In questa piccola guida vi voglio parlare della profondità di campo in ambito fotografico, cercando di spiegare in maniera semplice che cosa significa, da cosa è influenzata, come controllarla e come fare a calcolarla. La profondità di campo è infatti molto importante in fotografia in quanto consente di realizzare il tipo di foto che si ha in mente, e si presta anche a vari utilizzi creativi.
Che cos’è Definizione: in fotografia la profondità di campo indica lo spazio davanti e dietro al piano focale che viene percepito come nitido, cioè in cui la sfocatura è impercettibile. Quando un soggetto o un oggetto si trova all’interno della profondità di campo, appare a fuoco e nitido. L’area più nitida della fotografia coincide con il piano focale (che è parallelo alla macchina fotografica) e la PdC si allunga dal piano focale sia verso la fotocamera che verso la direzione opposta. Solitamente la profondità di campo si estende per un 1/3 davanti al punto di messa a fuoco e per 2/3 dietro al punto di messa a fuoco.
Spesso viene abbreviata con l’acronimo PdC. Il termine inglese è Depth of Field, abbreviato DoF. Da cosa dipende Come abbiamo detto, quando mettiamo a fuoco con la fotocamera, tutto ciò che rientra nella profondità di campo appare nitido, mentre tutto il resto appare relativamente sfocato.
Quindi conoscere la profondità di campo quando si sta scattando una foto è molto importante perché permette di determinare cosa sarà nitido e a fuoco e cosa no.
La PdC dipende da vari fattori: Apertura del diaframma dell’obiettivo: più ampia è l’apertura (cioè più il numero f/stop è basso, esempio f/2.8), e minore è la profondità di campo; più chiusa è l’apertura (esempio f/11), maggiore è la profondità di campo. Lunghezza focale: maggiore è la lunghezza focale della lente e minore sarà la profondità di campo. Quindi ad esempio la profondità di campo sarà maggiore se utilizzo un obiettivo grandangolare (es. 16 mm) rispetto a un teleobiettivo (es. 200 mm).
Distanza tra la macchina fotografica e il punto di messa a fuoco: minore è la distanza tra fotocamera e piano focale (cioè il punto in cui si imposta il fuoco) e minore è la profondità di campo. Per controllare la profondità di campo è quindi possibile agire in tre modi: cambiando il diaframma cambiando la lunghezza focale delle lenti cambiando la distanza focale tra la fotocamera e il soggetto Quindi ad esempio se si fotografa un soggetto ravvicinato con un teleobiettivo alla massima apertura di diaframma, si avrà la più bassa profondità di campo possibile.
E al contrario se si fotografa un soggetto molto lontano con un grandangolo e usando un’apertura molto piccola del diaframma, si avrà una profondità di campo molto ampia. Una volta definita la distanza dal soggetto e il tipo di lunghezza focale da usare, la variabile principale da utilizzare per variare la PdC è l’apertura del diaframma.
Vi riporto questa immagine tratta dal libro di Chris Gatcum che chiarisce meglio questo concetto:
( fonte Riccardo Perini https://www.riccardoperini.it/profondita-di-campo-fotografia/ )