Un linguaggio è un complesso sistema di segni visivi e/o auditivi, ognuno dei quali si riferisce in maniera tendenzialmente univoca ad altrettanti significati. La parola “tavolo” non ha alcuna relazione fisica con l’oggetto cui si riferisce, eppure chi conosce quell’insieme di lettere o il loro suono, le associa immediatamente all’oggetto reale. I segni devono relazionarsi tra loro attraverso un codice, cioé un insieme di regole e caratteristiche comuni che ne assicurino il riconoscimento e il riferimento ai significati. I linguaggi verbali sono quelli più diffusi, e sono fondati su codici grammaticali, ma ve ne sono molti altri. Tra questi vi è il linguaggio cinetelevisivo.

Al pari di qualsiasi altro linguaggio esso è costituito da un insieme di segni che, relazionati tra loro attraverso un sistema di regole, è utilizzato per comunicare qualcosa a qualcuno.

Il linguaggio cinetelevisivo è una sorta di macrolinguaggio, risultante della fusione di più linguaggi costitutivi. Ognuno di essi è a sua volta una versione particolare di linguaggi più generali, preesistenti a quello cinetelevisivo. Si tratta di linguaggi con proprie autonome tradizioni, evoluzioni e "regole" e che, integrati nel più complesso linguaggio cinetelevisivo, si adattano e si trasformano dando vita a “varianti linguistiche”. La musica per film, ad esempio, è parte costitutiva del linguaggio cinetelevisivo, ma allo stesso tempo è una variante del vasto mondo del linguaggio musicale. Molti degli autori delle colonne sonore cinematografiche posseggono una formazione legata alla musica classica: anche loro scrivono sul pentagramma, cercano accordi, inventano melodie. Questi compositori devono conoscere i fondamenti del linguaggio della musica, ma, allo stesso tempo, sono tenuti ad adattarsi alle particolari caratteristiche del linguaggio cinetelevisivo. Per questo un direttore d’orchestra o un compositore di musica classica non necessariamente dispongono dell’inventiva o delle competenze necessarie ad eseguire o creare un accompagnamento per film. 

Le opere realizzate con il linguaggio cinetelevisivo hanno bisogno dell'apporto separato e convergente delle specifiche varianti di altri linguaggi. Per scattare una fotografia basta un fotografo, per scrivere un romanzo è sufficiente uno scrittore o al massimo l'intervento di un consulente o di un editor, ma per realizzare un film o un programma tv occorrono molte e diverse professionalità, spesso corrispondenti a diversi particolari linguaggi. 

Il concorso e l'equilibrio di questi contributi linguistici è ciò che rende la creazione dell'opera cinetelevisiva un’operazione straordinariamente complessa: spesso la qualità o il successo di un'opera cinetelevisiva sono conseguenza della minore o maggiore capacità di amalgamare i diversi linguaggi che concorrono alla sua sintesi finale. Una volta fusi nella scena, i vari linguaggi perdono la propria autonomia. Il linguaggio cinetelevisivo si presenta come unitario solo nella sua forma condensata e concreta: l'opera cinetelevisiva. Per giungervi ha bisogno però dell'intervento simultaneo e concertato di vari linguaggi. Con un'attenta analisi è possibile, a partire dall'opera, risalire ai diversi contributi linguistici ed anche a come essi hanno influito nell'equilibrio generale.

IL LINGUAGGIO CINETELEVISIVO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Michele Corsi per cinescuola.it