Lo scorso 13 settembre si sono chiuse le candidature per i film italiani che puntano a concorrere per l’Oscar 2025. […] Scorrendo l’elenco, ci sono 15 lavori già distribuiti nelle sale, e quattro appena usciti o al debutto prossimamente (tra cui i grandi favoriti Parthenope, di Paolo Sorrentino, con alti budget e un importante distributore americano, e Vermiglio, di Maura Delpero, fresco vincitore di un Leone d’argento-Gran premio della giuria alla Mostra del cinema di Venezia).
Per i 15 film già visti in sala il box office complessivo è di 8,2 milioni di euro, con una media di incassi a pellicola di circa 550 mila euro. Ci sono, ad esempio, Accattaroma del regista Daniele Costantini, che si è fermato a 3 mila euro; Taxi monamour di Ciro De Caro a 8 mila; L’altra via (di Saverio Cappiello) a 7 mila euro; La casa di Ninetta (di Lina Sastri) a 30 mila; Il mio posto è qui (di Daniela Porto e Cristiano Bortone) a 60 mila; I bambini di Gaza (di Loris Lai) a 126 mila; lo strombazzatissimo (e costosissimo) Lubo (di Giorgio Diritti) a 145 mila euro. Certo, la qualità di un’opera d’arte non si può valutare solo dagli incassi. Ma nella lista dei top 19, ad esempio, c’è pure Volare (di Margherita Buy), un filmetto davvero inconsistente. Viene quindi da chiedersi: se questa è la top 19 dei film italiani, figuriamoci il resto.
Nel 2023 sono stati sfornati 348 film nazionali. Diciamo che 34 sarebbero stati più che sufficienti. E che è assolutamente corretto rivedere le politiche del tax credit che, con soldi pubblici, hanno alimentato questa inflazione di prodotti scadenti.
Estratto dell’articolo di Claudio Plazzotta per "Italia Oggi" tratto da DAGOSPIA.com