♥ Tutto il Resto
LA SERIE AMERICANA
Streghe
24
Smalville
CSI: Crim Scene Investigation
Dharma & Greg
Friends
LA SERIE ITALIANA
Sweet India
A casa di Anna
Un medico in famiglia
Omicidi
Noi
LA SERIE AMERICANA
Il panorama delle serie americane è molto differente da quello italiano. Ci sono dei generi che riscuotono molto successo presso il pubblico, come IL POLIZIESCO. In modo più ampio si può parlare di genere GIALLO e dei suoi sotto filoni, sviluppatisi in modo molto moderno e contemporaneo. Tra gli altri generi un posto d'onore lo riveste la FANTASCIENZA. Storie di mondi paralleli, altre dimensioni, lotta del bene contro il male. Genere d'AVVENTURA, caratterizzato da intrepide esploratrici, bellissime e sexy, alla ricerca di nuovi tesori da scoprire. Il filone GHOST con storie di streghe, angeli, demoni. In America troviamo le serie che affrontano in modo brillante il genere COMEDY, spesso si tratta di COMMEDIA ROMANTICA. L'America ha sempre dato un posto primario alla realizzazione di Fiction per la Tv, specchio della società. Credo che la cosa migliore per comprendere le differenze tra la serie che viene girata in America e quella nostrana sia presentare qualche esempio. La scelta cade su quelle più recenti.
- Streghe
In Italia il primo episodio di "Streghe" è andato in onda il 22 dicembre 1999 su RaiDue conquistando il 14,98% di share, e da allora è stato programmato ogni mercoledì alle 21.00 e viene visto da una media di 4.000.000 di spettatori, con punte di 5.000.000 di appassionati telespettatori. "Streghe" è una delle serie TV americane di maggiore successo in Italia. Secondo un'indagine del marketing Rai, il pubblico italiano medio di "Streghe" è composto da madri cinquantenni con figlie adolescenti, e da uomini sopra i 35 anni e ultra cinquantenni; con residenza nel Nord Italia, studenti e laureati.PLOT: Streghe (Charmed nel titolo originale) racconta la storia di tre sorelle che un giorno, leggendo per caso un incantesimo scritto su un vecchio libro di magia, scoprono di essere streghe buone, unite dal compito di salvare gli innocenti in difficoltà. Per adempiere al proprio destino ricevono dei poteri magici: Prue può spostare gli oggetti, Piper ferma il tempo e Phoebe ha delle premonizioni. Le numerose e pericolose avventure che le vedono protagoniste rafforzano il loro legame affettivo e fanno del Potere del trio, in crescita giorno dopo giorno, una potente arma per la lotta contro le forze del male. Ma un destino triste e inaccettabile è pronto a colpire inspiegabilmente alle spalle e a stravolgere e mettere in crisi le loro più intime sicurezze.
Serie che racchiude in sé diversi sottogeneri: esoterismo, magia e soft horror. Racconta anche le vicende umane di tre donne che quotidianamente sono chiamate a lottare con le unghie e coi denti nel tentativo di ritagliarsi uno spazio in un mondo tendenzialmente malvagio, dove l'unico rifugio allo sconforto è la solidarietà e l'amore.
- 24
La serie televisiva americana "24" è prodotta dalla FOX. Andata in onda, per la prima volta in Italia, su Tele+ Bianco nel settembre 2002. E' una serie televisiva innovativa: tutto si svolge in un sol giorno. Ognuno dei 24 episodi copre un'ora ed è raccontato in tempo reale. In Italia "24 - prima serie" è stata appena trasmessa da Rete4 mentre la seconda serie da FOX canale satellitare di SKY.
La serie televisiva è stata creata da Joel Surnow e Robert Cochran. Uno dei produttori esecutivi dello show è Ron Howard, famoso regista di film quali "A Beautiful Mind" e "Apollo 13", ma anche uno dei protagonisti della serie televisiva "Happy Days", cult degli anni '80. "24" ha avuto, negli Stati Uniti, un successo strepitoso vincendo, tra le altre cose, il "Golden Satellite Award" come miglior serie televisiva drammatica. Kiefer Sutherland, il protagonista, è stato premiato invece con un altro "Golden Globe" come migliore attore drammatico.
- Smalville
L'Ufficio Stampa di Mediaset ci ha confermato che i nuovi episodi della terza serie di Smallville saranno trasmessi a partire da inizio ottobre prossimo. La data prescelta dovrebbe essere mercoledì 5 ottobre 2004 alle 21:00 su Italia 1. Non è esclusa la trasmissione delle repliche prima della suddetta data.PLOT: "Smallville" racconta la storia del giovane Clark Kent durante gli anni della sua adolescenza, qualche tempo prima di divenire il mitico "Superman". Smallville è la piccola cittadina dalla quale egli proviene, dove tutto è cominciato e dove strani eventi accadono da quando Clark è arrivato sulla Terra.La serie è basata sui fumetti della DC Comics.
Sviluppata per la televisione da ALFRED GOUGH & MILES MILLAR.
- CSI: Crim Scene Investigation
La serie, nominata per quattro Emmy awards, è stata lanciata a ottobre 2000 e ha riscosso immediatamente un enorme successo. È stata nominata “Migliore Serie dell'Anno” nel 2001 da TV Guide. CSI viene trasmessa, negli Stati Uniti, da CBS tutti i giovedì sera registrando una media di 20 milioni di spettatori ogni settimana. Viene trasmessa anche su canali televisivi europei, asiatici, australiani e sudamericani. Attualmente è lo show “numero uno” di CBS e il pubblico di ogni puntata è composto principalmente da categorie demografiche importanti, quali le fasce d'età 18-34, 18-49 e 25-54. PLOT: la vita lavorativa di un gruppo di abili investigatori di Las Vegas è al centro della serie. Sono loro che risolvono i casi più difficili, grazie allo studio meticoloso e all'analisi approfondita della prova indiziaria.
Lo spettacolo è molto realistico e ritrae perfettamente le tattiche scientifiche utilizzate per catturare i criminali coinvolgendo un pubblico numeroso di fan che amano la suspense, il mistero e la reality TV.
CSI: CRIME SCENE INVESTIGATION è prodotto da Alliance Atlantis Communications e CBS Productions, in associazione con Jerry Bruckheimer Films.
- Dharma & Greg
Si producono ancora le commedie molto in voga qualche decennio fa in cui nonostante le difficoltà alla fine l'amore trionfa su tutto? Per il piacere dei romantici, appassionati di questo tipo di commedia, Italia 1 trasmette tutti i sabati alle 13 circa “Dharma & Greg”, una pluripremiata serie americana.
I due protagonisti s'incrociano per la prima volta nella metropolitana di San Francisco da bambini, vorrebbero conoscersi meglio ma le loro famiglie li allontanano. Poi si rincontrano in metropolitana da adulti, ma anche questa volta si lasciano sfuggire l'occasione di conoscersi meglio. Dharma (Jenna Elfman), però, non sì da per vinta, ha capito guardandolo negli occhi che Greg (Thomas Gibson) è la sua anima gemella, mentre Greg viene rapito all'istante dall'energia vitale di Dharma. Anche il destino gioca la sua parte e corre in aiuto della ragazza che cerca di rintracciare Greg. Dharma apre il giornale e vede una foto di Greg accanto al procuratore generale dello stato. In pochi minuti è nel suo ufficio, e poco dopo inizia la loro relazione. Dharma e Greg non hanno niente in comune. Lui lavora al dipartimento di stato americano come assistente al procuratore generale e ha studiato ad Harvard, lei è uno spirito libero, lavora come insegnante di yoga e dog trainer e ha studiato a Berkley. Greg viene da una famiglia profondamente Wasp, dove la forma e le apparenze contano più di tutto, mentre i genitori di Dharma sono due hippy che credono nell'amore libero e non rispettano le convenzioni sociali. Ma quando Dharma e Greg s'incontrano è amore a prima vista. Al loro primo appuntamento si sposano in gran segreto a Reno (Nevada). Da quel momento inizia la loro vita assieme, Greg va ad abitare nella strampalata casa di Dharma, ricavata da un ex fabbrica, dove abitano due cani: Puzza e Puzzetta. Dharma e Greg sono due opposti che si attraggono, e che nonostante le previsioni negative dei loro parenti e i loro tentativi di ostacolare la loro unione, vanno d'amore e d'accordo. Subito dopo il loro matrimonio, Dharma e Greg non possono fare a meno di affrontare le loro rispettive famiglie. Abby (Mimi Kennedy) e Larry Finklestein (Alan Rachins), i genitori di Dharma, fanno di tutto per evitare che la loro figlia venga coinvolta nell'ambiente borghese frequentato dalla famiglia di Greg. Abby si veste ancora come faceva negli anni sessanta, non mangia carne, ne indossa prodotti derivati da animali. Larry si sente perseguitato dai poliziotti, e anche lui indossa ancora gli abiti che portava negli anni '60. Kitty ed Edward Montgomery, i genitori di Greg, cercano di convincere la coppia a fare una vita normale, chiedono tra l'altro a Dharma di non fare una delle sue stranezze come quella di ballare nuda sui tetti. Kitty, non ha mai lavorato nella sua vita e vive in una lussuosa dimora con suo marito Edward. Fa una vita da vera signora, tanto che ha una cameriera personale, Celia, che le versa il te nella tazza. Edward, è molto meno sofisticato di sua moglie, e quando Kitty è lontano da casa è persino capace di mandare in vacanza i domestici e girare nudo per casa. Dharma e Greg però possono contare sicuramente sull'appoggio dei loro migliori amici, Jane (Shae D'Lyn) e Peter (Joel Murray). Jane, è un personaggio molto bizzarro, vive nello stesso edificio di Dharma, ogni giorno si cambia colore di capelli e si veste e si atteggia in modo molto mascolino. Pete è un collega di Greg, con poca passione per la legge, e una buon'attitudine verso i lavori manuali.
- Friends
Uno dei telefilm di maggior successo negli Stati Uniti e in tutto il mondo, ora anche in Italia, dove la Rai sta finalmente mandando in onda gli episodi della quinta stagione, dopo avere già trasmesso quelli delle prime quattro. Il telefilm Friends è stato apprezzato dalla critica mondiale ma soprattutto dal pubblico giovanile, per l'ironia e per la discussione su un piano allegro dei problemi e delle preoccupazioni di un gruppo di amici che vivono a New York, quali il lavoro, i rapporti sentimentali, l'omosessualità. Infatti per un gruppo di persone che vivono in una grande città senza le loro famiglie l'amicizia è una cosa fondamentale, non a caso il telefilm si chiama Friends, cioè "amici". Trentenni.
Personaggi:
A fare da perno del gruppo troviamo Monica Geller (Courteney Cox), la sorella di Ross. All'inizo lavorava come cuoca al ristorante Iridium, all'incrocio tra Broadway e la 65°. E' l'affittuaria dell'appartamento in cui si svolge la maggior parte del telefilm. Il bello di Monica è il fatto che non si consideri come la madre ma si comporti esattamente nello stesso modo, fanatica della pulizia e dell'ordine domestico, non perde occasione per riprendere gli amici per aver lasciato un foglietto fuori posto o un paio di scarpe nel salotto. Secondogenita dei Geller, è stata sempre oggetto di minore attenzione da parte dei genitori, cosa che le ha sempre suscitato un'ostilità nei loro confronti. Monica è uscita con molti uomini, la maggior parte delle volte senza successo, molte volte perché i suoi fidanzati spesso non sono graditi ai suoi amici. Per alcuni è troppo vecchia e per altri è troppo giovane, come ad esempio per Richard Burke, che è molto più vecchio di lei. E' uscita anche con il miliardario Pete Becker, esperto programmatore di computer, che gli ha regalato un ristorante. Alla fine ha ottenuto il posto di capo chef presso un'altro ristorante. Nell'ultima puntata della quarta serie è finita a letto con Chandler.
Il fratello di Monica, Ross Geller (David Schwimmer) è un paleontologo e lavora presso un museo. Sua moglie ha voluto il divorzio per potersi risposare con un'altra donna, infatti Ross non si era accorto che era lesbica. Prima di separarsi era rimasta incinta e ha avuto un figlio da Ross, Ben, ma ha deciso di allevarlo con la sua nuova partner, Susan Bunch. La caratteristica principale di Ross è il modo di parlare chiaro e molto lento, scandendo tutte le parole. Aveva una scimmia di nome Marcel, che ha dovuto donare a un museo a San Diego. Ross è innamorato di Rachel fino dai tempi delle scuole, ma alla fine della prima stagione ha deciso di non pensare più a lei e ha portato a casa dalla Cina una nuova fidanzata, Julie. Quando ha realizzato che anche Rachel era interessata a lui ha deciso di mettersi con lei, pur con molte difficoltà. La gelosia di Ross nei confronti di Rachel ha causato la rottura della storia d'amore più interessante del telefilm, infatti Rachel lo lascia nel giorno del loro anniversario e Ross la tradisce subito con un'altra donna, Chloe. Poco dopo, alla fine della terza stagione, Ross e Rachel si rimettono insieme ma anche stavolta la cosa dura ben poco, infatti Rachel non riesce a dimenticare il tradimento di Ross. Nella quarta stagione Ross incontra Emily Waltham e dopo un lungo corteggiamento decide di sposarla. AL matrimonio però invece di pronunciare il nome di Emily pronuncia quello di Rachel..
Un altro protagonista è Chandler Bing (Matthew Perry), che all'inizio del telefilm lavorava come contabile in una grande azienda. A metà della prima stagione ha però ricevuto una promozione, che ha portato benefici e svantaggi, infatti ha ottenuto un grande ufficio e una segretaria personale ma i rapporti con i colleghi non sono più gli stessi di prima. Alcuni colleghi hanno pensato che fosse gay, come tutti gli amici. Chandler è quello più impacciato nei rapporti con le donne, infatti non riesce mai a iniziare delle storie serie ma nemmeno a finirle, come è dimostrato dalla figura di Janice, che continua a frequentare regolarmente nel corso di tutto il telefilm. Alla fine è andato a letto con Monica, e tutti i fans non vedono l'ora di sapere come andrà a finire. La madre di Chandler è una famosa scrittrice di romanzi rosa ma il figlio non è molto entusiasta del suo comportamento senza inibizioni. Chander vive con Joey nell'appartamento a fianco di quello di Monica e Rachel. Sappiamo solo che i suoi genitori sono divorziati e conosce Ross fin dai tempi della relazione di quest'ultimo con Carol.
Il coinquilino di Chandler è Joey Tribbiani (Matt LeBlanc). E' un aspirante attore che non ha ancora avuto grandi occasioni, l'unica è stata il ruolo di Drake Remoree in "Giorni della Nostra Vita", finito tragicamente per l'atteggiamento di Joey. Ha posato in una campagna contro le malattie veneree e ha recitato come sedere di Al Pacino. Recentemente ha vuto una parte in un film con Charles Heston. E' sicuramente il più esperto in fatto di donne, infatti non ha una ragazza fissa e continua a uscire con chi capita. Sappiamo che il padre di Joey tradiva la moglie con un'altra donna ma questo particolare non dava alcun fastidio alla donna. Sappiamo anche che ha molte sorelle, tutte uguali, tanto che una volta Chandler era andato a letto con una di loro ma non si ricordava chi era..
Rachel Karen Green (Jennifer Aniston) è l'esponente di una ricca famiglia che non ha mai dovuto lavorare ed è sempre stata mantenuta dai soldi del padre. Nell prima puntata irrompe al Central Perk dopo avere appena lasciato Barry, il suo futuro marito, all'altare. Avendo deciso di vivere la sua vita in modo indipendente si trasferisce da Monica e diventa la sua coinquilina. Rachel conosceva Monica dai tempi della scuola, essendo sempre stata la sua migliore amica. Non avendo mai lavorato, ha avuto un po' di difficoltà nel trovare un impiego, ma poi è diventata cameriera al Central Perk e nella terza stagione segretaria da Bloomingdale, un negozio di moda. La vita sentimentale di Rachel è molto intensa, ha avuto relazioni con molti uomini, la più intensa con Pablo, uno spagnolo (nella versione americana Pablo è Paolo, un italiano, ma noi per ovvie ragioni la abbiamo trasformato) che non sa una parola di inglese. Ha avuto poi anche una relazione con Joshua, un altro uomo che lavora da Bloomingdale. Una delle storie d'amore più seguita nei telefilm americani è quella con Ross, di cui ho già parlato nella descrizione di questo personaggio in precedenza. La madre e il padre di Rachel sono divorziati e non possono nemmeno guardarsi in faccia.
Ultimo elemento del gruppo è Phoebe Buffay (Lisa Kudrow), che lavora come massaggiatrice. E' sicuramente la più lunatica del gruppo ma anche la più sentimentale, essendo amante degli animali ma anche di tutti gli altri esseri viventi. Di solito non perde mai l'occasione per stare zitta e spesso mette in imbarazzo gli amici. La famiglia di Phoebe è stata sempre coperta di mistero, infatti all'inizio si pensava che la madre fosse morta suicida e il padre fosse una specie di "dottore degli alberi". Poi si scopre che la madre non è affatto morta e il padre era fuggito di casa quando era ancora piccola. La più spirituale del gruppo, Phoebe pensa che gli spiriti dei defunti e delle persone care siano attorno a lei. E' stata anche posseduta da uno spirito di una vecchia signora. Ora vive con sua nonna e ha una sorella gemella, Ursula, con cui non va d'accordo e un fratellastro, Frank, che ha sposata l'insegnante di economia domestica di molti anni più vecchia di lui.
LA SERIE ITALIANA
- Sweet India
Sit-com 15x20'
Regia: R. Donna
Produttore: Solaris
Produttore Rai: M. Paolini
Prossimamente in onda su Rai Due
“Sweet India” è la prima sit-com che la Rai dedica ad una cultura diversa da quella italiana. Protagonista della serie una famiglia indiana che vive in Italia. Sweet India racconta le bizzarre avventure di una famiglia mezza indiana e mezza italiana, alle prese con la vita di tutti i giorni e con un ristorante da mandare avanti. Gestire tre figli non è cosa facile, figuriamoci cosa può succedere se il padre è indiano e la mamma è italiana. Dall'incontro scontro di due culture diverse, di puntata in puntata i Ragalan si troveranno infatti ad affrontare i loro sogni, desideri e bisogni in un susseguirsi di esilaranti accadimenti. Colorata, divertente e di grande attualità, con grazia e partecipazione, Sweet India racconterà anche il percorso di integrazione di mondi e culture diverse, con lo scopo di mostrare come solo conoscendosi si possano superare ed apprezzare le differenze. La famiglia Ragalan è formata da un padre indiano (di madre inglese), da una madre italiana di religione in parte cattolica in parte induista, un nonno indiano che rappresenta la saggezza senza nazionalità e tre figli dai 14 ai 20 anni. Il titolo della sit-com Sweet India è il nome del ristorante indiano dove la storia è ambientata. E' un luogo allegro e coinvolgente, arredato in modo tipicamente indiano. Annessa al ristorante c'è la casa della famiglia. Personaggi:
George Ragalan (Francesco Foti), nato a Delhi, diplomato, impiegato di concetto all'Ambasciata Italiana a Delhi, ora gestisce e fa il cuoco al Sweet India.
Sposato con Claudia Bianchetti (Edy Angelillo), nata a Roma e trasferitasi in India dopo il liceo. Cresciuta senza particolari problemi, legata alla sua amica del cuore Gabriella, fu per non perderla che decise di seguirla in India, in un viaggio che Gabriella, alla fine degli anni '70, definiva “fondamentale”.
Amal Ragalan (Shel Shapiro), nato a Bangalore, diplomato, ex impiegato di concetto alla Indian Import Export; vecchio saggio. Amal è un vero spasso. Bizzarro ed eccentrico, è indiano nel midollo e nel look. Da vecchio saggio, si finge un po' sordo per non essere sempre coinvolto nelle varie beghe di famiglia. Ascolta cassette con assoli di sitar e gira per il ristorante ripetendo dei mantra.
Yamir Ragalan (Alessandro Parrello), nato a Delhi, 20 anni, diplomato; si occupa (malvolentieri) dei fornitori del Sweet India. Dell'India Yamir non ne parla quasi mai, anzi, sembra non esserci neanche nato. E' una questione per lui finita, dimenticata. Vuole una nuova vita: quella occidentale.
Radha Ragalan (Roberta Mattei), nata a Delhi, 18 anni, ultimo anno liceo linguistico. Radha è una ragazza gradevole e dalla simpatia travolgente. E' elettrizzata dall'idea di essere a Roma. Ad accentuare la sua gioia c'è anche la presenza di Marco, suo compagno di classe. All'insaputa della famiglia, Radha si è praticamente fidanzata con lui, innamorata dei suoi occhi chiari e della sua aria per bene. “Riuscirò a sposare un italiano?” è uno dei dilemmi che ha accompagnato l'arrivo di Radha in Italia.
In uno stabilimento della Solaris Cinematografica, nella zona Capannelle a Roma, sono in corso le riprese dell'effervescente sit-com Sweet India. La fiction, completamente girata in interni, è ambientata in ristorante indiano - lo “Sweet India”, appunto - gestito dalla frizzante e multietnica famiglia Ragalan, e nella casa della famiglia, annessa al ristorante.
- A casa di Anna
Miniserie 2x100'
Regia: E. Oldoini
Produttore: Rai Fiction
con V. Lisi, G. Desideri, A. Infanti
Produttore Rai: A. Giolitti
Prossimamente in onda su Rai Uno
Anna (Virna Lisi) è la bellissima nonna di una intelligente e simpatica adolescente, Alessia (Veronica Niccolai), nonché la madre di Giulia (Stefania Graziosi), Livia (Giada Desideri) e Marco (Marco Bonini). Mentre i rapporti con i figli, sia pure più che adulti, restano spesso conflittuali, la relazione tra nonna e nipote è a dir poco idilliaca, con una grande complicità. La vita di Anna corre su binari sicuri, forse un po' monotoni, ma tranquilli. L'arrivo della notizia che lo zio Quinto ha lasciato ad Anna in eredità un vecchio, e un tempo amatissimo, casale, sembra rimettere tutto in discussione. Anna e Alessia vanno insieme a vedere in che condizioni si trova la casa di campagna appena ereditata e si imbattono in un affascinante e scanzonato vivaista: Guido (Angelo Infanti), un tempo fidanzato di Anna. Guido non si è mai sposato, e tra l'ironico e il romantico fa capire ad Alessia che Anna gli ha preferito il più borghese marito e che lui non si è mai consolato. Se per Anna, sia pure all'inizio estremamente reticente, si apre la imprevedibile prospettiva di un nuovo amore, per Alessia sembra scoppiare il primo colpo di fulmine della sua vita. E ancora una volta nonna e nipote si trovano a provare sentimenti analoghi e segreti. I figli da parte loro non cessano di agitarsi: Giulia litiga col marito fino alla separazione, Marco si è cacciato in un brutto pasticcio finanziario e preme perché la madre venda il casale, Livia ha pensato bene di innamorarsi del più improbabile dei giovanotti. In un alternarsi di commedia e sentimenti, la storia giunge a una felice conclusione, piena di speranze e buonumore.
- Un medico in famiglia
Serie 13x100' (26 episodi perché in ogni puntata vanno in onda due episodi)
Regia: C. Norza, I. Leoni
Produttore: Publispei
con L. Banfi, L. Savino
Produttore Rai: C. Aloisi, A. Andaloro
Prossimamente su Rai uno
Nonno Libero e la famiglia Martini sono tornati sul set per i nuovi attesissimi episodi di "Un medico in famiglia", la fortunata serie di Rai Fiction prodotta dalla Publispei giunta alla sua quarta edizione. Le riprese, che sono iniziate l'8 Marzo e proseguiranno sino alla fine di settembre, si svolgono principalmente negli studi di Cinecittà a Roma, dove quest'anno è stato allestito anche un nuovo ambiente: la casa di Cettina e Torello, una villetta proprio affianco a quella dei Martini. Confermato il cast principale della scorsa edizione, con in testa Lino Banfi e Lunetta Savino, Pietro Sermonti (che per ora vive a Milano ma presto tornerà), Margot Sikabonyi e tutto il resto della famigliola. Ci sono invece alcuni cambiamenti tra i personaggi della ASL: esce infatti la dottoressa Carlotta (Martina Colombari) ed arrivano la psicologa Eloisa (Barbara Livi) ed un nuovo dottore interpretato da Nicola Farron. Molte saranno però le novità nella storia e tante nuove avventure nella vita di tutti.
La quarta serie di "Un medico in famiglia" è di 26 episodi, abbinati come sempre due alla volta in ogni puntata, che, sommati a quelli delle tre edizioni precedenti, portano a 130 il numero complessivo degli episodi. Ogni serie ha comportato un lavoro di preparazione di circa 8 mesi (tra ideazione delle storie, scrittura e pre-produzione) e circa 7 mesi di riprese. Ci sono innumerevoli "Medico fans club" sparsi su tutto il territorio nazionale, e il sito internet non ha mai smesso di avere tantissimi contatti anche nei lunghi periodi di pausa tra una serie e l'altra. La grande popolarità della serie è dovuta alla semplicità e alla quotidianità delle vicende narrate che suscitano nello spettatore un forte senso di partecipazione e di identificazione. Un mix riuscito d'allegria e di commozione reso possibile da una buona scrittura e da un cast di attori soprattutto credibili nei ruoli a loro affidati.
- Omicidi
Serie 6x100'
Regia: R. Milani
Produttore: Immagine e Cinema
con M. Ghini, L. Ranieri
Produttore Rai: Pellegrini - Pannicelli
Prossimamente su Rai uno
Sei puntate incentrate sull'attività di una Sezione Investigativa. Questa Sezione Omicidi gode di uno statuto speciale, con molta libertà di movimento e poca burocrazia. Al centro di ogni episodio c'è sempre un assassinio. E dunque c'è sempre un'indagine. Ma attorno all'indagine c'è la vita quotidiana di un ristretto gruppo di uomini e donne che affrontano le normalità della vita: figli, solitudini, impazienze, innamoramenti, allegrie. Uomini e donne come tanti altri, solo che questi hanno una pistola in tasca. La Sezione affronta i delitti con l'aiuto tradizionale delle impronte, delle rilevazioni di tracce, delle attività medico-legali, dell'anamnesi anatomopatologa, della ricerca del DNA. Ma punta soprattutto sull'approfondimento delle personalità, dei sentimenti, delle emozioni delle persone via via coinvolte. E in questo senso il filo “sentimentale” che corre tra Lazzaro (Massimo Ghini) e la giovane agente operativa Simona (Luisa Ranieri), percorre le sei parti intrecciando pubblico e privato, silenzi e parole, segreti e agnizioni, fino a un punto finale di messa in gioco complessiva della propria vita. "La Omicidi" è una serie noir che però usa una scrittura leggera e una messa in scena veloce. I veri protagonisti non sono infatti i criminali ma quelli della Sezione, coi loro dubbi, i loro affetti, le loro vittorie e le loro sconfitte. A legare insieme le sei storie di puntata c'è poi la ricerca di un uomo inafferrabile, infelice e disperato, che uccide per mettere in pari la bilancia della propria vita e perseguire un suo folle disegno.
- Noi
(Formato: 4 x 100)
Prende il via mercoledì 19 maggio 2004 la nuova serie TV di Canale 5 in quattro puntate: Noi, con Barbara d'Urso e Enzo Decaro per la regia di Peter Exacoustos.
In onda mercoledì 19 e dal 20 maggio ogni giovedì alle ore 21.00
Noi è una Produzione R.T.I.PLOT: Chiara (Barbara d'Urso) è una madre che non vuole cedere al dolore. Un muro di silenzio si è creato tra lei ed il marito Michele (Enzo Decaro) dopo il tragico incidente che le ha tolto un figlio ed un altro, Luca (Alessandro Sperduti), forse rimarrà cieco.
di Elisabetta Manfucci
LA BIBLIOGRAFIA IN RETE
1. http://www.serietv.net E' il sito italiano di riferimento per chi ama la serie Televisiva italiana e americana
2. http://xoomer.virgilio.it/telesimo/dharmaegreg.htm serie tv americana
3. http://www.serialtv.it serie tv americana
4. http://www.raifiction.rai.it/raifictionhome fiction italiana in onda sulla Rai
5. http://digilander.libero.it/tveffe è il più completo sito italiano dedicato alle serie televisive americane trasmesse in Italia
6. http://www.antoniogenna.net/streghe/ In questo Sito si trovano le trascrizioni di molti episodi e dialoghi della serie: Streghe
7. http://www.parallel-universe.net/24/ sito dedicato alla serie americana "24"
8. http://digilander.libero.it/tveffe/sm-st1.htm serie americana "Smalville"
DEFINIZIONE DI SOAP OPERA
"Hilary Kingsley, in un suo libro, sostiene che una soap-opera deve essere una storia che continua, di ambiente familiare, mirata soprattutto alle donne. Non deve trattare di idee, ma di sentimenti ed emozioni. Soprattutto dovrebbe essere senza cuciture, né fine. Problemi che sorgono, problemi che vengono risolti. Pericoli che compaiono all'orizzonte, pericoli che sono scongiurati. Sboccia l'amore, muore l'amore. Ma comunque la storia centrale deve fluire sempre come un grande fiume. Le singole storylines sono affluenti, torrenti, acque stagnanti, ma il fiume va avanti per sempre".
La soap opera - definita anche: serial aperto - ha origini radiofoniche che risalgono agli anni Trenta. All'epoca, negli Stati Uniti, i serial radiofonici rivolti al pubblico delle casalinghe venivano sponsorizzati e prodotti dalle marche di detersivi e di saponi, come la Palmolive. La soap è una storia che non termina mai. Le puntate durano meno di trenta minuti e vengono trasmette tutti i giorni: programmazione in daytime. E' il modello della Daily soap , di origine statunitense e presente anche in Europa, con alcune varianti. L'Italia è stato uno fra gli ultimi paesi europei ad avviare la produzione, tipicamente industriale, di soap domestiche. Le soap italiane, come "Un posto al sole" (1996), "Vivere" (1999), "Cento vetrine" (2001), sono molto giovani. La Gran Bretagna ha soap pluridecennali e popolarissime, come "Coronation Street", in onda dal 1960, con oltre quindici milioni di spettatori a puntata.
Tre caratteristiche sono proprie di tutte le soap:
• l'organizzazione del tempo
• il senso di un futuro non scritto
• l'intreccio dei plot
ORGANIZZARE IL TEMPO
La soap opera è caratterizzata da una messa in onda regolare: tutti i giorni alla stessa ora. Prima di essere trasmessa l'annuncia un tema musicale che lo spettatore riconosce. Quando la puntata termina i personaggi proseguono a vivere. Il reale non li intacca. Il reale, la cronaca, gli avvenimenti, non appartengono al mondo della soap.
IL SENSO DEL FUTURO
Con questa espressione si intende il continuo rimandare la soluzione finale. Il continuo intrecciarsi dei fili all'interno della storia porta lo spettatore a credere che il finale non sia stato ancora scritto.
INTRECCIARE LE STORIE
La maggior parte delle soap porta avanti cinque o sei fili narrativi, trattati in un episodio di trenta minuti. In ogni singolo episodio ogni filo si trova ad una lunghezza diversa dagli altri: quando uno inizia, un altro è già a metà ed un altro ancora è arrivato al termine.
LO SPAZIO
Il modo in cui le soap-opera trattano il passare del tempo ha conseguenze anche sul modo in cui organizzare lo spazio ed il set. Il mostrare sempre lo stesso mondo aiuta lo spettatore a crearsi dei punti di riferimento e a capire quindi lo spazio che viene rappresentato. Robert Allen dice che nei programmi americani della mattina "il mondo delle soap-opera è rappresentato spazialmente dai close-up e dai two-shot, una strategia che ha l'effetto di concentrare l'attenzione dello spettatore sulle espressioni facciali e sulle rispettive relazioni tra le figure. Molte soap utilizzano un tipo di inquadratura definita: di anticipazione, che introduce lo spettatore nel luogo in cui si svolgeranno le vicende.
Una cosa che va capita a fondo è: che legame hanno i personaggi con il mondo esterno? Loro, infatti, di solito, frequentano sempre gli stessi posti (per esempio bar, palestre, ecc.).
PROTOTIPI
Due studiosi di soap: Liebes e Livingstone suggeriscono che ci sono tre prototipi principali di soap che possono essere applicati a quelle europee:
• Dinastica una famiglia potente con personaggi esterni alla famiglia, legati da sentimenti, matrimoni o rivalità, che ruotano intorno alla storia. Le soap dinastiche hanno due tipi di strutture: un capo famiglia patriarcale, stile padrino, e occuparsi di potere e corruzione; oppure famiglie patriarcali con un forte senso dell'onore, dove il capo famiglia è severo e le storie si generano dalla lotta contro l'autorità. Vengono mostrati personaggi ricchi e infelici (le vite dei domestici spesso sono le più umanizzate).
• Comunitaria una serie di famiglie multi-generazionali e singoli personaggi dello stesso livello sociale, che vivono nello stesso quartiere e appartengono ad una stessa comunità. Vengono raccontate soprattutto storie di fatica quotidiana.
• Di coppia giovani coppie collegate tra di loro, in genere della stessa generazione, che tratta di sentimenti e relazioni. Sono coppie intercambiabili che sperimentano spesso nuovi partners. Personaggi melodrammatici che si muovono in mondo affatto stabile.
La soap opera dovrebbe essere l'espressione della cultura, usi e costumi di un popolo.
IL CONCEPT
Da dove partire per creare una Soap Opera?
Lilie Ferrari nel suo libro: "Come funziona una soap-opera" (edito da Dino Audino Editore) consiglia: "pensa al mondo in cui vivi - la tua nazione, la tua città, il tuo paese" (pg. 25). Lilie Ferrari è una scrittrice e sceneggiatrice inglese, che ha lavorato come script editor al serial EastEnders della BBC, che dura dal 1985. In Italia la conosciamo perché ha insegnato al Corso per sceneggiatori organizzato da Script (http://www.audinoeditore.it/script/corso.php) per conto della Rai nel '98 e nel '99. Secondo la sceneggiatrice occorre partire da ciò che si conosce meglio.
Con il termine Concept si definisce l'idea chiave dell'opera. Essa deve essere sintetizzata in poche righe, che ne identifichino - in modo chiaro e semplice - il tema centrale. Per iniziare prendiamo come esempio la celebre Soap Opera londinese: EastEnders e, poi altre Fiction prodotte in Italia, più note al nostro pubblico. (Note: informiamo che i Concept riportati qui di seguito sono stati desunti dall'autrice del presente scritto: Elisabetta Manfucci, e non sono quelli che gli autori delle rispettive Soap).
LE SOAP
EASTENDERS
Soap Opera ambientata a Londra, identificata nella sequenza dei titoli di apertura da una vista aerea del Tamigi. E' la cosiddetta: East Enders, una zona geografica che nel giro di pochi anni è profondamente mutata. Negli Anni Ottanta qui c'era la classe operaia, con la sua miseria, ora invece, ci sono i Docklands: il centro dei nuovi yuppie, con le sue case residenziali, imprese commerciali e gente di alto rango. Sullo sfondo una piccola piazza nella zona est di Londra, con case residenziali e appartamenti, un negozio e un pub. Questa ambientazione si è allargata negli anni fino a comprendere: diverse strade, un mercato attivo, negozi ed una stazione della metropolitana.
VIVERE
In scena la vita dei componenti di quattro principali nuclei familiari: i Bonelli, la famiglia piccola borghese di ristoratori; i Gherardi, la famiglia di nuovi ricchi, proprietari di un setificio; i De Carolis Falcon, medici, la famiglia di solidi professionisti; la Famiglia Canale , di estrazione più umile, composta da madre e figlio. Sullo sfondo una ricca città di provincia: Como, una realtà sociale nella quale le aspirazioni più profonde riguardano soprattutto gli affetti e sentimenti.
(Note: Vivere è la prima soap prodotta da Canale 5 per il daytime, ovvero ogni giorno. In onda dal 1 marzo 1999 è prodotta da Endemol Italia).
CENTO VETRINE
Ambientata a Torino, prende il nome dal Centro Commerciale che è teatro degli incontri dei quindici protagonisti. Storie, emozioni, passioni della gente che lavora, ma che sa anche amare.
(Note: il Concept è stato ideato dalla sceneggiatrice italiana: Cristiana Farina. La soap è prodotta dalla Endemol, in onda su Canale 5).
UN POSTO AL SOLE
Il Conte Giacomo, aristocratico napoletano, tiene ben salde le redini e i destini di una nobile famiglia, da sempre vissuta a Palazzo Palladini, sulla collina di Posillipo, di fronte al mare e al Vesuvio. Dopo la sua morte misteriosa, il vecchio conte lascia il posto ai suoi discendenti, legittimi e non. Come in un vero e proprio condominio vecchio stile gli abitanti del palazzo non sono semplici vicini di casa ma amici, nemici e talvolta amanti. Le famiglie di Palazzo Palladini vivono in un piccolo universo autosufficiente, fortemente venato di realtà e per questo simile al mondo di tutti noi.
SENTIERI
Ambientata in una piccola cittadina del Midwest: Spreangfield, dove si muovono personaggi complessi, membri delle seguenti famiglie: i Bauer, gli Spaulding, i Lewis, i Chemberlain, i Cooper, i Marler, i Reardon e i Thorpe.
(Note: La sua prima volta in TV si è avuta negli Stati Uniti il 30 giugno del 1952, in radio nel gennaio del 1937. Prodotta dalla Proctor & Gamble productions Inc., le sue vicende sono scritte principalmente da Barbara Esensten e James Harmon Brown. E' arrivata nel nostro Paese negli anni Ottanta e, da ormai quasi venti anni, migliaia di fan continuano costantemente a seguirlo. E' la soap opera più lunga della storia: negli Stati Uniti ha intrattenuto ascoltatori e spettatori sia in radio che in televisione, per ben sessantadue anni ed è alla sua 47a stagione nell'emittente CBS).
CUORI RUBATI
Ambientata a Torino, protagoniste tre famiglie. Casa Rocca: è una modesta famiglia che abita in un vecchio appartamento del centro storico, in prossimità del fiume e della città universitaria. E' un nucleo familiare piuttosto anomalo composto da due sorelle, il nonno ed una madre divorziata, assente perché impegnata ad inseguire l'amore che sembra tardare ad arrivare. Una famiglia con problemi economici. La famiglia Galanti rappresenta la classe borghese e, come i Donadoni, vive sui colli della città. E' composta da cinque persone. Casa Donadoni. Soap Opera che si rivolge soprattutto ai giovani, dei quali adotta il punto di vista e le modalità della narrazione. I temi trattati sono, il più possibile, quelli in cui si possono riconoscere le diverse fasce di pubblico e le storie sono guidate più dai personaggi che dall'intreccio narrativo. Comunicare un forte senso di freschezza, di positività, è l'obiettivo primario che si è voluto raggiungere. Protagonisti genitori problematici, a volte fragili, immaturi, mentre i giovani si preoccupano per loro ed affrontano le loro mancanze. La famiglia Donadoni è una delle più ricche e famose di Torino, che abita in una meravigliosa villa sui colli, là dove si riesce a dominare la città e dove i problemi appaiono più piccoli e lontani.
(Note: In onda dalla stagione 2002/2003 su Raidue si caratterizza per un forte spirito di innovazione, anche dal punto di vista tecnico. Le puntate, infatti, hanno un numero di scene superiori alla norma, per rendere il ritmo più incalzante e, possibilmente, più moderno. Per concludere si può dire che “Cuori Rubati” è una soap opera che si rivolge ai giovani e alle loro famiglie, che entra nel loro universo e lo racconta con gli occhi di chi lo vive in prima persona. Vi consiglio di visitare il Sito Internet di questa Soap, curato in modo preciso. Troverete le schede di tutti i personaggi, il Concept ed altre informazioni: http://www.raidue.rai.it/R2_HPprogramma/0,7353,6,00.html).
TERRA NOSTRA
E' uno sceneggiato in costume con risvolti sociali e culturali che evidenziano le comunanze tra l'Italia e il Brasile. Le vicende seguono il fenomeno dell'emigrazione europea e italiana, in particolare modo verso il Brasile, avvenuta tra il 1850 e il 1930, danno una realistica visione del quadro multietnico del paese. "Terra Nostra" propone il concetto di ‘brasilianità', quale senso d'appartenenza per gli emigranti europei al generoso paese che li ha accolti. La seconda serie, pur avendo il suo punto di snodo in Brasile, parte dalla provincia italiana: Civita di Bagnoregio, un suggestivo borgo in provincia di Viterbo. La storia parte dal contrastato amore fra Tony e Maria. Siamo nel 1931, in pieno regime fascista, e l'appartenenza politica interviene a separare i due giovani. Le loro famiglie si odiano, e a Tony, forte del suo spirito d'avventura, non resta che emigrare in Brasile, come già suo zio aveva fatto venti anni prima. Tony non sa che lascerà in Italia non solo l'amore di Maria, ma anche il frutto di questo amore, un bambino che mai dovrà sapere chi è il suo padre naturale. Dopo un viaggio non proprio tranquillo, approda a San Paolo, e qui presto dimentica Maria. Tony, infatti si inserisce subito nella comunità degli emigranti ed incontra Camilla, una ragazza ebrea di cui si innamora follemente. Alle vicende dei due protagonisti si accompagnano quelle della famiglia di Vincenzo, un simpatico seppur grossolano italiano ormai proprietario di una fazenda, di Donna Francisca, una vedova dal cuore duro, e dei giovani universitari: Josè, Marcos, Rafael e Felipe. E' proprio nell'ambiente universitario che scoppia la rivoluzione del 1932. Il contesto storico-politico fa da sfondo alla narrazione, ma senza mai imporsi, perché, come sottolinea l'autore, Benedito Ruy Barbosa: "è l'amore che traina tutto in una telenovela, la politica ci sarà, ma servirà solo a contestualizzare la trama".
(Note: Telenovela kolossal di RedeGlobo Brasile, trasmessa con grande successo, ha creato una vera e propria moda per lo stile e le tradizioni italiane. La seconda edizione è diretta da Luiz Fernando Carvalho, prodotta da Rede Globo e presentata da Mediatrade).
BEAUTIFUL
A Los Angeles si svolgono le storie tormentate, impregnate di romantiche tensioni, di tre cuori: Ridge, Brooke, Caroline, sullo sfondo la competizione tra due ricche e potenti case di moda: la Forrester Creation , di cui Ridge è lo stilista di punta, e la Spectra. L'amore tra uomo e donna al centro della Soap. I tradimenti, le gelosie, le competizioni, la famiglia, sono in primo piano. Personaggio che tiene le fila di questa rocambolesca giostra romantica è la matriarca: Stephanie Forrester, il pilastro della famiglia, simbolo di integrità morale e di fedeltà.
(Note: in onda dal giugno 1990 su Raidue, approdò a Canale 5 nel 1993, diventando un pilastro del palinsesto del daytime. Inizialmente Beautiful doveva essere ambientata a Chicago ma poi, per motivi economici i coniugi Bell, gli inventori della soap, decisero di trasferire tutto a Los Angeles).
I PERSONAGGI
Ogni Soap ha bisogno di una lettura essenziale: è la cosiddetta Bibbia dei personaggi, in cui sono contenute le schede dettagliate dei personaggi. Una soap ha normalmente circa venti personaggi. Ognuno ha una propria scheda dettagliata che lo mostra come una persona. I personaggi devono infatti avere una identità plausibile, emozionalmente vitale. Ogni personaggio ha dei segreti , che devono essere delineati fin dall'inizio. La biografia dei personaggi non va mai aggiustata a posteriori. In una soap ci sono sempre: la MATRIARCA POTENTE , ovvero la donna come pilastro, che aiuta la famiglia a restare unita. Non è detto che sia una forza buona.
Il SEME CATTIVO, normalmente un maschio (almeno nella Soap londinese), può scomparire anche per mesi interi, ma è sicuro che tornerà per dare problemi a sua madre. E' così cattivo che il pubblico lo ama. Se metti una matriarca insieme ad un figlio cattivo avrai una storia potenzialmente ricchissima.
Le DONNE SPOSABILI si dividono in tre categorie: mature (incluse le vedove), zitelle, giovani donne. Ovviamente all'interno di queste tre categorie esistono molte sfumature.
La DONNA SEXY MATURA è una che si sposa più volte, con molti mariti man mano che la Soap va avanti negli anni.
La ZITELLA TIMOROSA : che da brutto anatroccolo di trasforma, nel corso della storia, in Vamp.
La DONNA GIOVANE BRILLANTE, caratterizzata da una complicata vita amorosa, sempre in contrasto con la sua carriera.
Gli UOMINI SPOSABILI sono essenziali nelle storie incentrate sulla tematica amorosa. I fratelli sono sempre interessanti perché hanno relazioni complesse. Tutte le tensioni della loro infanzia vengono tirate fuori nella loro vita da adulti.
Questo schema va preso con elasticità, in quanto si possono avere variazioni tra tutte le categorie. E' importante creare un buon miscuglio di personaggi per dare le opportunità a tutte le storie di intrecciarsi e svilupparsi.
STORYLINE
Lo storyliner ha il compito di creare gli schemi delle storie, o SINOSSI, di ogni episodio, di fare il PLOT della storia. La maggior parte delle storie ha una struttura semplice che si può descrivere in tre momenti:
• l'affermazione di un equilibrio
• lo sconvolgimento dell'equilibrio
• un nuovo equilibrio
Non è così per le Soap. Lo storyliner di una soap spesso crea storie con in finale sconosciuto. Molto studio sulla narrazione nasce dall'idea di Todorov secondo cui una storia ha le suddette tre fasi. Barthes afferma che la narrazione pone domande, enigmi, che portano il lettore attraverso il testo alla ricerca di una risposta. Le cose stanno diversamente per la Soap. Non c'è nessun equilibrio da raggiungere in modo definitivo: tutto vive di conflitti e cambiamenti. Un singolo episodio di una soap opera contiene elementi di diverse story lines principali e di secondarie. Le principali sono create per durare da qualche settimana a mesi, a volte anni. Hanno strutture complesse, devono avere molto materiale per i CLIFFHANGER (ovvero: punti clou). Per questo devono essere portati in scena i SEGRETI.
Esistono due tipi di segreti:
• ESCLUSIVO conosciuto dal narratore, sconosciuto al pubblico.
• INCLUSIVO condiviso da pubblico e narratore.
Ogni episodio di una soap-opera può contenere fino a sei storylines.
di Elisabetta Manfucci
FONTE:
Lo scritto è stato elaborato da Elisabetta Manfucci , a partire dai suoi appunti del corso di specializzazione in: Sceneggiatura Televisiva , seguito presso l'Università La Sapienza di Roma - a.a. 2002-2003 - Docente del corso: Prof. Sergio Brancato (Cattedra di Storia e Critica del Cinema). Obiettivo di questo scritto è spiegare cosa sia una Soap Opera e come si scrive un Concept. Altre tematiche specifiche, che richiedono maggiore approfondimento, sono volutamente escluse.
Il fenomeno dei reality show sembra dilagare e contaminare tutti gli altri generi. Non esiste programma televisivo che non mostri facce della realtà: quella della quotidianità, dell'uomo medio o della “casalinga di Voghera”. Il perché è più forte del come e non interessa se questa realtà sia costruita in laboratorio.
I reality show di ieri, come “Specchio segreto” con la regia di Nanny Loi del 1964, avevano l'intento pedagogico di studiare i fenomeni sociali nell'Italia del miracolo economico. Nei reality di oggi: la verità del programma ha la meglio sulla verità sostanziale. Grazie alla sua particolare narrazione il reality show tende a costruire tre tipi di spettatori: quello con una forte identità tipico dei quiz, dove il ruolo è imposto dal gioco e dal suo sapere; lo spettatore finestra del mondo, come quello rappresentato da Rai3 durante la direzione di Angelo Guglielmi; ed infine, lo spettatore autoreferenziale, voluto e costruito dalla Tv, che domina i recenti reality show.
La graduale presa di possesso della gente comune dentro gli ambienti televisivi ha cambiato il modo di costruire lo spazio scenico e non nell'emittente. Ad esempio, nel passato gli spettatori in studio erano folle anonime, adesso hanno uno spazio essenziale. I reality show rendono pubblico il privato essenzialmente in tre modi. Innanzitutto, attraverso la violazione dei tabù; i «bip» che avrebbero l'intento di occultare alcuni comportamenti (parolacce, scatti d'ira, ecc.) sono a loro volta dei segni di diretta, che attestano la realtà. In secondo luogo, i vuoti. Non tutta quanta la quotidianità è interessante e se ci si sofferma a guardare il Grande Fratello attraverso il satellite ci si rende conto di ciò. In terzo luogo, la contemporaneità che rinvia alla interattività e ad i nuovi media.
Nel 2000 l 'Italia intera si fermò per guardare qualcosa che la televisione non aveva mai mostrato: un appartamento abitato da dieci comuni mortali, dieci persone che come in un acquario si sarebbero mostrati al grande pubblico in tutta la loro normalità. Iniziò così l'era dei reality-show, iniziò con "Il Grande Fratello".
Oggi, dopo quattro anni, il modo di fare televisione è letteralmente cambiato e, ora, anche i vip hanno capito che per rilanciarsi nel mondo dello spettacolo la strada più facile è quella di mettersi a nudo di fronte allo spettatore. E, così, persone come Adriano Pappalardo hanno ritrovato i loro fan e, soprattutto, la visibilità. Ultimamente, però, visto il successo della formula de 'L'Isola dei Famosi', gli autori delle varie reti ci sono andati giù con la mano pesante e, nell'arco di pochi mesi, ecco spuntare: ' La Talpa', 'Music Farm' e ' La Fattoria'. Il piccolo schermo si è trasformato in una specie di ufficio di collocamento per artisti e, forse, il pubblico si è stancato. Infatti, sia i cantanti in restyling nel centro estetico che i contadini alle prese con mucche e galline hanno qualche problema con l'audience.
Fortuna che, ogni tanto, arriva un personaggio che destabilizza gli equilibri ed incuriosisce il pubblico: l'abbandono di Scialpi a 'Music Farm', forse, attirerà qualche spettatore in più, mentre, visto che ormai la storia di Baffo e delle sue imprecazioni si sta esaurendo, gli autori de ' La Fattoria' hanno pensato bene di mandare altre due braccia al servizio dell'auditel, quelle di Floriana Secondi. Quest'ultima rischia di diventare un fenomeno da reality e chissà se realmente riuscirà con la sua irruenza a rialzare le sorti della trasmissione?La sindrome da 'Grande Fratello' ha colpito anche altri programmi che erano nati sotto un'altra stella. E così, la scuola più famosa d'Italia, quella di 'Amici', oggi punta più sul personaggio che sul talento e strizza l'occhio alla casa di Cinecittà rinchiudendo gli sfidanti dentro alle ormai famose casette ed, ora, che sta giungendo verso la fine, possiamo dire che, probabilmente, di questi ragazzi abbiamo spiato più la vita privata che prove e lezioni. Ma, non finisce qui. Le reti televisive già stanno lavorando alla preparazione di nuovi reality-show, rischiando, così, di intossicare il povero spettatore con una realtà che spesso sfiora la finzione.
A come American Family, B come Big Brother e U come Under one roof. Sono tutti in un weblog dedicato ai maggiori reality show internazionali aggiornato quotidianamente. L'idea è di Andy Dehnart, scrittore, web producer, docente alla Stetson University di DeLand, in Florida, ma specialmente «reality TV addict», ovvero «fanatico di reality show». Dal luglio del 2000 Dehnart raccoglie, seleziona, ordina e pubblica le trame, le ultime notizie e i gossip dei più seguiti format TV real americani utilizzando la Rete per «regalare un posto dove aggiornarsi». The Real World, Road Rules, Making the Band, Survivor, The Mole, Big Brother, Popstar: decine di trasmissioni che hanno fatto la storia dei real TV trovano spazio nelle pagine di www.real i tyblurred.com/realitytv .
Il sito è stato “inaugurato” all'inizio di luglio del 2000, pochi giorni dopo la prima edizione di Survivor e di Big Brother negli Stati Uniti.
L'idea - rivela l'autore - mi è venuta un paio di mesi prima quando, frustrato perché non riuscivo a trovare un luogo dove essere costantemente informato sugli sviluppi delle storie real, ho deciso di crearlo io. Ma quali sono i rapporti tra reality show e Internet? Moltissimi programmi traggono dal Web la loro linfa vitale.
Negli Stati Uniti, per esempio, le selezioni per partecipare al Grande Fratello si svolgono on line e sono nate centinaia di vibranti community nelle quali i fan si incontrano per discutere, scambiarsi opinioni e commentare le avventure del protagonista preferito o di quello meno amato. Il carattere personale della reality TV si adatta perfettamente al Web che, per sua stessa natura, è decentrato e animato da singoli individui.Parallelamente al fenomeno dei reality show si è assistito all'esplodere delle "sublebrità" ( E' una parola inventata da Andy Dehnart - esperto di real tv - per indicare che grazie ad una webcam ognuno può diventare famoso). Grazie al Web chiunque, con l'aiuto di una webcam, può raggiungere la notorietà. Basta un weblog per essere famoso . Pensate, per esempio, a Salam Pax, il blogger di Bagdad, che ha raccontato la guerra via Internet e che, nel futuro, verrà ricordato come un caso, forse addirittura uno spartiacque della comunicazione on line. La natura democratica del Web significa che, idealmente, chiunque ha eguale accesso a qualunque luogo e può entrare in contatto con chiunque altro. La televisione ha un enorme potere: trasforma un gruppo di sconosciuti in star, per poi dimenticarsene nella stagione successiva. Invece per l'oblio nel Web basta solo cambiare pagina.
L'organizzazione dei palinsesti televisivi è ormai dominata da un sistema integrato composto da: inserzionisti pubblicitari, produttori di format e reality show, reti nazionali, editori televisivi. L'accordo che lega queste diverse componenti è: fare televisione che costi "nulla". In questi ultimi tempi, dopo Grande Fratello 4, L'isola dei famosi, La Talpa , e mentre sono in svolgimento Music Farm e La Fattoria , abbiamo potuto assistere al fenomeno del nomadismo televisivo.
Prendiamo l'esempio dei concorrenti del GF 4. Dopo essere usciti dalla casa, i loro passaggi televisivi hanno riguardato senza soluzione di continuità Buona Domenica, Maurizio Costanzo Show e Tutte le mattine. Canale 5 è stata invasa dai volti dei vari Tommy, Carolina, Serena, Ascanio, lanciati in un circo mediatico che prevede una loro massiccia presenza in video. Perché tutto ciò? Per un semplice motivo: sono personaggi popolari che possono essere gestiti in modo facile poiché molto vogliosi (giustamente) di apparire, con una forza contrattuale inesistente e quindi utilizzabili con un modestissimo impegno economico da parte delle reti. C'è chi, poi, come Floriana del GF3 diventa specialista dei reality. Per risollevare le sorti de “La fattoria”, la ruspante romana è stata mandata a sostenere l'azione di Milton e compagni. E' un caso veramente significativo, questo, che evidenzia lo stato della televisione: un circuito nel quale i veicoli (cioè i personaggi) sono lanciati in una corsa frenetica con deviazioni improvvise, deviazioni provocate da problemi di ascolto che bisogna risolvere con una certa celerità, altrimenti le aziende che investono in spot fanno sentire la loro voce.
Dunque, quale situazione emerge da questo contesto? Una situazione che determina una tv povera di idee (nuove) e contraddistinta dall'assenza di produzioni in grado di rinnovare il linguaggio televisivo. Il reality show non ha rinnovato un bel niente; ha semplicemente permesso di mascherare e spalmare nell'arco della giornata un genere che ha fatto la storia della piccolo schermo. Che cosa sono, infatti, i "reality" se non delle pseudo-fiction realizzate a costi bassissimi?
di Elisabetta Manfucci
Sono passati oltre 20 anni, ed il sogni di molti è rimasto un sogno lontano. Se in qualche classe di qualche scuola in Italia si affronta l'argomento CINEMA è solo grazie all'amore per la cultura ed alla dedizione di alcuni, purtroppo rari, insegnanti.
Il cinema entrerà nella scuola come materia di studio. L'annuncio l'ha dato il ministro della Pubblica Istruzione e della Ricerca Scientifica e dell'Università, Luigi Berlinguer. È una promessa esposta in termini generici, quanto basta, tuttavia, a legittimare speranze e un pizzico di fiducia. Era tempo che i ministeri competenti cominciassero a porsi un problema, giunto da molto al punto giusto di cottura. Fra i tanti ritardi, di cui patisce il nostro sistema dell'istruzione, quello dell'insegnamento del cinema e di altre moderne forme espressive e comunicative non è tra i meno insignificanti, denota il persistere di quel distacco della scuola dalla società contemporanea che è uno dei più gravi mali italiani e ha ripercussioni sulla formazione professionale. Non che siano mancate, in un passato remoto e vicino, iniziative ed esperienze degne di lode. Non mancano nemmeno casi in cui i sussidi audiovisivi siano riusciti a pervadere le normali abitudini didattiche. Ma la conoscenza critica del cinema e dei linguaggi più moderni continua ad essere, nelle strutture scolastiche, ancora una pratica sporadica. Non lo è più a livello universitario, dagli albori del decennio Settanta, allorché ha avuto inizio l'accensione di cattedre, variamente intitolate, istituite in tutta Italia presso i più rappresentativi atenei. È occorso il Sessantotto, con i suoi benefici effetti sull'apertura alle discipline più legate ai processi evolutivi generati nel Novecento, affinché cadessero diffidenze e pregiudizi addebitabili a sordità culturali. È opportuno, però, altresì prendere atto che l'ingresso del cinema e delle comunicazioni di massa nell'università è avvenuto non alla luce di una programmazione centralmente determinata, ma in virtù di spinte espansive nate dal basso, da logiche, dinamiche e disegni riguardanti la crescita delle singole Facoltà e il rafforzamento dei singoli centri universitari. Una più ampia visuale non c'è stata, non c'è stato un progetto e una consapevolezza che investissero parimenti la scuola nella varietà delle sue articolazioni, l'università e il vasto e frastagliato campo della comunicazione audiovisiva. La stragrande maggioranza delle cattedre è stata partorita all'ombra dei folti raggruppamenti di Lettere e Filosofia, mentre non di rado le comunicazioni di massa sono state comprensibilmente attratte nell'orbita di Sociologia. A lungo andare, le cattedre di critica e storia del cinema hanno prodotto e producono programmi che rischiano di avere un rendimento inadeguato nella misura in cui sono complementari e aggiuntivi ad altri aventi una relativa attinenza. Per farci capire anche da chi non abbia familiarità con questo argomento, il cinema lo si insegna spesso via fuggendo: due corsi, un paio di anni, un paio di esami e poi (frequentazione di seminari a parte) si dà l'avvio alla preparazione della tesi di laurea, al più raccomandando, o addirittura imponendo, di coltivare qualche disciplina assonante. Troppo poco diciamo la verità, per studenti che - non è male precisarlo - pur avendo manifestato una netta preferenza per il cinema nella impegnativa prova finale della tesi, conseguiranno comunque una laurea in altra materia. Le eccezioni ci sono, anche se non numerosissime. Le rappresentano i Dams, i corsi di laurea con un indirizzo che abbraccia la comunicazione e lo spettacolo, ma questa è una realtà dalla quale sono esclusi parecchi atenei, la fetta più grossa della popolazione universitaria. Stiamo cercando di dire che, senza togliere meriti a docenti e discenti e pur riconoscendo che un progresso notevole nell'ultimo ventennio v'è stato, il meccanismo scaturito ha le sue contraddizioni e impedisce un apprendimento architettato al fine di conseguire un alto livello di specializzazione. Che cosa c'entrano le dissonanze rilevate con i preannunci e gli encomiabili impegni del ministro Berlinguer? C'entrano, eccome, perché se il cinema e le comunicazioni di massa davvero avranno piena cittadinanza nella scuola, occorrerà un personale qualificato e sarà compito dell'università prepararlo nel modo più funzionale e soddisfacente, approntando piani di studio organici e corsi di laurea e dipartimenti appositi. Non ci si attende che le università sfornino registi, sceneggiatori, scenografi, direttori della fotografia e critici (questo già accade, anche se casualmente), ma che forniscano strumenti solidi a coloro che domani saranno chiamati a insegnare. Così, fra l'altro, acquisterà un più preciso senso sociale la presenza del cinema e delle comunicazioni di massa nell'università perché agli studenti si apriranno sbocchi professionali e l'assimilazione della cultura e dei linguaggi audiovisivi non costituirà più, come accade ora, soltanto un arricchimento del proprio corredo conoscitivo. Il ministro Berlinguer merita di essere incoraggiato, anzitutto dal mondo del cinema, dello spettacolo e della comunicazione, che invece è parso, almeno a noi, distratto, non avendo ancora compreso, occupato a correr dietro ai propri angusti particolarismi, che la formazione di spettatori motivati culturalmente e criticamente consapevoli è una delle più valide garanzie per il futuro. (m.a.)
dall'Editoriale di CINEMASESSANTA n° 1 del 1996
In viaggio con il documentarista: cerchiamo videomaker di talento per il Canon Sahara Professional Experience
Sei un videomaker di buona esperienza? Hai la passione per i viaggi? Non perdere quest'occasione riservata a quattro lettori di Tutto Digitale: potresti partecipare al Canon Sahara Professional Experience, una video spedizione in Africa guidata dal noto documentarista Pierluca Rossi, come cameraman ufficiale della troupe!
'Sahara'. Basta la parola per far correre la fantasia, per pensare a spazi infiniti, sognare atmosfere magiche... luoghi che poco si prestano al turismo 'mordi e fuggi' tipico dei nostri tempi, da vivere con calma e approfonditi con la guida di persone giuste... Pierluca Rossi questi luoghi li conosce bene, avendoli frequentati per anni per la realizzazione di documentari trasmessi dalle tv di tutto il mondo, ma, come per ogni serio studioso che mette passione e impegno nel suo lavoro, la sua sete di conoscere non è mai soddisfatta.
La troupe di Pierluca - con l'appoggio tecnico e le macchine di Canon, che ha sempre seguito il documentarista nelle sue esperienze attraverso i cinque continenti, e di Iveco, che fornirà i mezzi di trasporto, un Daily camperizzato 4x4 e un Massif 5porte - tornerà in Africa in un periodo di circa due mesi, a cavallo fra dicembre e gennaio prossimi.
Il Canon Sahara Experience si snoderà, con partenza dall'Italia e arrivo a Tunisi, attraverso la Tunisia, l'Algeria, la Mauritania, il Marocco. La filiale italiana di Canon, in collaborazione con la società di produzione televisiva Saimmagini (che possiede una banca video di buona parte del mondo, ha realizzato diverse serie tv per Marcopolo (Sky) e documentari singoli per Rai 3, Rai 1, Rete 4, Bonsai TV-nuovi media e che realizza reportage per varie pubblicazioni), nel prosieguo della politica di 'cultura dell'immagine' che ha sempre contraddistinto le attività nazionali, ha deciso di offrire a quattro videomaker di talento - scelti esclusivamente fra i lettori di Tutto Digitale - la possibilità di un'esperienza umana impagabile, che costituirà per i prescelti anche un prezioso curriculum professionale.
I partecipanti, a tutti gli effetti, faranno parte della troupe e contribuiranno attivamente alla realizzazione delle riprese (che saranno effettuate con videocamere Canon di ultima generazione messe a disposizione da Canon Italia), a stretto contatto con la realtà della produzione. L'organizzazione si farà carico di tutte le necessità pratiche di spostamento, vitto e alloggio.
I partecipanti (due per la prima metà del viaggio, orientativamente fra il 15 e il 24 dicembre, ed altrettanti per la seconda, fra il 24 dicembre e il 7 gennaio) verranno prescelti a insindacabile giudizio di una giuria formata da un responsabile di Canon, uno di Saimmagini e uno di Tutto Digitale.
Per poter partecipare alla selezione bisogna avere una buona pratica di esperienza di ripresa, non necessariamente con macchine Canon; è richiesto ai candidati di inviare una scheda di presentazione personale e uno o più filmati realizzati, anche non montati (l'eventuale esperienza in post produzione, vista la natura della spedizione, non è necessaria). I dettagli - comprese modalità tecniche e tempi di invio dei materiali - verranno comunque precisati in una prossima newsletter a settembre e sulla rivista Tutto Digitale numero 56, in edicola nella seconda metà dello stesso mese.
Nel frattempo, iniziate ad allenarvi nelle riprese, e magari girate anche qualche video test da inviarci successivamente... e stay tuned!
(06/08/2009) da TuttoDigitale
Un giorno dell’inverno 1963 squillò il telefono della mia casa di Milano. “E’ un tale che chiama da Roma,” disse mia moglie “un certo Sergio Leone”.
Oh bella. Saranno stati tre anni che non lo sentivo. Presi il ricevitore e mi esplose nell’orecchio il suo romanesco vocione baritonale: “A Se’, ma che cazzo stai a fa’ lassù tra le nebbie?”.
Gli spiegai che lavoravo in pubblicità, che ero diventato copychief nella seconda più grande agenzia italiana, che mi ero appena sposato.
“Ma al cinema non ce pensi più?” chiese lui.
“Beh, scrivo caroselli... “
Questa conversazione telefonica si svolge tra due Sergio: Sergio Donati e Sergio Leone. Sergio Donati è lo sceneggiatore storico di Sergio Leone e quello che avete letto è l’incipit diC’era una volta il West (ma c’ero anch’io)il libro pubblicato daOmero Editoree che verrà presentato lunedì 20 alle 21.00 nello Spazio Multimediale Tiber. Quella volta lì Sergio Leone non riuscì a convincere Sergio Donati a lavorare con lui alla “scopiazzatura” di un film giapponese che era in quel periodo nelle sale. Si chiamava Yojimbo, la sfida del samurai, “di un certo” Kurosawa. Sergio Donati si morse le mani per parecchio tempo per aver scelto di scrivere caroselli piuttosto che quel remake western che poi divennePer un pugno di dollari. Nel libro ci trovate questi e molti altri aneddoti sul suo rapporto con Leone.
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20 luglio: Presso lo Spazio Tiber, “Lungo il Tevere… Roma” h. 21.30
Discesa da Ponte Cestio, Lungotevere degli Anguillara/Aldobrandeschi (Isola Tiberina) lato Trastevere
La proiezione sarà preceduta, nell’ambito degli appuntamenti “Le Arti del Cinema” da un intervento di Sergio Donati, sceneggiatore e docente di sceneggiatura presso la Scuola di Scrittura OMERO.
1. NELLA RABBIA UNA SPERANZA di Leonardo De Blasiis
2. GAIA di Fabio Giacomini
3. 6x8 di Michele Bevilacqua
4. SONO IN RITARDO? Di Aldo Rapè
5. FRONTIERS di Hermes Mangialardo
6. E PUR SI MUOVE di Antonio Malfitano
7. 13419 di Roberto Attias e Sergio Silvestrini
8. CEMENTO di Sebastiano Melloni
9. LIGHT di Mariusz Wojtowicz
Il Leone del deserto non offende più l'esercito italiano - Gheddafi salutato dalla messa in onda su Sky del film sulla resistenza libica finora censurato
Gheddafi è a Roma e oltre al governo lo accoglie un film. Stasera infatti Sky Cinema Classics trasmetterà “Il leone del deserto”, un film documentario che racconta la storia della resistenza libica, finora censurato.
Così mentre molti contestano il patto di amicizia siglato tra il nostro governo e la Libia, l'arrivo di Gheddafi coincide volutamente con la tramissione del film che racconta cosa c'è dietro la foto del «leone del deserto», Omar al-Mukhtar, che il presidente libico portava al petto sopra la sua alta uniforme nera.
Il film racconta la storia dell’eroe della resistenza libica, che fu catturato e impiccato dai fascisti nel 1931, interpretato nel film dell'1981 da Anthony Queen (la pellicola viene trasmessa per la prima volta in Italia stasera alle 21 su Sky Cinema Classics, canale 315). Un chiaro segno, quest’ultimo, di come i rapporti tra i due paesi siano cambiati, rispetto a quando il film era stato censurato.
Era il 1982, infatti, quando l’allora premier del nostro Governo, Giulio Andreotti, giustificava la censura del film diretto dal siriano Mustafa Akkad dicendo che danneggiava l’onore dell’esercito. A 27 anni di distanza le cose sono cambiate. Le relazioni sono molto più distese, anche grazie all’intervento di Berlusconi, che nello scorso settembre a Bangar ha apposto la sua firma sull’accordo di Amicizia con la Libia (accordo che prevede la restituzione di 5 miliardi in 20 anni da parte del nostro Governo alla ex Colonia). L'accordo fu accompagnato allora da queste parole del premier: “Questo è un accordo che giunge dopo quei momenti tragici e drammatici dell`occupazione italiana del vostro Paese e a nome del popolo italiano, come capo del governo, mi sento in dovere di porgere le scuse e manifestare il nostro dolore per quello che è accaduto tanti anni fa e che ha segnato molte delle vostre famiglie”.
di Matteo Castelnuovo © 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO '10 giugno 2009
L'imposta sugli immobili ha effetti devastanti sulle sale, specie quelle che non hanno multiplex. Milano, Torino e Napoli le città più colpite. E ora rischiano alcuni locali storici. Teatri, cinema, fattorie ed aziende agricole. Tutte nel mirino dell'Imu, l'imposta municipale che ha sostituito l'Ici raccogliendo 24 miliardi di euro nel 2012. Un extra gettito che tassa gli immobili (pensato dal governo Berlusconi e realizzato da Monti) facendo entrare nelle casse dello Stato 15 miliardi per la prima e seconda casa e 9 miliardi dalle attività imprenditoriali. Una rivoluzione e un fiume di denaro, se si pensa che la vecchia Ici era di 9 miliardi complessivi, raccontata però come una catastrofe dai proprietari di sale d'essai che vivono dei biglietti che staccano.
Il rincaro si è fatto sentire eccome, con punte di aumenti che toccano il 162 per cento in soli 12 mesi. Il pallino delle quote da applicare è in mano ai Comuni, che possono scegliere tra 0,76 e 1,06 per cento. E la differenza non è di poco conto. Milano, insieme a Torino e Napoli, è tra le grandi città che ha scelto la quota più alta e l'aumento è stato notevole: per il centralissimo cinema Arlecchino più 131 per cento, da tremila a quasi ottomila euro per la sala d'essai Mexico, all'Arcobaleno di corso Buones Aires più 154 per cento (significa 18.125 euro in più) mentre per il teatro Carcano di Porta Romana il conto è salito da 8 mila a 21 mila euro.
«Applicare queste tariffe è assurdo – attacca Stefano Losurdo, segretario lombardo dell'Agis, associazione italiana dello spettacolo – vogliamo pagare una quota equa perché cinema e teatri lavorano su grandi volumetrie ma per poche ore al giorno, con una redditività per metro quadro non paragonabile ai grandi magazzini e alle altre attività commerciali».
La differenza tra un mall e un luogo di attrazione culturale è notevole, ma per molte giunte l'importante è far quadrare i conti. Conti che si sono fatti anche all'Agis: un cinema multisala con quattro schermi sborsa nel capoluogo lombardo 40 mila euro in tasse comunali. E i margini di guadagno si stringono sempre di più in previsione delle nuove voci di spesa per i rifiuti, in aumento deciso per il 2013. E anche su 8 euro di biglietto tra Iva, diritti siae e quota al distributore dei film, al gestore rimangono in tasca poco più di 3 euro. Significa che occorre staccare più di 10 mila ingressi solo per coprire i costi fissi. Il pericolo, senza tanti giri di parole, è la chiusura definitiva, con negozi al posto delle sale a ridisegnare la geografia delle città.
«A Milano siamo passati in 30 anni da 140 schermi a 80, concentrati però in 20 strutture» continua Stefano Losurdo «Il cinema monosala è quasi impossibile che abbia redditività, ma se vengono tassate in questo modo è il colpo finale che sancisce la loro chiusura». Cancellando di fatto la Lombardia dello spettacolo: trenta milioni di biglietti venduti ogni anno, 250 milioni di euro di incassi dai soli biglietti, un migliaio di schermi cinematografici e sale polivalenti e soprattutto nessuno spazio per le molteplici voci del teatro, della musica, della danza, dello spettacolo popolare. Altre città come Roma (con una decisione della giunta dello scorso novembre), Bologna e Mantova hanno deciso invece di tenere la quota al minino consentendo ai proprietari di respirare.
Ma se nei grossi centri sono le sale le galline dalle uova d'oro, nei paesi a vocazione agricola la grande stangata è arrivata anche per i contadini. Considerata una preziosa risorsa e riscoperto come mestiere nobile lavorare i campi e allevare animali, "la patrimoniale sulla terra" ha toccato una quota stimata in 650-700 milioni di euro. Ben lontani dai 225 milioni inizialmente previsti dal Ministero dell'Economia (90 per i terreni e 125 per i fabbricati) come sacrificio per l'intero settore.
«L'Imu peserà e tanto sui bilanci delle aziende che contano terreni incolti e capannoni», avvisavano Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri al momento della stesura del decreto Salva Italia che introduceva l'Imu. Riuscendo a strappare un accordo con il Governo Monti che in caso di eccessiva raccolta per la prima rata la seconda sarebbe stata abbassata. Puntualmente però si è verificato un caos: tassati i fabbricati cosiddetti "strumentali" come capannoni, alpeggi, stalle e fienili, con la beffa dei terreni incolti. Con esborsi di oltre 200 milioni in più rispetto all'Ici. «Così come è stata applicata è una patrimoniale a tutti gli effetti che però non segue criteri progressivi e colpisce tutti indiscriminatamente» dice Domenico Buono, responsabile fiscale di Coldiretti «I contadini non si vogliono sottrarre al pagamento ma è evidente che i calcoli sono stati sovrastimati».
di Michele Sasso per espresso.it
Il programma Europa creativa sosterrà il cinema europeo e i settori culturali e creativi, permettendo loro di contribuire maggiormente all'occupazione e alla crescita. Con un bilancio previsto di 1,8 miliardi di euro per il periodo 2014-2020 sosterrà decine di migliaia di artisti, professionisti della cultura e organizzazioni culturali in ambiti quali le arti dello spettacolo, le belle arti, l'editoria, il cinema, la TV, la musica, le arti interdisciplinari, il patrimonio culturale e l'industria dei videogiochi permettendo loro di operare in tutta Europa, raggiungere nuovi pubblici e sviluppare le abilità necessarie nell'era digitale. Aiutando le opere culturali europee a raggiungere nuovi pubblici in altri paesi, il nuovo programma contribuirà anche a proteggere e promuovere la diversità culturale e linguistica dell'Europa.
La cultura riveste un ruolo primario nell'economia dell'UE-27. Studi europei hanno evidenziato che le industrie culturali e creative rappresentano circa il 4,5% del PIL dell'UE e il 3,8% dell'occupazione (8,5 milioni di posti di lavoro e anche molti di più ancora se si considerano le ricadute in altri settori). Le ricerche mostrano un potenziale di crescita impressionante di tali settori: tra il 2000 e il 2007 l'occupazione in questi settori è cresciuta in media del 3,5% ogni anno, rispetto all'1% del totale dell'economia dell'UE-27. In questi settori i tassi di crescita occupazionale sono cresciuti rapidamente, del 2% l'anno, anche negli USA e in Cina. L'Europa è di gran lunga il leader mondiale nelle esportazioni di prodotti dell'industria creativa. Per mantenere questa posizione bisogna investire nella capacità di tali settori di operare al di là dei confini nazionali.
Europa creativa tiene conto delle sfide create dalla globalizzazione, in particolare dell'impatto delle tecnologie digitali cambiando le modalità di realizzazione, distribuzione e fruizione delle opere culturali, oltre a trasformare le fonti di entrate e i modelli di business. Questi cambiamenti significano anche opportunità per le industrie culturali e creative europee e il programma cerca di aiutarle a cogliere tali opportunità così che possano beneficiare del passaggio al digitale e creare un maggior numero di carriere a livello internazionale e di possibilità di lavoro.
I programmi CULTURA, MEDIA e MEDIA MUNDUS affrontano sfide simili come la frammentazione del mercato che nasce dalla diversità linguistica e culturale, la globalizzazione e il passaggio al digitale, nonché gravi difficoltà di accesso a prestiti commerciali. Sono accomunati anche da esigenze simili in termini di protezione e promozione della diversità culturale e linguistica e di rafforzamento della loro competitività per contribuire all'occupazione e alla crescita., pertanto la Commissione, riconoscendo tuttavia, anche il carattere variegato di questi settori, propone un unico programma quadro, ma con diverse sezioni per fornire il sostegno appropriato.
Il programma Europa creativa riunirà i meccanismi di sostegno, attualmente separati, previsti per i settori dell'audiovisivo e della cultura in Europa in uno "sportello unico" aperto a tutte le industrie culturali e creative.
Continuerà tuttavia a far fronte alle esigenze specifiche dell'industria dell'audiovisivo e degli altri settori culturali e creativi attraverso le sezioni specifiche Cultura e MEDIA che si baseranno sul successo degli attuali programmi Cultura e MEDIA.
Il programma creerà inoltre un nuovo strumento di garanzia finanziaria che consentirà ai piccoli operatori di accedere a prestiti bancari per un valore complessivo di 1 miliardo di euro.
La Commissione prevede che, tra il 2014 e il 2020, almeno 8.000 organizzazioni culturali e 300.000 artisti, professionisti della cultura e le loro opere riceveranno un sostegno per varcare i confini dei loro paesi e acquisire l'esperienza che li aiuterà a intraprendere carriere internazionali. Il programma sosterrà anche la traduzione di più di 5.500 libri e altre opere letterarie.
La sezione MEDIA contribuirà alla distribuzione di più di 1.000 film europei nel mondo, su piattaforme tradizionali e digitali; fornirà anche finanziamenti per i professionisti del settore audiovisivo per aiutarli a inserirsi sui mercati internazionali e a lavorare con successo e promuoverà lo sviluppo di film e altre opere audiovisive che presentano un potenziale di distribuzione transfrontaliera.
Le premesse sono buone: grazie, in parte, al sostegno di MEDIA, la percentuale di film europei tra tutti i film distribuiti per la prima volta nei cinema europei è passata dal 36% nel 1989 al 54% nel 2009. La rete Europa Cinemas, che comprende oltre 2.000 sale prevalentemente in cinema indipendenti, aiuta ad assicurare un'offerta ampia e diversificata per gli spettatori in 475 città. I loro film hanno attirato 59 milioni di spettatori nel 2009 rispetto ai 30 milioni del 2000.
Le industrie culturali e creative non traggono attualmente il massimo vantaggio dal mercato unico. Una delle difficoltà che il settore si trova ad affrontare è la lingua: l'Unione europea ha 23 lingue ufficiali, 3 alfabeti e circa 60 lingue regionali e minoritarie ufficialmente riconosciute. Questa diversità è parte della ricchezza europea, ma ostacola gli autori che vogliano raggiungere lettori in altri paesi, gli spettatori di cinema e teatro che vogliano vedere opere straniere e i musicisti che vogliano raggiungere nuovi ascoltatori.
Concentrandosi maggiormente sul sostegno alla creazione del pubblico e sulla capacità dei settori di interagire in modo più diretto con il pubblico, ad esempio attraverso iniziative di alfabetizzazione mediatica o nuovi strumenti online interattivi, sarà possibile rendere accessibili al pubblico molte più opere straniere. La Commissione prevede che i progetti sostenuti da Europa creativa raggiungeranno direttamente o indirettamente più di 100 milioni di persone.
Europa creativa comprende una sezione transettoriale. Questa sezione si articolerà in due parti: una costituita da un meccanismo di garanzia finanziaria gestito dal Fondo europeo per gli investimenti per facilitare l'accesso dei piccoli operatori al credito bancario, l'altra da finanziamenti volti a sostenere studi, analisi e una migliorare raccolta dei dati allo scopo di migliorare la base di dati per la definizione delle politiche.
Il Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha realizzato un sito:
Si tratta di un’iniziativa del Dipartimento Politiche Europee, in collaborazione con la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Locale (SSPAL) e l’Istituto Europeo di Pubblica Amministrazione (EIPA). Il sito si occupa dei fondi diretti dell’Unione Europea e ha l’obiettivo di favorire la diffusione, in modo semplice ed intuitivo, delle informazioni sulle diverse possibilità di ottenere un finanziamento diretto dalle istituzioni europee, in base al settore dove si opera.
Enti promotori
Dipartimento Politiche Europee, Ufficio cittadinanza europea – promuove l’informazione e la formazione sulle politiche europee, sulle attività dell’Unione Europea e sulle iniziative promosse in tali ambiti dal Dipartimento.
SSPAL – cura la formazione, l’aggiornamento professionale e il perfezionamento dei dirigenti e del personale della pubblica amministrazione locale anche su tematiche di rilevanza europea.
EIPA - cura la formazione dei funzionari pubblici allo scopo di sviluppare le loro capacità nel trattare temi e problematiche riguardanti l’Unione Europea.
Obiettivi dell’iniziativa
Il sito è organizzato secondo una struttura studiata per agevolare la consultazione e l’accesso alle informazioni anche da parte di chi si avvicina per la prima volta a questa materia. Non vuole essere alternativo a siti internet specializzati e già operativi nel settore, ma intende offrire un ulteriore strumento di supporto all’utilizzo dei fondi da parte dell’Italia.
Obiettivo fondamentale dell’Unione Europea è lo sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche delle sue regioni attraverso il sostegno dell’occupazione, la tutela dell’ambiente, l’eliminazione delle disuguaglianze e la promozione della parità tra uomini e donne. Tra gli strumenti messi in campo dall’UE, una serie di programmi per il periodo 2007-2013 che offrono ai cittadini degli Stati membri vantaggi concreti per ridurre i divari di reddito esistenti tra le varie regioni europee.
Si tratta di strumenti finanziari pari a 975 miliardi di euro per il periodo 2007-2013 principalmente riconducibili a due macrocategorie:
* Fondi strutturali (o a gestione indiretta), gestiti dalle Amministrazioni centrali e regionali dei vari Stati membri per finanziare progetti presentati da altre pubbliche amministrazioni;
* Fondi a gestione diretta, erogati direttamente dalla Commissione europea ai beneficiari finali, che possono essere sia pubbliche amministrazioni che privati cittadini.
Il sito presenta le opportunità offerte dall’Unione nel campo dei fondi a gestione diretta, individua i potenziali fruitori (agricoltore, piccola e media impresa, giovani, enti pubblici, ricercatori, società civile) e organizza le diverse tipologie di finanziamento in base ai beneficiari finali.
www.finanziamentidiretti.eu consente anche la possibilità di iscriversi ad un corso on-line sulla progettazione europea. Il corso, organizzato da EIPA con il patrocinio del Dipartimento Politiche Europee, prevede due moduli: il primo, a carattere teorico, affronta tutte le fasi del ciclo di progetto; il secondo, presenta e analizza gli strumenti tecnici, analitici e programmatici per la gestione dei progetti. Il corso prevede test di valutazione intermedia e materiale aggiuntivo per gli approfondimenti. I partecipanti potranno interagire con i docenti attraverso chat o forum e commentare con loro i risultati dei diversi esercizi.
L’iniziativa promossa dal Dipartimento Politiche Europee prevede anche sei incontri formativi a livello territoriale con lo scopo di illustrare alcuni programmi europei del ciclo finanziario 2007-2013, realizzati in collaborazione con SSPAL.
di Barbara Egidi
Domanda: Se si utilizzazano della musiche non originali è indispensabile ottenere i permessi e quindi pagare la concessione anche se si tratta di festival che non hanno scopo distributivo/commerciale?
Risposta: La legge sul diritto d'autore lo impone (cioè impone di avere l'autorizzazione scritta da chi ne detiene i diritti, che potrebbe non essere chi ha composto la musica ma chi la distribuisce, autorizzazione che può essere ottenuta dietro pagamento o meno). Acquistare legalmente un CD audio o video non permette di utilizzarlo per altri scopi... Che poi gli Autori e Distributori delle musiche lascino correre, a loro discrezione, è un'altro discorso. Non vi sono deroghe a tale autorizzazione, quindi anche le scuole pubbliche e private, le università, gli ospedali, le case di cura e degli anziani, i filmaker, ecc. dovrebbero ottenerla. Salvo non abbiano stipulato un accordo con la Siae.
I diritti alla SIAE vanno pagati per la proiezione da chi organizza la proiezione, sia esso un ente pubblico (come il comune) sia un singolo privato od una associazione culturale senza scopo di lucro.
Domanda: Perchè si deve pagare ancor prima di sapere se si è selezionati o se si vincerà?
Risposta: In molti concorsi, come era per il nostro, non vi si chiede di pagare nulla.... saranno gli organizzatori a pagare alla SIAE quanto dovuto per le proiezioni effettuate. Quello che poi accade in taluni concorsi non lo sappiamo.... Quando si partecipa ad un concorso dietro versamento di una quota, l'ente organizzatore la usa a suo piacimento.... voi non avete nessuna ricevuta di pagamento alla SIAE, perchè voi non avete pagato alla SIAE nulla.
Domanda: Si tratta del fatto che il pubblico a volte è pagante?
Risposta: Non centra nulla.... se il pubblico è pagante, è un problema tra gli organizzatori delle proiezioni e la SIAE e lo Stato (causa versamento dell'iva dovuta).
Domanda: Mi sembra di aver letto sul vs. sito che si paga anche se il pubblico non è pagante a partire da proiezioni con 100 persone
Risposta: NO, si paga SEMPRE, basta che ci sia anche UNA sola persona nella proieione gratuita. Il versamento alla SIAE va fatto sempre. La capienza della sala determina la diversità della quota da versare. Prima voi che proiettate pagate alla Siae, poi potrebbe anche non venire nessuno....
Domanda: Premesso che si deva pagare la Siae anche per i festivals, che serve distinguere tra culturale e commerciale se tanto si paga lo stesso?
Risposta: La gestione di un festival a livello culturale dove il pubblico assiste alle proiezioni gratuitamente è diversa da quella commerciale dove le persone devono pagare un biglietto. Per lo spettatore perchè paga e per gli organizzatori perchè devono gestire i biglietti (borderò, iva, ecc). Noi possiamo solo suggerirvi di chiedere agli organizzatori dei festival ai quali partecipate, se pagano i diritti alla SIAE....
Domanda: Possiedo l'utorizzazione dell'autore della musica, che detiene i diritti siae. Significa che devo pagarne la Siae?
Risposta: La musica è NON originale e va inserito nell'elenco della musica utilizzata nel corto (tutta, sia originale che non), devi inserire i dati dell'autore, segnalando se è registrato alla SIAE. (Noi per: musica originale intendiamo quella che creiamo noi ed i nostri amici, in forma amatoriale).
Per quanto riguarda i pagamenti SIAE, ripetiamo, per le proiezioni effettuate sia nell'ambito del concorso che nelle altre manifestazioni, saranno gli organizzatori a pagare la SIAE. Chi partecipa deve controllare che nelle proiezioni del proprio corto, chi gestisce l'evento (concorsi, festival, manifestazioni ed eventi sia all'aperto che al chiuso) paghi quanto dovuto alla SIAE.
Domanda: Se si utilizzano brevi spezzoni di musiche non originali straniere, si passa sempre tramite Siae o si chiede l'autorizzazione alla casa discografica straniera da cui si è preso il brano?
Risposta: La regola dice che bisognerebbe sempre chiedere l'autorizzazione all'Autore od al Distributore della musica utilizzata. Poichè normalmente questi non rispondono quasi mai... molti allora, per cercare di stare in qualche modo in regola, si mettono il cuore in pace con il pagamento alla SIAE.
Tale pagamento va effettuato sempre, anche se la musica è di autori o distributori stranieri, in quanto la SIAE acquisisce le quote versate e poi le ridistribuisce agli enti stranieri equivalenti alla nostra Siae.
Ripetiamo che nessuno, nemmeno le scuole (pubbliche o private), gli ospedali, le associazioni culturali senza scopo di lucro, filmaker che fanno corti a costo zero,.... eccetera... possono utilizzare della musica di altri autori (iscritti o non iscritti alla SIAE) senza una autorizzazione scritta e firmata.
Domanda: Potete dirmi a quanto ammonta il costo per brano e se dipende dalla durata, es. se è utilizzato per intero o solo in minima parte, per es. io, di 8 minuti di un brano originale utilizzo solo 1.30" circa.
Risposta: Per ogni proiezione effettuata, ovvero per ogni ciclo di proiezioni, tecnicamente a svuotamento sala, l'organizzazione della proiezione deve pagare alla SIAE circa 30 euro, rivolgendosi all'agenzia siae di competenza: deve riempire dei moduli dove è elencato ogni brano musicale utilizzata, di qualunque durata.
L'autore o il distributore della musica usata nel vostro cortometraggio, può chiedere a voi qualunque cifra voglia, non esiste un importo minimo o massimo.... Se poi utilizzate quella musica in un corto commerciale, la richiesta legale di danni potrebbe essere veramente molto alta....
Domanda: Se il corto è di proprietà ma non se ne sono pagati i diritti (musicali), questi si devono pagare al momento della proiezione diventando così ufficialmente possessori del lavoro?
Risposta: NO, pagando i diritti alla SIAE, NON si PAGA in nessun modo all'autore od al distributore l'autorizzazione all'uso della musica usata... anche se non abbiamo da loro nessuna risposta alla nostra richiesta scritta.... Il pagamento alla SIAE, è soltanto la quota dovuta per la singola proiezione.... SE l'autore od il distributore del brano volessero, potrebbero chiedervi i danni per aver usato la loro musica (anche solo 30 secondi...) pure se è stato pagato alla SIAE la quota della proiezione effettuata...
Domanda: Se non c'è pubblico pagante e l'eventuale premio del concorso fosse basso (alcuni partono da 100 euro) la Siae vuole farci pagare lo stesso?
Risposta: L'importo di 30 euro circa di cui parliamo in alcune parti del nostro sito, è l'importo dovuto proprio in caso di proiezione in una sala con al massimo 100 posti in cui NON si paga l'entrata. Il valore del premio non centra nulla....
Domanda: E se oltre ad un pubblico non pagante non ci fosse neanche il premio, ma solo proiezioni dei corti , anche i non vincenti, la siae chiede soldi ugualmente, anche se non vi sono solo musiche originali?
Risposta: L'importo va pagato ANCHE se venisse proiettato un solo cortometraggio con 30 secondi di musica d'autore iscritto alla Siae, ed altri 99 corti muti senza musica....
E questo vale per tutti, anche per noi che siamo una associazione culturale senza scopo di lucro ed effettuiamo solo proiezioni gratuite...
Domanda: Se un corto, prima di essere proiettato deve essere selezionato (in molti festivals é così) il pagamento andrebbe effettuato solo dal momento in cui il film viene proiettato e non prima. Ma se non rispondono né i distributori (stranieri) né la siae? e l'unico autore italiano che mi autorizza aggiunge che non é una cosa ufficiale perchè stanno ri-registrando il brano,come mi devo comportare?
Da quanto ho capito, quando un autore é iscritto alla Siae il permesso va richiesto alla siae in quanto é lei che riscuote il denaro e poi paga l'autore, mentre non è così se l'autore non é iscritto, nel cui caso si parla con l'autore e ci si accorda sulla quota. Vedi dove sta l'inghippo?
Risposta: Non ci siamo. Cerchiamo di chiarire il tutto così.
-->> Il filmaker chiede l'autorizzazione al distributore od all'Autore.
Caso A = Avete l'autorizzazione scritta. Usate la musica ed inviate il vostro corto ai Concorsi. Non dovete fare altro, nemmeno con la SIAE.
Caso B = Non vi rispondono o vi negano l'autorizzazione. Dovete cambiare musica. O trovare un amico che vi compone un pezzo solo per il vostro corto. Anche se lui non è iscritto alla SIAE, è tutto ok, basta che vi rilasci una autorizzazione scritta. Usate la sua musica ed inviate il vostro cortometraggio ai Concorsi. Non dovete fare altro, nemmeno con la SIAE.
Quindi: Per poter inserire un brano musicale in un nostro corto, ed essere in regola con i diritti d'autore, occorre richiedere all'autore stesso od al distributore ed ottenere una autorizzazione scritta e firmata in cui si autorizza l'uso di quel determinato brano (dietro pagamento di una cifra o gratuitamente).
Tale autorizzazione va ottenuta sia se l'autore è iscritto alla SIAE sia che non sia iscritto. La SIAE, in tutta questa procedura non interviene minimamente.
L'autorizzazione deve essere acquisita prima di divulgare la propria opera.
Facciamo notare che il pagmento alla SIAE per la proiezione va pagata solamente dall'ente organizzatore, non da voi.
Semplice e chiaro!
Abbiamo trovato le seguenti pagine, nel sito dell'Università di Pavia, dove potrete trovare altre informazioni utili.
BIBLIOGRAFIA DI BASE
Una tesi in cinema, qualunque sia il suo argomento, presuppone una sicura conoscenza della storia generale del cinema, delle sue tecniche e del suo linguaggio e una consolidata consuetudine alla visione di film di ogni epoca, almeno in videocassetta. Anche chi vuol fare una tesi sul cinema techno-splatter-punk dovrà sapere chi erano Griffith e John Ford e non è accettabile che un laureato in cinema non conosca gli scritti teorici di Ejzenstejn o di Bazin o non abbia mai visto L'ultimo uomo o Citizen Kane.
Perciò, chi sente di non essere ancora in possesso di una preparazione in tal senso, indipendentemente dagli esami sostenuti e dalle letture e visioni personali, dovrà prima o durante la stesura della tesi leggere almeno una seria storia del cinema scegliendo ad esempio fra le seguenti:
Bordwell-Thompson, Storia del cinema e dei film, Il castoro, 2 voll.
G. Rondolino, Storia del cinema, Utet
F. Di Giammatteo, Storia del cinema, Marsilio
Per argomenti e periodi specifici si può inoltre consultare la:
Storia del cinema mondiale curata da i G.Piero Brunetta e pubblicata da Einaudi. Sono usciti finora il vol. I (Europa, miti luoghi, divi) e il vol. II – 1 sul cinema americano
Per una informazione sulle più recenti problematiche critico-teoriche si possono consultare:
F. Casetti, Teorie del cinema, Bompiani
Aumont, Bergala, Marie, Vernet, Estetica del film, Lindau
mentre per le teorie classiche si può ricorrere a
G. Grignaffini, Sapere e teorie del cinema, Clueb
Una buona antologia dei principali teorici del cinema, anche se non aggiornata e non più ristampata, resta comunque
Barbera-Turigliatto, Leggere il cinema, Mondadori
Chi è interessato a prospettive semiotiche, oltre al classico Ch. Metz, Linguaggio e cinema, Bompiani, potrà incontrare le tendenze più recenti in F. Casetti, Dentro lo sguardo, Bompiani
Si avverte, non per spaventare o scoraggiare ma per doverosa serietà, che un laureando che riveli gravi lacune di informazione storico-critica complessiva, anche se ha fatto una buona tesi, potrà vedersi rifiutare o rinviare l'esame di laurea.
BIBLIOGRAFIE SPECIFICHE
1) Per tesi di laurea che riguardino rapporti fra cinema e letteratura
manuali e testi generali:
S. Chatman, Storia e discorso, Pratiche
G. Nuvoli, Storie ricreate, Utet
A. Costa, Immagine di un'immagine, Utet
2) per tesi di laurea che implichino l'analisi di singoli film
manuali e strumenti teorici:
Casetti-Di Chio, L'analisi del film, Bompiani
J. Aumont - M. Marie, L'analisi dei film, Bulzoni
F. Vanoye –A. Goliot-Lété, Introduzione all’analisi del film, Lindau
G. Carluccio, Cinema e racconto. Lo spazio e il tempo, Loescher
G. Cremonini, Cinema e racconto. L'autore, il narratore, lo spettatore, Loescher
D. Tomasi, Il personaggio, Loescher
Esempi:
Come modelli di analisi di film si possono vedere i volumetti della collana "Universale Film" di Lindau, ad es. quelli di F. Vanoye su La regola del gioco di Renoir o di E. Dagrada su Manhattan di W. Allen oppure le dettagliate analisi di film viscontiani in L. Miccichè, Visconti e il neorealismo, Marsilio
3) Per tesi sul cinema italiano
G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano, 4 voll. Editori Riuniti
Faldini-Fofi, L'avventurosa storia del cinema italiano, voll. 1 e 2 (1935-1969), Feltrinelli e Cinema italiano d'oggi (1970-84), Mondadori
L. Miccichè, Il cinema italiano degli anni 60, Marsilio
L. Miccichè, Il cinema italiano degli anni 70, Marsilio
M. Sesti, Nuovo cinema italiano, Theoria
V. Zagarrio, Cinema italiano anni novanta, Marsilio
4) Per che implichino la nozione di "genere" manuali:
Collana "Storia del cinema" dell'editore Le Mani (volumi antologici sui vari generi con utili apparati bibliografici. Finora usciti: storico, melodramma, commedia italiana, musical, poliziesco americano ecc.)
5) Per tesi sui rapporti fra cinema e teatro
AA.VV. Lo schermo e la scena , Marsilio, 1999
VISIONE DEI FILM
La videoteca del dipartimento è a disposizione di tutti gli studenti. I laureandi potranno ottenere le videocassette in prestito per brevi periodi
Le videoteche più fornite in regione sono:
- Biblioteca Comunale di Milano (Sormani). Videocassette consultabili in sede
- Videoteca Fondazione Alasca , Bergamo (via Reich 49, Torre Boldone, BG, tel. 0354 124759 – www.alasca.it ) con oltre 8000 film visibili in sede
Molto ricca anche la videoteca della Cappella Underground di Trieste, con catalogo consultabile in rete (www. lacappella.com).
Si ricorda che i laureandi possono visionare gratuitamente film in moviola presso la Scuola Nazionale di Cinema a Roma (fornita soprattutto di film italiani) dietro richiesta del professore.
Ci stiamo scontrando contro un insuperabile problema:
IN ITALIA E' IMPOSSIBILE FARE CULTURA CINEMATOGRAFICA !?!?
Ci spieghiamo: siamo un gruppo di amici amanti del buon cinema. Con sacrifici economici, abbiamo preso la disponibilità di una saletta teatrale che abbiamo adibito anche a sala cinematografica installando un proiettore video, altoparlanti ed uno schermo largo 3 metri.
Il nostro scopo è quello di fare cultura in ambito cinematografico: vorremmo fare delle proiezioni di vecchi film (degli anni '60, '70 ed '80) e cercare di spiegare ai soci della nostra associazione (soprattutto giovani e pensionati) la bellezza di un film, il lavoro che sta dietro la regia, quello degli attori, di tutti i collaboratori, a partire dalla lettura della sceneggiatura.... in poche parole spiegare come si guarda un film.
Guardare un vecchio bel film e dopo discuterne tutti assieme, lasciando a ciascuno anche una scheda riepilogativa con i dettagli del film e delle recensioni critiche...
Ma tutto questo è IMPOSSIBILE !!
Vi sembrerà strano, ma è così.
In Italia non si può comprare regolarmente un DVD e proiettarlo in una saletta come la nostra, davanti ai soli soci che pagano 5 o10 € l'anno di iscrizione ad una associazione culturale senza scopo di lucro. Non si può perchè le case di distribuzione rilasciano i diritti di visione solamente per l'uso strettamente casalingo.... in altre parole, i DVD si possono solo vedere nel salotto di casa propria.
Una location diversa, come una saletta in cui si riuniscono i soci di una piccola associazione culturale senza scopo di lucro che vuol fare cultura cinematografica è FUORI LEGGE !
Voi direte: MA LO FANNO TUTTI !... noi vi rispondiamo: SONO TUTTI FUORILEGGE !!
Esiste una legge che prevede e sanziona tutto questo. Non sono nostre illazioni.....
Per essere in regola, bisogna affittare una pellicola cinematografica 35 mm, pagare il trasporto, l'assicurazione, la SIAE,.... ma i costi salgono alle stelle..... per una pellicola, vecchia, sia come usura e come data di produzione, e che costa poco, dobbiamo tirar fuori almeno 300 € come minimo, se ci dice bene, per ogni serata di proiezione.... si, 300 o 400 euro almeno, avete capito bene, perchè vecchia...
Facciamo un pò i conti: pellicola, proiezionista, sala, Siae, trasporto, pulizie, ecc. ecc.... se siamo fortunati ce la caviamo con 600 € minimo.
Se l'associazione ha a disposizione una saletta da 50 posti, riempendola tutta e facendo pagare un biglietto d'entrata a 7 € potrebbe non rimetterci!
LA PERDITA E' CERTA !! ! Chi spenderebbe 5 o 7 euro per vedere un film datato come Ombre rosse ?????
Come si può permettere una associazione culturale che non ha finanziamenti di alcun tipo (se non quello dei soci) di perdere 100, 200 € per una serata di proiezione di un film molto vecchio ????
Perchè se parliamo di film più recenti, i prezzi salgono.... a 700, 1.000, anche 2.000 € a pellicola....
OGNI ANNO CALA IL NUMERO DEI BIGLIETTI VENDUTI
IL CINEMA STA MORENDO....
E poi ci chiediamo perchè le sale sono vuote: ci sono settimane che gli esercenti che non hanno ancora chiuso vedono entrare solo 20 o 25 persone al giorno...
Noi siamo tra quelli che diciamo NO ai film sul telefonino.... molti film già si vedono male, cioè non si apprezzano interamente, se visti su un televisore da 20 pollici, mentre stiamo mangiando, e con tutte le interruzioni pubblicitarie (necessarie, lo capiamo, ma che spesso rompono l'atmosfera del film ).... Sono immagini indistinguibili sui lettori DVD da 5", figuriamoci su un cellulare.....
Torniamo alle proiezioni dei DVD. Siamo i primi a voler combattere il pirataggio..... ma,
...ma con questa politica culturale errata,
sono proprio le case di distribuzione ad incentivare l'acquisto di film pirati !
Se gli spettatori non hanno ricevuto la giusta cultura per vedere e capire un film,
perchè le istituzioni e le case di distribuzione non fanno nulla per incentivare una politica
culturale cinematografica, rivolta soprattutto ai giovani,
allora possiamo arrivare al paradosso di dire:
E' giusto che le persone comprino agli angoli delle strade film in DVD
che si vedono male e si sentono ancora peggio....
tanto chi li vede, di cinema non ne capisce nulla !
Cosa si può fare?
A Roma ed in tutta Italia ci sono decine di salette di associazioni culturali che proiettano DVD infrangendo la legge.....
Noi che dobbiamo fare? Seguire la linea del "menefreghismo"? lo fanno tutti... lo faccio anch'io?
Noi siamo dell'idea, invece, che si potrebbe stilare un accordo tra le Associazioni culturali senza scopo di lucro che perseguono uno scopo culturale cinematografico (come il nostro) e le Case di distribuzione per agevolare al massimo e diffondere questa cosa pressochè sconosciuta che è la cosiddetta "cultura cinematografica"....
Ma ci dobbiamo sbrigare... il tempo passa ed il cinema potrebbe morire definitivamente da un anno all'altro!
Chiediamo ai nostri lettori di dirci la loro opinione....
Fnac Genova – via XX Settembre. Una galleria di grandi registi - da Clint Eastwood a Claude Chabrol, da Almodovar a Jane Campion - con un unico filo conduttore: la passione per il cinema. Nei ritratti di Nicolas Guérin, fotografo e cinefilo appassionato, collaboratore della celebre rivista francese Positif, si ritrovano i registi simbolo della cinematografia mondiale.
Cinquant'anni separano la nascita, a Lione, di Positif - una rivista di cinema creata da un gruppo di amici, appassionati nel senso nobile nella parola, che volevano parlare di cinema in modo diverso (esteticamente, moralmente, politicamente) dalla critica della loro epoca - e l'esistenza oggi, a Parigi, di un mensile i cui principi fondatori non sono stati dimenticati.
Dal 1952 al 2002, gli strati successivi di nuove generazioni di collaboratori, il rifiuto del modo di esprimersi tipico parigino e delle mode passeggere, il permanere di un' amatorialità per paura dei compromessi professionali, l'apertura permanente all'estero che va di pari passo con la difesa di un cinema esagonale, quando è giustificato, il rifiuto di tutte le categorie e classificazioni, soprattutto di genere, una sensibilità abbastanza ancorata a sinistra in una concezione molto globale (tutte le correnti di sinistra si incrociano all'interno del gruppo dei redattori) hanno contribuito a confermare Positif , come una delle riviste imprescindibili del panorama cinematografico.
Molto in fretta, sin dal numero 3 con John Huston, Positif si è interessata a pubblicare interviste con i cineasti di cui difendeva l'opera e che voleva fare scoprire. La tradizione dell'intervista è stata amplificata e adesso ogni numero ne contiene molte. Da qualche anno, il fotografo Nicolas Guérin, appassionato cinefilo, collabora con Positif e si sforza di essere presente prima o dopo le interviste, per fare un ritratto del cineasta sottoposto alle domande.
In occasione del cinquantesimo anniversario della nostra rivista, abbiamo scelto di presentare solo un centinaio di ritratti di registi realizzati da Nicolas Guérin. Alcuni sono già stati pubblicati su Positif, altri sono inediti. Quasi tutti sono stati fatti negli ultimi anni.
Abbiamo scelto di pubblicarli secondo un ordine che all'incirca coincide con quello della comparsa significativa di questi cineasti in Positif : in un certo senso la loro “entrata in scena”! Non c'è dunque da stupirsi se l'opera si apre con un ritratto di Michelangelo Antonioni, presente sin dal n° 16 con Le amiche , e di Alain Resnais, il cui Notte e nebbia è oggetto di un testo critico nello stesso numero, e si chiude su Elia Suleiman, il cui Intervento divino scoperto all'ultimo Festival di Cannes è presente con una critica e con un'intervista nel nostro n° 500. Lasceremo ai lettori di quest'opera il compito di scoprire quando alcuni cineasti – prima americani, ma più di recente, anche asiatici – hanno cominciato ad essere oggetto di studi in Positif , molto prima che riviste concorrenti tentassero di appropriarsene. A livello più generale, in questa successione non alfabetica di cineasti si possono ritrovare i movimenti della Storia del cinema degli ultimi cinquant'anni, la comparsa di ondate successive in Francia e in altri paesi, il mantenersi in attività dei cineasti che hanno fatto la gloria degli anni Cinquanta, nonché l'emergere dei nuovi registi. I nomi dei più giovani sono ancora poco noti ai lettori, ma la loro personalità è sufficientemente forte perché, nonostante i pochi film che hanno realizzato, si possa scommettere sul posto che occuperanno nel cinema di oggi e di domani. I loro ritratti si alternano con quelli dei loro predecessori, ma aumentano ovviamente di numero nella cronologia delle foto. In quest'intreccio di generazioni ritroviamo tutta la cinematografia mondiale, come la si ritrova nelle sale cinematografiche o nelle pagine di Positif : Clint Eastwood ma anche Jia Zhang-khe , Claude Chabrol come pure Paul-Thomas Anderson , Jane Campion e anche Andrzej Wajda sul set durante le riprese. Questa diversità rappresenta ovviamente le nostre scelte critiche.
Nonostante le assenze evidenti da quest'elenco per il gruppo di Positif (da Chris Marker che rifiuta di farsi fotografare a Hayao Miyazaki in viaggio in Tadjikistan quando Nicolas Guérin passa da Tokyo, da Ingmar Bergman oggi restio alle sedute di posa a Quentin Tarantino che è a Pechino quando Nicolas Guérin è a Los Angeles, e alcuni altri…), il centinaio di cineasti presenti in quest'opera, dal più anziano Manoel De Oliveira (in un certo senso il decano di Positif perché viene evocato in un certo qual modo sin dal n° 4 in un articolo sul Cinema portoghese) ai trentenni che appaiono nei nostri ultimi numeri, siano essi britannici, argentini o cinesi, dagli autori di lungometraggi di finzione ai documentari, tutti riflettono abbastanza bene quella che oggi è la nostra linea di condotta: la passione per il cinema.
by Hubert Niogret - Redattore di Positif
Nicolas Guérin - Biografia
Nicolas Guérin è nato nel 1970. Ha studiato cinema all'università e ha fatto una tesi di laurea sull'opera di Maurice Pialat sotto la direzione di Vincent Amiel, redattore di Positif. Incontra Jean Gili e Christian Viviani, attivi esponenti della rivista durante il suo servizio civile, effettuato alla Cineteca Universitaria. Fedele lettore di Positif, propone di sua iniziativa una collaborazione alla rivista. Nel maggio del 2000, accompagna Michel Ciment e Hubert Niogret durante un'intervista con i fratelli Coen e fa le sue prime foto. Nell'aprile del 2002, fotografa Isabelle Huppert per la copertina di Positif.
In omaggio al 50° di Positif, 50 anni di suoi ritratti vengono esposti al Festival di Cannes del 2002, e precedono le mostre realizzate all'Istituto Lumière a Lione, al Festival della Rochelle, al Festival del Film Francese di Yokohama, all'Istituto Francese di Madrid e al Forum delle Immagini di Paris. La mostra viene presentata anche nella rete delle Gallerie fotografiche della Fnac.
Il suo lavoro è distribuito dall'agenzia MPA.
Riportiamo i punti principali su cui si basa la nostra Associazione:
LO STATUTO
ART. 1 – E' costituita una associazione artistico-culturale denominata “ ilCORTO.it ” il cui marchio identificativo è (disegno stilizzato di una pellicola 35mm con la scritta in rosso www.ilcorto.it ) ovvero il logo del suo sito internet, avente finalità di promuovere iniziative che studino, interpretino, realizzino, approfondiscano il cinema (sia amatoriale che professionale), la tv, la radio ed ogni altra forma di comunicazione passata e futura.
ART. 4 – E' scopo dell'associazione:
- favorire gli scambi socio-artistici-culturali con un particolare riguardo alle possibilità di integrazione interetnica specifica della realtà romana oltre che italiana ed europea;
- svolgere e favorire iniziative ed attività di scambio artistico-culturale con l'estero;
- realizzare direttamente o indirettamente, totalmente o parzialmente, con ogni mezzo possibile, l'ideazione, la creazione, la realizzazione, l'allestimento, la produzione e la distribuzione di opere cinematografiche, teatrali ed audiovisive in generale;
- ideare e produrre e/o coprodurre programmi televisivi, nonché metterli in onda;
- attivare corsi e laboratori didattici teorici e pratici, sia on-line che in aula;
- creare o collaborare alla formazione di Musei, Siti web e Raccolte di opere artistiche;
- pubblicare e distribuire libri, riviste, periodici, giornali e prodotti informatici e tutto ciò che attiene l'editoria compreso ogni tipo di audiovisivo e di supporto presente e futuro;
- organizzare e produrre eventi, mostre, concorsi, manifestazioni, proiezioni, convegni, spettacoli cine-televisivi, turistici-culturali e teatrali, sia in Italia che all'estero;
- studiare e promuovere la creatività di artisti (famosi e/o nuovi);
ART. 6 – I soci si distinguono in:
Fondatori; Onorari; Sostenitori; Effettivi; Ordinari.
- Sono soci Fondatori le persone fisiche che come promotori hanno partecipato alla costituzione e alla prima organizzazione dell'associazione;
- sono soci Onorari le persone fisiche che, per la loro attività culturale ed artistica, vengono nominati tali dal Consiglio Direttivo a maggioranza;
- sono soci Sostenitori le persone fisiche o società od enti italiani e stranieri che con l'apporto delle loro sovvenzioni economiche, aiutano l'attività associativa;
- sono soci Effettivi le persone fisiche che, avendo apportato all'associazione particolari benefici di carattere morale o che contribuiscano con attiva collaborazione al conseguimento degli scopi socio-artistico-culturali, sono divenute tali mediante elezione con voto palese ed a maggioranza dei 2/3 del consiglio direttivo;
- sono soci Ordinari le persone fisiche che fanno parte dell'associazione in virtù della loro iscrizione alle varie iniziative dell'associazione.
La determinazione delle quote associative è demandata al giudizio insindacabile del Consiglio Direttivo. Gli associati sono obbligato al versamento della quota annuale nonché alla osservanza del presente statuto e delle deliberazioni degli organi sociali nonché al pagamento delle quote relative all'attività svolta.
ART. 7 – Gli organi dell'associazione sono:
l'Assemblea dei Soci Fondatori; l'Assemblea Generale; il Consiglio Direttivo; il Presidente e il Vice presidente; il Segretario generale; il Tesoriere.
ART. 10 – Il Consiglio Direttivo amministra l'associazione ed è composto da un minimo di tre e da un massimo di nove membri, nominati la prima volta nell' atto costitutivo ed in seguito dall'assemblea generale. I Soci Fondatori ne fanno sempre parte integrante. I consiglieri eletti dall'Assemblea Generale durano in carica cinque anni e sono rieleggibili.
Il consiglio direttivo, venuto meno quello nominato nell'atto costitutivo, designa nel suo seno il Presidente, il vicepresidente, il Segretario Generale ed il Tesoriere. Il consiglio direttivo è investito dai più ampi poteri per l'amministrazione ordinaria e straordinaria dell'associazione, senza limitazione alcuna.
Ammette soci Onorari, Sostenitori ed Effettivi con voto palese a maggioranza semplice.
Il consiglio direttivo compila il regolamento per il funzionamento dell'Associazione e dell'assemblea, obbligatorio per tutti i soci ed in particolare:
a) determina le linee particolari delle attività dell'associazione al di fuori, in esecuzione o ad integrazione del regolamento e delle deliberazioni dell'assemblea;
b) predispone il piano amministrativo;
c) approva annualmente il bilancio consultivo e preventivo;
d) delibera possibili accordi e convenzioni con altri Enti e associazioni ad ogni livello;
e) redige le norme regolamentari interne, relative ai rapporti con/tra i vari soci e i dipendenti dell'associazione;
f) ha facoltà di istituire succursali, filiali secondarie in qualsiasi luogo della città.
Il Consiglio Direttivo si riunisce tutte le volte che il presidente lo ritiene necessario o che sia fatta richiesta da almeno due dei suoi membri e comunque, una volta ogni sei mesi per deliberare in ordine alle predisposizioni del bilancio consultivo e preventivo, alle quote sociali e alle domande di ammissione. Per la validità delle deliberazioni, occorre la presenza effettiva della maggioranza dei membri del consiglio e il voto favorevole della maggioranza dei presenti.
A parità di voto prevale il voto del presidente. Delle riunioni del Consiglio Direttivo si redige processo verbale in apposito registro, vidimato a norma di legge e custodito dal Segretario Generale. In caso di dimissioni od impedimento permanente di un membro, la sua eventuale sostituzione avviene per decisione del Consiglio Direttivo.
Art. 11 – Il Presidente ha la rappresentanza legale dell'Associazione; presiede il Consiglio Direttivo e l'Assemblea dei soci. Promuove e coordina l'attività dell' associazione, presenta all'assemblea generale la relazione annuale, nonché i bilanci. Può adottare provvedimenti di necessità e urgenza riferendone alla prima riunione del consiglio direttivo. E' coadiuvato dal Vice Presidente.
CARICHE SOCIALI attuali:
Presidente : Renato Francisci
Vicepresidente: Carlo Bassoli
Organizzatore Generale: Renato Verdecchi