Nel corso degli ultimi due decenni, l’evoluzione tecnologica ha portato nel mondo del cinema una serie di strumenti innovativi, ma nessuno ha rivoluzionato il linguaggio visivo quanto il drone. Originariamente considerati strumenti per riprese aeree sperimentali o militari, i droni hanno conquistato il cinema con la loro capacità di generare immagini spettacolari, dinamiche e inedite, prima riservate a produzioni multimilionarie con elicotteri e gru.
Oggi i droni non sono solo una tecnologia accessoria, ma un nuovo punto di vista narrativo. E la loro evoluzione è appena iniziata.
1. Il Presente: I Droni come standard dilinguaggio visivo
Negli ultimi anni, l’utilizzo dei droni è diventato un linguaggio cinematografico consolidato. In “1917” di Sam Mendes, la macchina da presa passa senza interruzione da carrellate aeree a riprese a livello del suolo, grazie a una sinergia tra gru, steadicam e droni. In “The Revenant” di Alejandro González Iñárritu, i droni permettono movimenti fluidi su territori impervi, amplificando la sensazione di immersione nel paesaggio.
Questi esempi dimostrano che i droni non sono solo una "vista dall’alto", ma diventano una vera e propria macchina da presa volante, capace di inseguire i personaggi, aggirarli, sollevarsi, ricadere, fondersi con la soggettiva.
2. Cortometraggi: Il terreno della sperimentazione visiva
Nel mondo dei cortometraggi, spesso più libero da vincoli produttivi e narrativi, il drone è diventato un mezzo espressivo sperimentale. Registi emergenti stanno usando i droni non solo per panoramiche suggestive, ma come estensione del punto di vista psicologico dei personaggi o come elementi stilistici astratti.
Ad esempio:
- In “Symmetry” di Ruben Woodin Dechamps, un cortometraggio poetico ambientato in Islanda, il drone segue la protagonista come un’entità invisibile, impersonale, ma empatica. La camera si muove con lentezza, come se fosse una coscienza superiore.
- In “Droneman”, corto indipendente spagnolo, l’intero film è girato dal punto di vista di un drone, creando un effetto di sorveglianza permanente e claustrofobica, perfetta per un racconto paranoico e distopico.
3. Evoluzione tecnologica: verso una nuova estetica cinematografica
I droni stanno evolvendo rapidamente sia in termini di manovrabilità che di intelligenza artificiale. Il futuro prossimo include:
a. Droni autonomi intelligenti
I nuovi modelli, come quelli integrati con il sistema Skydio, sono capaci di evitare ostacoli in tempo reale, riconoscere volti, seguire i personaggi anche in ambienti stretti e complessi. Questo permetterà in futuro riprese interamente automatizzate senza bisogno di operatore.
b. Micro-Droni indoor
I micro-droni FPV (First-Person View), già utilizzati in video sportivi, stanno entrando nel cinema. Riescono a passare attraverso fessure, corridoi, finestre, perfetti per scene in ambienti chiusi o sequenze adrenaliniche. La famosa sequenza nella pista da bowling di un video di JayByrd Films è diventata virale proprio per questo tipo di uso.
c. Integrazione con il Motion capture
Sperimentazioni recenti uniscono i droni al MoCap per coreografare scene d’azione: in futuro si potrà “ballare” con la macchina da presa, creando coreografie tra attori e drone.
4. Impatto narrativo: un nuovo linguaggio di montaggio e regia
Con l’aumento della libertà di movimento, i droni stanno anche modificando il linguaggio di regia e montaggio. Il classico découpage statico (campo-controcampo, piano americano) sta lasciando spazio a una fluidità ipercinetica.
Immagini che prima richiedevano cinque inquadrature e ore di montaggio ora possono essere racchiuse in un long take volante, con cambi di asse, prospettiva, distanza, che arricchiscono la narrazione senza interrompere il ritmo emotivo.
Esempio tipico:
Una scena di inseguimento in un cortometraggio horror può ora iniziare con una soggettiva del personaggio in fuga, salire rapidamente sopra gli alberi, mostrare l’inseguitore e poi tuffarsi di nuovo su di lui senza stacchi. Tutto in un’unica inquadratura da drone.
5. Limiti etici ed estetici
Nonostante le potenzialità, l’uso dei droni solleva anche interrogativi:
- Estetici: un eccesso di riprese aeree può diventare ridondante e privo di senso narrativo.
- Etici: l’uso invasivo dei droni in ambienti urbani o in scene intime può generare problemi di privacy e di sicurezza.
Per questo, il futuro dei droni sarà anche nella capacità di scomparire nella regia, cioè non essere percepiti come “effetto speciale”, ma come parte integrante del racconto.
6. Il futuro visivo: droni + realtà aumentata + AI generativa
L’evoluzione più radicale dell’uso dei droni nel cinema arriverà con l’integrazione delle nuove tecnologie immersive:
a. Droni e Realtà Aumentata (AR)
I droni potranno diventare strumenti di visualizzazione in tempo reale, capaci di “vedere” elementi digitali integrati nella scena, utili per il regista che lavora con ambientazioni CGI (es. creature, esplosioni virtuali, ambienti irreali).
b. Droni e AI generativa
Sistemi di AI generativa permetteranno al drone di comporre l’inquadratura ideale in base all’intento narrativo. Si potrà dire al drone: “voglio un’inquadratura poetica, malinconica, al tramonto con controluce” e il sistema saprà come posizionarsi, quale lente simulare, quale velocità mantenere.
c. Cinema interattivo e 3D volumetrico
Infine, con i droni impiegati nella cattura volumetrica 3D (nuova frontiera della produzione immersiva), il cinema si avvicinerà sempre più a una narrazione fluida e interattiva, dove lo spettatore potrà navigare nello spazio filmico.
Conclusione: l’occhio che vola come un pensiero
Il drone non è più solo una macchina che vola. È diventato l’occhio cinematografico più libero mai inventato, capace di attraversare pareti narrative, emozioni e ambienti. Nei prossimi anni, sarà uno degli strumenti chiave per:
- democratizzare la qualità visiva nei cortometraggi low-budget,
- amplificare il realismo o il lirismo nei lungometraggi,
- creare nuove modalità di racconto ibride tra cinema, VR e arte digitale.
E mentre il drone continuerà a perfezionarsi, forse la vera rivoluzione sarà nel nostro modo di pensare la regia: non più legata al corpo umano, ma al pensiero che vola.
L'immagine di copertina presa dal sito: www.dvisions.it