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Aria. Elaborazione di una violenza Cortometraggio ViolenzaL’anteprima è avvenuta presso lo Spazio Roma Lazio Film Commission, moderatore il giornalista Marco Bonardelli, che, salutando il pubblico e presentando i relatori, ha mandato in visione un contributo di Luca Ward, assente giustificato: “Era una mattina di qualche mese fa, squilla il telefono, un numero che non conosco, la voce di una donna, che subito mi dice: sono Barbara, ho bisogno di te. Mi racconta la sua storia, agghiacciante, confesso che mi sono spaventato, ma un uomo degno di questo nome non può tirarsi indietro, ecco perché ho aderito subito al progetto di Barbara… grazie Barbara per avermi coinvolto”.

“Aria – commenta Marco Bonardelli – è un racconto di una violenza inaudita, che ha segnato il corpo e l’anima di Barbara, ma che per fortuna non si è concluso tragicamente come tante altre volte… io non le ho mai chiesto di raccontarmi la sua storia, per sentirla per la prima volta assieme a voi, ma una frase mi è rimasta impressa, quando mi ha detto di “poter affrontare tutto, niente è troppo, niente mi fa paura”, ci ho visto quella rabbia positiva per una rinascita per ritrovare se stessi; la ringrazio di farsi testimone di un problema così terribile”.

Il viso di Barbara è dolcissimo e la voce, pacata e affascinante, viene accolta dalla sala gremita, con grande attenzione, quasi in apnea: “…quella della violenza è una piaga sociale e dobbiamo combatterla tutti, io mi sono ritrovata con una storia da raccontare; avrei preferito come attrice raccontare un film, una commedia, invece sono qui con la mia storia vera, traumatica, che ho ancora sulla mia pelle, ma che mi ha dato una forza incredibile; se sono qui è perché devo raccontarla, io voglio raccontarla; sono una sopravvissuta di un atto indicibile, inaspettato da parte di una persona di cui mi fidavo, il mio ex compagno ed ho rischiato di morire, per questo ho intitolato ‘Aria’, perché mi mancava l’aria davvero. Ringrazio la Fidapa di Sabaudia, perché ha creduto subito nel mio progetto, che ha avuto più di 60 premi, addirittura un premio anche in Iran. Durante la pandemia le chiamate di soccorso delle donne alle forze dell’ordine sono aumentate del 79%, quindi mi sono detta, la violenza non riguarda solo me, devo fare qualcosa che duri più del solo 25 novembre, allorquando c’è un improvviso risveglio delle testate giornalistiche”.

Marco Bonardelli, nel precisare che il manipolatore affettivo è colui che dalla gentilezza passa all’aggressione sia verbale che fisica, introduce l’aspetto psicologico tramite la dottoressa Sabrina Melpignano: “…sono una psicoterapeuta e mi occupo di persone affette da stress postraumatico; sono socia della Fidapa di Sabaudia, che si occupa anche della violenza sulle donne; lo scopo che ci proponiamo come associazione è quello di sensibilizzare i giovani; abbiamo coinvolto i rappresentanti delle forze dell’ordine perché siamo convinte dell’importanza della prevenzione; la donna che viene dalla psicoterapeuta lo fa inconsciamente o perché viene accompagnata da qualche familiare, questi disturbi della psiche li definiamo amnesie dissociative, che servono per salvaguardare la donna, permettendole la sopravvivenza, ma che è anche un meccanismo inadeguato perché la distacca dalla realtà e non le fa più sentire le emozioni, non la fa sentire più viva; la vita di chi subisce una violenza è completamente dissociata; ci vuole tanta pazienza e tanto amore da parte della psicoterapeuta per rimarginare quella ferita profondissima”.

L’avvocato penalista, Monica Nassisi, ha tenuto a sottolineare: “…l’arte, il cinema, la musica sono straordinari strumenti di comunicazione, catturando l’attenzione di chi può essere distratto; mi occupo di donne e bambini vittime di violenze di ogni genere; il 25 novembre è una grande occasione per occuparci di violenza sulle donne, ma gli altri 364 giorni cosa succede? Normalmente quando una donna va a denunciare i maltrattamenti, viene rimandata a casa…non ci sono case per accogliere le donne prima della denuncia; in Polizia ci sono persone preparate, ma è sempre difficile convincere le vittime a denunciare…quando vedi il dolore di un padre che si sente colpevole per non aver adeguatamente protetto la propria figlia, capisci che a essere coinvolte non sono soltanto le donne, ma riguarda tutti, ci sono tanti uomini che hanno dedicato la propria vita a contrastare la violenza”.

Barbara Sirotti ha già preparato un sequel di “Aria” ed è “Libera”, dove la voce del violentatore è quella di Alex Poli: “…l’attore deve fare di tutto, anche la parte del cattivo, non posso tollerare la violenza sulle donne, sono onorato di aver partecipato a questo progetto”. Altri doppiatori di “Libera” sono Francesco Pannofino e Benedetta Degli Innocenti, che ha ammesso di aver interpretato la parte terribile di chi va a giustificare il violentatore con la classica frase: “in qualche modo te la sei andata a cercare, qualcosa avrai detto o fatto; devo ammettere che sono soprattutto le donne a pensarla così; sono onorata anch’io di aver dato il mio contributo, perché la violenza di genere riguarda tutti”.

“Libera” è il cortometraggio che racconta della difficile “rinascita” di Barbara, vissuta durante il lockdown: “…siamo in zona rossa, il medico può riceverla solo on line…avrei voluto tornare indietro e cancellare quel ricordo…vedo ancora lo sguardo della morte …ho dovuto attraversare il deserto per arrivare alla liberazione…ho dovuto uccidere me stessa, la Barbara precedente…vai avanti mi dicevano tutti…con una fatica inenarrabile”.

Il racconto di Barbara ha lasciato in tutto il pubblico una profonda amarezza, sgomenti di tanta indifferenza, eppure è proprio il volto radioso da romagnola a darci la speranza per un futuro migliore, senza incomprensioni e violenze di ogni genere.

Un grazie particolare a Marco Bonardelli per aver condotto la conferenza stampa con delicatezza e rara maestria.

Articolo di Henos Palmisano per sezione cultura di abitarearoma.it