Lettura dal manuale di Stuart Kaminski
Stuart Kaminski è un noto scrittore, autore di molti gialli, spesso ambientati a Hollywood nel mondo del cinema e pubblicati anche in Italia nel Giallo Mondatori.
Ha inoltre curato i dialoghi americani di C’era una volta in America di Sergio Leone e collaborato a molti serial televisivi e film per la TV. Nel 1988 ha pubblicato, insieme a Mark Walker, un ottimo manuale per aspiranti sceneggiatori televisivi: Writing for television (Dell Publishing) ricco di indicazioni e di preziosi consigli . Da questo suo lavoro , traggo alcuni spunti che ci permetteranno da un lato di riepilogare certe cose dette a proposito della creazione della figura del protagonista, dall’altra di esplorare la differenza tra cinema e televisione da questo punto di vista.
La prima indicazione prende a pugni un luogo comune e cioè che il cinema tende a rappresentare degli EROI mentre la televisione preferisce come protagonisti le PERSONE COMUNI. In realtà, sottolinea giustamente Kaminski, in televisione l’attore come “MODELLO DI RIFERIMENTO” ha più importanza della persona comune. Cosa si intende con questo? Due cose: 1. In televisione molto più che in cinema il racconto si costruisce intorno all’attore, scelto prima ancora di mettersi a scrivere. Un Medico in Famiglia è , per fare un esempio, la serie di Banfi prima che la serie di Nonno Libero. Questo comporta che il personaggio va tagliato sulla misura
dell’interprete e non viceversa. 2. Il personaggio appare come un uomo comune, ma in realtà è un uomo comune molto particolare, da un lato esemplare (un nonno modello, sempre per usare il riferimento a Banfi/Nonno Libero) dall’altro con caratteristiche del tutto proprie, personalizzate al dettaglio, che lo rendono estremamente diverso rispetto alla media.
Per esercitarsi a forgiare un simile tipo di personaggio, Kaminski propone questo esercizio:
- Immaginare movimenti, scene e ruoli prima di scriverli. Pensare situazioni qualsiasi: una donna si infila in una coda passando avanti. Cosa fa il protagonista, come reagisce? Pensa alle tue possibili reazioni e per differenza a quelle del protagonista.
In altre parole, l’autore deve mettersi nella situazione, pensare alle proprie reazioni abituali e istintive. L’autore da questo punto di vista non è affatto diverso dalla generalità delle persone. Cosa facciamo quando siamo in coda e qualcuno ci passa davanti? Il comportamento più diffuso e normale (in Italia) è questo: si fa finta di niente contenendo l’irritazione, ma basta che uno protesti e subito ci associamo alla protesta e si cerca di respingere il prepotente. Il nostro protagonista invece deve avere un comportamento diverso a seconda del carattere che vogliamo attribuirgli: per esempio potrebbe essere un furbo di tre cotte che cavalca la protesta e approfitta del momento di caos per passare lui primo in fila, oppure potrebbe cercare di mediare e perdere tempo facendosi passare avanti tutti gli altri, o ancora convincere l’intruso che si è infilato nella coda sbagliata, eccetera… insomma il protagonista non deve avere reazioni comuni, ma distinguersi dalla massa con un comportamento esemplare, in senso positivo o negativo, e in modo da suscitare simpatia in entrambi i casi. Nonno Libero, per tornare al nostro esempio, non reagisce come la maggior parte dei nonni, è un interventista dal buon cuore e tutte le sue azioni devono essere molto significative da questo punto di vista. Non è il solito nonno, è il nonno che tutti sogneremmo di avere.
Per definire l’azione/reazione del protagonista è anche molto importante rispettare il genere del nostro racconto. Cioè, in generale:
- La tragedia assume che i personaggi sono superiori all’uomo comune ( e a voi ). Commedie umane , storie sentimentali e thriller presuppongono personaggi comuni. Commedie decisamente comiche suppongono che il personaggio sia inferiore a voi.
Il protagonista di un racconto drammatico e a forti tinte deve distaccarsi dall’uomo comune, fare cose che nessun uomo comune farebbe, anche perché non ne sarebbe capace. Il protagonista di un racconto quotidiano che ad esempio abbia a che fare con il mondo delle professioni, deve condividere maggiormente il destino della persona comune ( e dei suoi colleghi), perché se se ne distaccasse troppo, il racconto diventerebbe irrealistico: non può essere, ad esempio, una persona che non ha mai delusioni d’amore, che non mostra alcuna debolezza, che non sbaglia in nessun caso e i cui comportamenti siano totalmente estranei a quelli della categoria cui appartiene: la sua vittoria finale , se c’è, dev’essere anche una vittoria contro queste umane debolezze o contro lo standard previsto all’interno della propria professione. In una serie decisamente comica, invece, normalmente il protagonista deve apparire più fesso, più ingenuo, più pieno di difetti di noi. Questo non gli impedisce di essere un vincente, vedi il caso di Forrest Gump o per restare in campo televisivo, di Mr Bean, di Colombo o di Monk (il detective dell'omonima serie TV). Naturalmente il fatto che il protagonista ci appaia come un ritardato, va usato per sottolineare un’assoluta genialità in questo ritardo: il suo essere diverso, addirittura alieno, gli conferisce qualità del tutto eccezionali, la capacità di risolvere le emergenze in modo paradossale, impraticabile sia per un eroe che per una persona comune.
Per definire a tutto tondo il protagonista, Kamisnki suggerisce di stilare uno…
- Schema biografico del personaggio. Nel cinema, la conoscenza della vita del personaggio serve come premessa, in TV costituisce la base costante e lo svolgimento.
Scheda da riempire:
PERSONAGGIO :
DATA E LUOGO DI NASCITA :
FRATELLI E/O SORELLE( DATE E LUOGHI DI NASCITA) :
GENITORI ( DATE E LUOGHI DI NASCITA ) :
MADRE (provenienza sociale, genitori, fratelli e/o sorelle, livello di istruzione,
esperienze):
PADRE (idem):
LIVELLO DI ISTRUZIONE DEL PERSONAGGIO:
ESPERIENZE DI LAVORO DEL PERSONAGGIO:
INDIRIZZO E OCCUPAZIONE ATTUALI DEL PERSONAGGIO:
PRINCIPALI AMICI E CONOSCENTI DEL PERSONAGGIO:
CASA O APPARTEMENTO DEL PERSONAGGIO (Com’è e come sembra):
AMBIENTE DI LAVORO DEL PERSONAGGIO (Com’è e come sembra ):
DESCRIZIONE FISICA DEL PERSONAGGIO (Inclusi altezza e peso):
CHE TIPO DI MACCHINA HA IL PERSONAGGIO (se ce l’ha)?
QUAL E’ IL SUO GUARDAROBA?
NOME E INDIRIZZO DEL MEDICO, DENTISTA, AVVOCATO DEL
PERSONAGGIO:
IL PERSONAGGIO HA PROBLEMI DI SALUTE?
QUANDO E’ STATO DAL MEDICO L’’ULTIMA VOLTA E PERCHE’?
DOVE FA LO SHOPPING IL PERSONAGGIO? ( Qualche negozio in particolare?
Pasticceria per esempio?)
Esempi di domande da porsi.
1. Qual è il cibo preferito del vostro personaggio? Quale cibo invece odia?
1. Qual è il suo amico o parente del cuore, il colore preferito, il posto da visitare, lo sport, il gioco, l’abbigliamento, l’autore, il film , lo show televisivo, l’attore?
2. Cosa gli piace ( o gli piaceva ) e cosa odia ( o odiava ) a scuola?
3. Livello di reddito del personaggio. Dove tiene i soldi? Che se ne fa?
4. Che voce ha il personaggio?
5. Che attore o attori potrebbero interpretarlo?
6. Il vostro personaggio dorme bene? Se sogna, che sogni fa?
7. Rapporto del personaggio con la pulizia di casa. Come si pulisce gli abiti il personaggio? Da solo o li manda in lavanderia?
8. Il personaggio ha un animale? L’ha mai avuto? Che tipo di animale e cosa gli è successo?
9. Il personaggio come si giudica? Quali aspetti del suo carattere apprezza e quali no?
Come mai tanti dettagli? Parlando delle caratteristiche di un protagonista cinematografico, abbiamo sottolineato che una delle prime, se non la prima, è il mistero: cioè non conosciamo (il pubblico non deve conoscere) una quantità di dettagli biografici del personaggio, perché sarà il racconto, la vicenda, a farceli scoprire, illuminandoci solo riguardo a quelli che ci interessano ai fini della vicenda.
Nelle sit com e nei telefilm televisivi invece abbiamo ore e ore a disposizione per raccontare il carattere del personaggio, seguiamo passo passo la sua vita quotidiana, spesso il racconto non è altro che il diario della vita del personaggio. La casa del personaggio è un ambiente fondamentale, spesso l’ambiente principale, come il suo ambiente di lavoro. Le persone che incontra abitualmente, parenti, amici, colleghi sono i suoi costanti co-protagonisti. Le circostanze che chiunque di noi attraversa nella vita, diventano altrettanti spunti per intere puntate. Ad esempio: si può incentrare un’intera puntata sul fatto che Bill Cosby abbia il mal di denti, oppure sull’improvvisa visita di un parente importuno, o su un problema scolastico di un figlio, o sulla ricorrenza di un compleanno eccetera. In altre parole dobbiamo sapere tutto della vita del personaggio. E dobbiamo saperlo in anticipo, non aspettare di deciderlo volta per volta, altrimenti rischieremmo di raccontare un personaggio incoerente e dipendente dalle situazioni, mentre deve accadere il contrario: le situazioni servono a mettere in luce le caratteristiche del personaggio. In telefilm tipo Ally McBeal oppure I Soprano, le singole puntate sono da un lato costruite intorno a un evento dominante, ma dall’altro fanno parte di una continuity molto serrata nella quale tornano personaggi e ambienti delle puntate precedenti, in continua evoluzione verso sviluppi successivi. Il racconto della vicenda della singola puntata deve intrecciarsi con un racconto che non appartiene solo alla singola puntata, ma all’intera serie e che è in teoria infinito, sembra cioè arrivare a una stretta, a una conclusione, ma ogni conclusione è solo apparente perché ingenera nuovi sviluppi e complicazioni. Anche nel dialogo, non possiamo permetterci di essere semplicemente funzionali agli avvenimenti della puntata, ma dobbiamo obbligatoriamente inserire quelle che in cinema o in letteratura sarebbero delle digressioni, ma che in un serial sono invece delle continue messe a punto delle caratteristiche del personaggio: per esempio possiamo vedere Tony Soprano davanti alla televisione che commenta ( a parole o con una semplice espressione) un film e in ciò rimarca i suoi gusti. Quello che in cinema potrebbe essere soltanto una perdita di tempo, in un serial televisivo è invece una sottolineatura importantissima, è l’elemento che mantiene unito il racconto.
Insomma la televisione estremizza quello che abbiamo già fatto notare nel cinema: senza personaggio non c’è racconto.

 Lezione di Gianfranco Manfredi