♥ Tutto sulla Tecnica
Il movimento di un drone è controllato tramite un radiocomando o un'applicazione sullo smartphone o tablet collegato al drone. I droni moderni utilizzano una combinazione di motori elettrici e sensori per regolare la potenza e l'orientamento delle eliche, permettendo di effettuare diverse manovre e movimenti. Ecco come funzionano i principali tipi di movimenti di un drone:
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Spostamento verticale (Altitudine): Per far salire o scendere il drone, regola la potenza dei motori. Aumentando la potenza, il drone si alzerà, diminuendola, il drone scenderà.
Le tecniche di ripresa con il drone sono fondamentali per ottenere immagini aeree di alta qualità e creative. Ecco alcune delle principali tecniche da tenere in considerazione durante le riprese con il drone:
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Inquadrature dinamiche: Utilizza il drone per creare inquadrature dinamiche e fluide. Prova diverse angolazioni, movimenti e velocità per aggiungere dinamismo alle tue riprese.
Le riprese aeree con il drone offrono numerosi vantaggi e opportunità creative per registi e filmmaker. Ecco alcuni dei principali vantaggi delle riprese aeree con il drone:
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Prospettiva Unica: Le riprese aeree offrono una prospettiva unica e spettacolare che è difficile da ottenere con altre tecniche di ripresa. I droni possono volare ad altezze diverse e angolazioni diverse, permettendo di catturare immagini mozzafiato dal cielo.
I colori in un film hanno un ruolo significativo nel comunicare emozioni, atmosfere e temi della storia. I cineasti utilizzano la psicologia dei colori per creare un impatto emotivo sul pubblico e guidare l'interpretazione delle scene. Ogni colore ha caratteristiche specifiche che enfatizzano le emozioni che vengono trasmesse nella scena. Ecco alcuni esempi dei significati comuni dei colori in un film:
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Rosso: Il rosso è spesso associato a emozioni intense come passione, amore, rabbia e pericolo. Può essere utilizzato per enfatizzare momenti di tensione, romanticismo o violenza.
La "Sceneggiatura Tecnica" è una versione specifica della sceneggiatura di un film o di un cortometraggio, che fornisce dettagli e istruzioni specifiche per la realizzazione pratica delle scene durante la produzione. È una forma di sceneggiatura più dettagliata e orientata agli aspetti tecnici della produzione cinematografica.
La Sceneggiatura Tecnica viene preparata, dal regista insieme all'aiuto regista, dopo aver scritto la sceneggiatura letteraria (o narrativa), che è la versione più completa e descrittiva della storia, dei personaggi e delle azioni. La sceneggiatura letteraria fornisce il nucleo della storia e serve da base per la Sceneggiatura Tecnica.
Nel contesto del cinema, la parola "tecnica" si riferisce a una vasta gamma di elementi e strumenti utilizzati nella produzione cinematografica per realizzare e trasmettere la narrazione visiva e sonora di un film. Questi aspetti tecnici includono:
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Fotografia: La fotografia cinematografica riguarda l'illuminazione, l'inquadratura e l'uso della cinepresa per catturare le immagini su pellicola o in formato digitale. La fotografia contribuisce a creare l'aspetto visivo del film e a trasmettere l'atmosfera e le emozioni delle scene.
Se hai a disposizione solo tre luci, puoi comunque ottenere un'illuminazione efficace sul set del tuo cortometraggio. La chiave per sfruttare al meglio queste luci è la creatività e la capacità di adattarsi alle esigenze di ogni scena. Ecco come puoi sistemare le tre luci per ottenere risultati professionali:
La direzione delle luci sul set è un aspetto cruciale nella produzione cinematografica e nel cortometraggio, poiché influisce notevolmente sull'aspetto visivo e sull'atmosfera delle scene. La direzione delle luci è una delle principali tecniche utilizzate dai cinematografi e dai lighting designer per creare l'illuminazione desiderata e dare vita alla storia.
Gli effetti speciali nel cinema sono tecniche utilizzate per creare illusioni visive o situazioni impossibili da realizzare nella vita reale. Questi effetti sono utilizzati per arricchire la narrazione, creare mondi fantastici, veicolare emozioni e intrattenere il pubblico.
Leggi tutto: Gli effetti speciali in produzione ed in post-produzione
L'illuminazione in chiave alta e in chiave bassa sono due approcci contrastanti nell'illuminazione cinematografica, utilizzati per creare diverse atmosfere e sensazioni visive nei film.
Vediamo cosa significano:
- Illuminazione in chiave alta (High-Key Lighting): L'illuminazione in chiave alta è caratterizzata da una distribuzione uniforme e intensa della luce nella scena. In questa tecnica, la maggior parte della scena è ben illuminata, con poche o nessuna area di ombra. Questo stile di illuminazione è spesso utilizzato per creare un'atmosfera chiara, aperta, gioiosa e rassicurante.
Leggi tutto: L'illuminazione in chiave alta o bassa nel cinema
La tonalità, la saturazione e la luminosità (detta anche "value" o "brightness") sono tre componenti fondamentali del colore. Questi tre elementi aiutano a definire e a descrivere le caratteristiche di un colore specifico.
La luminosità e il contrasto sono due elementi chiave nella fotografia e nella cinematografia che influenzano l'aspetto e l'atmosfera di un'immagine o di un film. Vediamo di cosa si tratta:
- Luminosità: La luminosità si riferisce al livello di illuminazione generale presente in un'immagine o in una scena cinematografica. Una scena luminosa avrà una maggiore quantità di luce, mentre una scena scura avrà meno luce. La luminosità è influenzata dalla quantità di luce naturale presente nella scena o dalla luce artificiale utilizzata dal regista o dal direttore della fotografia.
É lo studio delle luci finalizzato all’illuminazione, alla resa coloristica e in generale al cosiddetto “look & feel” di un film, che comprende oltre alle cose sopracitate anche altre caratteristiche di un’immagine (che sia fissa o in movimento), per esempio la scala di grigio (massimo nero e massimo bianco), la caduta della luce, quanto é morbida o dura, la temperatura del colore e altri aspetti.
La sezione aurea, nota anche come rapporto aureo o proporzione divina, è un concetto matematico e estetico che si basa su una proporzione particolare, indicata approssimativamente dal numero φ (phi), che è pari a circa 1,6180339887. Questa proporzione è considerata esteticamente piacevole e armoniosa ed è stata utilizzata in diversi campi artistici, compreso il cinema.
I binari cinematografici, noti anche come binari di dolly o binari di tracciamento, sono una struttura metallica su cui viene montato un dolly (un carrello su cui poggia la videocamera) per effettuare movimenti fluidi e stabili della telecamera durante le riprese cinematografiche.
Ecco come vengono utilizzati i binari cinematografici:
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Preparazione: Prima di iniziare le riprese, è necessario installare i binari cinematografici sulla superficie desiderata. I binari possono essere posizionati su supporti speciali o montati su treppiedi per garantire stabilità. È importante assicurarsi che i binari siano saldamente fissati al suolo o agli supporti in modo da evitare movimenti indesiderati durante le riprese.
Leggi tutto: Binari cinematografici, cosa sono e come si usano
Nella ripresa cinematografica, l'audio di alta qualità è fondamentale per accompagnare le immagini. Ecco alcuni tipi di microfoni comunemente utilizzati per la ripresa cinematografica:
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Microfono a condensatore shotgun: Questo tipo di microfono è molto comune nella ripresa cinematografica. È direttivo, cattura principalmente il suono dalla direzione in cui è puntato e riduce i suoni indesiderati provenienti dalle altre direzioni. Il microfono a condensatore shotgun può essere montato sulla videocamera o su un boom pole (asta telescopica) tenuto dall'operatore del suono.
Il crane, noto anche come gru cinematografica o jib, è un dispositivo meccanico utilizzato nell'industria cinematografica per realizzare riprese aeree fluide e dinamiche. Il crane è essenzialmente una struttura a braccio che permette di sollevare la telecamera in altezza, estendendo il suo raggio d'azione e consentendo movimenti fluidi e precisi in tutte le direzioni.
Il crane può essere utilizzato per ottenere diversi effetti visivi e narrativi:
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Riprese panoramiche: Il crane può effettuare ampi movimenti di panoramica (movimenti orizzontali) che coprono un vasto campo visivo. Questo permette di catturare scene di paesaggi, spettacoli o eventi in modo immersivo.
La regola dei terzi è un principio di composizione visiva utilizzato nella fotografia e nel cinema per creare inquadrature bilanciate e interessanti. La regola dei terzi suddivide l'immagine in nove parti uguali, utilizzando due linee orizzontali e due linee verticali immaginarie. Gli elementi chiave dell'immagine sono posizionati lungo queste linee o nei loro punti di intersezione, noti come "punti di forza". Ecco come puoi applicare la regola dei terzi:
Il "ciak" è un termine comune nell'industria cinematografica che si riferisce alla clapperboard o slateboard, un dispositivo utilizzato per sincronizzare l'audio e il video durante le riprese. È un elemento essenziale per segnare l'inizio di una scena o di una ripresa e fornisce informazioni cruciali per la fase di montaggio. Ecco alcune informazioni sull'uso del ciak:
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Identificazione della scena: Il ciak viene utilizzato per identificare in modo univoco ogni scena o sequenza che viene ripresa. Solitamente viene scritto il numero della scena, il numero della ripresa e una breve descrizione della scena stessa.
PRIMA ANALISI DELLA SCENEGGIATURA
Serve una prima lettura per determinare le location di registrazione del film e per elencare tutti i fabbisogni delle varie scene: presenza degli attori, materiali occorrenti, costumi e trucchi necessari, ecc...
SCENEGGIATURA TECNICA
E' la versione della sceneggiatura rivista sotto forma di inquadrature. Contiene tutte le informazioni dettagliate di tipo tecnico sui movimenti di macchina e sul tipo di inquadrature da effettuare (dai primi piani ai campi lunghi). Molto spesso è di aiuto lo storyboard, ovvero le vignette che visualizzano questi dettagli.
PIANO DI LAVORAZIONE PER LE RIPRESE
E' la rappresentazione grafica (fatta anche con programmi tipo excel) del calendario delle riprese del film o del cortometraggio. Contiene informazioni importanti come: data di inizio e di fine delle riprese, numero di giorni previsti (compresi od esclusi i giorni festivi), date ed orari degli impegni dei singoli attori principali e delle comparse.
ORGANIZZAZIONE DELLE RIPRESE
L'organizzazione generale è alla base delle riprese, e comprende attività come le prenotazione degli alberghi per la troupe e per gli attori, prenotazione treni od aerei per arrivo e partenza, auto o camioncini per portare tutti sul set, la scelta di un catering per i pasti sul set (considerando i vegetariani o problemi vari), per finire con il noleggio od acquisto dei materiali necessari alle riprese.
RIPRESE
Sul set, dapprima i tecnici devono preparare i macchinari vari, dalle luci ai binari se servono; la ripresa vera e propria delle scene e delle inquadrature con la telecamera inizia con delle prove per dar modo agli attori di provare la scena ed al regista di aggiustare luci, posizioni, inquadrature, ecc. La ripresa comincia con il controllo finale dell’esposizione, la battuta del Ciak ed il comando “Azione” e termina con il comando di Stop dato dal regista, per finire con una prima analisi della corretta ripresa.
Questa tecnica di ripresa deve il suo nome al regista Alfred Hitchcock che la utilizzò per la prima volta nel suo film "La donna che visse due volte" (1958) col titolo originario emblematico: Vertigo (Vertigine), per creare un senso di vertigine all'attore protagonista James Steward, che soffre di acrofobia (ovvero di vertigini).
L’effetto Vertigo (chiamato pure dolly zoom, ed anche brevemente zolly) è la tecnica cinematografica che consiste in una struttura di alternanza di uno zoom in avanti e di una carrellata all'indietro. Permette di ottenere un forte effetto visivo e psicologico di destabilizzazione. L'effetto può essere costruito pure all'incontrario con uno zoom all’indietro e di una carrellata in avanti,
L'effetto contrario fu utilizzato dal regista Steven Spielberg nel film "Lo squalo" (1975): il capo della polizia Martin Brody interpretato da Roy Scheider è sulla spiaggia affollata e quando l'acqua del mare diventa rossa la sua paura viene visualizzata un potente dolly zoom sul suo volto.
Per dare tridimensionalità a una ripresa cinematografica, è possibile sfruttare una serie di tecniche e strategie per creare una percezione di profondità e spazialità nell'immagine. Ecco alcune delle tecniche principali:
Leggi tutto: Come dare tridimensionalità ad una ripresa cinematografica
Il Ciak è quella tavoletta di legno, oggi anche in plastica, dove si scrivono tante informazioni, come: il nome del regista, il titolo del film, il nome del direttore della fotografia, il nome della produzione, la data di quando si gira la scena, se si sta girando in un interno od esterno, se la scena è ambientata di giorno o di notte, ma soprattutto il numero di scena che si sta girando, e quante volte quella scena è stata girata. Tutte queste informazioni servono al montatore quando si trova tante di scene da montare, prima prese da molte pizze di pellicole, oggi da molti hard disk o schede di memoria, che vengono numerate con un numero che appare pure sul Ciak.
Il compito del ciakkista è quello di gestire la compilazione della tavoletta annotando le cifre riguardanti il numero di scena che si sta girando, l'inquadratura ed il numero di volte che è stata effettuata quella ripresa. Se sentiamo il ciakkista dire "Dieci, due" significa che si sta riprendendo la scena 10 per la seconda volta. SE il regista non è contento del risultato o se uno degli attori si ferma, sbaglia una battuta, bisogna ripetere la scena ed il ciakkista annucerà: "Dieci, tre". E così via.
A volte, una scena deve essere ripresa con 2 o più inquadrature diverse, allora il ciakkista inserisce anche il numero dell'inquadratura che si deve girare, e dirà, ad esempio: "Dieci, due, due", intendendo che si sta riprendendo per la Scena 10, la seconda inquadratura per la seconda volta. SE la ripresa deve essere ripetura, dirà: "Dieci, due, tre", mentre se è perfetta, probabilmente (a secondo di quanto prevede la sceneggiatura) dirà: "Dieci, tre, uno". Semplice, no?
Una figura che è sempre presente in collegamento col ciakkista, oltre che con il regista, è la segretaria di edizione... cioè la figura professionale che si occupa di registrare il risultato di ogni singola ripresa del film (utilizzando il bollettino di edizione), riportando per ogni ciak effettuato il commento del regista (come "buona" o "da riserva") che sarà poi utile nella fase di montaggio.
I "jump cuts" sono una tecnica di montaggio video in cui due o più inquadrature simili o quasi identiche vengono unite, creando un effetto di salto o discontinuità visiva. Questa tecnica può essere utilizzata per creare un senso di dinamismo o per enfatizzare una transizione temporale o emotiva nel video.
Leggi tutto: Aggiungere dinamismo nei video con la tecnica dei jump cuts
La tecnica del "time-lapse" è una tecnica cinematografica che consiste nell'accelerare la riproduzione di un evento che si verifica nel corso del tempo, creando un effetto di passaggio temporale rapido. Questa tecnica è ampiamente utilizzata per mostrare processi lunghi o eventi che normalmente si svolgono molto lentamente, come il sorgere e il tramontare del sole, la crescita di una pianta o il movimento delle nuvole nel cielo.
Ecco come puoi utilizzare la tecnica del time-lapse:
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Attrezzatura necessaria: Avrai bisogno di una fotocamera (ideale una reflex digitale o una mirrorless) che consenta di impostare manualmente le impostazioni dell'otturatore, un treppiede stabile per mantenere la fotocamera ferma durante le riprese e, preferibilmente, un intervalometro o un telecomando per scattare foto in modo programmato.
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Scelta del soggetto: Scegli un soggetto interessante o un evento che si svolge nel corso del tempo. Puoi optare per soggetti naturali come il movimento delle stelle nel cielo, il cambiamento delle stagioni o il traffico in una città, oppure puoi creare scene artificiali come la costruzione di un edificio o la preparazione di un pasto.
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Impostazioni della fotocamera: Configura la fotocamera in modalità manuale per avere il controllo completo delle impostazioni. Imposta la sensibilità ISO al livello più basso (solitamente 100 o 200) per ridurre il rumore nell'immagine. Seleziona un'apertura dell'obiettivo adeguata (solitamente tra f/8 e f/16) per ottenere una profondità di campo sufficiente. Imposta un tempo di esposizione più lungo per catturare la luce nel corso del tempo (tipicamente da 1 a 30 secondi, a seconda della velocità dell'evento).
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Intervallo di scatto: Decide l'intervallo tra uno scatto e l'altro. Questo dipende dalla durata dell'evento e da quanto veloce desideri che sia il time-lapse. Ad esempio, se vuoi registrare il movimento delle stelle, potresti scattare una foto ogni 20-30 secondi. Se stai catturando il movimento delle nuvole, potresti scattare una foto ogni 2-5 secondi.
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Stabilità: Assicurati che la fotocamera sia stabile su un treppiede solido e che non venga disturbata durante le riprese. Utilizza anche un telecomando o un intervalometro per evitare di toccare la fotocamera durante lo scatto.
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Riprese continue: Inizia il processo di ripresa e lascia la fotocamera scattare foto in modo continuo per il periodo desiderato. Può richiedere molto tempo, quindi assicurati di avere batterie sufficienti e spazio di archiviazione per le foto.
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Post-produzione: Dopo aver catturato tutte le foto, importale in un software di editing video come Adobe Premiere Pro o Final Cut Pro. Organizza le immagini in sequenza e crea un video time-lapse. Puoi regolare la velocità del time-lapse durante la post-produzione per ottenere l'effetto desiderato.
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Aggiungi musica o suoni: Puoi arricchire il tuo time-lapse aggiungendo una colonna sonora o effetti sonori che si adattano al tuo soggetto.
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Rendering e condivisione: Una volta completato il montaggio, rendi il tuo video time-lapse in alta risoluzione ed inseriscilo nel tuo cortometraggio per mostrare, ad esempio, il passaggio di tempo tra due scene, oppure l'avvenimento di un fatto particolare... vi ricordate del fiore nel film E.T. L'extraterrestre?
Il time-lapse è una tecnica cinematografica affascinante che può trasformare eventi apparentemente banali in sequenze visivamente sorprendenti e coinvolgenti. Sperimenta con soggetti diversi e tempi di scatto per creare i tuoi impressionanti time-lapse.
Nella realizzazione del nostro cortometraggio, la registrazione del sonoro, più fedele possibile, è decisiva nella realizzazione di un film. Se realizzata in modo negativo, essa può rendere il vostro corto non valido od addirittura inutilizzabile.
Si dice che una corretta realizzazione del sonoro rappresenta quasi il 50% della riuscita di un film. Il fonico è il tecnico che ha il ruolo di registrare i rumori e i dialoghi che accompagnano le azioni che si svolgono sul set.
L'aiuto del fonico è chiamato microfonista, che solitamente attacca i microfoni sugli abiti degli attori, oppure indirizza la Giraffa o Canna, cioè il microfono (direzionale o ambientale) tenuto in alto da una staffa.
Per un fonico è importante anche la registrazione di sottofondo (i rumori). Se stiamo girando in una stanza chiusa, e in un momento di vuoto (in cui gli attori non parlano), viene aperta una finestra, può verificarsi una situazione sonora irreale poiché dal vivo è difficile captare eventualmente il sottofondo del traffico proveniente dall esterno. Infatti spesso i suoni vengono registrati successivamente in sala, dai cosidetti rumoristi.
In produzioni con scarso budget, spesso si tralascia questo aspetto, ma se vogliamo un risultato professionale i rumori o la registrazione di sottofondo diventano determinanti per ottenere un sonoro perfetto.
Solitamente la colonna sonora è registrata in presa diretta, ma alcune volte la registrazione dal vivo può servire solamente come guida per il doppiaggio effettuato successivamente al montaggio delle scene.
dal sito www.mgvideoproduction.it
Ormai, a causa di YouTube, siamo abituati anche in TV a passar sopra a qualche smagliatura nelle riprese. Ma se l'audio non si ascolta, non si capisce, l'attenzione dello spettatore cala e, anziché interessarlo, si finisce per infastidirlo, ottenendo il risultato opposto a quello che ci siamo ripromessi. Quindi, anche nei cortometraggi, se vai nella direzione della presa diretta, è fondamentale che ci sia almeno un microfonista con il boom, magari collegato alla telecamera, ma che si occupi esclusivamente di controllare che il segnale audio sia decoroso e i dialoghi intellegibili.
Come già scritto altrove, nel mio primo cortometraggio ho avuto problemi proprio con l'audio.... mi era stato consigliato dalla scuola di cinema che frequentavo, un ragazzo, "il miglior fonico che avevano" ed io mi sono fidato senza controllare i suoi lavori. Durante le riprese, dopo ogni ciak, chiedevo ad ogni componente della troupe , incluso lui, se tutto era ok, da ognuno ricevevo risposta positiva. Solo alla fine, in fase di montaggio ho trovato la sorpresa: il sonoro, cioè le voci dei due attori priincipali, quelli microfonati, era altalenante, un pò bassa, un pò alta, un pò distorta.... IL FONICO AVEVA DISTRUTTO IL LAVORO DI VARI GIORNI... UNA BELLA SORPRESA FINALE! infatti nessuno ha mai visto il mio primo cortometraggio.
Un bravo regista si riconosce dalla capacità di trasformare semplici inquadrature di un paio di attori sul set in qualcosa di cinematografico, evocativo e talvolta addirittura iconico. Un’operazione questa piena di fascino, quasi un sortilegio. In realtà, queste tecniche sono il risultato della applicazione rigorosa di una serie di principi, per così dire, scientifici con cui il Direttore della Fotografia aiuta il Regista. Abbiamo scelto alcune tecniche registiche principali per aiutarvi a distinguere, ad esempio, un dolly zoom -o effetto vertigo- da un Dutch tilt -o Dutch angle, che dir si voglia-.
Aerial Shot
Una ripresa esterna realizzata dal cielo. Notevole, no? Molto in voga negli anni ’70, questo tipo di ripresa è sfruttata per poter valorizzare l’ambientazione della scena, quindi tipicamente per ambientazioni insolite o esotiche. ESEMPIO: La scena di apertura del fortunatissimo musical Tutti insieme appassionatamente, impossibile non lasciarsi coinvolgere.
Arc Shot
La preferita di Brian De Palma: una ripresa in cui la cinepresa circonda il soggetto. ESEMPIO: La ripresa in Carrie (1976) di Brian De Palma, dove Carrie White (Sissy Spacek) e Tommy Ross (William Katt) danzano durante il ballo di fine anno. Il vorticare della cinepresa, non vi rende partecipi della stessa euforia dei protagonisti?
Close Up
Una ripresa in cui un singolo volto occupa l’intero frame. Probabilmente il più importante elemento costitutivo della narrazione cinematografica. ESEMPIO: Il volto di Falconetti ne La passione di Giovanna d’Arco (1928).
Long Shot
Conosciuto anche come wide shot, consiste nella ripresa di un personaggio dalla testa ai piedi oppure di un oggetto in tutta la sua grandezza. Non è lungo quanto un establishing shot. ESEMPIO: Omar Sharif che si avvicina alla cinepresa in sella ad un cammello in Lawrence di Arabia (1962) di David Lean.
Deep Focus
Un’inquadratura in cui il soggetto in primo piano, il piano di mezzo –middle ground- e lo sfondo –background- sono contemporaneamente a fuoco. Tanto cari ad Orson Welles -e al direttore della fotografia e regista Gregg Toland-, ma odiatissimi dagli scenografi che, nel caso di un deep focus, si trovano costretti a curare tutti i dettagli. ESEMPI: Thatcher (George Couloris) e la madre di Kane (Agnes Moorehead) parlano del futuro di Charles (Buddy Swan) mentre il ragazzo gioca sullo sfondo in Quarto potere (1941).
Dolly Zoom
Stordimento e vertigine sono assicurati dalla cinepresa che stringe audacemente sul soggetto in primo piano, mentre lo sfondo sembra precipitare in indietro. Pioniere fu Hitchcock in La donna che visse due volte (1959), comparve spesso, in seguito, in scene di terrore o suspense come nel video della canzone Thriller (1983) di Michael Jackson, L’alba dei morti dementi (2004), La casa (1981) e In viaggio con Pippo (1995). Si tratta, in effetti, dell’equivalente cinematografico dell’espressione “Uh-oh”. ESEMPIO: Il capo della polizia Brody (Roy Scheider) vede il bambino Kintner (Jeffrey Voorhees) sbranato da uno squalo nel capolavoro di Spielberg. Il sentimento di inquietudine che prelude la tragedia è qui amplificato da un intelligente combinazione delle note angosciose della colonna sonora e delle sapienti manovre con la cinepresa. Non il primo esempio, ma probabilmente il migliore.
Handheld Shot
Una ripresa in cui il cameraman mantiene la cinepresa e con essa si immerge nell’azione, trasportando nel vivo della vicenda lo spettatore. Amato Steven Soderbergh e Paul Greengrass. Sembra voler dire “Questa è la vita, che ti aspettavi?” ESEMPIO: La rissa nella sala da biliardo in Mean streets di Scorsese (1973).
Locked-Down Shot
Il classico fuoricampo di Woody Allen: la cinepresa è fissata in un posto e l’azione continua fuori dallo schermo. Sembra poeticamente suggerire che la vita reale sfugge alle rigide inquadrature cinematografiche. ESEMPIO: Ike (Woody Allen) e Mary (Diane Keaton) in Manhattan.
Matte Shot
Una ripresa che incorpora l’azione in primo piano con uno sfondo. Tradizionalmente dipinte su vetro, oggigiorno realizzate al computer. Pensate al deposito dei Predatori o al villaggio degli Ewok, o ancora alla casa di Chris Hewitts. ESEMPIO: La scena finale de Il pianeta delle scimmie (1968).
Money Shot
Una ripresa che è sì, costosa da realizzare -come suggerisce il nome-, ma è da considerare un investimento nell’efficace effetto sorpresa che da essa scaturirà. ESEMPIO: La scena in cui la Casa Bianca salta in aria in Independence Day (1996).
Pan
Abbreviazione di panning, è caratterizzato da rapidi spostamenti della cinepresa da destra a sinistra e da sinistra a destra. Frequentemente usato per scene di inseguimento. ESEMPIO: In Blow Out (1981) di Brian de Palma troviamo un pan a 360 gradi nello studio di Jack Terry (John Travolta).
POV shot
Una ripresa che consente di adottare il punto di vista di un personaggio. Sfruttatissimo nel cinema horror per vedere il mondo attraverso gli occhi di un assassino. ESEMPIO: Scena iniziale di Halloween (1978), raccontata dal punto di vista del bambino Michael Myers (Will Sandin).
The Sequence Shot- Il piano sequenza
Un unico piano sequenza copre un’intera scena senza editing. L’audace Alejandro González Iñárritu ha realizzato il pluripremiato Bridman come un unico piano sequenza, in un esperimento riuscitissimo. ESEMPIO: Oltre al già citato Birdman di cui suggeriamo caldamente la visione, proponiamo la scena di apertura di L’infernale Quinlan (1958) in cui Mike Vargas (Charlton Heston) e Susie (Janet Leigh) si scontrano con un’auto con a bordo una bomba ad orologeria.
Steadicam Shot
La steadycam è un supporto meccanico su cui viene montata una macchina da presa, sostenuto dall’operatore per mezzo di un sofisticato sistema di ammortizzazione. L’operatore, detto steady-man, ha le mani libere per controllare i comandi della macchina, ed allo stesso tempo può muoversi liberamente senza che la cinepresa da lui sorretta riceva vibrazioni ed oscillazioni eccessive. Tutto ciò consente un movimento di macchina molto fluido. Fu introdotta da Garrett Brown agli inizi degli anno ’70. La ripresa con steady cam è molto amata da Stanley Kubrick, Brian De Palma, Martin Scorsese, Alfonso Cuaron. Uno steadicam shot lungo è una notevole prova di regia. ESEMPIO: Henry Hill (Ray Liotta) che fa entrare al Copacabana la sua nuova ragazza (Lorraine Braco) dall’entrata posteriore in Quei bravi ragazzi (1990). Se avete tempo guardate anche, Russian Ark (2002), ben 99 minuti di un unico piano sequenza realizzato con steadicam.
Tilt
Una ripresa in cui la cinepresa si muove continuamente dall’alto in basso e dal basso all’alto. Praticamente un panning shot verticale. Un tilt sul cielo è tipicamente l’ultima ripresa di un film. ESEMPIO: L’ultima ripresa di Nashville (1975) di Robert Altman.
Top Shot
Una ripresa che punta direttamente sul soggetto, invece di inquadrarlo da un angolo. Nota anche come Birds-Eye-View shot fu molto amata da Busby Berkeley per le sue coreografie. ESEMPIO: La cinepresa si muove sulla carneficina lasciata da Travis Bickle alla fine di Taxi Driver (1976).
Tracking Shot
Un elegante ripresa che segue il soggetto da dietro, davanti oppure lateralmente. Particolarmente cara a Stanley Kubrick, Andrej Tarkovskij, Terence Davies e Paul Thomas Anderson, è naturalmente molto diversa dalle riprese panoramiche, casuali e poco accurate. ESEMPIO: Una ripresa realizzata con una telecamera dolly nelle interminabili trincee di Orizzonti di gloria (1957) di Stanley Kubrick.
Two-Shot
Un medium shot per rappresentare due persone in un frame. ESEMPIO: Donnie Smith (William H. Macy) e Thurston Howell (Henry Gibson) parlano d’amore in Magnolia (1999).
Whip Pan
Un pan così veloce che le immagini risultano offuscate e indistinguibili l’una dall’altra. In genere è accompagnata da rumori simili ad un fruscio. Molto amata Sam Raimi e Edgar Wright. ESEMPIO: Una qualunque della dozzina di sequenze del genere in Hot Fuzz (2007).
Zoom
Si tratta di un tipo di ripresa che impiega un obiettivo con una lunghezza focale variabile che consente al regista di modificare la distanza tra la telecamera e l’oggetto senza spostare fisicamente la cinepresa. Il crash zoom è sostanzialmente la stessa cosa, ma è più veloce. ESEMPIO: Il lento zoom che isola Mark (Frederic Forrest) e Ann (Cindy Williams) da una folla ne La conversazione (1974) di Coppola.
Una ripresa in cui la cinepresa è posta su una gru che si muove verso l’alto o verso il basso, si pensi ad un tracking shot verticale. Molto amato dai registi di musical. Spesso usato per sottolineare la solitudine di un personaggio oppure, alla fine di un film, quando la telecamera si allontana come per salutare un pubblico commosso. ESEMPIO: Quando Rossella O’Hara (Vivien Leigh) di Via col vento (1939) arriva al deposito ferroviario una cinepresa si alza sul cielo per rivelare centinaia di soldati confederati feriti intorno alla protagonista.
Da Redazione di cinematographe.it
Il ciak dà il “la” alle riprese, ad ogni singola ripresa di ogni singola scena ed è affascinante che una cosa quasi insignificante come un ciak sia in realtà di vitale importanza per capire come assemblare le scene girate.
Un po’ di storia
Il nome “ciak” deriva semplicemente dal suono che produce l’asticella mobile quando viene battuta sulla tavoletta (o lavagna) sulla quale sono riportati i dati principali della scena che sta per essere girata. In origine veniva chiamato clapperboard e la sua paternità viene fatta risalire a Frank Thring che lo utilizzò per la prima volta negli anni 30 nei suoi studi a Melbourne. Come tutte le cose anche il ciak si è evoluto nel corso degli anni: da tavola in legno scritta con il gesso a lavagna nera sempre scritta con il gesso fino ad arrivare alle lavagne in plexiglass scritte con i pennarelli per poi culminare con il ciak “elettronico” con tanto di led luminosi. Le scritte sul ciak sono rimaste praticamente invariate e quindi su questa tavoletta vediamo riportato il titolo della produzione (film, serie TV o cortometraggio che sia), il numero della scena, il numero di volte in cui è stata ripetuta, la macchina -o le macchine- da presa che sono incaricate di riprendere la scena, il nome del regista e del tecnico che riprende, la data della ripresa e l’ambientazione (interno giorno, esterno giorno ecc…).
Motore, ciak, azione!
È questo il grido di rito prima dell’inizio delle riprese di una scena, è questo ciò che risuona in un set per far capire che si sta registrando. Successivamente al grido “Motore!” esclamato dal regista, il ciacchista batte il ciak nell’inquadratura della macchina da presa in modo che si sappia qual è la scena e quante volte è già stata registrata. Facciamo un esempio: 130 quarta vuol dire che di quella serie tv o di quel film si sta girando la 130esima scena e lo si sta facendo per la quarta volta. Sembrerà assurdo ma il numero di volte che viene ripetuto il ciak per una stessa scena dipende da molti fattori: il budget, il regista, le condizioni meteo, gli attori… Il budget e il regista sono, in linea di massima, i due punti principali: con un budget ristretto non ci si può permettere di girare numerose volte una scena, al contrario con un regista puntiglioso si potrebbero fare moltissimi ciak per una stessa scena.
Analizziamo alcuni ciak
Sulla base di ciò che ho illustrato nei due paragrafi precedenti volevo analizzare due foto di ciak che ho trovato su internet. Premetto che uno dei due è di un film spagnolo e l’altro è di una serie TV che deve ancora andare in onda. Sono stata costretta a fare queste scelte riguardo i ciak da analizzare perché, sebbene in rete ce ne siano molti, molto spesso sono difficili da leggere perché poco nitidi o per nulla a favore di camera.
Ciak numero uno:
Partiamo subito con l’analisi del primo ciak: la produzione si intitola “Tu hijo” (prod.) ed è diretta da Miguel Ángel Vivas (director). Il tecnico addetto alle riprese è Pedro J. Márquez (camera), il ciak è stato battuto il 12-2-18 ed è un esterno giorno (day ext., nell’angolo in basso a destra). Passando alle informazioni che riguardano la scena: è la numero 53-3 (scene) ed è la terza volta che viene ripetuto il ciak (take). L’ultima informazione che abbiamo è che la pellicola su cui si sta registrando è la numero due (roll).
Ciak numero due:
Proseguiamo ora con il secondo ciak: si tratta de “Il commissario Ricciardi” (prod.), diretta da Alessandro D’Alatri (director). L’addetto alle riprese è Davide Sondelli (camera), la scena è stata girata il 23-05 del 2019 (date) ed è un esterno giorno (ext day). Passando alle informazioni sulla scena: è la numero 1084-1 (scene), è la prima volta che viene registrata (take) e la camera addetta alle riprese è la A, con il rullino numero uno (roll). Questo ciak ci dà un’altra informazione: la casa di produzione, ovvero la “Clemart s.r.l.”.
Com’è stato analizzare questi ciak? Spero sia stato utile e divertente, per me lo è stato!
Alcune curiosità
- Esistono due tipi di ciak, uno italiano e uno statunitense. Il primo ha l’asticella posizionata in basso mentre il secondo ha l’asticella posizionata in alto.
- La frase completa prima di iniziare le riprese prevede anche l’inserimento della parola “partito” tra “motore” e “ciak” in modo da far capire che si sta effettivamente registrando, nonché l’inserimento della parola “luci” prima ancora di gridare “motore”. In generale, però, il grido più conosciuto prevede solo “motore, ciak, azione!”.
- Alle volte può rendersi necessario un ciak in coda e, quindi, il ciacchista deve attendere la fine della ripresa di quella scena prima di poter battere il ciak nell’inquadratura.
Cosa ne pensate? Conoscevate la storia di questo utilissimo strumento?
Articolo di Ilaria per sarascrive.com
Ciak in coda
Per vari motivi, in certe inquadrature può essere impossibile battere il ciak all'inizio; si effettua allora il ciak in coda, cioè alla fine dell'inquadratura, dopo che è stato dato l'ordine di "Stop": questa variazione è caratterizzata dal ciak tenuto capovolto davanti all'obiettivo.
Se vuoi entrare a far parte del mondo dei filmmaker devi sapere da subito che le riprese realizzate usando uno sfondo verde o blu fanno la differenza, perché ad esso puoi sostituire sfondi personalizzati degni di Hollywood. Segui i consigli di due registi come Martin Vavra e Mitch Apley e poi affidati ad Ultra Key di Adobe Premiere Pro per un risultato da urlo.
Cosa imparerai:
- Cosa si intende per green screen e chroma keying
- Perché usare un green screen
- Breve storia dello schermo verde
- Come funziona il green screen
- Come usare il green screen: suggerimenti e trucchi
- Schermo verde: domande ricorrenti
Cosa si intende per green screen e chroma keying.
Il green screen o schermo verde, detto anche chroma key (che si potrebbe tradurre con intarsio a chiave colore), è una tecnica che viene utilizzata per sostituire lo sfondo di un video. Si gira una scena usando come sfondo un telo di un colore compatto e uniforme, in modo che il soggetto in primo piano sia poi facilmente separabile in fase di postproduzione e lo sfondo possa essere sostituito con ciò che si preferisce.
La scelta del verde dipende dal fatto che in genere non ci sono toni di carnagione o colori naturali di capelli che siano verdi, quindi si rischia meno di cancellare parti essenziali dei soggetti in primo piano durante la fase di ritocco. Si tratta anche di un colore che contrasta con la maggior parte dei nostri oggetti quotidiani. In alternativa si può utilizzare uno schermo blu, che risulta più adatto specialmente quando lo sfondo è scuro, come ad esempio in una scena notturna.
Perché usare un green screen.
Usare uno schermo verde consente di effettuare riprese di persone e azioni e di aggiungere in una fase successiva sfondi, effetti visivi, dettagli che sono difficili da trovare o che magari neppure esistono nella realtà.
Tu giri la tua scena con lo schermo verde e poi, grazie a programmi e software, rimuovi il verde attraverso la tecnica del chroma keying, che è un sistema ormai integrato nella maggior parte dei software di video montaggio e streaming. In fase di post produzione puoi sostituire lo schermo verde con un’immagine fissa oppure con immagini in movimento, come un video, che può persino essere in presa diretta.
Per spiegare meglio di cosa si tratti, possiamo affidarci a una definizione della Infocus Film School, secondo la quale il green screen è una tecnica di effetti visivi, grazie alla quale due immagini o video vengono sovrapposti per ottenere effetti migliori.
I vantaggi di questo sistema sono numerosi:
- Girare in studio con un green screen costa decisamente meno che organizzare viaggi e trasferimenti per una intera troupe.
- Si possono “ambientare” le riprese anche in luoghi normalmente non aperti al pubblico, visto che basta aggiungere in post produzione uno sfondo che ritragga questi luoghi, che siano musei, sedi militari, palazzi privati.
- Con il green screen puoi collocare la tua storia in un mondo avveniristico e basta pensare ai film della serie Matrix per rendersene conto.
- Si riescono a creare personaggi irreali, come animali antropomorfi oppure esseri mitologici, facendo indossare agli attori alcuni abiti del colore del green screen, che poi vengono rimossi in postproduzione e sostituiti da sagome paurose e fantascientifiche elaborate al computer. Per farti un’idea, pensa solo ai draghi e alle creature mostruose del Signore degli Anelli.
Breve storia dello schermo verde.
La tecnica del green screen o chroma keying è nata molti anni fa con l’obiettivo di poter ricreare in studio una qualsiasi ambientazione, che sia reale, come una foresta tropicale, oppure visionaria come un pianeta dello spazio profondo. Il primo ad utilizzarla è stato Larry Butler nel 1940 per il film “Il ladro di Bagdad”, grazie a quale ha vinto l’Oscar per gli effetti speciali.
Anche “L’impero colpisce ancora” di George Lucas ha usato la stessa tecnica e vinto agli Oscar. Dopo i primi successi, questo sistema è stato utilizzata spessissimo nell’industria cinematografica, per simulare il volo di Superman, ad esempio, o per realizzare più velocemente e a costi ridotti alcune delle scene corali di combattimento dei film della Marvel.
Anche la televisione, poi, si è convertita al green screen, che viene sfruttato, ad esempio, per le previsioni del tempo, sostituendo allo schermo verde la mappa con le perturbazioni, oppure nei dibattiti televisivi.
Di recente, infine, molti influencer, youtuber e twitcher hanno iniziato a sfruttare questo sistema per rendere i loro video più interessanti, ponendo sullo sfondo immagini, se non addirittura video degli sponsor che rappresentano.
Come funziona il green screen.
Se la teoria è chiara, passiamo ora all’aspetto pratico. Come funziona il green screen? Quando avrai completato le riprese, devi importare i file nel computer, che dovrà avere un programma per il montaggio come ad esempio Adobe Premiere Pro, che è uno dei più usati anche in ambito green screen. Cerca di procedere secondo questi passaggi.
1. Per prima cosa controlla il colore del tuo video e se necessario procedi a lavorare sulla nitidezza, il contrasto e la saturazione.
2. Il secondo momento prevede di cancellare il verde, usando appunto la funziona del Chroma Keying. Attraverso questo comando, qualsiasi cosa con la specifica tonalità di colore verde viene separata da tutto il resto della cornice e diventa trasparente.
3. L’ultima fase è quella della scelta del nuovo sfondo, che può essere un’immagine fissa oppure un video e che va posizionata sotto la clip video che hai “ripulito” dal verde. In questo modo il nuovo sfondo apparirà dietro il soggetto, che si trova in primo piano.
Come usare il green screen: suggerimenti e trucchi.
Per usare al meglio il green screen devi tenere conto anche di una serie di accorgimenti, che potrebbero contribuire a rendere migliore il risultato dei tuoi video. I “trucchi” che seguono sono stati definiti dai nostri esperti Martin Vavra, Mitch Aplin e Gerry Holtz
Crea un perfetto green screen.
Se vuoi creare uno schermo verde perfetto, hai diverse possibilità. Puoi usare una parete, un pannello mobile, un telo a tinta unica che vengono collocati dietro ad uno o più dei soggetti che hai intenzione di filmare.
Alcuni creativi hanno anche pensato di riprendere i loro protagonisti davanti a un green screen prodotto con liquido verde: una scelta originale! Va detto che in commercio esistono una serie di kit per il green screen cui ci si può affidare, ma non sempre si tratta di strumenti di qualità elevata.
Per tale ragione, se decidi di percorrere questa strada, il consiglio è quello di puntare su strumentazioni di buon livello. Qualunque sfondo tu scelga, ricorda che il colore verde che lo caratterizza deve nascondere tutto il resto e diventare uniforme, quasi piatto, senza nessuna ruga o increspatura, ma anche senza riflessi o luci che possano modificare il suo effetto.
Illumina la scena.
Secondo Martin Vavra conviene affittare due luci da 1000 watt per illuminare un qualunque schermo verde. Ti conviene anche procurarti un sistema di diffusione, come ad esempio Softbox, perché la luce prodotta sia omogenea. Se vuoi potenziare l’effetto nel tuo set, devi utilizzare anche una lampada da 650 watt e una da 500 watt, sempre abbinate a un sistema di diffusione.
Chi ha intenzione di spendere meno, potrebbe provare ad usare delle lenzuola bianche per cancellare le ombre e mantenere la luce uniforme. Con questi strumenti, il soggetto del video sarà illuminato meglio, in modo da distaccarsi a pieno dallo sfondo e rendere più semplice la sua sostituzione.
“Come principiante, vale la pena prendere in affitto luci per un centinaio di dollari. Il solo fatto di prendere questa decisione salverà il tuo progetto”. Martin Vavra
Prepara e metti in luce il tuo soggetto.
Il più grande errore che si può fare quando si lavora con un green screen è illuminare lo schermo e il soggetto come una cosa sola. L’attenzione deve invece essere posta soprattutto sullo schermo, che va illuminato in modo uniforme. Per riuscirci, puoi usare luci diffuse e non direzionali, che vadano a colpire lo schermo dall’alto.
L’importante, come già accennato, è che queste lampade siano davvewro di alta qualità e professionali. Un sistema utile per misurare l’illuminazione sullo schermo è quello di utilizzare monitor specifici che percepiscano il livello nei diversi punti del set e consentano di renderlo omogeneo.
Controlla la prospettiva.
Quando organizzi la scena da riprendere, tieni conto del fatto che il soggetto in primo piano dovrà essere in prospettiva anche nel momento in cui lo schermo verde viene sostituito da un’immagine o da un video diverso.
Per evitare che sia sfasato rispetto ad esso, prova a disporre il soggetto il più lontano possibile dallo schermo verde in modo da non avere sovrapposizioni ridicole, ma anche da differenziare l’impatto della luce e da prevenire che i toni verdi si riversino fuori dallo schermo e sui bordi delle persone in primo piano .
Attento a vestiti e accessori.
Fai attenzione agli abiti e agli accessori. Ricordati che se sono verdi devono essere allontanati dall’immagine, altrimenti ci saranno ripercussioni sul risultato finale, nel momento in cui con il chroma key verrà eliminati il green screen ma anche tutto ciò che è verde e lo circonda.
Se qualcuno si presenta sul set con una cravatta verde, per esempio, l’utilizzo dell’Ultra Key nel software di editing finirà per creargli un buco al centro del petto. Anche colori che assomigliano un po’ al verde possono rivelarsi rischiosi. Infine, devi tenere a mente che gli oggetti riflettenti o gli specchi possono diventare un problema, visto che riverberano il verde e creano nell’immagine aloni di un colore destinato a scomparire.
“Ho visto persone presentarsi con dei pantaloni cachi leggermente verdognoli. Quello che succede è che sembrano semi-trasparenti”. Mitch Apley
Aggiungi uno sfondo.
Una volta che il tuo videoclip su schermo verde o blu è stato filmato, sei pronto a usare un programma di editing video o un software per lo schermo verde per rimuovere lo sfondo colorato e aggiungere la tua nuova scena. Segui questi consigli per garantire un montaggio senza problemi in Adobe Premiere Pro.
- Blocca il tuo contenuto prima di inserire il filmato. Prima di dedicare del tempo a modificare lo sfondo dello schermo verde o anche a fare la correzione del colore sul tuo filmato, completa un montaggio di massima. Non avrebbe davvero nessun senso procedere a queste operazioni complesse su fotogrammi che poi verranno tagliati.
- Usa lo strumento Ultra Key. Una volta che le tue riprese sono state scelte e i fotogrammi inutili eliminati, usa lo strumento Ultra Key di Adobe Premiere Pro per far scomparire lo sfondo verde. Apri il pannello Effetti e poi la scheda Chiave ultra. Usa lo strumento contagocce per scegliere il tuo colore chiave, selezionando un’area sullo schermo verde o blu.
Di regola, il programma dovrebbe cancellare automaticamente tutto il verde, ma nel caso questo non accadesse o rimanessero delle sbavature ricordati che ci sono i cursori Matte Generation, Matte Cleanup, Spill Suppression e Color Correction, che possono essere utilizzati per regolare eventuali macchie e problemi.
Come ritoccare sfondo e il video.
Quando il nuovo sfondo è stato posizionato, esistono ancora spazi di movimento per adattarlo meglio alle tue esigenze. Come? Ad esempio, si può aggiungere maggiore profondità al campo, rendendo lo sfondo un po’ meno nitido e più “morbido”.
Oltre che sulla messa a fuoco, poi, si può lavorare sul colore. Gli strumenti a disposizione sono davvero tanti e occorre solo riflettere su come ottenere l’effetto che sognavi e poi “giocare” un po’ con il programma per ottenerlo.
“C’è solo una cosa a cui pensare: come sarebbe quello sfondo se fosse davvero lì quando l’ho girato? Come faccio a regolarlo?” Gerry Holtz
Green screen: domande ricorrenti.
Le informazioni fornite sino ad ora sono numerose, ma di certo ci sono altri dubbi che stanno sorgendo nella tua mente, che ormai ha voglia di mettersi alla prova con questa tecnica. Ecco alcune dei dubbi più comuni.
Come si elimina uno sfondo usando il green screen?
Per riuscire ad eliminare uno sfondo usando il green screen devi affidarti alla funzione Chiave cromatica, che si trova nel pannello di comando del tuo programma e seguire pochi passaggi.
Seleziona un video di sovrapposizione, usa la chiave cromatica, scegli il colore da eliminare e poi giustapponi il nuovo sfondo che avrai prescelto. La qualità del software cui ti affidi renderà più semplice tutta l’operazione, dunque meglio affidarsi a chi ha maggiore esperienza in questo settore, come Adobe Premiere Pro.
Cosa posso usare in alternativa a un green screen?
Nel caso in cui tu abbia un oggetto di scena o una persona verde in primo piano, l’uso del green screen diventa difficile. L’alternativa è uno schermo blu. Quest’ultima opzione, tra l’altro, funziona meglio anche nel caso in cui si abbia uno sfondo a bassa luminosità.
Lo schermo blu viene utilizzato nello stesso identico modo di quello verde. Non c’è da stupirsi: in fondo l’importante è che si tratta di uno sfondo che utilizza un colore compatto, che non vada in conflitto con le tonalità prevalenti del primo piano.
I collaboratori di Adobe per il green screen.
Martin Vavra è un regista, produttore e sceneggiatore. Ha conseguito premi in diversi festival internazionali
Mitch Apley è un filmalker e regista di lunga esperienza. Cresciuto in Nebraska, adora viaggiare
Gerry Holtz è un produttore e regista di video, esperto nella cura del colore e nel montaggio. Famosi i suoi video musicali
Articolo dal sito adobe.com