Abbiamo visto nella precedente lezione quanto sia importante, in un film storico, chiarire il punto di vista da cui si guarda agli eventi del passato. Qui metteremo a confronto due diversi punti di vista da cui si può considerare il passato recente: la memoria e la nostalgia. Ci sono due film che possono chiarire perfettamente, nel confronto, la differenza. Il primo è The Last Picture Show (L’Ultimo Spettacolo) di Peter Bogdanovich (1971) tratto dall’omonimo romanzo di Larry McMurtry , sceneggiatura dello stesso McMurtry. Il secondo è American Graffiti (1973) di George Lucas, sceneggiatura di Lucas e di Gloria Katz. Mettetevi però da parte anche I Vitelloni (1953) di Federico Fellini per un confronto successivo.
Il film di Bodganovich è ambientato nel 1951 in un paesino del Texas. Due amici, Sonny e Duane, usciti dall’adolescenza e in pieno passaggio all’età adulta, trascorrono le loro giornate tra cinema, pallacanestro e ragazze. Il problema che li angustia è: andarsene o no dalla grigia vita della provincia?
Il film di Lucas racconta i primissimi anni 60. Ci troviamo anche qui in provincia, e i due protagonisti stanno per lasciare la città per il college. Il loro problema è lo stesso: andarsene o restare?
Come si vede, il soggetto di per sé è identico,anche i personaggi dei due film si somigliano. Lo sviluppo non potrebbe essere più diverso. Il primo è un film di memoria, il secondo un film di nostalgia.
a) Memoria
Il film di Bodganovich è una ricostruzione d’ambiente estremamente realistica, tutto pare così vero (anche grazie alla rigorosa scelta del bianco e nero) da sembrare anche lontano e distante. Non è lontana da noi la problematica dei due amici, e neppure lo sono i loro contraddittori e contrastati sentimenti, ma è lontano e perduto il contesto e l’ambiente che li circonda: un mondo di provincia che sta finendo e questa fine è simboleggiata dalla chiusura del cinema locale , vissuta come la fine dei sogni a contatto con la cruda e melanconica realtà. C’è ben poco da rimpiangere, se non la giovinezza perduta. C’è invece molto da ricordare come sono da ricordare tutte le cose che tramontano e muoiono.
b) Nostalgia
Il film di Lucas non ricostruisce affatto il clima d’epoca, ma lo trasfigura. Il passato non viene visto come qualcosa che ci siamo lasciati alle spalle senza troppi rimpianti, ma al contrario come una sorta di età dell’oro o di stagione felice in cui tutto ci sembrava a portata di mano e che purtroppo non c’è più perché non siamo più giovani, ma che può farci sentire, attraverso la nostalgia, ancora giovani. Guardatevi bene la splendida sequenza della coda di auto scoperte che percorrono avanti e indietro la Main Street. Il rito è lo stesso dello struscio sulla strada principale, solo che i ragazzi non sono più a piedi, ma in auto. Non si rompono a stare in coda, anzi si esaltano perché il possesso di un’automobile è per loro una nuova opportunità di libertà. Lucas coglie perfettamente il sentimento e il sogno (anche illusorio) dell’epoca, ma nulla è più irrealistico di quella scena. Se guardate qualche documentario o qualche film povero girato negli stessi anni in cui Lucas ambienta il suo film, potrete facilmente notare che persino in una grande città come Los Angeles tra il transito di un’automobile e di un'altra passano diversi minuti. Non è vero che tutti, tanto meno i ragazzi, tanto meno in provincia, possedessero un’automobile, sognavano solo di possederla e Lucas questo mette in scena: il loro sogno, non la loro realtà. La nostalgia abbellisce il passato e così facendo celebra i sogni e le illusioni giovanili, a conforto e consolazione di chi giovane non è più e stimolando in chi è  giovane il Revival che è una sorta di messa in scena festosa del passato, come in un carnevale, dove il travestimento (i costumi, le pettinature, gli oggetti) diventa il vero protagonista.
Si possono incrociare i due punti di vista? I Vitelloni di Fellini, capolavoro sicuramente visto sia da Bogdanovich che da Lucas, in qualche modo lo fa. E’ da un lato molto più vicino al film di Bodganovich per realismo e perché non risparmia amarezze. Tuttavia il film è già percorso da quella vena onirica che poi Fellini sprigionerà in Amarcord (1973). Guardate l’ambiente della bottega dell’antiquario, guardate soprattutto la scena della festa in maschera. Qui si può dire che il cinema spettacolare faccia il suo ingresso, indulgendo a un gusto del grandioso, del totalmente ricostruito, dell’abbellito. Fellini come tutti i Maestri, mescola generi e stili, unifica con sorprendente coerenza punti di vista opposti e con un solo film semina indicazioni per altri possibili e ben distinti film. Tuttavia agli sceneggiatori normalmente non capita di trovarsi di fronte a un regista come Fellini. Lo sceneggiatore è chiamato a un’indispensabile coerenza di racconto. Ci deve essere alla base un accordo molto chiaro sul punto di vista, altrimenti si scrive un film che non sta in piedi. Dunque preoccupatevi di capire molto bene quale sia il punto di vista del regista: se lui intenda fare un film di memoria o un film nostalgico e chiarite anche il vostro modo di vedere il passato. Come ricordate ciò che ricordate? Con il distacco, magari anche malinconico, di chi racconta un mondo perduto per sempre, oppure con il rimpianto per un’epoca che vi ha fatto sentire felici e che ancora vi rende felici per averla vissuta? Nel primo caso dovrete scrivere una sceneggiatura estremamente precisa ed accurata nel descrivere situazioni, ambienti, oggetti, sforzandovi il più possibile di non selezionare solo quello che vi piaceva, ma anzi sottolineando anche quello che vi disturbava. Nel secondo caso dovrete celebrare lo spirito dell’epoca, farne occasione di sfarzo rappresentativo e spunto per un racconto iperbolico, in altre parole raccontare non la vita reale, ma l’utopia (il non-luogo) dell’epoca in modo da renderla attraente anche per chi non l’ha vissuta. Negli ultimi anni in Italia si sono prodotti parecchi film sugli anni 70. Non avrete difficoltà a procurarvene qualcuno. Chiedetevi vedendoli, se e quanto è chiara in questi film la scelta iniziale del punto di vista e se questa scelta è stata poi perseguita e realizzata con coerenza. Quasi sempre i difetti di un film nascono da un’incertezza di punto di vista, da un mescolamento che non è frutto di una scelta consapevole come nei Vitelloni, ma del semplice fatto che non si è deciso bene cosa e soprattutto come raccontare quel passato recente, cioè da una mancanza di consapevolezza narrativa.
Se avete vissuto quegli anni e non riuscite a ritrovarli nel film che vedete, vuol dire che quel film è sbagliato, punto e basta. Se non avete vissuto quegli anni , non è consigliabile da sceneggiatore prestarvi a ricostruirli. E’ ovvio che se si racconta il 700 è impossibile fare ricorso all’esperienza vissuta , ma se si racconta una storia di venti o trent’anni fa bisogna tenere in conto che una larga parte del pubblico sa bene di cosa state parlando. In linea di massima, qualunque sia l’argomento che uno sceneggiatore sta trattando dovrebbe in teoria conoscerlo meglio e più approfonditamente del pubblico (di questo parlerò meglio nella prossima lezione che verterà sul Film Attuale, cioè quello che racconta la realtà contemporanea). Nel caso della storia recente, che ha a che fare con il vissuto di persone ancora in vita, non basta ricorrere alla documentazione d’epoca: la memoria personale è indispensabile.
Si tratta di decidere se narrare dei ricordi o delle nostalgie. In entrambi i casi non si tratta di scegliere tra ragione e sentimento, tra freddezza e calore, e neppure tra distacco e coinvolgimento, ma tra storia e mito, tra cronaca e leggenda. E’ evidente che mescolare le due cose è un’impresa affascinante, che può davvero dar luogo a una narrazione a tutto tondo, ma questo può essere fatto solo se sappiamo molto bene quali diversi punti di vista stiamo incrociando, e come amalgamarli, altrimenti il rischio del pasticcio è dietro l’angolo. E nel caso di film che parlino di pagine di storia recente, ciò che al pubblico pare irriconoscibile non può neppure risultare espressivo.

LEZIONE XXVI di Gianfranco Manfredi