♥ Cortometraggi
Nel web possiamo trovare centinaia di siti in cui possiamo leggere bellissimi racconti.... ma da un bel racconto breve, molto spesso è arduo se non difficilissimo trarre spunto per una sceneggiatura per un cortometraggio. Anche nelle scuole di cinema, i docenti associano i racconti brevi ai cortometraggi, come i romanzi ai lungometraggi. E' giusto farlo? L'arte del Cortometraggio è analogo all'arte del Racconto? L'unica cosa sicura è che sono le forme brevi rispetto alle forme più lunghe. Ma chi le realizza può dirvi che tra le forme brevi e le lunghe ci sono anche molte differenze. Allora, torniamo al nostro tema: da un racconto breve possiamo facilmente trarre un cortometraggio?
Leggi tutto: Il Cortometraggio è molto diverso da un racconto breve
Il mondo del cinema è costernato di lungometraggi favolosi e nel corso del tempo molti artisti, molti autori hanno intrapreso progetti ambiziosi. Alcuni, si sono spinti addirittura oltre ad una “linea immaginaria” e per questo sono ricordati ancora oggi. Ma che si dice dei cortometraggi? Il cinema peraltro non è che nato alle prime origini con dei lavori brevi. E questi, nonostante il loro linguaggio e la loro grammatica molto diversa per certi aspetti, possono regalare grandi sorprese.
Come lo è adesso, anche in passato il cinema breve è potuto essere un trampolino di lancio per i nuovi autori. Se è vero che non è per niente più facile dare vita ad un corto, rispetto ad un lungometraggio, per lo meno è un buon compromesso per quanto riguarda la produzione. Difatti, non sono pochi i lavori che hanno fatto la storia e nei quali rivediamo i fondamenti di autori che successivamente sono diventati grandi registi.
DOODLEBUG – CHRISTOPHER NOLAN
Dopo i suoi due primi cortometraggi, nel 1997 il regista britannico decide di girare in 16mm un corto che ha dell’incredibile, se pensiamo a dove è arrivato il cineasta. Il corto, vede un uomo visivamente disturbato, è alle prese con uno scarafaggio che si aggira per il suo appartamento.
Tre minuti di bianco e nero mostrano già diversi elementi caratteristici dello stile di Nolan. Dall’inquietudine generata dal “misterioso” all’attenzione dei particolari come vari orologi che scandiscono il tempo nervosamente. Fino alla molteplicità della realtà circostante, sia da un punto di vista di spazio, sia da un punto di vista di tempo.
THE BIG SHAVE – MARTIN SCORSESE
Due anni prima del suo primo lungometraggio, nel 1967 il leggendario Martin Scorsese girò un cortometraggio dalla durata di 5 minuti. Nel bagno di casa propria, un uomo si fa la barba: ecco quanto può essere potente il cinema.
Anche qui come per Nolan, si rivedono due elementi caratteristici del suo cinema: la violenza, spesso splatter specialmente nella prima metà della sua carriera (basti pensare a “Taxi Driver” del 1976) e il montaggio veloce di inquadrature fisse, ferme.
Inoltre il grottesco regalato non solo dal concetto del corto, ma anche dalla contrapposizione della musica (che Scorsese, come ogni regista che si rispetti sa come usare) si unisce ad una cura estrema dei dettagli nella regia. Un corto che suscita una profonda sensazione ma attrazione allo stesso tempo e che denuncia “l’autolesionismo” americano nel Vietnam di quegli anni.
SIX MEN GETTING SICK (SIX TIMES) – DAVID LYNCH
Se invece non è abbastanza grottesco e inquietante, provate con il primo cortometraggio di Lynch, che nel 1966 realizza uno dei corti più strani e sperimentali allo stato puro. In uno strano “dipinto-scultura in movimento” su pellicola di quattro minuti , sei uomini stanno male, si disperano si massaggiano i loro stomaci e poi vomitano. Questa è la trama, ma la creatività delle immagini e l’uso abile e fastidioso della sirena d’allarme che suona per tutta la durata del corto, lo rende unico. Ma soprattutto, come per gli altri due esempi prima citati, emerge di già lo spirito del pazzo Lynch.
Articolo di Leonardo Lupi per uncutfilms.it
Una delle cose più belle viste sugli schermi del Festival di Venezia 2020 è stato un cortometraggio. Un cortometraggio diretto da uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo, Pedro Almodóvar, e interpretato da una grandissima attrice e icona di stile, Tilda Swinton, che per la prima volta collaborava col regista spagnolo e che a Venezia ricevette un meritatissimo Leone d'oro alla carriera. Il corto, che dura 30 minuti, si intitola The Human Voice.
The Human Voice, è un libero adattamento del leggendario testo teatrale di Jean Cocteau "La voce umana", che racconta di una donna alle prese con la fine di un amore, sola col suo dolore, e con una voce maschile che non sentiamo mai che le parla, oramai distante in tutti i sensi, al telefono. In passato il testo di Cocteau è stato messo in scena con protagoniste del calibro di Anna Magnani (diretta da Roberto Rossellini), Ingrid Bergman e Sophia Loren. E qui il testo, oltre che dell'interpretazione della Swinton, è arricchito dall'inconfondibile eleganza e dall'attenzione al décor, agli arredi e agli abiti per cui è noto il regista spagnolo.
di Federico Gironi per comingsoon.it
"Strange Way of Life" il cortometraggio western di Pedro Almodóvar sarà presentato in Selezione Ufficiale e in anteprima mondiale, con la presenza del regista e dei due attori protagonisti Ethan Hawke e Pedro Pascal al Festival di Cannes 2023. Sono numerosi i cortometraggi girati prima di questo dal celebre regista spagnolo, dai primi: Film político (1974), Dos putas, o historia de amor que termina en boda (1974), El Sueño, o la estrella (1975), Homenaje (1975), La Caída de Sódoma (1975), Blancor (1975), Sea caritativo (1976), Muerte en la carretera (1976), Sexo va, sexo viene (1977), Salomé (1978), Tráiler para amantes de lo prohibido! (1985), fino agli ultimi: La concejala antropófaga (2009), The Human Voice (2021).
Leggi tutto: "Strange Way of Life" il cortometraggio di Pedro Almodóvar in anteprima a Cannes 2023
"Scrivere è sia un piacere che una lotta. Ci sono momenti in cui è davvero avverso e spiacevole, e ci sono momenti in cui è meraviglioso, divertente e magico, ma non è questo il punto. Scrivere è il mio lavoro. ..... Non sono un genio. Sono intelligente, ho un po' di talento e ho molta testardaggine. Persevero.
Sono molto appassionata del fatto che se ti identifichi come regista, in particolare come regista emergente, dovresti sempre letteralmente fare Cortometraggi. Più facile a dirsi che a farsi, ma se sei veramente determinato a farlo, troverai un modo. Sono una sceneggiatrice/regista e, dopo aver completato il mio primo cortometraggio nel 2016, mi sono immersa profondamente nel mondo della scrittura di sceneggiature. Siamo consapevoli che, a meno che una comoda somma di denaro non ci sia caduta tra le mani, avremmo bisogno di fare qualcosa che costa quasi nulla. In particolare per i cortometraggi, sì, ci sono sovvenzioni, concorsi e altre opportunità per contribuire al budget del tuo progetto, per molti dei quali ho fatto domanda e continuerò a farlo.
La sceneggiatura è un processo da capogiro che richiede piena attenzione e dedizione. Se hai mai provato a scrivere una sceneggiatura, scommetto che sai cosa intendo. Con tutti quei personaggi, trame e azioni, è difficile prendersi cura di ogni singolo dettaglio senza rovinare l'intera struttura.
È proprio qui che le mappe mentali tornano utili per salvare le tue idee di narrazione. Per definizione, una mappa mentale è un diagramma per rappresentare attività, parole, concetti o elementi collegati e disposti attorno a un concetto o soggetto centrale utilizzando un layout grafico non lineare che consente agli utenti di costruire una struttura intuitiva attorno a un concetto centrale.
Leggi tutto: Come utilizzare le Mappe Mentali (per gli sceneggiatori)
Il regista francese racconta storie di cronaca nera col tono leggero della commedia. Visto dall’Italia François Ozon fa quasi paura. Non ha mai vinto Cannes, non ha mai vinto Venezia e nemmeno un César, anche se è stato candidato infinite volte. Però dal 1998 ha girato 23 film molto personali, spesso di grande successo, più una ventina di corti. E soprattutto ha alternato e a volte mescolato gli stili e i generi più diversi, da “Sotto la sabbia” a “Otto donne e un mistero”, da “Frantz” a “È andato tutto bene” passando per “Grazie a Dio”, Orso d’argento a Berlino. Fino a tornare con “Mon crime - La colpevole sono io” a una delle sue specialità. Riscrivere il passato per illuminare il presente. Conciliando la spietatezza del tema con la leggerezza del tono.
Leggi tutto: Francois Ozon: «Il regista non è il padrone assoluto»
Prima di scrivere la tua sceneggiatura definitiva, hai tutta la storia del tuo cortometraggio in mente od in appunti scritti? Bene. Un primo passo lo hai raggiunto. Sai che una sceneggiatura è un elenco di scene, e che ogni scena descrive qualcosa. Hai letto che la scaletta è una prima veloce, e naturalmente non definitiva, sequenza di scene del tuo corto. L'hai preparata? Ok. Perfetto. Continuiamo.
La storia di un automobilista insonne ed in riserva di carburante che incrocia una singolare cittadina… Singolare cortometraggio dai tratti vagamente surrealisti, con finale a sorpresa molto sopra le righe. Un lavoro che sarà difficile dimenticare e che dovrebbe piacere anche ai meno affezionati alla sezione cinema horror e thriller.
Un cortometraggio probabilmente poco noto al pubblico, ma che vale certamente la pena di riscoprire ancora oggi. Considerato addirittura nel novero delle creepypasta (tant’è che una versione in bassa qualità del film si trova su Youtube), si tratta di una storia che sa di già visto nelle prime fasi, per poi mostrare una sorpresa piuttosto bizzarra (le persone intorno al protagonista sono in realtà manichini dall’aria inquietante), il he avrà solo la sua incredibile spiegazione solo nel finale. Certo è che il film sembra possedere vari punti di riferimento, che pero’ sono meno precisi di quello che potrebbe sembrare, e che a me hanno richiamato tutta la corrente di sci-fiction classica, Ai confini della realtà tanto per intenderci, sviluppando quegli stilemi in un modo decisamente originale e conferendo un ritmo incalzante al film intero. Il regista non è nuovo al genere ed ha già girato in passato “The Shrine” e “Teen Massacre“.
Una visione certamente interessante ed attualissima ancora oggi, e che mi incoraggia tendenzialmente a visionare le produzioni più consistenti economicamente del regista, cosa che non ho ancora avuto modo di fare. Interessante il messaggio di fondo del corto e la sua interpretazione in chiave thriller psicologico. Temi non certamente rivoluzionari, beninteso, ma che sono stati affrontati con linguaggio chiaro, con pochi mezzi, in modo originale e sopra la media del genere.
di Salvatore per lipercubo.it
E' difficile, se non impossibile che un cortometraggio italiano riesca ad uscire e girare in più di 90 sale italiane. E' come conquistare un piccolo Oscar. Ci è riuscito nel suo piccolo "Strani accordi" un film di Stefano Veneruso interpretato da Maria Grazia Cucinotta. Proprio grazie ad una delle attrici più famose del panorama italiano il cortometraggio ha avuto la sua giusta visibilità. Abbiamo incontrato Maria Grazia per capire quali sono le reali diversità tra un cortometraggio ed un film.
Molti attori, ma non solo, snobbano i corti, come tu giudichi questa esperienza?
"Sinceramente io ne farei uno al giorno. E' un modo divertente che ti da la possibilità di realizzare nel tuo piccolo dei sogni che sono anche dei messaggi. Il corto è passione. E' passione verso il cinema ma è anche un modo per sperimentare e per crescere".
Dissacrante e spietato, il cortometraggio di Pier Paolo Pasolini uscito il 19 febbraio del 1963 anticipò di quarant'anni la satira della serie cult. Pochi sono i cult anomali come Boris, la fuori serie italiana che si è caricata sulle spalle lo scomodo ruolo di spartiacque della serialità nostrana. Prima di Boris nessuno aveva mai avuto il coraggio di gridare che il re è nudo. L'audacia che sorregge Boris ha radici antiche, legate a un mondo vicino a quello del piccolo schermo e caratterizzato da molti degli stessi problemi: tali radici appartengono a Pier Paolo Pasolini, e al suo La Ricotta sbarcato nelle sale italiane esattamente sessant'anni fa, il 19 febbraio 1963.
Leggi tutto: "La Ricotta" il corto di Pier Paolo Pasolini è Boris prima di Boris
Quando si parla di Pixar, la stragrande maggioranza delle volte non si pensa ad altro che ad una filmografia ormai vasta e ricca, a partire dal celebre Toy Story che portò la compagnia all’attenzione del grande pubblico, passando poi per veri e propri capolavori come Up, Wall-E, Inside Out e il recente Coco, giusto per nominare alcuni dei film più apprezzati in redazione. Allo stesso modo, però, lo studio di animazione fondato nel 1986 ha saputo stupire anche con lavori meno elaborati, ma non per questo trascurabili: i cortometraggi.
Hulk direbbe così (che spacca!), ma come potrebbe essere la logline di un suo film?
Uno scienziato viene colpito dai raggi Gamma che gli conferiscono la capacità di trasformarsi in una creatura dagli incredibili poteri. Altri vorranno il suo stesso dono.
Serve altro?
Forse è meglio fare un passo indietro e spiegare prima di tutto cos’è una logline. In precedenza era usata principalmente nel cinema, stampata sulla copertina delle sceneggiature permetteva ai produttori di scegliere quelle più interessanti.
Già da queste poche righe in molti potrebbero obiettare che si tratta di un metodo troppo netto; ti assicuro che ormai non si fa più così, specialmente in editoria.
Resta comunque utile per farsi un’idea di base del testo, della storia nuda e cruda ancora di più della Sinossi, serve per capire il genere letterario e ottimizzare i tempi.
La logline serve all’editore, ancora di più a te
Se qualcuno deve giudicare la storia, è opportuno da subito che sappia almeno la trama generale (la logline, appunto), così potrà decidere se leggere la sinossi – o il testo integrale – oppure lasciar stare.
Anche tu, oltre all’editore, guadagnerai tempo e consapevolezza. Ormai, quando si invia una email a una casa editrice, si specifica il genere letterario, e si dovrebbe aver studiato le sue collane di libri per evitare inutili perdite di energie (ti consiglio di leggere come presentarsi a un editore).
Ma allora perché dovresti scrivere una logline?
Le ragioni sono:
1. Per avere sempre, in un attimo, la direzione della tua storia. Sapere sempre da dove parti, chi deve fare cosa. Molti esordienti o novelli scrittori non comprendono quanto sia potente questo strumento. Io per esempio la scrivo su un post-it e la attacco sul pc. Mi basta dargli un’occhiata per ritrovare la via perduta. Se il plot della storia è la rotta da seguire, la logline è la bussola.
- 2. La puoi usare per descrivere al volo la storia, sia su una email o una conversazione su Facebook con un possibile editore, ma anche e soprattutto a voce. Se ti dicessi di raccontarmi, ora su due piedi, il tuo romanzo, saresti in grado di farlo in 15 secondi?
Perché in così poco tempo?
Immaginiamo uno scenario: sei a una cena e ti presentano una persona che lavora in una casa editrice. Da subito ti dico che questi sfortunati esseri sono subissati da sedicenti scrittori (spesso anche persone che hanno solo il libro nel cassetto, che non hanno mai neanche aperto).
Sono stufi di venir aggrediti da orde di personaggi noiosi, incompetenti e prolissi convinti che le loro storie siano superlative.
L’atteggiamento di chi lavora nell’editoria – verso chiunque scriva – sarà di scetticismo, nella migliore delle ipotesi. E poi arrivi tu, ti presentano, ci fai due chiacchiere e in 15 secondi racconti il tuo romanzo.
Se, dico se, quella persona lavora di una CE che pubblica romanzi del tuo genere letterario, si aprirà una strada verso una possibile lettura.
Come si scrive una logline vincente
Deve essere breve, più che puoi. Allo stesso tempo devono essere presenti determinati elementi che permettano a chi la legge di farsi un’idea chiara sulla storia, e una eventuale collocazione di mercato.
Una buona logline:
- Incuriosisce e diverte. Spinge il lettore a farsi delle domande. Ad esempio com’è capitato che Banner (Hulk) è stato investito dai raggi Gamma? A cosa stava lavorando? Quali poteri incredibili ha ricevuto? Chi sono coloro che vogliono i suoi stessi doni?
- Colpisce. Perché è affilata, breve e di una semplicità disarmante.
- I personaggi non pensano, non fanno introspezione: agiscono.
- Indica da subito, senza perdite di tempo, il genere del romanzo.
Sembra molto semplice fare una logline, non lo è. Non ti accontentare della prima che scrivi, editala di continuo eliminando inutili orpelli, aggettivi e avverbi. La logline è azione, puoi inserire giusto qualche piccola pennellata, ad esempio in quella all’inizio ho inserito “incredibili” (da Incredibile Hulk, appunto).
Uno scienziato viene colpito dai raggi Gamma che gli conferiscono la capacità di trasformarsi in una creatura dagli incredibili poteri. Altri vorranno il suo stesso dono.
Ritengo che per scriverla, ci si debba focalizzare su 3 semplici fattori:
- Il Protagonista. Non si dovrebbe mai mettere il nome, tranne casi estremi in cui il protagonista è già noto.
- L’Obiettivo.
- Il Cattivo
Potrebbe bastare la presenza dell’antagonista per creare la storia che, nel caso di Hulk, vuole i suoi stessi doni, quindi è chiaro che si creerà un conflitto, senza bisogno di specificarlo.
Errori da non commettere
Credo che ti stia piano piano rendendo conto di quanto sia utile farne una, sia per te stesso ma anche come strumento di marketing. Alcune sono davvero ben fatte e ti scatenano, come detto, curiosità ed emozioni.
Però è facile incappare in una serie di errori, dati spesso dall’inesperienza e dalla voglia di dire troppo:
- Capita che il testo sia troppo generico perdendo la possibilità di emozionare.
- Una logline troppo lunga, non è una logline (massimo un paio di righe, tre se è una storia complessa).
- Inserire tanti personaggi, non servono. Come vedi in quella di Hulk ho accennato a uno scienziato e ad “altri”. Limitati a protagonista e antagonista.
- Specificare troppo, che sia della trama o dei personaggi.
- Una logline è una serie di azioni (poche), evita domande e dubbi (ricorda la tecnica dello Show don’t tell).
- Il peggior errore, a mio parere, è svelare il finale: non è una sinossi!
Scrivere una logline è anche un esercizio importante per capire e affinare le tue doti di sintesi. Nell’ambito editoriale quelli più diretti e rapidi devono essere, per forza di cose, proprio gli autori emergenti che desiderano essere ascoltati.
Si ha la malsana convinzione che più si scrive e meglio è quando, invece, un vero autore sa trasmetterti un’emozione con il minor numero di parole possibile.
ARTICOLO DI
Lo spettro dell’intelligenza artificiale aleggia sulla creatività della scrittura. Dopo gli articoli scritti da ChatGPT, adesso è il turno delle sceneggiature di film e serie televisive. Ma i diretti interessati, invece di gettare le armi, cercano di trarre dei vantaggi dalla «minaccia». Come riportato da Variety, infatti, negli Stati Uniti la Writers Guild of America (WGA), il sindacato degli sceneggiatori, si è dimostrato aperto nei confronti della IA nella stesura dei copioni. Ma ad una sola e irrevocabile condizione: non deve influire sui crediti, e di conseguenza sui compensi, degli stessi autori.
I dialoghi, anche dedotti dalla visione del film, come in questo caso, ci offrono subito il valore degli sceneggiatori. I dialoghi sono la voce dei personaggi, l'ambientazione è importante, ma in realtà sono le parole, le frasi dei personaggi che ci colpiscono di più. Dialoghi efficaci fanno la differenza. Sono l'impatto che ci resta di più nella mente. Non sono le cose più semplici da scrivere, ma i dialoghi devono essere concisi e precisi. Non è chiaccherare come facciamo noi ogni giorno, soprattutto nei cortometraggi i dialoghi devono essere brillanti e coinvolgenti, colpire per spiegare. Ed i dialoghi devono portare avanti la storia.
Cosa succede quando una coppia tribale decide di dare in affidamento un elefantino rimasto orfano? Guarda come l'arrivo del gigante gentile Raghu trasforma per sempre la vita dei suoi genitori adottivi.
Oscar 2023 Miglior cortometraggio d'animazione a: The Boy, the Mole, the Fox and the Horse di Charlie Mackesy e Matthew Freud
Oscar 2023: Miglior cortometraggio è: ‘An Irish Goodbye’ di Tom Berkeley e Ross White
Basato sul libro più venduto di Charlie Mackesy, unisciti a un improbabile gruppo di amici in un viaggio alla ricerca di casa quando Il ragazzo, la talpa, la volpe e il cavallo...
Oscar 2023: Miglior cortometraggio è: "An Irish Goodbye" di Tom Berkeley e Ross White
Oscar 2023 Miglior Cortometraggio Documentario a: "The Elephant Whisperers" di Kartiki Gonsalves e Guneet Monga
‘An Irish Goodbye’, scritto e diretto da Tom Berkeley e Ross White: girato in esterni nelle zone rurali dell'Irlanda del Nord, ha vinto il premio OSCAR 2023 quale Miglior Cortometraggio. (segue trailer ufficiale)
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Leggi tutto: Quali sono le migliori videocamere 4K del 2023 per registi, vlogger, youtuber e amatori
I cortometraggi: non solo film brevi ma un vero e proprio mondo da scoprire
Quando si pensa ai cortometraggi, si ha l’idea di un mondo di nicchia e se questo può esser vero, è pur vero che il cortometraggio inteso come prodotto audiovisivo -che si aggira dai pochi minuti ad un massimo di 30- è proprio alla base della nascita del cinema per come lo conosciamo oggi.
I primi lavori pioneristici e l’evoluzione del cinema
Le prime pellicole cinematografiche, infatti, erano della durata di pochi minuti. Basti pensare al primo film mai prodotto nella storia, ad opera dei fratelli Lumière, “La Sortie des Usines Lumière“, il quale dura una manciata di secondi (unico piano sequenza di soli 46 secondi) e che vede sulla scena il passaggio di diversi operai. Ancora, L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, degli stessi autori, e molti altri.
I prodotti cinematografici di oggi, che hanno una durata media di 1 e 30 / 2 ore, nascono invece da esigenze consumistiche e quindi dalla possibilità di offrire un prodotto alla massa per ricavarne guadagni.
Seppur questa visione consumistica sembra svilire la dimensione artistica di quella che è la Settima Arte, è corretto prendere atto di quello che, mai come oggi, è un fatto.
Allo stesso tempo bisogna riconoscere che il cinema di qualità, sia che si parli di un corto che di un lungometraggio, esiste ancora. Anche se molto spesso, i registi più idealisti devono mediare con le grandi case di produzione, oppure dandosi alla produzione di film indipendenti (che molto spesso sono quelli che sorprendono di più, poiché estranei a compromessi e aventi piena liberà di espressione artistica).
Short-film o film?
A proposito di queste differenze, spesso si vede l’utilizzo di una doppia dicitura, short-film / film piuttosto che movie.
Questo proprio perché nella parola film ci si vuol riferire ad una pellicola d’autore, ovvero a quelle produzioni artistiche destinate il più delle volte a festival/concorsi piuttosto che al grande pubblico in sala.
Le categorie dedicate ai cortometraggi nelle premiazioni
Tornando ai cortometraggi, se è pur vero che la maggior parte dei fruitori di questi sono per lo più cinefili, è vero anche che tale mondo non vuol restare in sordina, ma anzi: gli Oscar, i David di Donatello, Il Nastro d’argento e tante altre premiazioni meno risonanti, hanno al loro interno la categoria per il miglior cortometraggio.
Lo scorso anno, ad esempio, l’Oscar è andato a The Neighbors’ Window, un corto drammatico di Marshall Curry che punta sui vari vertici di prospettiva dalla quale le persone analizzano le proprie vite, spesso facendo paragoni.
I cortometraggi non devono essere solo immaginati come una soluzione di “ripiego” per via di scarsi finanziamenti, spesso possono essere di grande impatto e valore.
I grandi registi e i loro cortometraggi
Regista del calibro di Denis Villeneuve, famoso per film come “Arrival” e “Sicario”, ha prodotto quello che può essere considerato un gioiellino nella scena dei cortometraggi, quale Next floor che, in chiave grottesca, indaga l’ideologia consumistica e l’ingordigia della società.
Anche l’iconico Martin Scorsese, prima di diventare così iconico, ha prodotto nel 1967 il corto “The big shave“.
Ancora The alphabet di David Lynhc e Doodlebug di Christopher Nolan.
In conclusione, se si è più avvezzi ai lungometraggi, dare uno sguardo al panorama “corto” può essere interessante: seguire una storia che riesce a strutturarsi e ad inviare il suo messaggio allo spettatore nell’arco di pochi minuti, può lasciare un intenso segno al pari, o a volte anche di più, di un film “classico”!
di MARTINA D'ANTONIO per ambasciator.it
E' stata la più grande, profonda attrice italiana del secolo scorso. Fiera della sua romanità, seppe imporsi sul panorama italiano ed internazionale. Prima attrice italiana a vincere l'Oscar. "Anna Magnani ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo d'orgoglio." (Federico Fellini)
Leggi tutto: Immensamente Anna: 8 film per ricordare Anna Magnani
Con Clizia Fornasier e Lea Mornar, il nuovo cortometraggio di Vincenzo Palazzo affronta il tema della violenza emotiva e psicologica all’interno di una relazione. Una violenza sottile ma distruttiva, intima ma feroce. "L'ULTIMO SALUTO" viene presentato in anteprima a Roma il 19 marzo 2023 nella Sala Consiliare del Municipio III di Roma Capitale.
Leggi tutto: L'ULTIMO SALUTO, il nuovo cortometraggio di Vincenzo Palazzo
Ancora oggi nel vocabolario Treccani, trovate scritto: il cortometràggio (o 'córto metràggio') s. m. [grafia unita di corto e metraggio] (pl. cortometraggi). – Film di breve durata, generalmente non superiore ai 15 minuti, di vario genere (documentario, musicale, pubblicitario, ecc.).
Precisiamo subito che il cortometraggio, detto comunemente «corto» , per la legge italiana può arrivare ad avere una durata massima di 75 minuti e non deve essere di carattere pubblicitario.
I cortometraggi sono film a tutti gli effetti, con una propria struttura: un inizio, uno svolgimento ed una conclusione. Le limitazioni di tempo che vengono date nei vari festival, sia italiani e stranieri, hanno carattere esclusivamente organizzativo.
Scrivere un film con un minutaggio superiore ai trenta/quaranta minuti, necessita di un approccio diverso ai personaggi ed alla trama; quest'ultima in particolare dovrebbe includere una sottotrama, mentre i corti di durata più limitata possono mantenere intatta la loro specifica semplicità.
Attualmente sono due gli schieramenti opposti: il primo definisce i corti "palestra per giovani registi che si preparano al lungometraggio"; il secondo lo vuole "forma espressiva autonoma".
Come afferma Emanuele Sana: "I corti sono territorio di sperimentazione di nuovi stili, spazio dell'autoproduzione e dell'indipendenza, espressione per eccellenza della creatività giovanile ma anche forma che si innesta nel filone della tradizione specialmente legata al documentario.
Corti come spazio di libertà da schemi, quindi, ma anche luogo svincolato da condizionamenti produttivi. Tutto questo testimonia che gli approcci ai corti possono essere diversi, ma la mentalità che guida queste realizzazioni è la medesima che consente ad un film lungometraggio di nascere.
I corti sono soprattutto terreno fertile dell'autoproduzione e dell'indipendenza, oltre che valvola di sfogo della creatività giovanile. Indipendenza e creatività giovanile non dispongono di grandi risorse, quindi i corti diventano il primo pensiero per chi non ha la possibilità di produrre un film di durata classica, sia dal punto di vista di tempo effettivamente utilizzato per le riprese ed il montaggio, sia per questioni finanziarie ed organizzative.”
Se fatti bene, i cortometraggi possono esprimere chiaramente la tua voce di regista e avere un grande impatto emotivo in un lasso di tempo minimo. I cortometraggi sono anche un ottimo modo per mostrare le tue capacità senza investire un budget elevato e investire in un lungometraggio più costoso. I cortometraggi spesso ottengono poca attenzione, ed è davvero un peccato perché ci sono molte gemme là fuori che il pubblico vorrebbe vedere se solo sapesse dove guardarle!
Diamo un'occhiata alle basi della struttura dei cortometraggi e poi ad alcuni dei migliori cortometraggi nominati all'Oscar del 2023 e discutiamo di cosa possiamo imparare da loro.
Un cortometraggio è molto simile a un racconto: di solito c'è solo una trama con un protagonista centrale e l'azione si svolge tutta in un giorno (di solito solo pochi minuti). Come un lungometraggio, un cortometraggio avrà tre atti con un set-up, incidente che incita, grande conflitto o problema e qualche tipo di risoluzione, spesso raccontata visivamente o senza dialoghi. I cortometraggi possono essere basati sulla realtà, ma è più probabile che contengano qualche elemento di magia, in particolare quelli animati. Un cortometraggio è un luogo per esplorare il paesaggio della mente umana, sia reale che fantastico.
Un cortometraggio, come un antipasto all'inizio di un buon pasto, dovrebbe lasciare il pubblico sorpreso e desideroso di più. Quell'elemento di sorpresa di solito si presenta sotto forma di un colpo di scena finale. Poiché un cortometraggio non deve avere un finale che soddisfi le masse (come un matrimonio alla fine di una commedia romantica), c'è molto spazio per prendere la strada meno battuta e far finire il tuo protagonista in un posto - fisicamente o emotivamente - che sembra inaspettato o sconcertante. La vita spesso ci mette in circostanze inaspettate e un cortometraggio che riflette quei momenti scomodi può essere davvero appagante in un modo in cui i film commerciali e i programmi TV non lo sono.
I cortometraggi possono anche funzionare come qualcosa di più di una semplice espressione della tua creatività. Possono essere una "prova di concetto" per un'idea di un lungometraggio o una sceneggiatura completa che potresti avere. Se le persone sono interessate e commosse dalla versione breve della tua storia, potrebbero essere più disposte a investire in una versione caratteristica. Un cortometraggio, soprattutto se entra nei festival cinematografici, può anche fungere da biglietto da visita e raccogliere l'interesse di agenti e manager. I cortometraggi sono anche un luogo in cui affinare la tua arte, anche se hai frequentato una scuola di cinema; ci sono lezioni che un regista può imparare solo procurandosi una macchina fotografica e girando la sceneggiatura.
Ora diamo un'occhiata ad alcuni dei cortometraggi nominati all'Oscar.
The Flying Sailor è stato ispirato dall'incredibile storia vera di un uomo lanciato in alto nel cielo dall'esplosione di Halifax del 1917, questo film d'animazione tenta di mostrare il funzionamento interno della mente di un marinaio durante un'esperienza di pre-morte. Questo film non ha dialoghi ed è raccontato interamente attraverso immagini. Quando la vita del marinaio scorre davanti ai suoi occhi, vediamo un mix di ricordi aspri e ubriachi tipici di un marinaio, come una scazzottata, mescolati a ricordi più teneri di quando era un ragazzino. La lezione qui riguarda mostrare visivamente un personaggio tridimensionale e non accontentarsi di uno stereotipo.
My Year of Dicks ha uno dei migliori titoli che abbia mai visto! Si tratta della mitica ricerca di una ragazza adolescente che cerca di perdere la verginità con tutta la fantasia infantile, l'imbarazzo ormonale e il cattivo processo decisionale immaginabile. A 26 minuti, la storia è raccontata in cinque "capitoli", la sua natura episodica fa vedere allo spettatore come questa storia potrebbe essere facilmente raccontata come un lungometraggio o persino uno spettacolo televisivo Netflix. La protagonista si sente fresca, riconoscibile, vulnerabile e vorrebbe qualcuno con cui vorremmo passare più tempo.
In Night Ride, è una notte fredda e nevosa d'inverno mentre Ebba aspetta un tram che la porti a casa da una festa. Quando il tranviere si prende una pausa, Ebba rimane sola nel tram e, per capriccio, inizia a guidarlo lei stessa. Quando si verifica un incidente sul tram con un motociclista che ne molesta un altro, Ebba deve trovare il coraggio di diffondere una situazione potenzialmente violenta. Questo è un ottimo esempio di un arco narrativo completo che si svolge in soli 16 minuti. Fin dall'inizio, abbiamo la sensazione che Ebba non sia abituato ad avere il controllo oa farsi carico di situazioni pericolose. Ma qualcosa le ribolle dentro quando trova il coraggio di mettersi a guidare il tram. Di fronte al conflitto centrale della storia, all'inizio reagisce con paura e negazione. Quindi, sfruttando la sua natura intelligente, decide finalmente di agire per conto di uno sconosciuto. È uno studio ispiratore del personaggio con una svolta a sorpresa.
In Ice Merchants, la trama si concentra su un padre e un figlio che saltano dalla loro casa sulla scogliera con un paracadute al villaggio sottostante per vendere il loro ghiaccio. Il padre sembra sapere come prendersi cura del suo giovane figlio nell'ambiente ghiacciato, ma cosa succederà quando il tempo si riscalda? Questo bellissimo film d'animazione utilizza una tavolozza di colori limitata per mostrare l'asprezza del clima freddo in cui si svolge il film, implicando un parallelo con la relazione tra padre e figlio nella storia. Il lancio con il paracadute diventa una metafora della loro relazione complicata, dove diventa chiaro che le cose tra loro stanno cambiando man mano che il ragazzo cresce. Anche questa storia è raccontata senza alcun dialogo. È un ottimo esempio di una storia universale di un padre e un figlio che navigano nella loro complessa relazione messa a dura prova dall'assenza della madre.
di Shanee Edwards per screencraft.org
L’Associazione Culturale Cinema e Società di Lenola (LT) organizza la venticinquesima edizione del festival “Inventa un film”. Le sezioni principali in cui si articola il concorso 2023 sono: Sezione CORTOMETRAGGI, Sezione LUNGOMETRAGGI “ORO INVISIBILE”, Concorso Venti Sessanta (Mediometraggi). Iscrizione gratuita scadenza 28 aprile 2023 - Il festival si svolgerà dal 2 al 6 agosto 2023 Invio materiali
"PICCOLI GRANDI FILM" il format TV ideato e prodotto da Renato Francisci per l'Associazione culturale ILCORTO.IT e messo in onda sull'emittente televisiva RETE ORO.
Una lettera di auguri scritta da Elsa Morante ed indirizzata a Goffredo Fofi è il punto di partenza del nuovo cortometraggio di Alice Rohrwacher, Le pupille (qui il Trailer ufficiale). L’opera, girata in Super 16 e 35 mm, ha ricevuto la candidatura all’Oscar nella categoria Miglior cortometraggio. La regista toscana dimentica i paesaggi bucolici che avevano incorniciato i suoi precedenti film Le meraviglie e Lazzaro Felice per ambientare il suo nuovo lavoro in un orfanotrofio femminile gestito da alcune suore. Non rinnega, però, la commistione tra fiaba e realtà che caratterizza e rende speciale la sua filmografia. Il corto, prodotta da Carlo Cresto-Dina e dal regista Alfonso Cuarón, è stato distribuito in esclusiva su Disney+.
Leggi tutto: "Le pupille" il cortometraggio di Alice Rohrwacher agli Oscar 2023
Art. 2.
1. L'articolo 4 e' sostituito dal seguente:
"Art. 4 (Riconoscimento della nazionalita' italiana) . - 1. Ai
fini della presente legge, per 'film' o 'opera filmica' si intende lo
spettacolo realizzato su supporti di qualsiasi natura, con contenuto
narrativo o documentaristico, purche' opera dell'ingegno, ai sensi
della disciplina del diritto d'autore, destinato al pubblico,
prioritariamente nella sala cinematografica, dal titolare dei diritti
di utilizzazione.
2. Ai fini dell'ammissione ai benefici previsti dalla presente
legge, le componenti artistiche e tecniche dell'opera da prendere in
considerazione sono le seguenti:
a) regista italiano;
b) autore del soggetto italiano o autori in maggioranza italiani;
c) sceneggiatore italiano o sceneggiatori in maggioranza
italiani;
d) interpreti principali in maggioranza italiani;
e) interpreti secondari (( per tre quarti )) italiani;
f) ripresa sonora diretta in lingua italiana;
g) direttore della fotografia italiano;
h) montatore italiano;
i) autore della musica italiano;
l) scenografo italiano;
m) costumista italiano;
n) troupe italiana;
o) riprese in esterni ed interni effettuate in maggioranza in
Italia;
p) uso di industrie tecniche italiane;
q) uso di teatri di posa italiani.
3. Per quanto concerne le lettere o) e q) del comma 2 possono
essere concesse deroghe, per ragioni artistiche, su conforme parere
della sottocommissione di cui all'articolo 3.
4. Per 'film lungometraggio di produzione nazionale' si intende il
film di durata superiore a 75 minuti, postsincronizzato in lingua
italiana, realizzato da imprese produttrici nazionali con troupe
italiana, che presenti complessivamente almeno due delle componenti
di cui al comma 2, lettere a) , b) e c) , tre delle componenti di cui
alle lettere d) , e) ed f), due delle componenti di cui alle lettere
g) , h) , i) , l) e m), e due delle componenti di cui alle lettere o)
, p) e q) del medesimo comma.
5. Per 'film lungometraggio di interesse culturale nazionale' si
intende il film di durata superiore a 75 minuti, postsincronizzato in
lingua italiana, realizzato da imprese produttrici nazionali, che
abbia il regista e lo sceneggiatore italiano, l'autore del soggetto
italiano o in maggioranza italiani, la maggioranza degli interpreti
principali, i tre quarti degli interpreti secondari, che utilizzino
la lingua italiana sia per la ripresa sonora diretta sia per
l'eventuale postsincronizzazione, la troupe italiana, che presenti ((
quattro )) delle componenti di cui alle lettere g) , h) , i) , l) e
m) e le tre componenti di cui alle lettere o) , p) e q) del comma 2 e
che corrisponda ad un interesse culturale nazionale in quanto oltre
ad adeguati requisiti di idoneita' tecnica, presenti significative
qualita' artistiche e culturali (( o spettacolari )) senza
pregiudizio della liberta' di espressione.
6. Per 'film di animazione' si intende l'opera filmica di lungo e
cortometraggio, realizzata da imprese produttrici nazionali con
immagini animate per mezzo di ogni tipo di tecnica e di supporto. Ai
film di animazione si applicano, qualora siano presenti le relative
componenti, le disposizioni di cui ai commi 4 e 5.
7. Per 'cortometraggio' si intende l'opera filmica, realizzata da
imprese produttrici nazionali, a contenuto narrativo o
documentaristico, con esclusione di quelle con finalita' anche
parzialmente pubblicitarie, di durata inferiore a 75 minuti. Ai
cortometraggi si applicano, qualora siano presenti le relative
componenti, le disposizioni di cui ai commi 4 e 5. In deroga a quanto
previsto dal comma 1, su parere della commissione centrale per la
cinematografia puo' essere riconosciuta la qualifica di interesse
culturale nazionale anche ai cortometraggi a contenuto
documentaristico non prioritariamente destinati alla sala.
8. Per 'film in coproduzione' o 'compartecipazione' si intende
l'opera filmica prodotta in comune da imprese italiane e straniere,
anche in deroga alle disposizioni di cui ai commi 4 e 5, secondo le
disposizioni di cui all'articolo 19.
9. I film che abbiano i requisiti di cui al presente articolo
vengono iscritti, all'atto del formale provvedimento di
riconoscimento di nazionalita', in appositi, separati elenchi
istituiti presso gli uffici dell'autorita' competente in materia di
spettacolo. A tal fine le imprese produttrici sono tenute a
presentare, entro novanta giorni dalla data di prima proiezione in
pubblico, accertata dalla SIAE, le copie campione e apposite istanze
di ammissione ai benefici di legge corredate dei documenti necessari
a comprovare la sussistenza dei requisiti di legge.
10. Per 'sala cinematografica' si intende qualunque spazio, al
chiuso o all'aperto, con uno o piu' schermi, autorizzato ai sensi
della presente legge e adibito a pubblico spettacolo cinematografico.
Per 'sala d'essai' si intende la sala cinematografica il cui
titolare, con dichiarazione resa all'autorita' competente in materia
di spettacolo, si impegna per un periodo non inferiore a due anni a
proiettare film d'essai e cortometraggi di interesse culturale
nazionale per almeno il 70 per cento dei giorni di effettiva
programmazione cinematografica annuale. La quota di programmazione e'
ridotta al 50 per cento per le sale ubicate in comuni con popolazione
inferiore a 40.000 abitanti. All'interno delle suddette quote almeno
la meta' dei giorni di programmazione deve essere riservata alla
programmazione di film d'essai di produzione italiana o dei Paesi
della Comunita' europea. Per 'sale delle comunita' ecclesiali' si
intendono le sale il cui nullaosta e la cui licenza di esercizio
siano rilasciati a legali rappresentanti di istituzioni o enti
ecclesiali riconosciuti dallo Stato, che svolgano attivita' di
formazione sociale, culturale e religiosa e che programmino film
secondo le indicazioni dell'autorita' religiosa competente in campo
nazionale.
11. Per 'film d'essai' si intende l'opera filmica italiana o
straniera, riconosciuta ai sensi della presente legge, di particolare
valore artistico, culturale e tecnico, o espressione di
cinematografie nazionali meno conosciute, che contribuisca alla
diffusione della cultura cinematografica e alla conoscenza di
correnti e tecniche di espressione non affermate in Italia. I film
ammessi al fondo di garanzia di cui all'articolo 16 del decreto-legge
14 gennaio 1994, n. 26, assumono automaticamente anche la qualifica
di 'film d'essai'. I film d'archivio, distribuiti dalla Cineteca
nazionale e dalle altre cineteche, pubbliche o private, finanziate
dallo Stato, sono equiparati ai film d'essai.
12. Per impresa nazionale 'di produzione' o 'di distribuzione' o
'di esportazione' si intende l'impresa o societa' cinematografica,
con capitale sociale in maggioranza italiano, con sede legale e
domicilio fiscale in Italia e con amministratori italiani, che svolga
in Italia la maggior parte della sua attivita' e sia titolare dei
rispettivi diritti di utilizzazione dell'opera filmica. Per 'impresa
nazionale di esercizio' e 'industria tecnica nazionale' si intende
l'impresa o societa' cinematografica con capitale sociale in
maggioranza italiano, con sede legale e domicilio fiscale in Italia e
con amministratori italiani, che svolga in Italia la maggior parte
della sua attivita'.".
Riferimenti normativi
- Si segnala che l'art. 9, comma 2, del D.L. 31 marzo 1994, n.
219, recante il riordino delle funzioni in materia di turismo,
spettacolo e sport, in corso di conversione in legge, ha sostituito
il comma 4 dell'art. 4 della legge 4 novembre 1965, n. 1213 (come
sopra sostituito), con il seguente: " 4. Per 'film lungometraggio di
produzione nazionale' si intende il film di durata superiore a 75
minuti, postsincronizzato in lingua italiana, realizzato da imprese
produttrici nazionali con troupe italiana, che presenti
complessivamente almeno due delle componenti di cui al comma 2,
lettere a) , b) e c), due delle componenti di cui alle lettere d) ,
e) ed f), tre delle componenti di cui alle lettere g) , h) , i) , l)
e m), e due delle componenti di cui alle lettere o) , p) e q) del
medesimo comma.".
- Il testo dell'art. 4 della legge 4 novembre 1965, n. 1213, era
il seguente:
"Art. 4 (Riconoscimento della nazionalita'). - Ai fini
dell'applicazione della presente legge si intende per lungometraggio
il film di lunghezza superiore a 1.600 metri, a soggetto o a
carattere documentario, salva restando la definizione di cui agli
articoli 2 e 3 della prima direttiva del Consiglio della Comunita'
economica europea in materia cinematografica del 15 ottobre 1963, ai
fini dell'applicazione della direttiva medesima.
E' dichiarato nazionale il lungometraggio prodotto in versione
originale italiana che sia stato girato prevalentemente in Italia da
imprese appartenenti a cittadini italiani o da societa' che abbiano
sede legale in Italia, amministratori italiani e svolgano in Italia
la maggior parte della loro attivita', e sempre che concorrano i
seguenti requisiti:
a) che il soggetto sia di autore italiano oppure sia ridotto o
adattato da autore italiano;
b) che il regista sia italiano e italiani, in maggioranza, gli
sceneggiatori;
c) che almeno due terzi dei ruoli principali ed almeno i tre
quarti dei ruoli secondari siano affidati ad interpreti italiani. E'
tuttavia consentito l'impiego di interpreti stranieri in aumento
delle quote per questi previste, qualora essi risultino residenti in
Italia da oltre tre anni e nei casi in cui lo richiedono particolari
caratteristiche genotipiche dei personaggi affidati alla loro
interpretazione;
d) che gli altri elementi artistici e tecnici qualificati
(musicista, scenografo, costumista, direttore della fotografia,
operatore, montatore, fonico, aiuto regista, direttore di produzione,
ispettore di produzione, segretario di produzione, truccatore)
impiegati nei film siano almeno per tre quarti italiani;
e) che il restante personale tecnico ed esecutivo e le
maestranze siano interamente italiani.
Per quanto concerne i requisiti di cui alle lettere c), d), e) del
precedente comma e' fatto salvo quanto disposto dal Regolamento n. 38
del Consiglio della Comunita' economica europea del 25 marzo 1964.
Gli elementi artistici e tecnici stranieri che, nelle aliquote
consentite, partecipano a film nazionali, debbono essere cittadini di
Stati che applicano condizioni di reciprocita' ai cittadini italiani
dei film di rispettiva nazionalita'.
Il lungometraggio che abbia i requisiti di cui ai commi precedenti
viene iscritto, all'atto del rilascio della dichiarazione di
nazionalita', in un apposito elenco istituito presso il Ministero del
turismo e dello spettacolo.
Ai fini del rilascio della dichiarazione di nazionalita' italiana,
il produttore deve presentare al Ministero del turismo e dello
spettacolo, entro il termine perentorio di novanta giorni dalla data
di prima proiezione in pubblico accertata dalla SIAE, la copia
campione del film ed apposita istanza corredata dei documenti
necessari a comprovare la sussistenza dei requisiti di cui al secondo
e penultimo comma.
La domanda di cui al comma precedente vale anche ai fini
dell'ammissione del film ai benefici previsti dalla presente legge,
salvo quanto e' previsto dal quinto e sesto comma dell'art. 8.
Il film dovra' essere girato, limitatamente alle prese in interni,
in ripresa sonora diretta e, almeno per il 70 per cento degli interni
previsti alla sceneggiatura, in teatri di posa italiani adeguatamente
attrezzati dal punto di vista tecnico e della sicurezza del lavoro. I
requisiti suddetti devono essere riconosciuti dal Ministero del
turismo e dello spettacolo che rilascia un apposito certificato di
agibilita' valido per cinque anni.
Dall'obbligo di cui al comma precedente sono esclusi i film che,
per ragioni artistiche, in base alla sceneggiatura, sono ripresi dal
vero mentre le altre deroghe motivate da particolari esigenze
artistiche o da impegni internazionali possono essere concesse su
parere della sottocommissione di cui all'art. 3".
- Per il testo dell'art. 16 del D.L. 14 gennaio 1994, n. 26, vedi
appresso.
Ecco gli step da seguire se si vuole realizzare un film avendo pochi soldi. (In un film senza limitazioni di budget le fasi saranno di più e più specifiche rispetto a quelle elencate di seguito, e ogni elemento della troupe avrà dei ruoli più specifici. Questo articolo vuole solo essere da consiglio per chi vuole fare il filmmaker pur avendo poche risorse e non disponendo di una grande produzione disposta a finanziare il progetto).
- Step 1 – L’idea
Pensare all’idea del film. Non deve essere per forza originale, può essere un remake, una parodia…può essere ispirata ad un libro, un racconto, un’ opera d’arte. Si può sviluppare partendo da una singola parola o da un semplice concetto, si può trarre ispirazione ascoltando musica o leggendo un articolo di cronaca.
Insomma, i modi per sviluppare un idea sono tanti e quello che conta è che una volta arrivati ad una conclusione bisogna essere convinti e decisi della propria idea.
- Step 2 – La sceneggiatura
A questo punto bisogna trascrivere per bene l’idea pensata. La prima cosa che va fatta è la scrittura di un soggetto, per poi procedere con quella della scaletta e del trattamento(se necessari) e infine arrivare alla sceneggiatura vera e propria dove il film è completamente scritto sulla carta, scena dopo scena. La sceneggiatura non sarà mai completamente rispettata in fase di ripresa e ancor di più in fase di montaggio, ma è necessario arrivare sul set con le idee ben precise e una sceneggiatura ben fatta.
- Step 3 – Creare una troupe!
Cercate amici o studenti di cinema che conoscono il mestiere oppure mettete annunci su internet (ci sono tanti siti fatti apposta, basta scrivere su google parole come “forum cerca troupe” “cinemaindipendente”, ecc…).
- Step 4 – Pensare allo stile registico da dare al film e cominciare a visualizzarlo nella propria mente!
- Step 5 – Fare la Shooting List e gli Storyboard
Ora che abbiamo la sceneggiatura e ci siamo fatti un’ idea sulla linea stilistica del film dobbiamo fare la Shooting List, ovvero la lista delle inquadrature. In questo modo arriviamo sul set già sapendo indicativamente quali sono le inquadrature del film. Inoltre con questo passaggio cominciamo a vedere fisicamente il film, a dargli una forma. Questo ancora di più se disegniamo gli Storyboard (il disegno di tutte le inquadrature) e per essere ancora più precisi se facciamo lo Story reel (con un software si mettono in sequenza le inquadrature disegnate nello storyboard e ci si fa un idea anche sulla durata di esse).
P.S. Gli storyboard non devono per forza essere disegnati da un artista, basta disegnare figure stilizzate che rendano l’idea dell’ inquadratura. Altrimenti si può ricorrere anche all’uso di alcuni software creati appositamente per fare Storyboard.
- Step 6 – Contattare gli attori e provare il più possibile!
Questo è fondamentale per arrivare sul set ed ottenere dagli attori una recitazione più naturale possibile senza perdere troppo tempo e dovendo fare pochi ciak. Negli incontri con gli attori si legge insieme il copione e durante le prove si segnano i cambi di dialoghi in base a ciò che un attore riesce a dire meglio, sfruttando l’improvvisazione e le intuizioni del momento.
- Step 7 – Fare il Piano di lavorazione e farsi un idea sul budget
Bisogna fare il Pdl(Piano di lavorazione) ovvero il programma di lavoro dal primo giorno di ripresa fino all’ultimo. Nel piano di lavorazione sono indicate le scene che si girano, se si lavora di giorno o di notte, quali attori sono presenti nelle scene, quante comparse sono previste ecc… Tutto ciò va compilato tenendo presente le esigenze e gli impegni degli attori, la disponibilità degli ambienti, i tempi di ripresa ecc… Lo scopo è quello di ottimizzare il più possibile i tempi . Inoltre bisogna farsi anche un idea del budget tenendo conto dell’attrezzatura necessaria (Macchina da presa, microfono, proiettori ecc…), del cibo per la troupe e gli attori, del traporto di essi( i cosiddetti Pick up) ecc… Più il programma è preciso e più tutti lavoreranno al meglio.
- Step 8 – Ottenere più cose possibili gratuitamente
Per reperire il materiale tecnico si possono provare a contattare direttamente le scuole di cinema (magari la scuola dove tu stesso studi) . La scuola potrebbe avere la macchina da presa e altri strumenti tecnici, magari ti potrebbe aiutare uno studente o un insegnante. Oppure potete andare nei noleggi di materiale cinematografico spiegando che si vuole fare un film low-budget cercando di trovare un accordo per un pagamento forfettario che vi farebbe risparmiare molto. Conoscete qualcuno che ha negozi di vario tipo? Potreste trovare tanto materiale utile chiedendo degli sconti. Pensate che una location vi potrebbe creare problemi di autorizzazioni e di soldi? Parlate bene con i responsabili, spiegate che state facendo un film e che il loro nome finirà nei titoli di coda. La gente ama i film e si entusiasma all’idea di farne parte.
- Step 9 – Iniziare le riprese
Le riprese sono un momento delicato. Se sei il regista devi essere in grado di gestire tante persone, ognuna diversa dall’altra. Cerca di essere sempre gentile ma allo stesso tempo deciso. Spiega le cose agli altri senza mai farli sentire degli stupidi, incoraggia le persone e rapportati con loro in base al carattere che essi hanno. Devi ottenere il massimo da tutti e dovrai essere anche uno psicologo per raggiungere questo scopo. Ricordati di guardare il girato più spesso possibile e di rigirare le inquadrature, se necessario, senza mai perdere la calma. Ma ricordati sempre una cosa fondamentale : fare un film deve essere un divertimento!
- Step 10 – Imparare ad usare software di montaggio video
Molti software sono facili da imparare. I più diffusi in ambito professionale sono Avid Media Composer e Final cut. Poi ci sono le ultime versione di Adobe Premiere che sono facili da usare e allo stesso tempo performanti. Tanti sono i software di montaggio che con un po’ di pazienza e di pratica(magari seguendo i tutorial su youtube e frequentando i forum)si possono imparare ad usare. Ma ricordatevi sempre che ciò che conta non è tanto saper usare il software, ma capire esattamente a cosa serve il montaggio e quali sono le sue potenzialità narrative. Poi ci sono i software di effetti speciali e di animazione 3d che se usati nel giusto modo possono servire molto.
Nella fase di post-produzione si procederà quindi al montaggio(importante è anche la fase di sincronizzazione tra audio e video), all’effettistica e alla color correction(correzione colore). Infine si esporterà il progetto in funzione di quello che sarà il supporto finale(Dvd, file digitale, nastro ecc…)
- Step 11 – Mostra il film ai tuoi amici e parenti
Questa è una fase molto delicata perché dovrai capire quando un complimento è fatto solo per formalità o se è realmente vero, ma soprattutto concentrati sulle critiche perché sono quelle che ti fanno crescere e migliorare. Qui la permalosità va completamente messa da parte, ciò che conta è la crescita personale.
- Step 12 – Nel bene o nel male, tra i complimenti e le critiche, tra un offesa ricevuta e una parola di incoraggiamento ora sei un regista a tutti gli effetti. Goditi questo momento e non mollare mai la tua strada.
P.S. Farò un altro articolo su come trovare i finanziamenti per la realizzazione di un film e più in generale di un prodotto audiovisivo. Intanto vi consiglio di dare un occhiata ai siti di crowdfunding (indiegogo.com ne è un esempio) dove, presentando un progetto, chiunque può contribuire donando dei soldi.
da filmmakerblogitalia.
Lo sceneggiatore é importante almeno quanto il regista, se non molto spesso piú importante. Un film senza una buona sceneggiatoura perde moltissimo, e ce ne sono stati parecchi nella storia che avevano un potenziale enorme ma si sono rivelati dei flop.
La sceneggiatura é l'elemento con la quale un film anche se apparentemente stupido, te lo rende interessante e piacevole da seguire. Non si puó dare importanza solo alla trama, perché anche se essa fosse interessante, il film puó rivelarsi noioso specie se troppo lungo, senza dimenticare che anche gli attori e la colonna sonora fanno la loro parte.
Sono sempre stato un po' scettico se non anche contrario all'assegnazione della statuetta miglior film, dato che una volta riuscito ad essere premiato a "miglior sceneggiatura originale o non" e a "miglior regia", hai praticamente già vinto. Non é un caso infatti che spesso ma non sempre essi corrispondono al medesimo film.
Coloro che sono considerati i grandi registi sono almeno all'80% anche sceneggiatori dei propri film e tante volte decidono di lasciar perdere la regia e affidarla ad altri (possibilmente di fiducia). Un esempio puó essere Tarantino che non ha mai vinto l'Oscar per la regia ma ne ha vinte ben 2 per la sceneggiatura, infatti é proprio lí il suo punto forte, le scene, i dialoghi. Natural Born Killers é stato diretto da Oliver Stone, ma Tarantino non solo ha creato la storia ma ha anche contribuito alla sceneggiatura, e il risultato infatti ha piú che soddisfatto le aspettative, ovviamente grazie anche alla scelta del giusto regista.
Per concludere prova a pensare ai remake: se in un film contasse solo la trama non avrebbe senso rifare da capo un film visto, guarda caso infatti la maggior parte dei remake non riesce a soddisfare il pubblico; nonostante tutto, in rari casi, ma piú spesso con i reboot, registi e sceneggiatori riescono peró a rovesciare questa tendenza.
Diamo quindi agli sceneggiatori l'importanza e il rispetto che si meritano!
di Giacomo Meli per quora.com
La forma.
Se la sceneggiatura è formattata male si capisce subito che è opera di un dilettante.
Ti assicuro che io negli anni ho ricevuto di tutto.
La vedi questa roba? Tutti questi neretti e maiuscole messe a caso?! Qua trattasi di gente che non ha nemmeno mai letto uno script vero…
Non ci siamo. Ripetete con me. Lo script va scritto in caratteri Courier. La Descrizione dell’azione è a tutta pagina, personaggi e dialoghi centrali.
Dimenticate Word.
Oggi esistono dei programmi di scrittura come Final Draft (a pagamento) o Celt X (free) che hanno le formattazioni automatiche. Il risultato è questo.
Ed è l’unica forma possibile.
La maggior parte delle produzioni cestinano subito ciò che non si presenta così.
di Marco Limberti per quora.com
Da Screenplay, di Syd Field:
Nell’estate del 1937 F. Scott Fitzgerald, alcolizzato, indebitato fino al collo e in preda a una soffocante disperazione, si trasferì a Hollywood alla ricerca di un nuovo inizio, sperando di reinventarsi come sceneggiatore. L’autore de Il grande Gatsby, Tenera è la notte, Di qua dal Paradiso e dell’incompleto Gli ultimi fuochi, forse il più grande scrittore americano, era, come disse un suo amico, in cerca di redenzione.
Nei due anni e mezzo che trascorse a Hollywood, prese “molto seriamente” il mestiere dello sceneggiatore, come riferisce anche un esperto di Fitzgerald: “era commovente vedere quanto impegno ci mettesse.” Fitzgerald approcciava ogni sceneggiatura come fosse un romanzo, scriveva lunghe backstory per ciascuno dei protagonisti prima di mettere nero su bianco una singola parola di dialogo.
Nonostante la profonda preparazione che dedicava ad ogni progetto, era ossessionato dal trovare una risposta alla domanda che lo tormentava da tempo: Cosa rende valida una sceneggiatura? Billy Wilder una volta paragonò Fitzgerald a “un grande scultore assunto per fare un lavoro da idraulico. Non sapeva come collegare i tubi per far sì che l’acqua scorresse.”
Nei suoi anni Hollywoodiani, cercò sempre un “equilibrio” tra i dialoghi e le immagini. Ottenne una menzine per la trasposizione cinematografica del romanzo Tre Camerati di Erich Maria Remarque (con Robert Taylor e Margaret Sullavan). Tuttavia Joseph L. Mankiewicz finì col riscrivere l’intera sceneggiatura. Lavorò alla riscrittura di numerosi altri film, incluso Via col Vento (una settimana infernale in cui gli vietarono di utilizzare parole non incluse nel romanzo di Margaret Mitchell), ma, dopo Tre Camerati, tutti i suoi progetti andarono in fallimento. Uno di questi, una sceneggiatura per Joan Crawford intitolata Infidelity, rimase incompleta, cancellata perché affrontava il tema dell’adulterio. Fitzgerald morì nel 1941, mentre lavorava al suo ultimo e incompleto romanzo, Gli ultimi fuochi.
Morì convinto di essere un fallimento.
Sono sempre stato affascinato dal percorso di F. Scott Fitzgerald, da quella sua perenne ricerca di cosa rendesse una sceneggiatura valida. Le sue dolorose circostanze esterne – l’internamento della moglie Zelda, i debiti oramai ingestibili, il suo stile di vita, il bere eccessivo – non facevano altro che alimentare tutte le sue insicurezze legate al mestiere dello sceneggiatore. Sia chiaro: scrivere per il cinema è un mestiere, un mestiere che può essere appreso. Nonostante lavorasse molto duramente, fosse disciplinato e responsabile, Fitzgerald non riuscì mai a raggiungere quegli obiettivi che così disperatamente perseguiva.
Perché?
Non credo esista un’unica risposta. Dai libri, dai testi e dalle lettere che scrisse in quel periodo, emerge che non era per nulla sicuro di cosa fosse una sceneggiatura: si chiedeva spesso se stesse “lavorando bene,” se ci fossero delle regole che avrebbe dovuto seguire per scrivere una sceneggiatura di successo.
[…]
F. Scott Fitzgerald era un artista in bilico tra due mondi, tra la sua genialità di scrittore e la sua insicurezza e incapacità di esprimere quella genialità sotto forma di sceneggiatura.
Scrivere una sceneggiatura è un mestiere ben preciso, un’arte ben precisa. Nel corso degli anni ho letto migliaia e migliaia di sceneggiature, sempre alla ricerca di determinate caratteristiche. Innanzitutto, che aspetto ha sulla pagina? C’è troppo spazio bianco, i paragrafi sono forse troppo densi o il dialogo troppo lungo? O forse è l’esatto opposto: la descrizione della scena è troppo striminzita, il dialogo troppo scarno? Tutto questo ancor prima di aver letto una singola parola della sceneggiatura; è solo il suo l’“aspetto” sulla pagina. Vi sorprenderebbe sapere quante decisioni, a Hollywood, si basano sull’aspetto della sceneggiatura, che consente di evincere se è stata scritta da un professionista o da qualcuno che aspira a diventarlo.
Tutti scrivono sceneggiature: dal cameriere del vostro bar o ristorante preferito, all’autista di una limousine, dal medico all’avvocato o al barista intento a servire una cioccolata calda al Coffee Bean del vostro quartiere. Lo scorso anno , oltre settantacinquemila sceneggiature sono state depositate alla Writers Guild of America, e di queste ne sono state prodotte solo quattrocento o cinquecento.
Cos’è che rende una sceneggiatura migliore di un’altra? Ci sono molte risposte, ovviamente, perché ogni sceneggiatura è unica. Se volete sedervi e passare dai sei mesi a un anno a scrivere una sceneggiatura, la prima cosa che vi occorre sapere è cos’è una sceneggiatura – qual è la sua natura.
Cos’è la sceneggiatura? È la guida o lo schema di un film? È un modello, un diagramma? O forse è un insieme di immagini, scene e sequenze legate da dialoghi e descrizioni, come perle su un filo? O può darsi che sia semplicemente la cornice di un sogno?
Questo per dire: per fare un mestiere, dovete conoscere il mestiere.
di Erica Baldaro per quora.com
"La spontaneità è molto importante per me, al punto che non uso più lo storyboard, preferisco l'istante da cercare sul set; l'intensità della luce deciderà le inquadrature".
"Il regista è il regista: tutto deve passare per le sue mani e sta a lui dire sì o no, e suggerire miglioramenti. Questo è un vero regista. Viene un momento in cui si deve gridare, picchiare il pugno sul tavolo e dire: Silenzio! È così che si farà, e sarò io che me ne occuperò".
- In conclusione: Chi è lo SCENEGGIATORE CINEMATOGRAFICO ?
- CINEMATOGRAFIA E FOTOGRAFIA un viaggio tra arte e scienza - di Giorgio Grasso
- Sceneggiatori, i nuovi desaparecidos. Un mercato delle idee senza….. le idee?
- ECCO PERCHÉ IL CINEMA ITALIANO NON FUNZIONA di Daniele Luttazzi
- Vincitori e Nomination del Concorso di Cortometraggi “ILCORTO.IT Festa Internazionale di ROMA 2022“