Surrealismo
“Psicanalisi: Sogno vs Realtà”
Il tema del sogno e dell’inconscio
La nascita della psicologia moderna, grazie a Freud, ha fornito molte suggestioni alla produzione artistica della prima metà del Novecento. Soprattutto nei paesi dell’Europa centro settentrionale, le correnti pre-espressionistiche e espressionistiche hanno ampiamente utilizzato il concetto di inconscio per far emergere alcune delle caratteristiche più profonde dell’animo umano, di solito mascherate dall’ipocrisia della società borghese del tempo.
Sempre da Freud, i pittori, che dettero vita al Surrealismo, presero un altro elemento che diede loro la possibilità di scandagliare e far emergere l’inconscio: il sogno.
Il sogno è quella produzione psichica che ha luogo durante il sonno ed è caratterizzata da immagini, percezioni, emozioni che si svolgono in maniera irreale o illogica. O, per meglio dire, possono essere svincolate dalla normale catena logica degli eventi reali, mostrando situazioni che, in genere, nella realtà sono impossibili a verificarsi. Il primo studio sistematico sull’argomento risale al 1900, quando Freud pubblicò : «L’interpretazione dei sogni».
Secondo lo studioso il sogno è la «via regia verso la scoperta dell’inconscio». Nel sonno, infatti, viene meno il controllo della coscienza sui pensieri dell’uomo e può quindi liberamente emergere il suo inconscio, travestendosi in immagini di tipo simbolico. La funzione interpretativa è necessaria per capire il messaggio che proviene dall’inconscio, in termini di desideri, pulsioni o malesseri e disagi.
Il sogno propone soprattutto immagini: si svolge, quindi, secondo un linguaggio analogico. Di qui, spesso, la sua difficoltà ad essere tradotto in parole, ossia in un linguaggio logico. La produzione figurativa può, dunque, risultare più immediata per la rappresentazione diretta ed immediata del sogno. E da qui, nacque la teoria del Surrealismo.
Il surrealismo diventa una vera è propria corrente del pensiero, arte come mobilitazione concettuale,non solo visione del reale o del rappresentativo, ma visione dell'irreale. Vi scaturiscono grandi geni nel campo artistico dalla pittura, citandone qualcuno: Dalì, Magritte, Mirò..., nella scultura, nel cinema.
Quest'ultimo rappresenta, e poi sarà motivo di critica, lo svolgersi di un vero è proprio movimento che spezzerà la linearità rappresentativa del cinema classico.
Il più importante esponente del cinema surrealista è Luis Bunuel, un regista che pone allo spettatore un quesito: “L'enigma del desiderio”
Luis Buñuel
Luis Buñuel nasce nella provincia aragonese di Teruel ricca di insetti, a Calanda, nel 1900, da Leonardo (arricchitosi in America, proprietario terriero, vicino ai temi degli intellettuali riformatori) e da Maria Portes (diciottenne di straordinaria bellezza). La sua infanzia -è il primo di sette fratelli- e parte dell'adolescenza sono turbati dall'educazione religiosa ricevuta in un collegio di gesuiti. Completa gli studi a Saragozza, nel 1917 si reca a Madrid per iscriversi alla facoltà di agraria, quando avrebbe voluto applicarsi in composizione alla Schola Cantorum. Per niente attratto dalla "soluzione di equazioni", frequenta le lezioni di entomologia e nuovamente resta deluso perché si rende conto di essere più interessato alla letteratura sugli insetti che alla loro anatomia, fisiologia classificazione. Nel1924 si laurea in lettere.
Il soggiorno madrileno si svolge in un'esaltazione frenetica di giovinezza. Quale che sia la stagione e il tempo, egli esce di buon mattino con la pertica, si esercita con il punching-ball, diventa un fighter di grandi risorse. Circondato da fraterni amici conosciuti alla Residencia de Estudiantes, Federico García Lorca, Moreno Villa, Salvador Dalí, Pepín Bello, Rafael Alberti e Ramòn Gòmez de la Serna, trascorre giorni interi nella parte vecchia della città, in conversazione nei caffè, in riunioni notturne quasi sempre destinate a letture di poesia. Anch'egli scrive e prende parte al diletto degli anaglifi, quattro versetti composti di tre sostantivi, il terzo dei quali deve essere la gallina. Allestisce rappresentazioni teatrali con Federico, fonda il primo cineclub di Spagna, non di rado terrorizza il personale del pensionato con sedute spiritiche. Con l'aiuto di Lorca e degli altri amici, un mondo fantastico e poetico si dischiude agli occhi del giovane Luis. Egli matura intellettualmente, gli occhi cominciano a vedere. Per i contorni precisi del materialismo, ateismo, anti-istituzionalismo di Buñuel sono decisive le letture di Freud, Feuerbach e Marx -senza dimenticare, per l'orientamento generale la forte impressione provocata dall'ipotesi della relatività di Einstein.
Nel 1925, il Manifesto di Breton e' pubblicato dalla "Rivista de Occidente". Lo stesso anno, il 18 aprile, per iniziativa del gruppo, Aragon parla a Madrid contro il lavoro, la civiltà e la scienza positiva. Buñuel e Dalí partono per Parigi portandovi "l'idea maturata alla Residencia, degli oggetti surrealisti" (Bodini).
Trascorsa poi l'esperienza di Amsterdam (dove Buñuel e' il regista di El retablo de Maese Pedro di Manuel de Falla) e l'apprendistato Parigino alla scuola di Jean Epstein,Buñuel continua a seguire a distanza le vicende dei surrealisti e, fallito un progetto di collaborazione con Ramon, ottiene dalla madre il denaro sufficiente per dirigere i diciassette minuti di Un chien andalou con il "divo" Pierre Batcheff.
Un Chain Andalou
Pochi sono i film genuinamente surrealisti e Un chien andalou e' sicuramente uno di questi (insieme a L'âge d'or e a Las Hurdes) anzi e' il primo, vero film surrealista.
La sceneggiatura del film si deve oltre che a Buñuel, al suo amico pittore Salvador Dalí, destinato a diventare altrettanto famoso. Racconta lo stesso Buñuel: "Questo film nacque dall'incontro fra due sogni. Appena giunto a Figueras, da Dalí, invitato a passarci qualche giorno, gli raccontai che avevo sognato da poco un nuvola lunga e sottile che tagliava la luna e una lama di rasoio che spaccava un occhio. Lui mi raccontò che la notte prima aveva visto in sogno una mano piena di formiche. Aggiunse:-E se dai due sogni ricavassimo un film? ...La sceneggiatura fu scritta in meno di una settimana secondo una semplicissima regola adottata di comune accordo: non accettare alcuna idea alcuna immagine, alcuna immagine in grado di condurre a una spiegazione razionale, psicologica o culturale. Aprire le porte dell'irrazionale. Accogliere soltanto le immagini che ci colpivano, senza cercare di capire perché. "
La logica delle immagini del film, dunque (se di logica si può parlare) non e' narrativa, ma obbedisce semmai alla tecnica surrealista del "cadavere squisito", un tipo di racconto discontinuo, portato avanti secondo la tecnica delle libere associazioni mentali: un'idea ne genera un'altra, a seconda di come ti salta in testa, secondo la suggestione offerta da un'immagine o da una parola.
Il risultato, secondo i criteri del surrealismo, poteva essere bello "come l'incontro di un ombrello e di una macchina da cucire su un tavolo operatorio".
Sarebbe dunque vano cercare una storia coerente nel film o un significato nel suo titolo (non ci sono cani, tanto meno andalusi ). Ciò non significa che esso non contenga immagini fortissime e d' intensa suggestioni, prima tra tutte l'inquadratura famosa dell'occhio di donna (in realtà l'occhio di un vitello) tagliato da un rasoio, accostata all'immagine di una nuvola lunga e sottile che passa davanti al globo della luna (pensino al sogno di Buñuel). Oppure:la mano d'un uomo piena di formiche, presa nello stipite d'una porta (vedi il sogno di Dalí).
Se si può tentare un'interpretazione (comunque arbitraria) del film, si puo' forse dire che esso rispecchia gli ostacoli, esterni ed interni, che si frappongono alla piena realizzazione delle pulsioni erotiche, specialmente nell'ambito di una societa' ancora repressiva come quella spagnola degli anni venti; ma questi ostacoli sono soprattutto quelli frapposti dal Super-io, l'istanza censoria, che per Freud si affianca all'Inconscio e allenta i suoi freni, appunto, solo durante l'attività onirica (nei sogni).
I protagonisti si cercano, si respingono, si desiderano, si odiano. L'uomo cerca di raggiungere la donna , ma ne e' impedito da una serie di pesi (morali, ideologici?) che e' costretto a trascinarsi dietro (un pianoferte a coda, un asino putrefatto, due preti... strano assemblaggio di oggetti surrealisti).
Salti temporali improvvisi: otto anni dopo ... sedici anni prima ... A un certo punto l'uomo si trova davanti al suo doppio, un altro se stesso, figura che ha sempre affascinato gli scrittori del fantastico come gli studiosi della psiche: doppio che l'uomo uccide puntandogli contro due libri che si trasformano in pistole.
Neppure la conclusione può dirsi rassicurante. I due amanti si allontanano lungo la riva del mare, ma l'ultima inquadratura li mostra sepolti fino al petto nella sabbia, immobili e sofferenti, come personaggi del teatro dell'assurdo.
L'occhio di Buñuel e' impetuoso fino alla fine - rifiuta come rifiuterà sempre, il cinema dei buoni sentimenti.