"Lo smemorato di Collegno", diretto da Sergio Corbucci e interpretato da Totò, con soggetto e sceneggiatura di Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi, è un classico della commedia all’italiana, un'opera che incarna la genialità del cinema comico degli anni ’60, capace di mescolare satira sociale, umorismo assurdo e riflessione esistenziale. Questo film, ispirato a un caso giudiziario realmente accaduto, si presenta oggi come uno specchio deformante e rivelatore della società italiana del tempo. In questo articolo approfondiamo cosa possiamo imparare da questo film, attraverso un'analisi tematica, stilistica, storica e simbolica.
Il contesto storico-sociale dell’Italia del dopoguerra
Per comprendere a fondo "Lo smemorato di Collegno", è necessario immergersi nel clima storico in cui è nato.
La società italiana tra ricostruzione e confusione identitaria
Nel 1962, l’Italia era una nazione in bilico tra tradizione e modernizzazione. Il boom economico iniziava a cambiare il volto delle città, ma molte strutture sociali restavano ancorate al passato. Il film rispecchia questa ambiguità, incarnata perfettamente dal protagonista senza identità.
Il caso Bruneri-Canella: dalla cronaca al mito popolare
Il film si ispira a un famoso caso giudiziario italiano degli anni '20. La figura del “matto smemorato” divenne presto simbolo di una nazione divisa, capace di proiettare su un singolo uomo tutte le sue ansie, illusioni e contraddizioni.
La commedia all’italiana come strumento di analisi sociale
"Lo smemorato di Collegno" è più di una semplice farsa: è una lente deformante che svela le miserie e le ipocrisie dell’Italia benpensante.
Totò e l’arte del grottesco come denuncia
Totò utilizza il corpo, il volto, i gesti, e le parole in modo caricaturale ma tagliente, rendendo l’assurdo profondamente reale. Ogni sua espressione è un commento al tempo stesso esilarante e inquietante sulla società italiana.
L’identità come costruzione collettiva
Uno dei temi centrali del film è la crisi dell’identità, trattata in chiave ironica ma densa di significato.
La perdita dell’Io come riflesso della perdita di senso
Il protagonista non sa chi sia: è un marito? Un truffatore? Un reduce di guerra? Il film mostra come l’identità venga costruita dagli altri – giornalisti, giudici, mogli, psichiatri – più che da sé stessi.
Satira delle istituzioni: tribunali, psichiatria e stampa
Le istituzioni che dovrebbero aiutare a risolvere il mistero dell’identità del protagonista si trasformano in caricature ridicole e inefficaci.
Giustizia e medicina ridicolizzate
Tribunali e ospedali psichiatrici sono messi alla berlina: la verità non interessa a nessuno, tutti sono più preoccupati della propria posizione sociale o della possibilità di guadagno mediatico.
Totò: maschera tragica e buffa
Totò in questo film raggiunge uno dei suoi apici artistici, mescolando pathos e ironia.
Una performance che va oltre la comicità
La sua interpretazione riesce a rendere credibile un personaggio assurdo. Lo spettatore ride, ma è un riso che spesso si incrina nel dubbio o nella pietà. Totò è una maschera che piange dentro.
Il ruolo delle donne nel film
Le due donne che si contendono la memoria dell’uomo smemorato sono due figure emblematiche dell’Italia dell’epoca.
Figure femminili tra manipolazione e affermazione
La "vera" moglie e la "falsa" moglie non sono solo caricature. Sono archetipi della donna italiana: una più remissiva e religiosa, l’altra più moderna e spregiudicata. Entrambe cercano un’identità attraverso l’uomo, ma finiscono per rivelare la loro forza.
Critica al sensazionalismo mediatico
Il ruolo della stampa è cruciale nella costruzione della vicenda.
La notizia prima della verità
I giornali non cercano la verità, ma lo scoop. Il film denuncia in modo sottile ma tagliente la trasformazione del giornalismo in spettacolo, anticipando dinamiche oggi più che mai attuali.
La regia di Sergio Corbucci: commedia e tecnica
Sergio Corbucci è noto soprattutto per i western, ma qui dimostra di essere un fine osservatore della commedia umana.
Una regia al servizio della satira
Corbucci imposta in modo teatrale molte scene, dando spazio agli attori e all’assurdo della situazione. Le inquadrature non sono mai fini a sé stesse: accompagnano la narrazione con precisione comica.
Il ritmo narrativo: equilibrio tra caos e logica
Nonostante l'apparente confusione, il film ha un ritmo ben calibrato.
La costruzione dell’assurdo
Ogni situazione, per quanto paradossale, è costruita su una logica interna impeccabile. Il caos è apparente, e rivela la meticolosità con cui è stato scritto il copione.
L’eredità culturale del film
"Lo smemorato di Collegno" è stato spesso sottovalutato, ma rappresenta un tassello fondamentale nel mosaico della commedia italiana.
Un film ancora attuale
I suoi temi – crisi d’identità, mediaticità della verità, grottesco sociale – parlano ancora oggi con forza. È un’opera che merita di essere riscoperta e studiata.
Punti Positivi del Film
- Totò in una delle sue interpretazioni più sottili e intelligenti.
- Soggetto ispirato a un vero caso giudiziario, rielaborato con grande libertà.
- Satira pungente delle istituzioni.
- Uso magistrale del grottesco.
- Regia elegante e funzionale di Corbucci.
- Dialoghi brillanti, pieni di doppi sensi e ambiguità.
- Ritmo narrativo ben bilanciato.
- Commento sociale acuto sull’identità.
- Denuncia del sensazionalismo giornalistico.
- Trattazione originale della psichiatria.
- Ottima fotografia che gioca tra realtà e farsa.
- Inquadrature e giochi di luce da studiare.
- Figure femminili interessanti e ambivalenti.
- Scenografie teatrali ma evocative.
- Utilizzo intelligente della memoria come tema centrale.
- Colonna sonora funzionale e ben dosata.
- Attori secondari ben scelti e caratterizzati.
- Umorismo che unisce comicità alta e popolare.
- Riflessione implicita sulla guerra e i suoi effetti.
- Finale aperto e significativo.
- Capacità di intrattenere e far riflettere allo stesso tempo.
Punti Critici del Film
- Alcuni personaggi secondari appaiono stereotipati.
- La trama può risultare confusa a una prima visione.
- Il ritmo, in alcuni momenti, rallenta troppo.
- Qualche battuta oggi può risultare datata.
- Le due donne mancano di ulteriore approfondimento.
- L’ambientazione è poco varia, spesso teatrale.
- Finale volutamente ambiguo, ma può lasciare insoddisfatti.
- Satira efficace ma non sempre sottile.
- Alcune scene psichiatriche oggi possono sembrare insensibili.
- Il tono cambia bruscamente in certi passaggi.
- L’uso del dialetto può essere poco accessibile a un pubblico internazionale.
- Scarsa valorizzazione del contesto urbano reale.
- Alcune gag sono ripetitive.
- Totò oscurante rispetto agli altri attori
- La figura del medico psichiatra è ridotta a macchietta
- L'ambientazione poco variata
- Assenza di tensione drammatica
- La musica di sottofondo è poco memorabile
- Il finale ambiguo potrebbe risultare frustrante
- Il confine tra farsa e realismo a volte è incerto
- Le due "mogli" hanno poco spessore psicologico
- Il film assume a tratti una forma teatrale più che cinematografica
Un film da riscoprire
"Lo smemorato di Collegno" è molto più di una semplice commedia. È un ritratto grottesco ma affilato dell'Italia del suo tempo, che sa ancora parlare al presente. Rivederlo oggi significa entrare in un mondo dove la verità non è mai semplice, dove il comico si intreccia al tragico, e dove ogni risata è un invito alla riflessione.