Lo ha deciso la Bbfc (British Board of Film Classification) e così la pellicola del 1964 è stata riclassificata da "U", ovvero "universal", quindi per tutti, a "PG", cioè "parental guidance", con la presenza di un adulto.Mary Poppins ha un linguaggio discriminatorio e la censura britannica lo declassa. Sta facendo parecchio discutere ciò che sta accadendo al celebre film con Julie Andrews diventato un classico per intere generazioni di bambini. L’opera prodotta dalla Disney e diretta da Robert Stevenson nel 1964 ha subito un declassamento nella tabella della British Board of Film Classification. In pratica Mary Poppins è sempre rimasto per 50 anni un film per tutti, quindi con il bollino verde U.
Da pochi giorni, invece, la commissione BBFC ha abbassato il film con protagonista una magica tata fuori dall’ordinario alla categoria con bollino arancione PG (parental guidance) ovvero i bambini al di sotto di otto anni hanno bisogno di essere accompagnati alla visione dai genitori. Anche se chiaramente qualunque bambino con meno di otto anni guarda qualsiasi cosa in compagnia dei genitori, in quanto impossibilitato ad avere un’autonomia quanto meno economica e pratica per farlo, il BBFC ha avuto l’urgenza di sottolineare con la penna rossa che un altro classico del cinema ha qualcosa di stigmatizzabile.
Qui si tratta dell’epiteto di “ottentotti”, termine dispregiativo storicamente usata dagli europei bianchi colonialisti per riferirsi al popolo Khoikhoi in Sud Africa. Il personaggio dell’attore Reginald Owen, l’ammiraglio Boom, usa il termine due volte nel film. Una volta chiede a Michael, uno dei bambini protagonisti, se sta partendo per un’avventura per “sconfiggere gli Ottentotti”; successivamente l’ammiraglio vede degli spazzacamini con la faccia coperta di fuliggine e grida “siamo attaccati dagli Ottentotti” lanciandogli contro fuochi d’artificio. Sembra incredibile, ma spiegare a persone che non vogliono capire è complicato, se non impossibile.
È chiaro che Boom è un anziano ammiraglio della Marina nei primi anni del Novecento – epoca in cui è ambientata la storia – e quindi la sua figura fa riferimento ad una tipologia di anglosassone conservatore e colonialista. A ciò va aggiunto il tono fintamente autoritario con cui pronuncia le battute e alla caratterizzazione non proprio realistica, anzi, del personaggio. Insomma, cosa dovrebbe preoccupare in battute del genere? I bambini cresceranno come naziskin e andranno in Sudafrica a imbastire stermini?
La BBFC ha comunque rilasciato un commento ufficiale al declassamento da U a PG di Mary Poppins: “Dalle nostre ricerche sul razzismo e sulla discriminazione comprendiamo che una preoccupazione fondamentale per i genitori è la possibilità di esporre i bambini a un linguaggio o a un comportamento discriminatorio che potrebbero trovare angosciante o ripetere senza rendersi conto del potenziale reato”. Di Mary Poppins è stato girato un remake nel 2018 interpretato da Emily Blunt, nonché il testo è stato messo in scena in centinaia di contesti teatrali dagli anni settanta ai giorni nostri. Difficile in poche ore riuscire a rilevare se nelle variazioni possibili dell’opera le battute di Boom siano state ripetute. Nel frattempo, visto che la BBFC, ogni quattro o cinque anni si coordina e ritocca la classificazione dei film del passato, va segnalato che mentre Mary Poppins scendeva da U a PG, Rocky di John Avildsen e Flash Gordon di Mike Hodges scendevano da PG a 12 A (film non adatti a chi ha meno di 12 anni e nel caso accompagnati alla visione da un genitore).
“È Il risultato dei cambiamenti della società”, hanno spiegato dalla commissione. Sono stati citati, per il declassamento, la “violenza moderata, il linguaggio, i riferimenti sessuali e gli stereotipi discriminatori” di Flash Gordon – un film di fantascienza dal tono leggero e scanzonato – e agli abusi domestici in Rocky. Sui milioni di bambini tra gli 8 e i 12 anni che negli ultimi quarant’anni hanno potuto vedere Rocky e Flash Gordon ancora in fascia PG senza un genitore accanto, i danni saranno stati irreparabili. O no?
Articolo di Davide Turrini per ilfattoquotidiano.it