IL POTERE DELL’ORO ROSSO
Di Davide Minnella
Commedia – Italia, 2015, 19’
Italiano – sottotitoli in Inglese
Rocco è un contadino pugliese dal carattere scorbutico e una grande passione per Nicola di Bari. Un piccolo incidente mentre zappa la terra lo costringe a letto proprio nel periodo cruciale della semina e della coltivazione delle piante di pomodoro, che devono assolutamente garantire «l’oro rosso» per il 15 di agosto. Ad aiutarlo sarà Asad, un giovane immigrato appena arrivato dall’Africa che, in cambio dell’alloggio, si offre di coltivare il campo per lui. Complici la misantropia di Rocco, la differenza linguistica e il divario culturale (Asad è laureato in ingegneria ambientale), la comunicazione tra i due non sarà semplice ma, passando per situazioni comiche ed equivoci, Rocco e Asad impareranno a convivere.
Il Cortometraggio è un’iniziativa di comunicazione sociale promossa e prodotta dalla Fondazione CON IL SUD
MARADONA’S LEGS (LE GAMBE DI MARADONA)
di Firas Khoury
Commedia – 2019, Germania/Palestina, 23’
Arabo – sottotitoli in Italiano
Durante il Campionato Mondiale di calcio del 1990, Rafat e Fadel, due fratellini palestinesi di 11 e 7 anni, tifosi sfegatati del Brasile, sono alla disperata ricerca delle «gambe di Maradona», l’unica figurina che manca loro per completare l’album dei Mondiali e assicurarsi in premio una console Atari. Riusciranno i due piccoli eroi a portare a termine la loro missione?
(dal sito saledellacomunita.it - nel sito Schede didattiche)
Il segreto del successo del film "Smetto quando voglio" (con la regia di Sydney Sibilia, che ne è stato anche soggettista e sceneggiatore, ed Edoardo Leo interprete principale) sono le idee nuove e la recitazione di ottimo livello. Noi conosciamo da tempo (perchè hanno inviato i loro corti al nostro concorso annuale) due personaggi del calibro di: Sydney Sibilia un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano, ha scritto e diretto vari cortometraggi come: L'ombra della chiave inglese (1998), Marzo (2004), Cachaça (2005), Iris Blu (2005), Noemi (2007), Oggi gira così (2010) e Io sì, tu no (2017); mentre Edoardo Leo è un attore, sceneggiatore e regista italiano, dopo aver partecipato come attore a due cortometraggi (7, 5 gradi alcolici, 2001; Tutto brilla, 2004) nel 2011 ne ha girato lui stesso uno dal titolo: L'acqua e la pazienza.
Che significa fare un cortometraggio? il nostro primo consiglio parte da una domanda: ne hai mai visti di cortometraggi (e non intendiamo i video postati su siti come tiktok)? e quanti? e quali? li hai apprezzati? erano piccoli capolavori? li hai visti 2 o 3 volte per capire la loro struttura, il loro svolgimento e la loro filosofia? bene. Allora puoi partire col piede giusto, perchè devi cercare di arrivare e superare il loro livello.
Alfred Hitchcock diceva che per fare un buon film serve principalmente una cosa: il copione, cioè una storia che catturi gli spettatori. L'idea di base ed il suo svolgimento sono le fondamenta per realizzare il tuo cortometraggio. Tu hai l'idea di partenza? No?... per fortuna in questo sito puoi leggere e studiare molti articoli che ti suggeriscono il modo di trovare e scegliere una buona idea sia tra i tuoi sogni, realtà ed aspettative sia negli articoli di quotidiani e tv... Nel menu • Idee dalla realtà trovi vari articoli piene di idee, ti faranno capire che una semplice piccola idea potrà essere ampliata per realizzare un bel cortometraggio.
Naturalmente devi anche scegliere un genere filmico da sviluppare secondo la tua storia, e nel menu • Generi puoi trovare anche le differenze tra generi simili tra loro, come horror, giallo e thriller...
La sceneggiatura può essere difficile o semplice da scrivere, partendo da un'idea. Cosa ti può aiutare? leggere le sinossi (cioè una breve presentazione del tuo corto), e le sceneggiature (struttura narrativa completa) scritte da altri autori. Dal menu ♥ dalle idee alle Sceneggiature ne puoi scegliere e leggere molte. Ce ne sono anche di film (lungometraggi) ed in lingua inglese. Ma molte sono di sceneggiature di cortometraggi già realizzati. E' anche così che si impara a scrivere una bella sceneggiatura.
Ma come si fa partendo da zero a realizzare un cortometraggio? molti siti lo descrivono sempre in forma generale: le parole generiche sono belle, ma se vuoi seguire in prima persona la vita di un nuovo cortometraggio il menu • Come nasce un Cortometraggio fa per te. Giorno dopo giorno sono descritte tutte le fasi dall'8 giugno all'8 luglio... con la descrizione anche del grave problema che ha reso alla fine, se non inguardabile almeno menomato il cortometraggio.
Le informazioni che si possono trovare nel sito sono tante, sia per principianti che per evoluti: un esempio ne sono • Le lezioni di Gianfranco Manfredi con le sue oltre 40 lezioni che affronta tanti singoli argomenti sviscerandoli completamente.
Se hai superato tutti questi punti ed hai pronta la tua sceneggiatura, occorre procedere con altre fasi altrettanto importanti.
Il menu ♥ Tutto sulla Tecnica con i suoi sottomenu ti indica tutto quello che necessita per le riprese professionali, non casuali come fanno tutti con i loro smartphone per pubblicarle su tiktok o siti simili. Ci sono tante regole di ripresa da applicare per avere un risultato eccellente, sia se usi lo smartphone che una videocamera più o meno costosa.
Nel menu ♥ Cast e Troupe trovi i profili di tutti i componenti della troupe necessari per la realizzazione del tuo Cortometraggio. Col loro aiuto ne potrai realizzare tanti ed ottimi.
Basta poi leggere le voci del Menu principale per capire che puoi spaziare nell'ambito cinematografico e negli oltri 1600 articoli presenti trovare tanti argomenti collaterali che ti possono aiutare nel tuo lavoro. Buon lavoro!
La compagnia di produzione cinematografica Helios Film nata a Velletri nel 1908 ed attiva fino al 1916 produsse ben 33 cortometraggi, secondo quanto riportato nella pagina italiana di wikipedia.org che li elenca tutti.
Noi siamo in possesso di un ulteriore cortometraggio, naturalmente muto, che non è in quell'elenco, dal titolo: "MOZART Vita, amori e dolori di un artista" prodotto dalla Helios Film, con la regia di Enrico Gluckemann della durata di 31 minuti, databile negli anni circa 1910/1912.
Gli sceneggiatori americani danno un nuovo pugno sul tavolo della contrattazione per il rinnovo del loro contratto. Il sindacato degli scrittori di cinema e televisione (Writers Guid of America, WGA) ha incassato una maggioranza bulgara al sondaggio on-line con cui chiedeva ai suoi iscritti di autorizzare uno sciopero contro le case di produzione e distribuzione.

Ci sono scrittori che testimoniano quanto a volte scrivere un racconto possa essere più impegnativo rispetto alla stesura di un romanzo. La stessa cosa può essere trasportata in campo cinematografico: scrivere o dirigere un cortometraggio non sempre è la scelta più facile. Chi sa scrivere un buon corto di conseguenza può lavorare senza troppa difficoltà ad un lungometraggio, ecco quindi qualche piccola regola da tenere sempre in mente:
Brevità
Si hanno a disposizione circa 40 minuti, ciò non vuol dire che bisogna usarli necessariamente tutti. Come in letteratura: tra due aggettivi è quasi sempre meglio sceglierne uno solo, esprimere il concetto in modo conciso e senza giri di parole. Questo nel cinema permette anche di risparmiare, dettaglio che non si deve trascurare.
Occhio al budget
Scrivere una sceneggiatura significa essere consapevoli che ad ogni battuta il budget necessario per le riprese aumenta. Prima di descrivere una scena in cui cavalli bianchi corrono liberi in un campo illuminato dalla luce lunare assicuratevi di essere in contatto con chi vi curerà gli effetti speciali, ma prima di tutto assicuratevi di sapere quanto vi costerà.
Pensa per immagini
Se stai scrivendo una sceneggiatura è molto probabile che solo gli addetti ai lavori leggeranno le tue parole, tutti gli altri ne vedranno il risultato sul grande (o piccolo) schermo. Aiutati quindi ragionando per immagini, anche disegnando se necessario.
Coinvolgi il lettore
Visto il poco tempo a disposizione è necessario coinvolgere immediatamente chi leggerà le dieci pagine della sceneggiatura. Fornisci informazioni chiare, delinea bene il carattere del protagonista e fai molta attenzione all’inizio e al finale, come in un lungometraggio sono due punti fondamentali del racconto.
Attenzione ai cliché
È molto facile cadere nella trappola del cliché e una formula per evitarli purtroppo non esiste. Cerca di avere uno stile riconoscibile e soprattutto guarda più cortometraggi possibili, è uno dei modi per capire meglio cosa imitare e cosa evitare.
articolo di ERIKA FAVARO per farefilm.it
Nel web possiamo trovare centinaia di siti in cui possiamo leggere bellissimi racconti.... ma da un bel racconto breve, molto spesso è arduo se non difficilissimo trarre spunto per una sceneggiatura per un cortometraggio. Anche nelle scuole di cinema, i docenti associano i racconti brevi ai cortometraggi, come i romanzi ai lungometraggi. E' giusto farlo? L'arte del Cortometraggio è analogo all'arte del Racconto? L'unica cosa sicura è che sono le forme brevi rispetto alle forme più lunghe. Ma chi le realizza può dirvi che tra le forme brevi e le lunghe ci sono anche molte differenze. Allora, torniamo al nostro tema: da un racconto breve possiamo facilmente trarre un cortometraggio?
Il mondo del cinema è costernato di lungometraggi favolosi e nel corso del tempo molti artisti, molti autori hanno intrapreso progetti ambiziosi. Alcuni, si sono spinti addirittura oltre ad una “linea immaginaria” e per questo sono ricordati ancora oggi. Ma che si dice dei cortometraggi? Il cinema peraltro non è che nato alle prime origini con dei lavori brevi. E questi, nonostante il loro linguaggio e la loro grammatica molto diversa per certi aspetti, possono regalare grandi sorprese.
Come lo è adesso, anche in passato il cinema breve è potuto essere un trampolino di lancio per i nuovi autori. Se è vero che non è per niente più facile dare vita ad un corto, rispetto ad un lungometraggio, per lo meno è un buon compromesso per quanto riguarda la produzione. Difatti, non sono pochi i lavori che hanno fatto la storia e nei quali rivediamo i fondamenti di autori che successivamente sono diventati grandi registi.
DOODLEBUG – CHRISTOPHER NOLAN
Dopo i suoi due primi cortometraggi, nel 1997 il regista britannico decide di girare in 16mm un corto che ha dell’incredibile, se pensiamo a dove è arrivato il cineasta. Il corto, vede un uomo visivamente disturbato, è alle prese con uno scarafaggio che si aggira per il suo appartamento.
Tre minuti di bianco e nero mostrano già diversi elementi caratteristici dello stile di Nolan. Dall’inquietudine generata dal “misterioso” all’attenzione dei particolari come vari orologi che scandiscono il tempo nervosamente. Fino alla molteplicità della realtà circostante, sia da un punto di vista di spazio, sia da un punto di vista di tempo.
THE BIG SHAVE – MARTIN SCORSESE
Due anni prima del suo primo lungometraggio, nel 1967 il leggendario Martin Scorsese girò un cortometraggio dalla durata di 5 minuti. Nel bagno di casa propria, un uomo si fa la barba: ecco quanto può essere potente il cinema.
Anche qui come per Nolan, si rivedono due elementi caratteristici del suo cinema: la violenza, spesso splatter specialmente nella prima metà della sua carriera (basti pensare a “Taxi Driver” del 1976) e il montaggio veloce di inquadrature fisse, ferme.
Inoltre il grottesco regalato non solo dal concetto del corto, ma anche dalla contrapposizione della musica (che Scorsese, come ogni regista che si rispetti sa come usare) si unisce ad una cura estrema dei dettagli nella regia. Un corto che suscita una profonda sensazione ma attrazione allo stesso tempo e che denuncia “l’autolesionismo” americano nel Vietnam di quegli anni.
SIX MEN GETTING SICK (SIX TIMES) – DAVID LYNCH
Se invece non è abbastanza grottesco e inquietante, provate con il primo cortometraggio di Lynch, che nel 1966 realizza uno dei corti più strani e sperimentali allo stato puro. In uno strano “dipinto-scultura in movimento” su pellicola di quattro minuti , sei uomini stanno male, si disperano si massaggiano i loro stomaci e poi vomitano. Questa è la trama, ma la creatività delle immagini e l’uso abile e fastidioso della sirena d’allarme che suona per tutta la durata del corto, lo rende unico. Ma soprattutto, come per gli altri due esempi prima citati, emerge di già lo spirito del pazzo Lynch.
Articolo di Leonardo Lupi per uncutfilms.it
Una delle cose più belle viste sugli schermi del Festival di Venezia 2020 è stato un cortometraggio. Un cortometraggio diretto da uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo, Pedro Almodóvar, e interpretato da una grandissima attrice e icona di stile, Tilda Swinton, che per la prima volta collaborava col regista spagnolo e che a Venezia ricevette un meritatissimo Leone d'oro alla carriera. Il corto, che dura 30 minuti, si intitola The Human Voice.
The Human Voice, è un libero adattamento del leggendario testo teatrale di Jean Cocteau "La voce umana", che racconta di una donna alle prese con la fine di un amore, sola col suo dolore, e con una voce maschile che non sentiamo mai che le parla, oramai distante in tutti i sensi, al telefono. In passato il testo di Cocteau è stato messo in scena con protagoniste del calibro di Anna Magnani (diretta da Roberto Rossellini), Ingrid Bergman e Sophia Loren. E qui il testo, oltre che dell'interpretazione della Swinton, è arricchito dall'inconfondibile eleganza e dall'attenzione al décor, agli arredi e agli abiti per cui è noto il regista spagnolo.
di Federico Gironi per comingsoon.it
"Strange Way of Life" il cortometraggio western di Pedro Almodóvar sarà presentato in Selezione Ufficiale e in anteprima mondiale, con la presenza del regista e dei due attori protagonisti Ethan Hawke e Pedro Pascal al Festival di Cannes 2023. Sono numerosi i cortometraggi girati prima di questo dal celebre regista spagnolo, dai primi: Film político (1974), Dos putas, o historia de amor que termina en boda (1974), El Sueño, o la estrella (1975), Homenaje (1975), La Caída de Sódoma (1975), Blancor (1975), Sea caritativo (1976), Muerte en la carretera (1976), Sexo va, sexo viene (1977), Salomé (1978), Tráiler para amantes de lo prohibido! (1985), fino agli ultimi: La concejala antropófaga (2009), The Human Voice (2021).
"Scrivere è sia un piacere che una lotta. Ci sono momenti in cui è davvero avverso e spiacevole, e ci sono momenti in cui è meraviglioso, divertente e magico, ma non è questo il punto. Scrivere è il mio lavoro. ..... Non sono un genio. Sono intelligente, ho un po' di talento e ho molta testardaggine. Persevero.
Sono molto appassionata del fatto che se ti identifichi come regista, in particolare come regista emergente, dovresti sempre letteralmente fare Cortometraggi. Più facile a dirsi che a farsi, ma se sei veramente determinato a farlo, troverai un modo. Sono una sceneggiatrice/regista e, dopo aver completato il mio primo cortometraggio nel 2016, mi sono immersa profondamente nel mondo della scrittura di sceneggiature. Siamo consapevoli che, a meno che una comoda somma di denaro non ci sia caduta tra le mani, avremmo bisogno di fare qualcosa che costa quasi nulla. In particolare per i cortometraggi, sì, ci sono sovvenzioni, concorsi e altre opportunità per contribuire al budget del tuo progetto, per molti dei quali ho fatto domanda e continuerò a farlo.
La sceneggiatura è un processo da capogiro che richiede piena attenzione e dedizione. Se hai mai provato a scrivere una sceneggiatura, scommetto che sai cosa intendo. Con tutti quei personaggi, trame e azioni, è difficile prendersi cura di ogni singolo dettaglio senza rovinare l'intera struttura.
È proprio qui che le mappe mentali tornano utili per salvare le tue idee di narrazione. Per definizione, una mappa mentale è un diagramma per rappresentare attività, parole, concetti o elementi collegati e disposti attorno a un concetto o soggetto centrale utilizzando un layout grafico non lineare che consente agli utenti di costruire una struttura intuitiva attorno a un concetto centrale.
Il regista francese racconta storie di cronaca nera col tono leggero della commedia. Visto dall’Italia François Ozon fa quasi paura. Non ha mai vinto Cannes, non ha mai vinto Venezia e nemmeno un César, anche se è stato candidato infinite volte. Però dal 1998 ha girato 23 film molto personali, spesso di grande successo, più una ventina di corti. E soprattutto ha alternato e a volte mescolato gli stili e i generi più diversi, da “Sotto la sabbia” a “Otto donne e un mistero”, da “Frantz” a “È andato tutto bene” passando per “Grazie a Dio”, Orso d’argento a Berlino. Fino a tornare con “Mon crime - La colpevole sono io” a una delle sue specialità. Riscrivere il passato per illuminare il presente. Conciliando la spietatezza del tema con la leggerezza del tono.
Prima di scrivere la tua sceneggiatura definitiva, hai tutta la storia del tuo cortometraggio in mente od in appunti scritti? Bene. Un primo passo lo hai raggiunto. Sai che una sceneggiatura è un elenco di scene, e che ogni scena descrive qualcosa. Hai letto che la scaletta è una prima veloce, e naturalmente non definitiva, sequenza di scene del tuo corto. L'hai preparata? Ok. Perfetto. Continuiamo.
La storia di un automobilista insonne ed in riserva di carburante che incrocia una singolare cittadina… Singolare cortometraggio dai tratti vagamente surrealisti, con finale a sorpresa molto sopra le righe. Un lavoro che sarà difficile dimenticare e che dovrebbe piacere anche ai meno affezionati alla sezione cinema horror e thriller.
Un cortometraggio probabilmente poco noto al pubblico, ma che vale certamente la pena di riscoprire ancora oggi. Considerato addirittura nel novero delle creepypasta (tant’è che una versione in bassa qualità del film si trova su Youtube), si tratta di una storia che sa di già visto nelle prime fasi, per poi mostrare una sorpresa piuttosto bizzarra (le persone intorno al protagonista sono in realtà manichini dall’aria inquietante), il he avrà solo la sua incredibile spiegazione solo nel finale. Certo è che il film sembra possedere vari punti di riferimento, che pero’ sono meno precisi di quello che potrebbe sembrare, e che a me hanno richiamato tutta la corrente di sci-fiction classica, Ai confini della realtà tanto per intenderci, sviluppando quegli stilemi in un modo decisamente originale e conferendo un ritmo incalzante al film intero. Il regista non è nuovo al genere ed ha già girato in passato “The Shrine” e “Teen Massacre“.
Una visione certamente interessante ed attualissima ancora oggi, e che mi incoraggia tendenzialmente a visionare le produzioni più consistenti economicamente del regista, cosa che non ho ancora avuto modo di fare. Interessante il messaggio di fondo del corto e la sua interpretazione in chiave thriller psicologico. Temi non certamente rivoluzionari, beninteso, ma che sono stati affrontati con linguaggio chiaro, con pochi mezzi, in modo originale e sopra la media del genere.
di Salvatore per lipercubo.it
E' difficile, se non impossibile che un cortometraggio italiano riesca ad uscire e girare in più di 90 sale italiane. E' come conquistare un piccolo Oscar. Ci è riuscito nel suo piccolo "Strani accordi" un film di Stefano Veneruso interpretato da Maria Grazia Cucinotta. Proprio grazie ad una delle attrici più famose del panorama italiano il cortometraggio ha avuto la sua giusta visibilità. Abbiamo incontrato Maria Grazia per capire quali sono le reali diversità tra un cortometraggio ed un film.
Molti attori, ma non solo, snobbano i corti, come tu giudichi questa esperienza?
"Sinceramente io ne farei uno al giorno. E' un modo divertente che ti da la possibilità di realizzare nel tuo piccolo dei sogni che sono anche dei messaggi. Il corto è passione. E' passione verso il cinema ma è anche un modo per sperimentare e per crescere".
Dissacrante e spietato, il cortometraggio di Pier Paolo Pasolini uscito il 19 febbraio del 1963 anticipò di quarant'anni la satira della serie cult. Pochi sono i cult anomali come Boris, la fuori serie italiana che si è caricata sulle spalle lo scomodo ruolo di spartiacque della serialità nostrana. Prima di Boris nessuno aveva mai avuto il coraggio di gridare che il re è nudo. L'audacia che sorregge Boris ha radici antiche, legate a un mondo vicino a quello del piccolo schermo e caratterizzato da molti degli stessi problemi: tali radici appartengono a Pier Paolo Pasolini, e al suo La Ricotta sbarcato nelle sale italiane esattamente sessant'anni fa, il 19 febbraio 1963.
Quando si parla di Pixar, la stragrande maggioranza delle volte non si pensa ad altro che ad una filmografia ormai vasta e ricca, a partire dal celebre Toy Story che portò la compagnia all’attenzione del grande pubblico, passando poi per veri e propri capolavori come Up, Wall-E, Inside Out e il recente Coco, giusto per nominare alcuni dei film più apprezzati in redazione. Allo stesso modo, però, lo studio di animazione fondato nel 1986 ha saputo stupire anche con lavori meno elaborati, ma non per questo trascurabili: i cortometraggi.
Hulk direbbe così (che spacca!), ma come potrebbe essere la logline di un suo film?
Uno scienziato viene colpito dai raggi Gamma che gli conferiscono la capacità di trasformarsi in una creatura dagli incredibili poteri. Altri vorranno il suo stesso dono.
Serve altro?
Forse è meglio fare un passo indietro e spiegare prima di tutto cos’è una logline. In precedenza era usata principalmente nel cinema, stampata sulla copertina delle sceneggiature permetteva ai produttori di scegliere quelle più interessanti.
Già da queste poche righe in molti potrebbero obiettare che si tratta di un metodo troppo netto; ti assicuro che ormai non si fa più così, specialmente in editoria.
Resta comunque utile per farsi un’idea di base del testo, della storia nuda e cruda ancora di più della Sinossi, serve per capire il genere letterario e ottimizzare i tempi.
La logline serve all’editore, ancora di più a te
Se qualcuno deve giudicare la storia, è opportuno da subito che sappia almeno la trama generale (la logline, appunto), così potrà decidere se leggere la sinossi – o il testo integrale – oppure lasciar stare.
Anche tu, oltre all’editore, guadagnerai tempo e consapevolezza. Ormai, quando si invia una email a una casa editrice, si specifica il genere letterario, e si dovrebbe aver studiato le sue collane di libri per evitare inutili perdite di energie (ti consiglio di leggere come presentarsi a un editore).
Ma allora perché dovresti scrivere una logline?
Le ragioni sono:
1. Per avere sempre, in un attimo, la direzione della tua storia. Sapere sempre da dove parti, chi deve fare cosa. Molti esordienti o novelli scrittori non comprendono quanto sia potente questo strumento. Io per esempio la scrivo su un post-it e la attacco sul pc. Mi basta dargli un’occhiata per ritrovare la via perduta. Se il plot della storia è la rotta da seguire, la logline è la bussola.
- 2. La puoi usare per descrivere al volo la storia, sia su una email o una conversazione su Facebook con un possibile editore, ma anche e soprattutto a voce. Se ti dicessi di raccontarmi, ora su due piedi, il tuo romanzo, saresti in grado di farlo in 15 secondi?
Perché in così poco tempo?
Immaginiamo uno scenario: sei a una cena e ti presentano una persona che lavora in una casa editrice. Da subito ti dico che questi sfortunati esseri sono subissati da sedicenti scrittori (spesso anche persone che hanno solo il libro nel cassetto, che non hanno mai neanche aperto).
Sono stufi di venir aggrediti da orde di personaggi noiosi, incompetenti e prolissi convinti che le loro storie siano superlative.
L’atteggiamento di chi lavora nell’editoria – verso chiunque scriva – sarà di scetticismo, nella migliore delle ipotesi. E poi arrivi tu, ti presentano, ci fai due chiacchiere e in 15 secondi racconti il tuo romanzo.
Se, dico se, quella persona lavora di una CE che pubblica romanzi del tuo genere letterario, si aprirà una strada verso una possibile lettura.
Come si scrive una logline vincente
Deve essere breve, più che puoi. Allo stesso tempo devono essere presenti determinati elementi che permettano a chi la legge di farsi un’idea chiara sulla storia, e una eventuale collocazione di mercato.
Una buona logline:
- Incuriosisce e diverte. Spinge il lettore a farsi delle domande. Ad esempio com’è capitato che Banner (Hulk) è stato investito dai raggi Gamma? A cosa stava lavorando? Quali poteri incredibili ha ricevuto? Chi sono coloro che vogliono i suoi stessi doni?
- Colpisce. Perché è affilata, breve e di una semplicità disarmante.
- I personaggi non pensano, non fanno introspezione: agiscono.
- Indica da subito, senza perdite di tempo, il genere del romanzo.
Sembra molto semplice fare una logline, non lo è. Non ti accontentare della prima che scrivi, editala di continuo eliminando inutili orpelli, aggettivi e avverbi. La logline è azione, puoi inserire giusto qualche piccola pennellata, ad esempio in quella all’inizio ho inserito “incredibili” (da Incredibile Hulk, appunto).
Uno scienziato viene colpito dai raggi Gamma che gli conferiscono la capacità di trasformarsi in una creatura dagli incredibili poteri. Altri vorranno il suo stesso dono.
Ritengo che per scriverla, ci si debba focalizzare su 3 semplici fattori:
- Il Protagonista. Non si dovrebbe mai mettere il nome, tranne casi estremi in cui il protagonista è già noto.
- L’Obiettivo.
- Il Cattivo
Potrebbe bastare la presenza dell’antagonista per creare la storia che, nel caso di Hulk, vuole i suoi stessi doni, quindi è chiaro che si creerà un conflitto, senza bisogno di specificarlo.
Errori da non commettere
Credo che ti stia piano piano rendendo conto di quanto sia utile farne una, sia per te stesso ma anche come strumento di marketing. Alcune sono davvero ben fatte e ti scatenano, come detto, curiosità ed emozioni.
Però è facile incappare in una serie di errori, dati spesso dall’inesperienza e dalla voglia di dire troppo:
- Capita che il testo sia troppo generico perdendo la possibilità di emozionare.
- Una logline troppo lunga, non è una logline (massimo un paio di righe, tre se è una storia complessa).
- Inserire tanti personaggi, non servono. Come vedi in quella di Hulk ho accennato a uno scienziato e ad “altri”. Limitati a protagonista e antagonista.
- Specificare troppo, che sia della trama o dei personaggi.
- Una logline è una serie di azioni (poche), evita domande e dubbi (ricorda la tecnica dello Show don’t tell).
- Il peggior errore, a mio parere, è svelare il finale: non è una sinossi!
Scrivere una logline è anche un esercizio importante per capire e affinare le tue doti di sintesi. Nell’ambito editoriale quelli più diretti e rapidi devono essere, per forza di cose, proprio gli autori emergenti che desiderano essere ascoltati.
Si ha la malsana convinzione che più si scrive e meglio è quando, invece, un vero autore sa trasmetterti un’emozione con il minor numero di parole possibile.
ARTICOLO DI
Lo spettro dell’intelligenza artificiale aleggia sulla creatività della scrittura. Dopo gli articoli scritti da ChatGPT, adesso è il turno delle sceneggiature di film e serie televisive. Ma i diretti interessati, invece di gettare le armi, cercano di trarre dei vantaggi dalla «minaccia». Come riportato da Variety, infatti, negli Stati Uniti la Writers Guild of America (WGA), il sindacato degli sceneggiatori, si è dimostrato aperto nei confronti della IA nella stesura dei copioni. Ma ad una sola e irrevocabile condizione: non deve influire sui crediti, e di conseguenza sui compensi, degli stessi autori.
I dialoghi, anche dedotti dalla visione del film, come in questo caso, ci offrono subito il valore degli sceneggiatori. I dialoghi sono la voce dei personaggi, l'ambientazione è importante, ma in realtà sono le parole, le frasi dei personaggi che ci colpiscono di più. Dialoghi efficaci fanno la differenza. Sono l'impatto che ci resta di più nella mente. Non sono le cose più semplici da scrivere, ma i dialoghi devono essere concisi e precisi. Non è chiaccherare come facciamo noi ogni giorno, soprattutto nei cortometraggi i dialoghi devono essere brillanti e coinvolgenti, colpire per spiegare. Ed i dialoghi devono portare avanti la storia.
Cosa succede quando una coppia tribale decide di dare in affidamento un elefantino rimasto orfano? Guarda come l'arrivo del gigante gentile Raghu trasforma per sempre la vita dei suoi genitori adottivi.
Oscar 2023 Miglior cortometraggio d'animazione a: The Boy, the Mole, the Fox and the Horse di Charlie Mackesy e Matthew Freud
Oscar 2023: Miglior cortometraggio è: ‘An Irish Goodbye’ di Tom Berkeley e Ross White
Basato sul libro più venduto di Charlie Mackesy, unisciti a un improbabile gruppo di amici in un viaggio alla ricerca di casa quando Il ragazzo, la talpa, la volpe e il cavallo...
Oscar 2023: Miglior cortometraggio è: "An Irish Goodbye" di Tom Berkeley e Ross White
Oscar 2023 Miglior Cortometraggio Documentario a: "The Elephant Whisperers" di Kartiki Gonsalves e Guneet Monga
‘An Irish Goodbye’, scritto e diretto da Tom Berkeley e Ross White: girato in esterni nelle zone rurali dell'Irlanda del Nord, ha vinto il premio OSCAR 2023 quale Miglior Cortometraggio. (segue trailer ufficiale)
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