e visionaria che porta a termine la realizzazione di un film. Attraverso la sua visione unica, guida il cast e la troupe nel creare un'opera cinematografica che colpisce ed emoziona il pubblico. Il regista lavora in collaborazione con una varietà di professionisti per tradurre la sceneggiatura in un'esperienza visiva e narrativa completa. Senza il regista, il cinema non sarebbe in grado di offrire storie coinvolgenti e indimenticabili che ci intrattengono e ci ispirano.
Nel mondo cinematografico alcuni termini sono usati come sinonimi l'un l'altro, ma in realtà esistono delle differenze.
Il termine Regista sembra quello più professionale possibile: voi definireste (tanto per citare alcuni nomi) Alfred Hitchcock o Stanley Kubrick o Federico Fellini o Francis Ford Coppola dei Filmmaker? o Videomaker? sono solo REGISTI. Registi e basta.
Quindi possiamo definire Regista la persona che è il principale responsabile artistico e tecnico di un'opera, nel nostro caso, audiovisiva, cioè cinematografica ovvero filmica. In altre parole il regista cinematografico è il responsabile ultimo di tutte le fasi del film: sovrintende sia la parte creativa che tecnica della realizzazione del film: sceglie le inquadrature che gli vengono proposte: consiglia, suggerisce e guida gli attori nella loro interpretazione; approva le indicazioni sulla luce da utilizzare nelle varie scene; convalida la musica proposta come le scelte della scenografia, dei costumi e delle location in cui girare e molto spesso coopera nella fase di montaggio.
Ed allora chi è il FILMMAKER? Etimologicamente è l'unione di 2 parole inglesi: film «pellicola (impressa)» e maker «che fa», ovvero colui che fa il film (cioè ottiene la pellicola impressa delle immagini riprese - oggi il risultato su supporto digitale), ma spesso si chiama così colui che non è un professionista nell'arte di creare un film, ma chi ci si dedica a livello amatoriale per hobby o da amatore. Il filmmaker produce spot promozionali, documentari, cortometraggi, Anche il filmmaker ha la piena e completa direzione del film (o cortometraggio) che sta creando: deve anche lui seguire e decidere per tutte le attività che abbiamo elencato prima per un regista, ma forse con una piccola differenza che è quella del budget... limitato o nullo nel suo caso.
Ci resta da definire il termine VIDEOMAKER... è colui che lavorare ad una produzioni video, ovvero video di eventi, video musicali, matrimoni, curando l’intero processo per offrire al pubblico un prodotto ad alto impatto visivo e sonoro pieno di informazioni ed emozioni. Ma si chiama Videomaker anche la persona che si diletta ad effettuare riprese (un tempo con le video camere, oggi con un ottimo cellulare o Smartphone) per poi effettuare un piccolo montaggio e caricarlo e condividendolo sui social media come TikTok, Facebook, LinkedIn.
Le differenze sono labili: si può essere in grado di fare una o due o tutte e tre queste attività.
Un consiglio: può sembrare facile e semplice fare un film od un cortometraggio od uno spottino, il web è pieno di video inutili, insignificanti, inconcludenti... perchè non provare a fare qualcosa di interessante? nel nostro sito www.ilcorto.eu trovate centinaia di articolo che, gratuitamente, vi possono aiutare. Perchè no provarci?
Un fonico che inizia a lavorare su un cortometraggio può, anzi deve seguire i seguenti passaggi per garantire una registrazione audio di qualità. Ecco i principali suggerimenti utili:
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Comprendere la sceneggiatura:
- Prima di iniziare, leggi attentamente la sceneggiatura per capire le esigenze audio di ogni scena. Identifica i dialoghi, gli effetti sonori necessari e le eventuali sfide che potrebbero sorgere.
- Prima di iniziare, leggi attentamente la sceneggiatura per capire le esigenze audio di ogni scena. Identifica i dialoghi, gli effetti sonori necessari e le eventuali sfide che potrebbero sorgere.
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Incontro con il regista e il direttore del suono:
- Discuti con il regista e il direttore del suono per capire la visione e le aspettative riguardo all'audio del cortometraggio. Chiedi informazioni su eventuali particolarità o effetti sonori importanti.
- Discuti con il regista e il direttore del suono per capire la visione e le aspettative riguardo all'audio del cortometraggio. Chiedi informazioni su eventuali particolarità o effetti sonori importanti.
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Ispezione del set:
- Prima dell'inizio delle riprese, esamina il set per identificare potenziali fonti di rumore indesiderato. Cerca di risolvere o mitigare questi problemi prima di iniziare a registrare.
- Prima dell'inizio delle riprese, esamina il set per identificare potenziali fonti di rumore indesiderato. Cerca di risolvere o mitigare questi problemi prima di iniziare a registrare.
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Scelta e posizionamento dei microfoni:
- Scegli i microfoni appropriati per le diverse situazioni. Ad esempio, un microfono shotgun potrebbe essere utile per le riprese in esterno, mentre un microfono lavalier può essere più adatto per i dialoghi ravvicinati. Assicurati di posizionare i microfoni in modo corretto per ottenere la miglior qualità audio possibile.
- Scegli i microfoni appropriati per le diverse situazioni. Ad esempio, un microfono shotgun potrebbe essere utile per le riprese in esterno, mentre un microfono lavalier può essere più adatto per i dialoghi ravvicinati. Assicurati di posizionare i microfoni in modo corretto per ottenere la miglior qualità audio possibile.
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Uso di protettori dal vento e schermi antivento:
- Se stai registrando all'aperto o in condizioni ventose, assicurati di utilizzare protettori dal vento per ridurre i rumori causati dal vento. Anche in interni, schermi antivento possono essere utili per ridurre i suoni indesiderati.
- Se stai registrando all'aperto o in condizioni ventose, assicurati di utilizzare protettori dal vento per ridurre i rumori causati dal vento. Anche in interni, schermi antivento possono essere utili per ridurre i suoni indesiderati.
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Monitoraggio costante:
- Monitora costantemente l'audio durante le riprese per rilevare eventuali problemi in tempo reale. Utilizza cuffie di qualità per assicurarti di catturare qualsiasi rumore indesiderato o interferenza.
- Monitora costantemente l'audio durante le riprese per rilevare eventuali problemi in tempo reale. Utilizza cuffie di qualità per assicurarti di catturare qualsiasi rumore indesiderato o interferenza.
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Registrazione di suoni ambiente:
- Registra suoni ambiente in alcune scene per catturare l'atmosfera del luogo. Assicurati di avere anche una traccia pulita di riferimento per garantire la qualità del suono in fase di post-produzione.
- Registra suoni ambiente in alcune scene per catturare l'atmosfera del luogo. Assicurati di avere anche una traccia pulita di riferimento per garantire la qualità del suono in fase di post-produzione.
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Collaborazione con il direttore del suono e l'ingegnere del suono:
- Lavora a stretto contatto con il direttore del suono e l'ingegnere del suono, se disponibili. Segui le loro indicazioni e fai parte di un team che si impegna per ottenere il miglior risultato possibile.
- Lavora a stretto contatto con il direttore del suono e l'ingegnere del suono, se disponibili. Segui le loro indicazioni e fai parte di un team che si impegna per ottenere il miglior risultato possibile.
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Documentazione dettagliata:
- Mantieni una documentazione dettagliata di tutti i settaggi, delle posizioni dei microfoni e delle condizioni di registrazione. Questo può essere utile durante la post-produzione.
- Mantieni una documentazione dettagliata di tutti i settaggi, delle posizioni dei microfoni e delle condizioni di registrazione. Questo può essere utile durante la post-produzione.
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Formazione continua:
- Continua a imparare e a perfezionare le tue abilità. La tecnologia audio è in continua evoluzione, quindi resta aggiornato sulle nuove tecniche e attrezzature disponibili.
Ricorda che l'audio è un elemento essenziale in un cortometraggio, e che una registrazione di qualità può migliorare significativamente la produzione complessiva(mentre una cattiva registrazione, anche parziale, può rovinare completamente tutto il cortometraggio).
SE non sei tu stesso il factotum/tuttofare del tuo cortometraggio, una figura che ti serve sicuramente è il cameraman, cioè colui che opera direttamente con la cinepresa/videocamera. Il regista dirige tutte le operazioni, quindi normalmente non può stare anche dietro l'apparecchi di ripresa. Quindi durante le riprese è dell'operatore alla macchina la responsabilità delle riprese: deve sapere cosa entra o esce dall’inquadratura, deve controllare gli effetti delle luci, segue la continuità dei movimenti di scena. Oltre al regista, è l'unico che può interrompere le riprese, ad esempio per problemi tecnici di pellicola o per una inquadratura completamente sballata.
Sul set deve seguire le indicazioni del regista, collaborando con lui, dapprima provando e riprovando la scena anche senza gli attori, poi con gli attori in modo che la ripresa finale sia "buona la prima!". Deve provare i movimenti che deve fare la macchina da presa, perchè non siano bruschi, collabora con il regista ed il direttore della fotografia per lo stile di ripresa e la composizione dell'immagine, deve seguire l'azione degli attori in modo che le inquadrature volute dal regista siamo effettuate regolarmente,
Nei test iniziali collabora con molti altri tecnici, iniziando dal fuochista (focus puller), se usa macchine professionali sul cui obiettivo occorre sistemare momento per momento la misurazione della messa a fuoco; col microfonista (che microfona i vari attori che stanno sul campo); con la squadra impianti per l'installazione della telecamera su supporti o binari, su gru, su auto; con il mixerista video (per la gestione stacchi riprese) ed il mixerista audio (gestione output del sonoro).
Lo SCENEGGIATORE possiede l’arte di saper raccontare e riesce a tradurre una narrazione (un testo, un romanzo, un fatto realmente accaduto…) in una storia per immagini, la sceneggiatura, in grado di catturare l’attenzione del pubblico. Il suo lavoro prevede un’interazione continua con il regista durante il processo di produzione dell’opera, che sia un film, uno spot, un documentario o uno spettacolo teatrale, per adattare la sceneggiatura nel migliore dei modi alle esigenze di ripresa.
Percorso formativo formale
Non esiste nessun percorso formale obbligatorio per svolgere la professione.
Percorso formativo consigliato
- CAM - Cinema, arti della scena, musica e media (LM-65)
- Comunicazione e culture dei media (LM-92)
- Culture moderne comparate (LM-14)
- DAMS (Discipline dell’arte, della musica e dello spettacolo) (L-3)
Dovendo possedere una forte preparazione umanistica, è preferibile un percorso di tipo universitario o presso scuole specializzate in questo campo, anche se molti sceneggiatori intraprendono questo mestiere come autodidatti.
I corsi di laurea più attinenti proposti dall’Università degli Studi di Torino sono Lettere, ma anche Scienze della comunicazione e il Dams che offre una preparazione culturale di tipo storico-critico a laureati destinati a operare professionalmente nei settori del Teatro e dello Spettacolo, del Cinema e della Musica.
E’ utile anche leggere molti romanzi, andare spesso a teatro e seguire dei corsi di sceneggiatura come per esempio quelli proposti dalla scuola Zelig di Bolzano, scuola di documentario, cinema e nuovi media, che offre una preparazione alla scrittura per immagini.
Come si sviluppa la carriera?
Il tirocinio per diventare SCENEGGIATORE è lungo: raramente infatti vengono commissionate o prodotte sceneggiature di autori con poca esperienza.
È possibile da subito trovare qualche occasione di lavoro nelle piccole case di produzione che realizzano cortometraggi didattici, pubblicitari o aziendali. Se si ha già qualche idea si può scrivere una breve sceneggiatura e poi insieme a qualche amico che sappia utilizzare la telecamera girare un cortometraggio. In questo modo si può partecipare ai tanti concorsi in giro per l'Italia, e il materiale girato sarebbe ottimo anche per passare le selezioni nelle scuole cinematografiche.
Con il boom delle reti satellitari c'è stata una ripresa del settore, con molta richiesta soprattutto di fiction. Sono settori in cui si sta lavorando molto, e non è impossibile trovare chi sia disposto a offrire uno stage ad uno studente. Di fatto l’occupazione di questa figura è legata ai grandi centri italiani di produzione, Roma e Milano.
Informazioni
Volumi
- L. Alimeri, Manuale di sceneggiatura cinematografica, UTET, Torino 1998
- V. Cerami, Consigli a un giovane scrittore, Einaudi, Torino 1996
- P. Taggi, Un programma di…Scrivere per la televisione, Pratiche, Parma 1997
- P. Taggi, Vite da Format. La tv nell’era del grande fratello, Editori Riuniti, Roma 2000
Riviste
- Scrivere di cinema, CSC Centro Studi Cinematografici, Roma, trimestrale
- La rivista del cinema, Museo Nazionale del Cinema, Torino, mensile
- Acting news: la rivista di cinema per chi fa cinema, Ecomond Press, Roma, mensile
- Omero: la rivista della scrittura creativa : per chi scrive narrativa, cinema , teatro, Cooperativa Controluce, Roma, quadrimestrale. Consultabile sul sito www.omero.it
- Cineforum: rivista mensile di cultura cinematografica, Federazione Italiana Cineforum, Bergamo, mensile. Consultabile sul sito www.alasca.it/cineforum
Siti
- Il sito del corso di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
- Sito della scuola di narrazione di Torino
- Civica Scuola di Cinema di Milano
- Il sito della Zelig, scuola di documentario, televisione e nuovi media di Bolzano
Dove lavora? Ambienti e organizzazione
Lo SCENEGGIATORE può lavorare in:
Società di produzione cinematografiche |
Sono imprese che hanno come attività imprenditoriale principale la produzione di film |
Società di produzione televisive |
Sono imprese specializzate nella creazione, produzione e adattamento di format di intrattenimento che includono diversi generi: factual, entertainment, reality, game shows, lifestyle, documentary, talk shows, drama, comedy e kids shows o format cinematografici come fiction |
Società di spettacoli teatral |
Sono imprese la cui attività principale è produrre spettacoli ed eventi teatrali |
Uno SCENEGGIATORE deve essere sufficientemente flessibile da riuscire a lavorare per società di produzione che realizzano prodotti anche molto diversi quali ad esempio spot pubblicitari, rappresentazioni teatrali, film drammatici o commedie.
Generalmente lo SCENEGGIATORE si specializza in determinare tipologie di opere: nella scrittura di copioni di film, telefilm, commedie teatrali, commedie radiofoniche, fiction…
Quali sono le condizioni di lavoro?
Indipendentemente dall’ambito di lavoro, che sia un teatro o una società di produzione di film, video o programmi televisivi, lo SCENEGGIATORE è normalmente un libero professionista. Nel caso di grandi produzioni accade che una sceneggiatura sia realizzata a più mani. In questo caso il suo lavoro si svolge all’interno di un team più o meno numeroso.
Lo SCENEGGIATORE lavora spesso a casa o in studi messi a disposizione dalla produzione e i suoi orari possono protrarsi anche di notte. Questa figura si relaziona continuamente con il Produttore nella fase di scrittura e con il Regista in fase di realizzazione, il quale spesso apporta modifiche estemporanee al testo per esigenze di regia.
Attività e competenze
Lo SCENEGGIATORE deve essere in grado di:
ATTIVITA' |
COMPETENZA |
---|---|
Progettare una sceneggiatura |
|
Realizzare una sceneggiatura |
|
Adattare la sceneggiatura in fase di produzione |
|
Quali conoscenze è necessario avere?
Conoscenze specialistiche
- Tecniche di scrittura: dall’idea al soggetto alla scaletta fino alla stesura finale.
- Tecniche di scrittura: la funzione della scena, la sequenza, motivazione esteriore ed interiore dei personaggi.
- Teoria della sceneggiatura: la struttura del film, il conflitto drammatico, i personaggi, il dialogo
Conoscenze generali
- Struttura narrativa del prodotto televisivo
- Elementi di sceneggiatura (cinematografica, teatrale, radiofonica)
- Tecnica del linguaggio cinematografico
- Elementi di costo produzioni audiovisive
- Principi della sceneggiatura: fondamenti di scrittura creativa tra immaginario, miti e archetipi.
- Analisi di sceneggiature e modalità di adattamento da testi letterari.
- Efficacia dei dialoghi e logica delle scene.
- Produzione e mercato: il ciclo produttivo, finanziamenti, presentazione di un progetto
Che cosa deve saper fare?
Abilità specialistiche principali
- Applicare tecniche di scrittura - riuscire ad esprimersi con un linguaggio semplice, efficace e conciso
- Applicare tecniche di scrittura - saper far parlare, ovvero immaginare le parole degli attori in modo che sembrino naturali, spontanee e adeguate al contesto storico e sociale dei personaggi
- Possedere una visione cinematografica di ciò che si descrive, saper immaginare tutte le scene e intuire quale sarà il loro effetto sugli spettatori
Abilità generali principali
- Applicare le regole basilari di ripresa e montaggio
- Utilizzare il linguaggio tecnico del set
- Applicare i principi della sceneggiatura (stesura di una sceneggiatura dal soggetto alla scaletta al trattamento alla scena)
- Utilizzare a livello base le macchine da presa per la sperimentazione in prima persona della messa in scena e della pratica del linguaggio audiovisivo.
Quali comportamenti lavorativi deve sviluppare?
Collaborazione-Cooperazione
lavorare in modo costruttivo e in sinergia per il raggiungimento degli obiettivi comuni, condividere progetti, informazioni e risorse
Creatività
ricercare soluzioni originali ed efficaci, approcciare in modo creativo i problemi di lavoro, tentare soluzioni non convenzionali, sviluppare un ambiente favorevole all’innovazione
Flessibilità-Adattabilità
modificare comportamenti e schemi mentali in funzione delle esigenze del contesto lavorativo, sapersi adattare ai cambiamenti e alle emergenze, lavorare efficacemente in situazioni differenti e/o con diverse persone o gruppi
Orientamento al cliente/utente
anticipare, riconoscere e soddisfare le esigenze del cliente interno/esterno e predisporre soluzioni personalizzate, efficaci e soddisfacenti dal punto di vista della qualità del servizio reso.
Articolo da Università Studi di Torino - www.atlantedelleprofessioni.it
Se il cinema e la scrittura sono le tue grandi passioni avrai sicuramente pensato di diventare sceneggiatore. Questo professionista ricopre un ruolo fondamentale nella produzione artistica in quanto si occupa di costrure quella che è la base di qualsiasi produzione che si rispetti: un'ottima ed accattivante storia. Quello dello sceneggiatore, inoltre, è un mestiere molto versatile in cui creatività e tecnica si fondono non solo al servizio del cinema, ma anche della televisione, della pubblicità, del teatro e così via.
Insomma, dovunque c'è una produzione artistica di spessore c'è una storia da raccontare e dovunque c'è una storia da raccontare... Beh, c'è uno sceneggiatore pronto a farlo!
Se, quindi, vuoi davvero diventare uno sceneggiatore a tutti gli effetti questo è l'articolo che fa per te. Qui individueremo il percorso migliore per diventare sceneggiatore, le competenze da padroneggiare in questo mestiere ed i guadagni e gli sbocchi lavorativi che potrai aspettarti lavorando come sceneggiatore in Italia!
Come diventare sceneggiatore: il percorso formativo
Il mondo dell'arte è spesso nebuloso quando si parla di percorsi di formazione e la professione di sceneggiatore non fa eccezione.
Non esiste infatti un percorso univoco per diventare sceneggiatore in quanto sono in primissimo luogo la creatività, la tecnica e la dedizione al lavoro a permetterti di avere un'idea vincente, realizzarla nel modo migliore e portarla all'attenzione dei grandi del mondo dello spettacolo.
Le numerose competenze che ti aiuteranno in questo iter, tuttavia, vanno apprese per tempo e potrai farlo attraverso quello che ho individuato essere la strada migliore per diventare uno sceneggiatore formato e spendibile nel mondo del lavoro.
Il primo passo di questo percorso consisterà nell'iscriverti ad un corso di Laurea Triennale in Scienze della Musica, delle Arti e dello Spettacolo, di cui ti parlo dettagliatamente nell' articolo dedicato al DAMS in cui ti segnaliamo anche le sedi in cui studiare in Italia.
Al DAMS potrai scegliere diversi indirizzi di studio ed io ti consiglio vivamente quello della comunicazione in cui apprenderai le basi delle discipline linguistiche e semiotiche oltre alle principali metodologie della comunicazione, acquisendo anche importanti conoscenze in ambito storico-artistico e della produzione artistica.
In seguito al DAMS, per rafforzare le tue competenze in materia di narrazione e di scienze dello spettacolo potrai iscriverti ad un corso di Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo (di cui ti parliamo nell'articolo dedicato al corso di Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo che ti aiuterà ad entrare in contatto diretto con il mondo della produzione artistica.
In alternativa potrai scegliere un percorso diverso rivolgendoti alle scienze della comunicazione. Questo percorso ti porterà a concentrarti più sul padroneggiamento delle tecniche, modelli e mezzi di comunicazione, sempre utilissimi per diventare sceneggiatore.
Se vuoi conoscere nel dettaglio i corsi di Laurea in Scienze della Comunicazione attivi in Italia ti rimando ai nostri articoli dedicati: Scienze della comunicazione: Guida ai corsi di laurea triennale e Scienze della comunicazione: Guida ai corsi di laurea magistrale, per l'articolo completo sui corsi di Laurea Magistrale in Scienze della Comunicazione.
I corsi singoli: una manna dal cielo
Il mestiere di sceneggiatore richiede un continuo aggiornamento, pratica costante e studio personale. Potrai trovare tutto ciò nei diversi corsi professionalizzanti attivi in Italia che ti permetteranno di concentrarti su determinati aspetti della professione scegliendo anche l'investimento economico da fare.
Non dimenticare mai che lo sceneggiatore è in primissimo luogo uno scrittore: un professionista della narrazione che utilizza una determinata forma e tecnica per convertire storie in racconti adattabili allo schermo.
Anche per diventare scrittore ci vogliono le giuste competenze.
Una laurea in ambito umanistico non è indispensabile, ma saprà aiutarti a raggiungere una padronanza del linguaggio ed una cultura che sapranno dare risalto alla tua opera narrativa. In ogni caso, anche qui la via maestra sono i corsi di scrittura.
Ti sconsigliamo i corsi troppo concettuali che lasciano il tempo che trovano: se leggi "corso di storytelling" e nelle specifiche non trovi esercizi concreti di scrittura o quantomeno l'invio della tua sudata opera alle Case Editrici, scappa a gambe levate!
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Le competenze dello sceneggiatore
Ora, parlando in senso strettamente tecnico, lo sceneggiatore si occupa di:
- ideare soggetti narrativi per il cinema, la radio, la televisione o il teatro
- definire e sviluppare le tematiche ed i personaggi dei suddetti soggetti narrativi
- definire i tempi e la scaletta delle sceneggiature
- revisionare i testi (proprio ed altrui) sulla base della tecnica maturata e delle esigenze di produzione
- proporre tali soggetti ai produttori e favorirne la produzione
Insomma, lo sceneggiatore si occupa dell'intera impalcatura narrativa senza la quale, diciamocelo, non ci sarebbe nessun'opera artistica da produrre e da guardare!
Per questo motivo, come ti dicevo, lo sceneggiatore è in primis uno scrittore che necessita di competenze importantissime nel mondo della produzione scritta tra cui:
- comprensione perfetta di qualsiasi testo scritto
- capacità di comunicare efficacemente in forma scritta
- saper ascoltare attivamente gli altri (specialmente regista e produttori) per impostare la narrazione secondo le diverse esigenze
- comprendere gli altri e saper adattarsi alle richieste altrui
- gestire il tempo e rispettare le scadenze richieste
- apprendere attivamente in corso d'opera
Per essere un ottimo sceneggiatore, infatti, bisogna anche essere un professionista affidabile capace sì di difendere la propria storia e le proprie idee, ma anche in grado di comprendere richieste e necessità altrui senza per questo snaturare la propria opera.
Va da sè, in ultimo, che una grandissima dose di originalità è una caratteristica indispensabile per diventare sceneggiatore ed avere successo nel mondo dello spettacolo!
Sceneggiatore: contratti e sbocchi lavorativi
Grazie all'esplosione di Netflix ed affini il settore della sceneggiatura sta vivendo finalmente una buona ripresa e gli sbocchi lavorativi nel mondo del cinema e del teatro stanno finalmente moltiplicandosi.
Se ancora non ti fosse chiaro come diventare sceneggiatore nell'immediato, per entrare in questo mondo ti consigliamo di iniziare a scrivere concretamente le tue idee e creare delle sceneggiature valide (cosa in cui ti aiuteranno molto i corsi che ti abbiamo consigliato) da inviare a sceneggiatori e registi. Otterrai così un doppio risultato: ti allenerai alla professione e avrai la possibilità di farti conoscere.
In quanto sceneggiatore, inoltre, sarai un libero professionista che potrà vendere le proprie sceneggiature e anche lavorare a contratto e a tempo determinato per le diverse produzioni.
Letture consigliate per aspiranti sceneggiatori
Come ti dicevamo, una delle risposte alla domanda "come diventare sceneggiatore" è: leggi, e tanto! Per questo motivo vogliamo consigliarti due libri legati al mondo della sceneggiatura.
Il primo è il famosissimo Story. Contenuti, struttura, stile, principi per la sceneggiatura e per l'arte di scrivere, che ti aiuterà a gettare le basi per la tua carriera professionale. Puoi acquistarlo qui su Amazon.
Il secondo libro che ti consigliamo è La sceneggiatura. Il film sulla carta, opera che tratta tutto il processo creativo della scrittura con grandissima lucidità ed in modo estremamente concreto.
Utilissimo se hai intenzione di trasfrormare un racconto o magari un romanzo in una sceneggiatura e vuoi partire con il piede giusto. Acquistalo qui su Amazon per avere una freccia in più al tuo arco!
Dai un'occhiata a questi libri:
dall'articolo di classup.it
MUSICISTA ESECUTORE
DEFINIZIONE
Il Musicista esecutore è lo strumentista che esegue prevalentemente in pubblico, da solo o molto spesso in gruppo, brani musicali composti da altri.
Il Musicista esecutore è una figura tradizionale del settore dello spettacolo e ultimamente sta vivendo una particolare fioritura, dovuta in particolare all'apprezzamento crescente del pubblico ed alla diffusione presso locali e club della musica dal vivo.
Se infatti la situazione delle orchestre sinfoniche di musica classica non sembra particolarmente rosea, l'industria del divertimento e del tempo libero sembra aver riscoperto negli ultimi anni la musica dal vivo, sia da ascolto che da ballo, e le città nella stagione invernale ed i luoghi di villeggiatura d'estate si sono nuovamente riempite di spazi per le esibizioni "live" di artisti e gruppi sia emergenti che maggiormente affermati.
COMPITI E PRINCIPALI ATTIVITA'
Le principali attività del Musicista esecutore si dividono generalmente in due grandi aree, e cioè in:
-
attività legate al contenuto artistico della professione;
-
incombenze legate alla gestione manageriale dell'attività.
Pur essendo qualiquantitativamente di peso assai differente (essendo il primo gruppo quello che ne caratterizza maggiormente l'attività) sono tuttavia entrambe necessarie per il successo professionale del Musicista esecutore.
Le attività inerenti al contenuto artistico della professione riguardano principalmente l'allestimento di una show e, successivamente, la sua esecuzione in pubblico.
L'allestimento dello show è la fase maggiormente creativa dell'attività professionale di un Musicista esecutore. Infatti, anche se in questa sede si parla di esecutori e non di compositori, proprio in fase di allestimento dello spettacolo il musicista da sfogo al proprio estro e creatività, ideando arrangiamenti e soluzioni sceniche che, assai spesso, sono la chiave del successo o dell'insuccesso di un'esibizione.
Infatti, il Musicista esecutore, oltre a personalizzare il più possibile un brano composto da altri attraverso un particolare arrangiamento, è essenzialmente un in trattenitore, che necessariamente deve saper stare sul palcoscenico e ammiccare il pubblico con battute e, nel limite delle disponibilità dell'ambiente nel quale si esibisce, con trovate sceniche pensate a tavolino.
Inoltre, il Musicista esecutore è generalmente un attento osservatore delle mode che influenzano il gusto e le attese del pubblico e, pertanto, è un interprete in grado di modificare il proprio repertorio o la sua tecnica esecutiva in funzione di queste.
Il secondo genere di attività riguarda invece gli aspetti manageriali dell'attività.
Tali attività, di carattere prevalentemente promozionale, possono essere svolte autonomamente dal Musicista ma, man mano che aumenta il grado di professionalità e/o di successo dell'attività, vengono delegate ad un vero e proprio manager. In primo luogo, a scopo promozionale il musicista deve assolutamente provvedere a realizzare un demo con i brani che maggiormente caratterizzano lo spettacolo che intende proporre dal vivo.
Una volta realizzato il demo, inizia la ricerca della scrittura, cosa che avviene cercando di stabilire contatti con i gestori di locali e club dai quali ottenere almeno l'ingaggio per una serata. In ciò, un buon manager risulta certamente facilitato, in quanto è introdotto nel mondo dei locali notturni e, il più delle volte, è in grado di creare delle sinergie tra diversi artisti che rappresenta.
Infine, per i Musicisti poco conosciuti, una volta ottenuta una serata, c'è un'ulte riore incombenza a cui far fronte, ossia riempire il locale creandosi un "pubblico amico". Questa è forse l'attività che in linea di massima risulta meno gradita, ma certamente anche quella che permetterà al musicista di "sopravvivere" all'interno di un dato locale, programmando le performance in maniera regolare e cadenzata.
COMPETENZE
Come detto in precedenza, riguardo al contenuto artistico della professione, il Musicista esecutore è in primo luogo un conoscitore di musica, in particolare sia sotto l'aspetto tecnicostrumentale, sia riguardo al possesso di una particolare cultura musicale.
Sul primo punto, il Musicista deve avere una conoscenza approfondita del proprio strumento; in secondo luogo, deve possedere delle buone basi teoriche. I due aspetti consentono infatti al musicista di creare con relativa facilità arrangiamenti vincenti, o di rispondere in tempi rapidi a modifiche di repertorio o, addirittura, di scaletta.
Inoltre, sempre più un Musicista deve conoscere ed utilizzare il computer. Infatti i software musicali sono al giorno d'oggi dei supporti imprescindibili, tanto nella fase creativa degli arrangiamenti, quanto durante le performance dal vivo.
Il possesso di una ricca cultura musicale, più che una competenza vera e propria, è in realtà una sorta di prerequisito professionale. Un buon esecutore è infatti un Musicista estremamente versatile nei vari generi e stili che
caratterizzano gli artisti più affermati; dietro a questa versatilità, oltre che ore ed ore di esercizio, molto spesso c'è un'intensa attività di ascolto, non solo dei nuovi prodotti dell'industria musicale, ma anche e soprattutto di produzioni datate: in questo settore il revival è una vera e propria moda e anticipare una moda o ricreare un sound particolare può garantire spazi e opportunità non trascurabili.
SITUAZIONE DI LAVORO
Quella del Musicista è una tipica professione notturna. Nel caso di un Musicista da piano bar, questo si esibisce generalmente da solo, o eventualmente accom pagnato da un cantante, e gli spazi tipici sono ristoranti, bar e piccoli locali. I compensi per una serata variano in funzione del locale e dell'esperienza del Musicista (che tradizionalmente è un tastierista) e mediamente si aggirano su i 100 euro; tuttavia, per gli artisti da piano bar, dopo una o due serate di prova, i rapporti con la gestione di un locale vengono generalmente regolarizzati attraverso la stipula di un contratto, o comunque di un impegno, per un'intera stagione.
Diverso è il caso dei gruppi musicali, i quali assai raramente riescono ad ottenere contratti per un'intera stagione. Per questi vale generalmente il principio del "locale pieno" e, pertanto, l'aspetto promozionale della serata deve sempre essere tenuto in conto. I compensi variano in funzione del locale e vanno da un minimo di 175 ad un massimo di 500 euro per i locali più gettonati.
Oltre ai locali serali, esistono poi altri ambiti nei quali un musicista può trovare interessanti spazi lavorativi. Occasioni di lavoro possono infatti nascere da cerimonie, feste private e di piazza, così come presso manifestazioni fieristiche: tutto ciò sottolinea il fatto che chi intenda fare del Musicista una professione e non un semplice hobby da coltivare deve possedere, oltre ad un'ottima padronanza dello strumento, una grandissima versatilità stilistica, che gli permetta di suonare, ad esempio, nell'arco di una stessa settimana liscio in un circolo anziani, blues in un locale alla moda e revival anni '60 in una festa privata.
Per i Musicisti che possano vantare una buona esperienza "live" e conoscenze acquisite nel settore scattano poi grandi opportunità legate alla partecipazione alle tournée degli artisti più quotati. Tali opportunità, oltre a costituire interessanti occasioni di guadagno immediato (in un tour il cachet varia da 175 a 250 euro netti a serata, più le spese di trasferimento e alloggio), arricchiscono il bagaglio dell'esperienza del Musicista, andando ad incidere in maniera assai rilevante sul curriculum professionale.
Tralasciando poi l'ambito delle esibizioni in pubblico, una tradizionale, e non trascurabile, fonte di reddito per i Musicisti è l'insegnamento, sia a privati, sia presso le innumerevoli scuole di musica (un'ora di lezione, sia teorica che pratica, viene retribuita tra i 15 e i 30 euro).
Infine, i Musicisti più "bravi" si inseriscono con relativa facilità nelle produzioni musicali. L'ambito lavorativo è ben più ampio di quanto si potrebbe a prima vista pensare. Infatti, per produzione musicale si intende non solo il disco dell'artista blasonato che "sfonda" le classifiche (il cui ambito professionale è oggetti vamente ristretto ad una selezionatissima cerchia di strumentisti, spesso di fama internazionale), ma anche e soprattutto jingle e sigle per programmi radiofonici e televisivi, colonne sonore, spot pubblicitari, documentari o musiche per spettacoli teatrali.
PERCORSI FORMATIVI
Parlando di Musicisti e di percorsi formativi, istintivamente viene alla mente il conservatorio, sul cui valore formativo teorico e pratico è persino superfluo soffermarsi. Il conservatorio è ovviamente legato ad una impostazione classica dello strumento e, come si accennava, le orchestre stabili non versano in Italia in una congiuntura molto positiva, sia a livello di fondi che di spazi, ed offrono uno sbocco occupazionale obiettivamente limitato.
Se al contrario si desidera approfondire la conoscenza di uno strumento senza ricorrere al conservatorio, specializzandosi eventualmente su uno specifico genere musicale, molte sono le scuole che, a livello più o meno elevato, forniscono una preparazione adeguata per inserirsi nel mondo della musica. Frequentare una scuola di perfezionamento è inoltre un'ottima occasione per entrare in contatto con musicisti professionisti e produttori, dalla cui conoscenza possono nascere interessanti prospettive di lavoro.
TENDENZE OCCUPAZIONALI
I Musicisti in Italia sono circa 40.000 (Fonte ENPALS). Tra le specializzazioni professionali maggiormente rilevanti da un punto di vista quantitativo si segnalano i Coristi vocalisti (circa 3.500), i Concertisti solisti (circa 11.000), i Professori d'orchestra (circa 5.700) ed i musicisti di musica leggera (circa 14.000). La professione del Musicista è però una delle professioni che risulta essere fortemente penalizzata da lunghi periodi di inattività. Sempre dai dati rilevati dall'ENPALS emerge infatti che, mediamente, in un anno un Musicista lavori solamente 44 giornate.
Ciò non toglie che il trend della musica dal vivo è stato negli ultimi anni estremamente positivo, cosa evidenziata dal sensibile aumento dei concerti di musica leggera segnalata dall'Istat (17.219 concerti nel 1996 contro i 14.831 del 1991). Tuttavia, se si considera che le rilevazioni Istat si riferiscono esclusivamente ai concerti per i quali è stato emesso un biglietto d'ingresso con registrazione SIAE, è evidente che le dimensioni del fenomeno sono di gran lunga maggiori di quelle che emergono dai dati ufficiali. Infatti, alle statistiche ufficiali sfugge la gran parte dei concerti tenuti nei locali notturni, e conseguentemente il dato ISTAT appare sottostimato non di una o due volte, ma di almeno dieci volte.
A fronte di una ripresa così forte della musica dal vivo si segnalano quindi, al meno per il breve periodo, buone prospettive occupazionali. Sul punto occorre però sottolineare che il tipo di occupazione che il settore è in grado di offrire è, almeno per i grandi numeri, estremamente precario. Il successo che un Musicista può sperimentare può essere temporalmente molto breve e durare anche solo una stagione. Infatti, questo è un settore caratterizzato da un elevatissimo turnover e per sopravvivere occorre tenacia, professionalità e versatilità. Nel mare magnum dei Musicisti solo una piccola quota possiede tali requisiti caratteriali, ma questi sono anche quelli che riescono a vivere la musica come un mestiere e non come un semplice hobby.
FIGURE PROFESSIONALI PROSSIME
Il Musicista esecutore è una figura professionale a contenuto prevalentemente artistico; ciononostante il musicista può trovare sbocchi occupazionali anche come tecnico di studio, soprattutto con la mansione di Fonico o Addetto al mixer. Infatti, l'esperienza del musicista si misura in ore passate in studio di registrazione e questo è un tipo di esperienza facilmente rivendibile presso studi o service che noleggiano impianti di amplificazione per concerti.
Sfruttando al propria competenza musicale, un Musicista può trovare sbocchi occupazionali anche nelle radio private o come Giornalista presso le numerosissime riviste di settore.
PROFILI FORMALI CORRELATI ALLA FIGURA TIPO
La figura professionale del Musicista esecutore appartiene alla categoria
2.5.6.4 della classificazione delle professioni Istat in quanto suonatore di uno strumento, mentre per i cantanti, la categoria Istat è la 2.5.6.5.
CREATORE DEGLI EFFETTI SPECIALI
DEFINIZIONE
Il Creatore degli effetti speciali è quella figura professionale che idea, progetta e realizza gli accorgimenti tecnici che simulano una situazione difficilmente ottenibile in altro modo. L'effetto speciale serve quindi a ricreare la "realtà del film", vale a dire a far sembrare credibile una scena pensata dal Regista. Gli effetti speciali possono essere suddivisi in tre grandi famiglie, e
cioè:
-
effetti di tipo sonoro;
-
effetti di tipo meccanico;
-
effetti di tipo ottico digitale.
Nell'ambito di questa scheda ci occuperemo più approfonditamente di questi ultimi, avendo la cura di evidenziare come l'avvento del computer e più in generale delle nuove tecnologie abbiano inciso profondamente sulle professionalità operanti in questo settore.
Prima dell'avvento dell'informatica e del digitale, gli effetti speciali venivano realizzati su ottico attraverso degli strumenti di tipo tradizionale. Uno dei primi effetti ad essere usati nella storia del cinema fu il cosiddetto "split screen", che consisteva nella simultanea presenza in video dello stesso attore che interpretava due diversi personaggi. Questa tecnica era possibile grazie alla divisione in due metà dello schermo ottenuta con la esposizione separata della pellicola. Un cartoncino nero veniva posto esattamente a metà dell'obiettivo della macchina da presa in modo che solo una parte venisse impressionata, venivano così girate separata mente le due scene che allo spettatore sembravano avvenire in contemporanea. Un'altra tecnica era il "travelling matte" che si basava sull'estrazione da una pellicola ad alto contrasto di una "maschera" (la sagoma del personaggio veniva ripresa su un fondo scuro colorato uniformemente, solitamente blu o verde) a cui veniva successivamente inserito uno sfondo girato separatamente.
Oggi il computer permette una gamma quasi illimitata di operazioni, una maggiore accuratezza nei particolari e un notevole di risparmio di tempo e di costi. Una di queste tecniche è il "compositing", grazie al quale è possibile comporre digitalmente più scene (multilayer) girate separatamente. In altre parole ogni singolo elemento va aggiunto agli altri come in un puzzle (la scena principale, lo sfondo e altri elementi che possono essere disegnati con la computergrafica, animati tridimensionalmente e modificati digitalmente grazie alle tecniche di fotoritocco).
Purtroppo in Italia siamo indietro di qualche anno rispetto agli Usa, che è senza dubbio il Paese all'avanguardia in questo settore, ma anche rispetto e ad altri Pae si come la Francia o l'Inghilterra. A preoccupare non è tanto il gap tecnologico, che è minimo, quanto piuttosto lo scarso utilizzo nelle produzioni nazionali degli effetti speciali (se non in postproduzione per correggere delle
scene che presentano dei piccoli errori di ripresa). Visto il loro costo sono considerati erroneamente dal produttore come un lusso, come un capriccio del regista e non vengono valutati, se non in qualche sporadico caso, come parte integrante per la buona riuscita di un film. Per questa ragione pochi sono i film italiani che utilizzano massicciamente gli effetti speciali con la conseguenza che molti dei nostri migliori artisti hanno trovato occasioni di lavoro all'estero.
COMPITI E PRINCIPALI ATTIVITA'
Nella creazione di effetti speciali possiamo individuare tre momenti temporalmente e concettualmente ben distinti tra loro:
-
la pre-produzione (ideazione, progettazione e previsualizzazione);
-
la produzione (riprese sul set);
-
la post-produzione (creazione digitale dell'effetto speciale attraverso le tecniche di compositing, computergrafica, animazione 3D e illustrazione digitale).
Per la buona riuscita degli effetti è indispensabile che il Creatore degli effetti speciali e il Regista collaborino a stretto contatto, dato che il Regista ha infatti in mente la scena che vuole girare mentre il Creatore degli effetti speciali è consapevole delle problematiche tecniche. E' necessario quindi concordare gli obiettivi verso i quali si vuole arrivare e i mezzi con cui raggiungerli, come è altresì importante discuterli con il responsabile degli artisti. Meno errori si commettono in questa fase, minore sarà il costo di produzione e il tempo impiegato.
Il primo passo consiste nella realizzazione di uno "storyboard" (un'illustrazione a fumetti della scena da girare), che serve ad indicare come sarà girata la scena e fornisce le indicazioni e gli accorgimenti di tipo tecnico necessari al regista e alla troupe. In alcuni casi si ricorre addirittura ad un animatic della scena, vale a dire a una ripresa video dello storyboard che simula la scena da girare. Generalmente, sul set è presente il Creatore degli effetti digitali per risolvere eventuali problemi tecnici e per concordare con il Regista eventuali modifiche o aggiustamenti. Nelle sue funzioni il Creatore degli effetti speciali è coadiuvato da un supervisore agli effetti visivi, che avendo un trascorso da operatore conosce molto bene le problematiche di questa professione ed è in grado di intervenire.
Terminate le riprese sul set, il lavoro passa all'operatore degli effetti speciali che ha il compito di modificare la scena così come previsto dallo storyboard o dall'animatic. Il Supervisore agli effetti visivi coordina questa fase dei lavori e si fa portavoce delle esigenze del Regista. Una volta fatto il montaggio del film (o al meno della scena su cui bisogna apportare l'effetto speciale) comincia la fase operativa propriamente detta: innanzitutto bisogna acquisire il materiale su dischi condivisi attraverso una scansione digitale, successivamente si dividono le scene da fare tra i vari operatori e, nel caso di una scena particolarmente complessa, si procede ad una ulteriore suddivisione al suo interno tra i vari elementi che la compongono. Si passa poi al lavoro di compositing, di fotoritocco, di "arricchimento scenografico" (è una tecnica simile per certi versi al restauro e consiste nell'aggiungere o modificare dei particolari per rendere la scena più valida visivamente) e di computergrafica. In questa fase è molto importante il tipo di macchina e di software sul quale si esegue il lavoro, perché se è vero che ormai parecchi studi sono in grado di creare degli effetti digitali, rimane fondamentale il tempo di realizzazione, oltre ovviamente alla bravura del creatore degli effetti speciali e degli operatori a sua disposizione.
Una volta completate le operazioni si procede prima a un preview dell'effetto (visione provvisoria a bassa risoluzione) davanti al Regista e, nel caso in cui questi dia il suo assenso, si passa alla proiezione definitiva e alla stampa su pellicola. Non è possibile fare delle stime accurate sui costi di produzione per gli effetti speciali; generalizzando possiamo dire che nei film di fantascienza o quelli in cui vi è un grosso uso degli effetti, i costi possono raggiungere anche il 30% dell'intero budget mentre, in un film con pochi interventi come può essere una commedia ad esempio, questa quota scende notevolmente. In Italia il costo di un intervento di 34 minuti e di fotoritocco di alcune scene per un film di media levatura può oscillare tra i 50 e 100 milioni.
COMPETENZE
Per riuscire ad emergere in questa professione è fondamentale avere una grande passione, perché si tratta di un mestiere molto faticoso, dove si lavora parecchie ore di continuo e in cui è fondamentale mantenere sempre la necessaria concentrazione e essere in grado di gestire molti lavori parallelamente. Occorre inoltre tanta pazienza perché nonostante la presenza di avanzate tecnologie, non si tratta di un lavoro con caratteristiche industriali, con procedure standardizzate e ripetitive. Il lavoro consiste spesso nella risoluzione di problemi sempre diversi dai precedenti, ragione per cui l'elemento umano (estro creativo e esperienza accumulata negli anni) è una componente alla quale non si può assolutamente rinunciare. In particolare, per diventare un Creatore di effetti speciali bisogna avere un discreto talento artistico alle spalle come la dizione inglese "digital effect artist" sottolinea. Sicuramente è anche rilevante possedere un buon background informatico, sia per quanto riguarda l'utilizzo di software grafici avanzati che per la conoscenza di linguaggi di programmazione.
SITUAZIONE DI LAVORO
Il lavoro si svolge prevalentemente in studio, dove si hanno a disposizione dei computer molto potenti e dei software sofisticati e costosi. Una parte può essere invece realizzato a casa, come fanno la maggior parte dei collaboratori free lance che solo in fase di "rendering" (trasformazione di una scena digitale in un file grafico) si appoggiano su studi o società specializzate in effetti speciali.
In Italia, le società operanti in questo settore sono mediamente piccole, e per questo e le procedure di suddivisione del lavoro sono piuttosto flessibili e informali. Non esiste una organizzazione di tipo strettamente piramidale, mentre è più esatto parlare di specializzazione di tipo funzionale, nel senso che la divisione del lavoro avviene in base alle diverse competenze presenti in un gruppo di lavoro. Esiste poi un responsabile d'area che supervisiona le varie fasi del lavoro e che coordina i vari progetti che si portano avanti contemporaneamente (multitask). Le strutture organizzative sono quindi abbastanza agili e in prevalenza di tipo misto con un piccolo nocciolo stabile costituito dai dirigenti della società e qualche dipendente assunto con contratti di stage o di formazione professionale e una grossa presenza di collaboratori free lance, spesso legati all'azienda con contratti di esclusiva. In America dove invece esistono studi di effetti speciali in cui lavorano centinaia di persone, l'organizzazione del lavoro è più gerarchica e definita nei ruoli.
Il compenso per un Creatore di effetti speciali dipende dal tipo di società, dalla mole di lavoro e dal tipo di contratto. Il free lance lavora a prestazione (più si è bravi, più si lavora) e quindi a parità di ore può prendere molto di più rispetto a un lavoratore dipendente. Lo stipendio di un dipendente esperto si aggira sui 2-2,5 netti al mese a cui va aggiunto lo straordinario retribuito. Il free lance invece può arrivare a guadagnare le cifre del dipendente in poche giornate di lavoro (soprattutto nella pubblicità), anche se si assume in prima persona il rischio della scarsità del lavoro. I più bravi tuttavia scelgono quasi sempre la via del free lance, visto che per loro la richiesta è sempre molto alta e hanno la possibilità di scegliere in quali imprese cimentarsi.
Gli orari sono teoricamente di otto ore al giorno; in pratica bisogna adeguarsi al ciclo di produzione ed essere molto flessibili. Soprattutto chi lavora nel cinema e nella pubblicità deve tenere dei ritmi molto frenetici per rispettare le strette scadenze prefissate. Dal punto di vista tecnico invece le differenze fra il cinema, la televisione e la pubblicità sono minime: ciò che varia è il maggior grado di accuratezza e di definizione che il mezzo cinematografico impone agli operatori.
PERCORSI FORMATIVI
In Italia non esistono delle vere e proprie scuole esclusivamente dedicate agli effetti speciali e questo rappresenta un grosso problema perché è molto difficile trovare degli operatori veramente bravi. Solo in America esistono delle scuole con una certa tradizione alle spalle, anche se negli ultimi anni in Italia sono stati con dotti alcuni tentativi in questo senso, ma non sempre con risultati soddisfacenti. Sono invece abbastanza diffusi i corsi di computergrafica, animazione 3D, montaggio e compositing, che però non sono specificamente destinati alla creazione di effetti speciali.
Recentemente sono stati attivati dei rapporti di collaborazione per l'effettuazione di stage e corsi di specializzazione tra alcune di queste scuole e delle società di effetti speciali.
Tuttavia la strada ancora oggi più efficace, non priva peraltro di ostacoli e di incognite, rimane quella di proporsi alle aziende personalmente portando con sé un piccolo book di materiale per l'accertamento delle proprie abilità e capacità. Molto spesso può essere richiesto un periodo di prova (occorre quindi tanta umiltà) affinché possano essere testati sul campo le proprie qualità e, se viene superato, si accede a contratti di formazione in cui è riconosciuto un piccolo compenso e il rimborso di alcune spese. L'apprendistato rimane comunque la via privilegiata in questo settore dove l'esperienza e la pratica hanno una valenza molto rilevante.
TENDENZE OCCUPAZIONALI
Il mercato, dopo molti anni di stasi è finalmente in crescita, la fiction ha avuto un vero e proprio boom, il cinema italiano sta attraversando un discreto momento e finalmente anche in Italia si iniziano a fare dei film con un più ampio ricorso agli effetti speciali. Le prospettive per il futuro sono senz'altro buone, se in aggiunta consideriamo lo sviluppo e la diffusione di internet, la proliferazione di canali via cavo e satellitari e tutto quello che è multimediale. Questo trend fa quindi supporre che per il futuro la tecnologia avrà un ruolo sempre più preponderante nelle produzioni cinematografiche, televisive, destinate alla pubblicità o al multimedia.
Tuttavia per riuscire ad emergere in questo settore bisognerà essere sempre di più creativi, aggiornati, veloci e abili nel farsi preferire agli altri. In Italia purtroppo sono veramente poche le società che lavorano per il cinema, per lo più a Roma e quasi tutte gravitano intorno agli studi di Cinecittà, mentre, se si è interessati al mondo della pubblicità, della comunicazione e dell'immagine, maggiori possibilità occupazionali sono disponibili a Milano.
Due sono le strade maestre che sembrano al momento garantire maggiori prospettive, e cioè la specializzazione nella finalizzazione dell'effetto, come è per esempio la tecnica del compositing, o l'acquisizione di esperienza nella computer grafica, che ha forse il pregio di essere più vendibile in settori collaterali a quello degli effetti speciali.
FIGURE PROFESSIONALI PROSSIME
Abbiamo già visto come non ci sia molta differenza tra realizzare gli effetti digitali per il cinema, la televisione o la pubblicità. Completamente diverse sono invece le figure professionali che realizzano effetti speciali di tipo meccanico o sonoro.
La realizzazione di effetti meccanici è un'attività tipicamente artigianale, basata su competenze essenzialmente di tipo pratico, in particolare meccanico, e nella
lavorazione di alcuni metalli. Ultimamente si è intrapresa la via dell'integrazione tra effetti speciali di tipo meccanico e digitale, tecnica che, sebbene piuttosto costosa, si è rivelata molto efficace.
La figura professionale più importante per la realizzazione degli effetti sonori è invece quella del Montatore del suono. Fino a qualche anno fa il procedimento utilizzato era di tipo analogico, oggi invece si ricorre alle più avanzate tecnologie digitali. Il Regista vede il film con il Montatore del suono e gli indica il tipo di effetti sonori che vuole inseriti. Il montatore sulla base di queste informazioni sceglie dal repertorio effetti sonori quelli più adatti e effettua il missaggio (ormai tutto computerizzato) presso un apposito studio. La figura professionale del Montatore del suono richiede quindi un certo gusto musicale, una approfondita conoscenza degli effetti sonori in repertorio, l'utilizzo del computer e dei software applicativi per il missaggio del suono e, forse la dote più importante, una grande esperienza in materia.
PROFILI FORMALI CORRELATI ALLA FIGURA TIPO
La figura professionale del Creatore di effetti speciali (tecnico degli effetti specia li elettronici, ottici e sonori) appartiene alla categoria 3.4.3.3 "Tecnici per la produzione radio, Tv e cinema" della classificazione delle professioni Istat (1991).
TECNICO DELLE LUCI
DEFINIZIONE
Il Tecnico delle luci (o Datore luci) è il "responsabile della sequenza delle luci" durante l'esecuzione di uno spettacolo. Quella del Tecnico è una figura professionale trasversale, che nasce storicamente a teatro per diventare essenziale nel cinema prima e in televisione poi, con il nome di "Direttore della fotografia".
Più che di una figura professionale definita, in questo caso sembra opportuno par lare di una vera e propria "famiglia professionale". In particolare, in campo teatrale, si possono distinguere due differenti profili che, se vogliamo, rappresentano due fasi evolutive della carriera, e cioè l'Elettricista teatrale ed il Light designer.
L'Elettricista teatrale è il vero e proprio tecnico delle luci ed è colui che monta gli impianti e segue in consolle l'intero spettacolo.
Il Light designer è invece il creatore della sequenza delle luci, spesso in collaborazione con il Regista, lo Scenografo e il Coreografo, se presente. Il Light designer, dunque, è o è stato senza dubbio un elettricista ma, visto il ruolo creativo che ricopre all'interno della produzione, deve necessariamente essere un esperto di tecniche recitative e di arti figurative ed avere in sostanza quelle competenze che gli consentano di leggere una sceneggiatura, interpretarla e "sentirla" così da renderla al meglio sul palcoscenico.
In campo cinematografico e televisivo, invece, non esiste la figura delTecnico delle luci, propriamente detta. Le sue funzioni sono svolte dal Direttore della fotografia che non è un ex Elettricista ma solitamente un ex Operatore di ripresa o un ex Primo Cameraman ed è, in ogni caso, affiancata da una squadra di elettricisti, come avviene in teatro.
COMPITI E PRINCIPALI ATTIVITA'
Una produzione teatrale può essere suddivisa in due fasi: una preparatoria ed una realizzativa.
Nella prima, il Light designer "crea" lo spettacolo, studia la sceneggiatura, parla con il regista, con lo scenografo, ed "entra nel testo", mettendo a punto il cosiddetto Piano Luci. Questo è un vero e proprio "copione", attraverso il quale viene definita la sequenza delle luci e degli effetti che si alterneranno durante la rappresentazione. In un secondo momento, il Light designer designa il Capo elettricista, quando non è la produzione stessa a farlo.
La seconda fase prevede la realizzazione dell'impianto luci e la dislocazione dei proiettori. Una volta definita la struttura, il Tecnico delle luci lavora in consolle per tutta la durata dello spettacolo e, generalmente, per tutta la tournée.
Per quanto riguarda la strumentazione, un Tecnico delle luci ha bisogno di proiettori teatrali (diffusori per i fondali e fari a lente convessa con lampade a bulbo), cavi, dimmer (strumenti dotati di potenziometri collegati alla consolle) comunemente detti oscuratori graduali.
COMPETENZE
Nonostante quella del Tecnico delle luci sia una professione che abbraccia vari settori (teatro, cinema, TV), le competenze di base sono a grandi linee le stesse. Il Tecnico delle luci deve avere dei rudimenti di elettrotecnica, di ottica, nel caso del direttore della fotografia, ed un infarinatura di informatica per l'utilizzo di alcuni software dedicati, creati appositamente per gli impianti di illuminazione.
Dal punto di vista umano, chi si accinge ad intraprendere questo tipo di lavoro deve essere una persona con un certo spirito di iniziativa, autonoma e senza impegni familiari troppo vincolanti. Sensibilità e gusto artistico sono, poi, caratteristiche imprescindibili per chi ha intenzione di diventare un Light designer, che spesso è la naturale evoluzione professionale per chi vive tra le "luci" del teatro.
SITUAZIONE DI LAVORO
Mobilità e flessibilità sono le parole chiave per definire l'ambiente in cui lavora un Tecnico delle luci. Infatti, ad eccezione dei tecnici assunti dai grandi network televisivi, gli altri sono generalmente freelance. Non esistono agenzie vere e proprie e lo stesso collocamento per i lavoratori dello spettacolo viene poco usato. Semplicemente, possiamo dire che il tecnico delle luci lavora "per conoscenze". È un tipo di professione che si svolge quasi esclusivamente di notte, anche se per montare gli impianti si comincia alle 8 di mattina.
Il periodo lavorativo va da ottobre fino a maggio, seguendo lo spettacolo in tournée, talvolta anche all'estero. Gli impegni estivi sono caratterizzati da tournée più brevi di un mese e mezzo circa. Oltre a questi impegni, generalmente al Tecnico delle luci si presentano occasioni di lavoro spot come festival, rassegne, con certi e sfilate di moda, che in ogni caso possono caratterizzare anche il periodo invernale.
Infine, esistono nel settore anche i cosiddetti "service" che noleggiano le appa recchiature e il materiale necessario e che forniscono all'occorrenza i Tecnici. Per quanto riguarda la retribuzione, il guadagno medio è di circa 125 euro al giorno al lordo delle spese, completamente a carico del tecnico mentre gli spostamenti sono pagati dalla produzione.
PERCORSI FORMATIVI
Quella del Tecnico delle luci è una professione che si impara sul campo, generalmente a teatro ed in un certo senso, quasi per caso: per colpa di amici che sono già introdotti nell'ambiente, perché si è figli d'arte o, più semplicemente, per passione.
Non esistono delle scuole specifiche, anche se almeno negli ultimi anni, sono stati organizzati dei Corsi regionali con finanziamenti comunitari e Corsi di Specializzazione presso la Scuola di Renato Greco.
TENDENZE OCCUPAZIONALI
In termini di numeri, i Tecnici delle luci sono stimati intorno alle 300 unità a Roma, 2500 circa in tutta Italia.
Dal punto di vista occupazionale, è una figura professionale che può essere impiegata in tutti i settori, dal teatro, al cinema, alla televisione, e comunque concentrata nelle grandi città, dando luogo ad un fenomeno di localizzazione urbana.
I vari settori che compongono il mondo dello spettacolo cominciano a mostrare una tendenza positiva. Questo vale, in particolar modo, per il cinema e per gli spettacoli dal vivo, musica e teatro in testa. Tutto ciò di riflesso si è ripercosso sull'area più circoscritta dei tecnici, che presenta quindi, al momento, un andamento occupazionale tendenzialmente positivo.
FIGURE PROFESSIONALI PROSSIME
Il tecnico delle luci svolge un'attività piuttosto specifica e non è così agevole, quin di, individuare delle figure professionali ad esso affini. In ogni caso, senza dubbio, il suo profilo può essere affiancato a quello del light designer, figura creativa che si colloca ad un livello superiore a quello del semplice tecnico. Analogamente, un certo grado di prossimità si rileva anche per quanto concerne lo scenografo e il coreografo che collaborano con il light designer per dare vita al Piano Luci.
Nel campo cinematografico, la figura del direttore della fotografia è quella che, come precedentemente detto, più si avvicina al tecnico delle luci, svolgendone in sostanza le medesime funzioni.
PROFILI FORMALI CORRELATI ALLA FIGURA TIPO
La figura professionale del datore luci appartiene alla categoria 3.4.3.3 "Tecnici per la produzione radio, TV e cinema" della classificazione delle professioni ISTAT (1991).
TECNICO DEL SUONO
DEFINIZIONE
Il Fonico è l'operatore responsabile dell'output sonoro di una produzione audio visiva.
L'elemento sonoro è una parte essenziale dei prodotti dello spettacolo, siano questi film, spot pubblicitari o programmi televisivi (per l'appunto definiti "audiovisivi"); in altri, il sonoro costituisce addirittura la parte esclusiva, come nel caso delle opere musicali.
Conseguentemente, quella del Fonico è una figura trasversale e presente in tutti gli ambiti dello spettacolo. Ciononostante, anche se le competenze di base e gli obiettivi sono comuni, diverse sono le specializzazioni che si rendono necessarie a seconda dello specifico ambito nel quale il fonico opera.
COMPITI E PRINCIPALI ATTIVITA'
Per descrivere compiti e attività di un Fonico si deve in primo luogo individuare il tipo di produzione che questo è chiamato a realizzare. Allo scopo, è possibile suddividere l'innumerevole serie di prodotti riconducibile all'area dello spettacolo in due grandi categorie, e cioè:
-
prodotti audiovisivi in senso stretto, nel senso che in questi la parte sonora si accompagna a quella visiva;
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prodotti musicali.
Riguardo ai primi e prendendo a titolo di esempio un film (le stesse considerazioni varrebbero anche nel caso di uno spot pubblicitario o di un quiz televisivo), quando si parla di suono ci si riferisce a tre diverse fonti/tipologie sonore, e cioè:
-
la recitazione degli attori;
-
gli effetti sonori ed i rumori;
-
la colonna sonora del film.
Queste sono sezioni o aree di lavoro ben distinte, alle quali lavorano diverse figure professionali che, complessivamente, possono essere classificate come Fonici.
Della traccia sonora relativa alla recitazione degli attori è responsabile in prima sede il Fonico di presa diretta o microfonista, il cui compito fondamentale è quello di attrezzare lo studio o, più in generale, l'ambiente di ripresa della microfonatura ideale a cogliere in pieno la recitazione. Una volta posizionati i microfoni, questi vengono collegati ad un mixer, il quale a sua volta è collegato con un registratore digitale (un tempo analogico) che registra le singole tracce in maniera separata.
Ultimata la registrazione (o, guardando da un'altra ottica, la ripresa della scena), il lavoro del fonico di presa diretta va in studio, dove tutto il materiale viene trattato dal Fonico di Studio. In questa fase, il "trattamento" consiste in una pulizia delle singole tracce da rumori ed imperfezioni ed in un premixaggio delle tracce derivate da microfoni direzionali allo scopo di ottenere delle tracce unificate per singolo attore, le quali, in un secondo momento, vengono bilanciate e mixate in una traccia master finale che rappresenta alla traccia sonora della parte reitata del film.
Qualora sia stato realizzato un doppiaggio, il lavoro del Fonico di studio è molto semplificato in quanto, il Fonico di sala doppiaggio ha già trattato le tracce delle voci dei doppiatori.
Alla traccia della recitazione dovranno poi essere aggiunte gli effetti sonori e la colonna sonora musicale.
La registrazione degli effetti compete ad un'altra tipologia di Fonico, detto appunto Fonico di registrazione degli effetti speciali. Effetti speciali e rumori di sottofondo erano un tempo realizzati artigianalmente da professionisti (detti "rumoristi"), i quali, utilizzando in maniera sapiente oggetti e materiali comuni (pezzi di carta, ventilatori, ecc.) riuscivano a riprodurre fedelmente il rumore del vento, della pioggia o dei passi. Al giorno d'oggi, le tecnologie di sintesi sonora e di campionamento hanno praticamente portato all'estinzione della figura del rumorista, sostituito da sintetizzatori e computer. Conseguentemente, anche la figura del fonico degli effetti speciali si è evoluta, venendo in gran parte meno la necessita della microfonatura dell'ambiente di registrazione e richiedendo al contrario altissime competenze tecnologiche e mixaggio. Infatti, gli effetti speciali ed i rumori hanno generalmente uno spettro di frequenze sonore piuttosto particolare, la cui equalizzazione richiede una cura molto attenta e ben più definita rispetto ad un qualsiasi strumento musicale.
Infine, la colonna sonora consta di una sezione di brani musicali (ed è quella parte che si definisce sostanziale) e di un'altra sezione di accompagnamento. In entrambi i casi si tratta di un prodotto musicale vero e proprio, suonato e registrato secondo le normali tecniche di registrazione di prodotti musicali.
La produzione musicale viene realizzata in uno studio di registrazione specifico e ad essa partecipano un Fonico addetto alla microfonatura ed un Fonico addetto al mixaggio, i quali operano sotto la direzione di un produttore. Il processo di produzione si articola in una fase di preproduzione (microfonatura e settaggio della strumentazione di sala regia), produzione (registrazione della base strumen tale e della voce) e postproduzione (aggiunta effetti, equalizzazione e mixaggio finale) ed è stato descritto nel dettaglio nella presentazione del caso di studio sul la produzione di un demo musicale.
COMPETENZE
Come è facile intuire, le competenze specifiche di un Fonico variano a seconda dell'ambito lavorativo e del tipo di prodotto che questi è chiamato a realizzare. Ciononostante, esiste un bagaglio di conoscenze e competenze comuni a tutte le varie tipologie di fonico.
In primo luogo, il Fonico deve possedere conoscenze di fisica e, nello specifico, di acustica. Questo è un tipo di conoscenza fondamentale, soprattutto per chi è responsabile della microfonatura degli ambienti, per chi opera nel trattamento e nell'equalizzazione delle tracce registrate, o ancor più per quella ristretta cerchia di "fonici" che, per la loro altissima competenza tecnica, vengono chiamati Ingegneri del suono (Si tratta di una professionalità che per la veritàè piuttosto distante da quella del Fonico tradizionale e che sostanzialmente prevede la creazione di suoni attraverso la programmazione di sintetizzatori o computer.).
In secondo luogo, il Fonico deve possedere una profonda conoscenza tecnica della strumentazione di registrazione, tenendosi costantemente aggiornato sulle novità che costantemente ed a ritmo frenetico giungono sul mercato. In particolare, l'utilizzo del computer (tecniche di hard disk recording, trattamento digitale delle frequenze, campionamenti, uso di librerie di suoni, ecc.) è un requisito professionale imprescindibile.
Infine, così come per tutti i professionisti che lavorano con i suoni, il Fonico deve possedere una spiccata sensibilità, gusto e conoscenze musicali e dedicare molto tempo all'ascolto di musica dei generi più disparati.
SITUAZIONE DI LAVORO
Il Fonico è una delle professionalità tecniche che, nell'ambito dell'area dello spettacolo, gode di maggiore autonomia e libertà. Ciòè dovuto alla specificità (ed alla complessità) dell'oggetto del suo lavoro e l'affiancamento di figure direttive avviene solo per il confezionamento del prodotto finito (il Regista affianca il Fonico nel mixaggio finale della traccia audio di un film, così come il Produttore in quello di un prodotto musicale).
Da un punto di vista organizzativo, la figura del Fonico può essere sia interna che esterna alla produzione.
Generalmente il Fonico è un dipendente della struttura di produzione nel caso in cui assolva alle funzioni di microfonista di troupe cinematografica o accompagni l'Operatore di ripresa nella realizzazione di servizi giornalistici o interviste.
Al contrario, è un esterno alla produzione nel caso in cui si configuri come Fonico di studio di registrazione o come addetto al mixer di un service per la realizzazione di spettacoli dal vivo, strutture delle quali è generalmente un dipendente.
Riguardo alle retribuzioni, lo stipendio di un capo Fonico si aggira generalmente sui 1/1.5 mila euro mensili, mentre un allievo (Microfonista o Fonico) guadagna al l'incirca 900 al mese.
PERCORSI FORMATIVI
Anche se esistono diversi corsi di specializzazione professionale, quella del Fonico è una professione che si impara sul campo. Generalmente, il primo passo è divenire Aiuto microfonista e, successivamente, Microfonista. Questo è l'ambito dove si acquisiscono quell'esperienza e quella conoscenza dei trucchi del mestiere che poi permettono, dopo un periodo di almeno tre anni, di divenire Fonico nelle varie specializzazioni.
TENDENZE OCCUPAZIONALI
La figura del Fonico è trasversale a tutti i settori dello spettacolo e pertanto un Fonico può spendere la sua esperienza ed il suo curriculum in diversi ambiti. Con seguentemente, questo è un profilo molto richiesto e per il quale le prospettive occupazionali sembrano essere più che incoraggianti.
FIGURE PROFESSIONALI PROSSIME
Essendo una figura presente in vari ambiti, non esistono in realtà figure professionali prossime a quella della del Fonico, in quanto questa può essere classificata come una vera e propria famiglia professionale.
PROFILI FORMALI CORRELATI ALLA FIGURA TIPO
La figura professionale del Fonico appartiene alla categoria 3.4.3.3 "Tecnici per la produzione radio, Tv e cinema" della classificazione dele professioni Istat (1991).
Il termine "scenografia" indica la ricostruzione dell'ambiente in cui si svolge l'azione. L'apparato scenografico si differenzia a seconda del tipo di "messa in scena" che si vuole realizzare. Per esempio una sceneggiatura di un soggetto naturalistico richiede una costruzione scenografica che si avvicini il più possibile alla realtà, e comunque renda il più possibile credibile ciò che si vuole rappresentare in quel determinato modo; un soggetto di tipo surrealistico o simbolico, invece, richiede una ambientazione del tutto particolare ed adeguata.
Ovviamente ciò accade per tutti i tipi di produzioni video, siano essi film, video-clip, programmi televisivi, documentari, ecc…
La scenografia utilizza un linguaggio proprio, all'interno del linguaggio più ampio e complesso di tutta l'opera filmica; di conseguenza deve interagire con i diversi componenti della messa in scena, in modo che non si creino discrepanze.
Nel caso di un programma giornalistico, la cosa importante che si deve mettere in evidenza è la notizia stessa, in questo caso, la scenografia dovrà essere il più possibile "neutra" e quindi adattabile a tutti i possibili tipi di notizie.
La creazione scenografica è una scelta ben precisa che va operata in modo attento, ed è importante che sia studiata a fondo tanto quanto gli altri elementi (quale ad esempio la regia).
Quanto più l'evento che si vuole riprendere è importante e delicato, tanto più la scenografia deve essere attentamente valutata e progettata nei minimi particolari.
Quando si tratta, ad esempio, di un programma dedicato ai bambini lo scenografo dovrà studiare soprattutto il fattore psicologico della scenografia; in questo caso le scelte scenografiche possono contribuire a creare o impedire l'identificazione, da parte dei bambini, delle immagini e dei suoni.
Queste sono scelte poi di tipo "culturale", infatti un programma per bambini non dovrebbe essere come uno spot pubblicitario dove, al contrario, si tende a creare situazioni in cui lo spettatore viene proiettato all'interno dello spot con scelte registiche appositamente studiate perché il fenomeno catartico avvenga fino in fondo.
La scenografia è molto importante anche nelle dirette televisive, il modo in cui viene ripreso il soggetto può modificare completamente il senso di ciò che si sta riprendendo.
Ad esempio un'inquadratura dall'alto della folla di una grande piazza durante un concerto darà un'impressione molto differente della stessa piazza ripresa dal basso, magari con il sagrato della chiesa a lato, o di qualche colonnato di pregio.
Lo spazio in cui si prevede debba svolgersi l'azione filmica e quindi l'ambientazione da ricreare e/o da utilizzare per le riprese si rifà alla scenografia, che in fondo è considerata un'arte; e così perché l'azione dei soggetti sulla scena si svolga in un particolare modo, occorre che i vari elementi che la compongono contribuiscano e supportino lo svolgimento delle interazioni tra i soggetti animati e inanimati, il tutto per dare forma concreta all'evento da riprendere.
La scenografia si avvale di quegli elementi quali le scene, i costumi, il trucco e tutti i supporti tecnici occorrenti per ricreare le circostanze e le atmosfere giuste.
Il fine ultimo è quello di ricreare l'ambiente ideale per ottenere la migliore ripresa della scena.
Per tutti i motivi descritti finora è fondamentale e necessaria un'ottima collaborazione tra scenografo e regista.
Lo scenografo potremo chiamarlo anche Direttore Artistico, o Direttore di scena, egli opera perché l'idea del regista possa essere messa in scena nel migliore dei modi.
Anche il regista non può ignorare le esigenze tecniche e formali del direttore artistico, perché la scenografia è tutto quello che concorre, determina e configura fisicamente ciò che è solo "su carta": essa realizza in concreto un pensiero artistico astratto.
Articolo da dreamvideo.it
Visto che così com'è la cerimonia è un po' corta – ehm – ma anche perché ci sono mestieri che meriterebbero un po' di attenzione in più. Da quasi vent’anni gli Oscar premiano sempre le stesse 24 categorie. La più recente, infatti, è quella per il miglior film d’animazione, che esiste dal 2002. Nel 2018 l’Academy, l’associazione che assegna gli Oscar, provò a introdurre un nuovo premio per il “film più popolare“, ma l’idea piacque così poco che il premio non è mai stato assegnato.
Il mondo del cinema non è fatto di soli attori e registi. Se un film "funziona", il merito è spesso e soprattutto di un bravo sceneggiatore, ovvero colui che scrive il copione, ma non solo. Lo sceneggiatore ha anche il compito di scrivere infatti una descrizione dettagliata di tutte le scene e dei dialoghi che compongono una storia, dando così al regista la "traccia" su cui realizzare l'opera. Uno sceneggiatore può essere specializzato nella scrittura di copioni di film, telefilm, commedie teatrali, commedie radiofoniche. L'attivita è quasi sempre svolta come libero professionista, in collaborazione con registi o produttori. Un ruolo dietro le quinte, ma fondamentale. Una battuta banale, un dialogo senza mordente. Basta poco per rendere inutile la presenza di un bravo attore e di un grande regista. Ma come si diventa sceneggiatori?
Scrivere per il cinema non è semplice. Bisogna scrivere un racconto che un'intera troupe possa capire e interpretare. Sceneggiare vuol dire per forza di cose conoscere un linguaggio che si poggia su convenzioni. E un buon corso è la strada migliore per "imparare la tecnica". Ma l'originalità, la passione e la fantasia devono essere nel DNA di un bravo sceneggiatore. C'è chi consiglia di leggere i grandi classici della letteratura come Dickens, Tolstoj e Cechov: è il modo migliore per costruire personaggi complessi.
Spesso gli sceneggiatori hanno una laurea in materie umanistiche. Nelle università statali i percorsi da seguire per specializzarsi sono diversi a seconda degli atenei. Presso la facoltà di Scienze Umanistiche alla Sapienza di Roma c'è un corso di laurea in arte e scienze dello spettacolo, con all'interno un corso di sceneggiatura e produzione audiovisiva.
All'Università di Firenze c'è il DAMS, che offre una preparazione culturale di tipo storico-critico a laureati destinati a operare professionalmente nei settori del Teatro e dello Spettacolo, del Cinema e della Musica. Il DAMS e corsi universitari umanistici per chi si vuole specializzare nelle materie artsitiche sono presenti anche in altre città, come Torino, Bologna, Genova, Cosenza.
Più specifica una proposta formativa dell'Università di Parma, che ha un Corso di laurea triennale in Comunicazione e media contemporanei delle industrie creative.
Alcune università, come quella di Udine, hanno inaugurato negli ultimi anni master per chi vuole diventare sceneggiatore. Il master in Scritture per il cinema. Sceneggiatura e critica prevede lezioni e laboratori con docenti altamente qualificati e professionisti del settore. Completa poi il percorso didattico un periodo di tirocinio presso riviste specializzate, sceneggiatori o società di produzione.
SCUOLE DI SCENEGGIATURA Non c'è una via sicura, né un percorso univoco. Come chi sogna di diventare uno scrittore, gli aspiranti sceneggiatori (diamo per scontato che ci sia un minimo di talento) possono fare in modo di allenare le proprie capacità e migliorarsi costantemente. Le scuole più importanti d'Italia sono il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ma anche la scuola Holden di Torino adatta soprattutto per acquisire una buona abilità nella scrittura. Il Master Holden in tecniche della narrazione ha come docenti professionisti dei vari settori: è un'opportunità per conoscere molte persone interessanti e utili per l'inserimento nel mondo del lavoro.
SCENEGGIATORE LAVORO Se avete scritto un testo che considerate valido, potete provare a inviarlo a sceneggiatori e registi vari, ma sappiate che non è facile ottenere una risposta. Sul web si trovano i consigli più svariati. C'è chi consiglia di darsi da fare autonomamente. Se hai già qualche idea, puoi scrivere una breve sceneggiatura, e poi insieme a qualche amico che ci sa fare con la telecamera girate un cortometraggio. In questo modo puoi partecipare ai tanti concorsi in giro per l'Italia, e il materiale girato sarebbe ottimo anche per passare le selezioni nelle scuole cinematografiche. Con il boom delle reti satellitari c'è stata una ripresa del settore, con molta richiesta soprattutto di fiction. Sono settori in cui si sta lavorando molto, e non è impossibile trovare chi sia disposto a offrire uno stage ad uno studente.
Fabio Bonifacci, sceneggiatore di celebri film ("E Allora Mambo", "Tandem", "Ravanello Pallido", "Notturno Bus") sul suo blog ha raccontato come è diventato uno sceneggiatore di successo. È una storia che merita di essere letta:
Come si diventa sceneggiatori non lo so, giuro. So come lo sono diventato io, - dice Bonifacci - in modo assurdo, cioè scrivendo come un pazzo, almeno una sceneggiatura l'anno per dieci anni, inviando per posta ogni sceneggiatura a 10 o 20 produttori che non mi hanno mai risposto. Poi un giorno l'incontro fortunato, la decima sceneggiatura diventa un film che va bene.
I suoi consigli sono anche di natura, possiamo dire, geografica:
È chiaro che vivere a Bolzano (o a Bologna, dove ho sempre vissuto io) è penalizzante, ci vuole più tempo a farsi conoscere. In tempi di Internet è assurdo, infatti ora che mi conoscono lavoro tranquillamente da Bologna. Solo che a farmi conoscere stando a Bologna c'ho messo 15 anni.
Il suo consiglio pratico è di andare a Roma:
Consiglio di frequentare un pò di più Roma. Non serve andarci a vivere ma bisogna andare ai festival, alle riunioni delle associazioni, ai dibattiti specifici: insomma i luoghi dove è più facile conoscere gente del settore.
Non mancano anche i consigli pratici per chi ha una storia nel cassetto e non sa a chi inviarla:
Un'altra cosa che suggerirei è, sia pure con prudenza, di non spedire curriculum ma di proporre le proprie storie. Non per posta ma a voce, dopo aver conosciuto le persone. Oppure per posta ma dopo essere riusciti a parlare via telefono con qualcuno che le leggerà, qualcuno di cui sappiamo il nome e che possiamo richiamare. Non è facile ma insistendo molto ci si può riuscire.
All'inizio è meglio proporre scritti brevi (o addirittura racconti a voce di persona, quando possibile) magari avendo nel cassetto un prodotto più lungo da estrarre se c'è una manifestazione di interesse.
DIVENTARE SCENEGGIATORE CINEMATOGRAFICO Bonifacci ha pubblicato sul suo sito web un vero e proprio corso; racconta quello che sa sulla scrittura e sulla costruzione di una storia, a puntate, in modo gratuito. È un corso serio, di varie centinaia di pagine, con tanto di esercizi e materiali didattici. Lo fa per una promessa fatta da ragazzo: "Da giovane, davanti a esosi master, mi dicevo 'se divento sceneggiatore, terrò corsi gratis', e dopo 11 film è ora di mantenere la promessa". Pronto a lanciarti nel mondo della sceneggiatura?
Il corso inizia qui!
da Studenti.it
Il mestiere di Produttore? Difficile, quasi impossibile da definire. Troppe le competenze e nessuna; troppi i volti, cangianti, polimorfi e sconosciuti. Così, invece di tracciarne l'identikit, cominciai un diario di lavorazione. Sperando che il "particulare" gettasse luce sulle mansioni e sul gioco delle parti.
Giovedì, 22 luglio. Negli uffici della produzione regna, appunto, il caos: Beth e la segretaria si arrabattono per completare gli organici, la decoratrice e il capo-attrezzista sono incollati al telefono, io ricevo i candidati, controllo le referenze e pago in contanti i materiali acquistati dai carpentieri, mastice, bulloni, chiodi, graffette. Nessuno ci conosce, nessuno ci fa credito e così perdo un sacco di tempo ad approvare, registrare, archiviare i pagamenti. Nel tempo libero (poco), cerco di ingraziarmi l'équipe dei carpentieri e il personale dei teatri di posa: telefono ai ristoranti in zona per il pranzo, offro un caffè, una ciambella, un sorriso. Dal ruolo della "mamma" a quello del "gendarme": soprintendo alle riunioni — del regista con i capireparto, di ciascun capo-reparto con il suo staff —, traduco le decisioni sul piano di lavorazione e le diramo al resto della troupe. Continuiamo il casting e i sopralluoghi, che avremmo già dovuto ultimare e che si trascinano invece fino alle riprese.
Mercoledì, 27 giugno. Con il direttore della fotografia, giunto finalmente a LA, discutiamo la rosa degli operatori, degli assistenti, degli elettricisti. Nel pomeriggio convochiamo la troupe e distribuiamo i fascicoli con gli indirizzi e i numeri di telefono, gli "ambienti", le località", il piano di lavorazione, il contratto a termine e le procedure contabili. Mark e Kathleen cedono alla retorica; Benedicte Naudin, aiuto-regista pro tempore, ed io ci limitiamo a dare istruzioni e consigli pratici: niente fumo, niente alcol, firmate i cartellini di presenza, parcheggiate davanti al Teatro 2...
Venerdì, 29 giugno. Se ne vanno i carpentieri, arrivano i macchinisti e gli elettricisti. Che fanno le ore piccole per sistemare il parco lampade.
Sabato, 30 giugno. Esausti, con gli occhi gonfi, siamo arrivati al nastro di partenza. Ciak, si gira! E ci vanno tutte storte: i walkie-talkie gracchiano, il dispositivo-video non funziona, la segretaria di edizione non sa fare il suo mestiere, la troupe non va d'accordo. E poi i ragazzini di Watts: pensavo che il maestro e due assistenti li avrebbero tenuti a bada, invece scorrazzano nel teatro di posa, imbrattano i muri, fanno razzia delle bevande e degli snack. Johanna frantuma il lavabo e lascia sul marmo una pozza di sangue. Chiamiamo l'ambulanza, l'accompagnamo in ospedale, telefoniamo agli assicuratori, plachiamo i dirigenti del teatro. Vedo nero: il set è un porcile e un campo di battaglia. Faccio acquistare giocattoli e videocassette, ma i ragazzi si annoiano. Strillo al megafono, niente. Licenzio i più facinorosi, niente. E la troupe mi guarda in cagnesco, come fossi responsabile di quell'inferno. Che fare? Rassegnarsi. Per due settimane arriverò sul set prima degli altri, disattiverò l'allarme, aprirò l'ufficio, ascolterò la segreteria telefonica, darò una mano alla ragazza che ci prepara la colazione e il caffè, butterò giù due note per il meeting con il regista, l'aiuto, il direttore della fotografia e la segretaria di edizione. Stessi compiti la sera, ma alla rovescia: ispezionerò i locali, chiuderò a chiave, attiverò la segreteria e l'allarme. Poi quaranta minuti di macchina e quattro-cinque ore di sonno. Nulla di eroico: durante il giorno mi rifugerò in ufficio e magari schiaccierò un pisolino. O mi nasconderò al secondo piano per un break, per sbollire, per mandare tutti a fare-in-culo, per dimenticare i centomila problemi che aspettano una soluzione. Odio il set e ci farò soltanto delle capatine: quattro chiacchiere con l'aiuto-regista e la truccatrice, una strigliata ai ragazzini, una parola d'incoraggiamento per tutti (ancora nel ruolo della "mamma"!) La vigilanza effettiva (il ruolo del "gendarme") sarà invece delegata agli ispettori di produzione. Andrò in banca di mattina; nel pomeriggio, con l'assistente alla regia, studieremo il bollettino-pellicola del giorno prima, il giro-macchina, il programma di lavoro e il fabbisogno-scena di quello successivo (il ruolo? Quello ingrato dell'amministratore"). Infine guarderemo i giornalieri, faremo il punto della situazione con il regista e i capi-reparto, aggiusteremo — se necessario — il piano di lavorazione già rabberciato. Cercando l'equilibrio (il compromesso?) fra le ragioni dell'Arte e quelle del Dollaro. Tre i problemi quotidiani: la canicola, la macchina da presa, la troupe. Ottengo un segretario di produzione per fare gli acquisti, per mettere in ordine le scartoffie, e subito me lo rubano, perché ne hanno bisogno sul set. Come rimpiazzare i volontari? Come assicurarsi le maestranze e i tecnici? Quando non ci riesco, toccherà a me, a Beth, a Kathleen ramazzare, raccogliere le immondizie e gettarle nei cassonetti. ll ruolo? Quello di "Cenerentola" dopo la mezzanotte. Soltanto un paio di volontari ci resteranno fedeli dall'inizio alla fine, senza un contratto per la paga dilazionata, senza l'indennità giornaliera, senza la speranza di un credit sotto i riflettori. Matt Berger, trent'anni, si è laureato in legge, ma vuole fare lo sceneggiatore; Mark Banducci, ventidue, studia recitazione all'Università. Entrambi faranno i lavori più umili e meno creativi, pur di imparare il mestiere. Più umili, ma necessari: guideranno i furgoni, accudiranno i ragazzi, faranno lo shopping, smonteranno il set, suppliranno gli assistenti alla regìa, i segretari di produzione e gli aiuti-operatore.
Venerdì, 5 agosto. È il primo giorno di riposo dopo tre settimane filate. Riposo? La mattina consegno al contabile i cartellini di presenza. Nel pomeriggio continuiamo i sopralluoghi per il teatro e la casa. La sera sbrigo la posta e mando un fax a "Segnocinema".
Lunedì, 8 agosto. Dissimuliamo lo stress e ci facciamo belli per la troupe televisiva. Kathleen si è truccata per l'intervista, i ragazzi sorridono al fotografo. Tutto va liscio, poi si ripiomba nel caos.
"Colpevole" la segretaria di edizione, perché abborraccia il bollettino e i fogli di continuità, rendendoli inutilizzabili. "Colpevole" chi scrive, perché ho esitato a licenziarla e a rimpiazzarla con Liliana che facciamo venire dalla Florida. "Colpevole" la costumista, perché ha fatto indossare ai ragazzi le T-shirt e due settimane dopo si è accorta di non avere i diritti per mostrarne i logo (Nike, Superman...). Proveremo ad elemosinarli ed incarico il mio assistente delle questioni legali. Che altro fare? Cominciare daccapo? "Colpevole" il regista, perché ha firmato una sceneggiatura troppo lunga e un piano di lavorazione troppo corto; perché si è ostinato a recitare e a dirigere nello stesso tempo; perché ha sopravvalutato le sue forze e sottovalutato i problemi.
Mercoledì, 17 agosto. Ultimo giorno nel teatro: il giorno più lungo, il giorno — e la notte e l'alba — dell'elefante (ci costa $3.000). Finiamo in bellezza: grippa la seconda macchina da presa, una Mitchell che abbiamo noleggiato per gli effetti speciali; l'elefante caca sul set; la troupe si ammutina alle 2:00 di notte. Discuto con l'aiuto-regista il giro-macchina per gli "esterni", do disposizioni per il trasloco, per le roulotte (del caste dell'ufficio), per gli autocarri (con i mezzi tecnici) e per il gruppo elettrogeno. Infine alzo i tacchi, per tornare alle 9:00 e soprintendere alla demolizione del set. Kathleen resterà nel teatro fino all'alba, andrà a letto di mattina e in spiaggia alle 18:00 per gli "esterni".
Sabato, 20 agosto. Nuova la località: la Scuola Media Florence Nightingale. Nuovo il direttore della fotografia: Clyde Smith. Nuovo lo staff intorno alla macchina da presa. Abbiamo voltato pagina, mi dico: degli enfant terrible restano solo i protagonisti, Liliana se la cava e le riprese in "esterni" promettono bene. Invece la costumista ci pianta in asso, Kathleen è a casa con il cellulare, io ho un telefono pubblico scassato e decine di chiamate urgenti (agli attori, ai noleggiatori, al laboratorio...).
Mercoledì, 24 agosto. Dopo una notte interminabile, traslochiamo nel Teatro Giapponese, spossati e assonnati. Ma i clown ci restituiscono il sorriso, il palcoscenico ci ristora le forze.
Venerdì, 26 agosto. Quinta — e ultima — settimana: ci sposteremo dal loft all'ospedale alla casa; faremo le ore piccole, gireremo sei pagine al giorno. Restituiamo la roulotte e destiniamo un angolo del giardino all'ufficio della produzione: sul prato, il telefono cellulare, i libri contabili, gli archivi, le fatture. Che importa? Non elaboriamo più nulla al computer, non ne avremmo il tempo. A malapena riusciamo a distribuire i quattrini, a compilare i moduli, a raccogliere le ricevute e a ficcarle nei bustoni. Procediamo alla cieca, ormai incapaci di controllare le spese, di totalizzarle e di raffrontarle al preventivo. Clyde Smith se ne va, Mark Lowentha decide di sospendere le riprese, Kathleen ed io ci opponiamo: troveremo un altro direttore della fotografia — il terzo — e condurremo The Elephant in porto. Nonostante le falle, nonostante le defezioni del capo-attrezzista, della decoratrice (che accorre al capezzale della madre), dei volontari (che non si fanno più trovare). Mercoledì, 31 agosto. Beth ed io ci improvvisiamo macchinisti, diamo una mano con la gru, il mobilio e le lampade. Sbaracchiamo alle 2:00 del mattino, troppo stanchi per farci una birra. Entro le 10:00 andranno restituiti i mezzi a nolo: Beth si occuperà delle caffettiere, Matt dei furgoni, i macchinisti degli autocarri. Io consegnerò il mixer, i microfoni, i walkie e — controvoglia — riaprirò l'ufficio nel pomeriggio.
Le ultime due fasi non hanno bisogno della traduzione: inevitabili con gli studio, non fanno al caso nostro. D'accordo, parecchie cose ci sono andate storte, ma nulla che non mi aspettassi fin da quella prima colazione il 15 giugno. A metà settembre, Kathleen dà alla luce un maschietto ed io il bilancio consuntivo. Rispetto a quello preventivo, abbiamo risparmiato $11.000: ci serviranno nell'aprile del 1995, per filmare alcune scene ed integrarne altre. Aprile del '95? Sì, finiamo il premontaggio elettronico mentre scrivo queste note. Gireremo per una settimana, torneremo alla consolle, ci occuperemo del missaggio, del taglio del negativo, della copia-campione e dei materiali per la vendita (la colonna internazionale, il video master, ilpress-book, le stampe, le diapositive, il visto di censura... ). Poi comincerà il vero tour de force, cominceranno i festival e le trattative con i distributori. Perché il lavoro del produttore — come quello del genitore — non finisce mai: ha le sue stagioni, i suoi alti e i suoi bassi. Licenziato un film, se ne mette in cantiere un altro: Kathleen ne ha ben tre, io ho opzionato uno script e con due partner diamo la caccia ai finanziatori. Avevamo giurato che non avremmo più lavorato a un film low-budget, che non avremmo più sfacchinato, supplicato, rubato, barato. Ma i triboli si dimenticano e si comincia daccapo. Ne vale la pena.
di Luca Norcen
Testo ed immagini da L'altra faccia di Hollywood in SegnoCinema n. 73 Mag/Giu. 1995
Cosa dire di uno sceneggiatore che si è inventato e ha scritto "La grande guerra" di Mario Monicelli, un capolavoro della nostra commedia che non solo vinse il Leone d'Oro a Venezia, ma fu anche campione d'incassi della sua stagione, "Il buono, il brutto, il cattivo" di Sergio Leone, forse il più grande western che si sia mai fatto in Italia, "Signori e signore" e "Sedotta e abbandonata" di Pietro Germi, "Crimen" di Mario Camerini, il primo thriller comico, "Un tranquillo posto di campagna" di Elio Petri? Cosa dire di un signore che ha scritto grandi spaghetti western come "Il mercenario" di Sergio Corbucci, "Da uomo a uomo" di Giulio Petroni, "Per qualche dollaro in più" e "Giù la testa" di Leone, che ha collaborato con Billy Wilder per "Avanti!", con Carlo Lizzani per "Il gobbo", "La vita agra" e "Roma bene", che ha dato vita a grandi film di successo come "I due nemici" di Guy Hamilton, "Briganti italiani" di Camerini, "Noi donne siamo fatte così" di Dino Risi, "Piedone lo sbirro" di Steno, "Il conte Tacchia" e "Il bestione" di Sergio Corbucci, "Miami Supercops", "Casablanca, Casablanca", perfino "Uomini duri" di Duccio Tessari, "L'orca assassina" di Michael Anderson o "Codice magnum" con Arnold Schwarzenegger?
Una settantina di titoli, quasi tutti di successo e grande successo, tra il 1956, l'anno del suo primo soggetto, "Hanno rubato un tram", diretto da Aldo Fabrizi, e il 2000, l'anno del suo ultimo soggetto, "Malèna", diretto da Giuseppe Tornatore e per lui causa di non pochi mal di pancia. In mezzo una vita avventurosa, passata tra Roma e Hollywood, perché è stato uno dei pochi sceneggiatori italiani davvero riconosciuti in America, grandi storie d'amore, come quella con Ava Gardner, grandi amicizie, come quelle con Pietro Germi, Sergio Leone, Sergio Donati, Billy Wilder, un libro di memorie, "Il falso bugiardo", uscito nel 2008.
LUCIANO VINCENZONI con BILLY WILDER
E, negli ultimi anni, un po' di malinconia per non vedere più un cinema italiano forte e rispettato internazionalmente come lo era fino agli anni 70. Luciano Vincenzoni, nato a Treviso nel 1926 e morto due giorni fa a Roma, aveva da subito pensato in grande. Anche quando, senza i soldi per pagarsi il taxi, si presentò da Dino De Laurentiis e in due ore gli raccontò tre soggetti, "La grande guerra", "I due nemici" e "Sacco e Vanzetti".
PIETRO GERMI Regista Attore
"Prese tutti i miei soggetti e mi chiese: quanto vuoi?", raccontava lo stesso Vincenzoni, "Io pensavo a due-trecentomila lire per tutti, ero in arretrato con l'affitto, ma non avevo il coraggio di dire una cifra, allora lui si è rivolto all'avvocato Borgognoni che era lì e gli disse: Intanto compriamo i soggetti a un milione l'uno e poi lo mettiamo sotto contratto per qualche anno a un milione al mese. La mattina dopo avrei firmato un contratto di tre anni e sulla porta mi sono ricordato che non avevo i soldi per pagare il taxi e dissi che avevo qualche problema di contante...
Lui chiamò un tale ragionier Bianchi (c'è sempre un ragionier Bianchi) e gli chiese quanto c'era in cassa, due milioni e trecentomila avanzate dalle paghe di Jovanka e le altre... Vabbé, piglia due milioni e dalli a questo ragazzo." Per Vincenzoni il cinema non è stato solo scrittura o produzione. Soprattutto grandi incontri e grandi progetti.
Aveva contatti con i grandi produttori del tempo, come Robert Haggiag, proprietario della Dear Film, eminenza grigia del nostro cinema del dopoguerra, col quale mise in piedi il suo film più personale, "Signori e signore" diretto da Pietro Germi, ma basato sulle storie e sui personaggi della sua città natale, Treviso.
O come Ilya Lopert, presidente della United Artists, col quale trattò per conto di Sergio Leone un film come "Il buono, il brutto, il cattivo", che è più o meno un remake del suo "La grande guerra". Geniale nel riciclaggio di storie precedenti, ma non è forse questo gran parte del gioco del cinema?, ritroviamo la sua trama de "I due nemici" con Alberto Sordi e David Niven in molti dei film di coppia che scrive per Corbucci negli anni successivi.
Vincenzoni mette insieme i progetti, fa da ponte tra produttori e registi, compone gruppi di sceneggiatori, come quando chiama Age e Scarpelli alla corte di Leone, offre all'amico Ennio Flaiano una co-sceneggiatura per Haggaig, ma gioca sempre tutto in prima persona. Come un producer americano.
Attraversa i generi, peplum, commedia, western, con assoluta tranquillità, e al tempo stesso passa da Petri a Corbucci, da Leone a Lizzani, da Germi a Steno, da Salce a Castellari, credendo sempre nel cinema come arte popolare. Il più hollywoodiano dei nostri sceneggiatori e l'unico in grado di fare del cinema epico (non si chiamava Epic la sua piccola casa di produzione che aveva messo in piedi quando aveva solo 22 anni?) anche con budget ridicoli. Pronto a riscrivere generi dati per morti, come accadde per "I paladini" di Battiato, o a buttarsi di peso in generi emergenti, come per "L'orca assassina".
Il più grande dei revenge movie dei nostri western, "Da uomo a uomo", che funzionerà da soggetto-base per un capolavoro come "Kill Bill", gli deve tutto. Storia e sceneggiatura, ma anche la struttura leoniana, che altri non è, lo sappiamo bene, che una rilettura all'italiana del capolavoro di Raoul Walsh, "Notte senza fine". Ma è lo spaghetti western di Vincenzoni e Petroni che ha in mente Quentin Tarantino quando scrive "Kill Bill", non quello di Walsh. Tarantino inserirà poi tra i suoi spaghetti western più amati altri due film scritti da Vincenzoni, cioè "Il mercenario" diretto da Corbucci e, ovviamente, "Il buono, il brutto, il cattivo".
Personaggio mitologico e forse per questo ingombrante e non facile da trattare, Vincenzoni era per Dino Risi, col quale lavorò per un solo film, una specie di star del cinema internazionale. Nel suo libro, "I miei mostri", ne racconta un'avventura assolutamente travolgente che trascriviamo, perché sarebbe un peccato non riportarla integralmente. Anche se, come sempre coni racconti di Dino Risi, sarà non poco sceneggiata. E poi, ma fino a che punto lo sapranno solo i diretti interessati, somiglia moltissimo a un episodio di Risi con Virna Lisi e Nino Manfredi.
LA TELEFONATA DI AVA GARDNER
Luciano V., bell'uomo sui quaranta, sceneggiatore cinematografico, tombeur de femmes, ebbe un incontro ravvicinato con Ava Gardner, che allora abitava a Roma. Era estate, la invitò a Capri per un week-end. Luciano parlava bene l'inglese, era brillante, ne aveva di cose da raccontare, e le raccontava bene: come quando una sera, in trattoria, con De Laurentiis, gli raccontò una novella di Maupassant, e il produttore gli staccò subito un assegno.
A Capri Ava e Luciano scesero all'Hotel Quisisana (e dove se no?). Appena entrati nella suite, un mazzodi rose attendeva a bella americana. Che si attaccò subito al telefono e chiamò Frank Sinatra a Los Angeles. Passò così una mezz'ora. Intanto era arrivato un cameriere con due whisky. Ava sorseggiava il suo e parlava. Luciano bevve il suo. Quando la telefonata si fece più intima Luciano, per discrezione, pensò bene di allontanarsi. Uscì, comprò i giornali, andò in piazzetta, bevve un caffè seduto, lemme lemme tornò in albergo. Ava era ancora al telefono. Luciano non nuotava nell'oro.
Quella telefonata cominciava a preoccuparlo. La Gardner stava raccontando a Sinatra il soggetto del film storico che stava girando a Roma. A un tratto cadde la linea. Ava si alzò per andare in bagno, disse: "Luciano, caro, mi ordineresti un gin-tonic? E per favore, di' all'operatore se mi richiama Frank. Non vorrei che pensasse che gli ho buttato giù il telefono". Dal bagno si fece risentire la voce di Ava: "Luciano, caro, tu hai il numero di Walter Chiari?". In quella suonò il telefono. Era Sinatra. L'operatore aveva ristabilito il contatto. La conversazione aveva preso un tono drammatico: "Adesso me lo dici? Ma non è possibile! L'ho visto due settimane fa, stava benissimo...".
Luciano guardò l'ora. Da quando erano entrati in albergo era passata un'ora e un quarto, un'ora e venti. Ava Gardner diceva: "Ma certo che la chiamo. Ta a New York? Hai il numero?". Fece un cenno a Luciano, che le desse qualcosa per scrivere. Luciano le passò la sua Parkerd'oro. Poi andò in anticamera, dove aveva lasciato la sua ventiquattrore con dentro una camicia, il nécessaire e un costume da bagno. Raccolse la valigia, aprì la porta senza fare rumore. Dieic minuti dopo era al porto in attesa del primo vaporetto per Napoli.
di Marco Giusti per Dagospia - dagospia.com