♥ Tutto il Resto
Sono passati oltre 20 anni, ed il sogni di molti è rimasto un sogno lontano. Se in qualche classe di qualche scuola in Italia si affronta l'argomento CINEMA è solo grazie all'amore per la cultura ed alla dedizione di alcuni, purtroppo rari, insegnanti.
Il cinema entrerà nella scuola come materia di studio. L'annuncio l'ha dato il ministro della Pubblica Istruzione e della Ricerca Scientifica e dell'Università, Luigi Berlinguer. È una promessa esposta in termini generici, quanto basta, tuttavia, a legittimare speranze e un pizzico di fiducia. Era tempo che i ministeri competenti cominciassero a porsi un problema, giunto da molto al punto giusto di cottura. Fra i tanti ritardi, di cui patisce il nostro sistema dell'istruzione, quello dell'insegnamento del cinema e di altre moderne forme espressive e comunicative non è tra i meno insignificanti, denota il persistere di quel distacco della scuola dalla società contemporanea che è uno dei più gravi mali italiani e ha ripercussioni sulla formazione professionale. Non che siano mancate, in un passato remoto e vicino, iniziative ed esperienze degne di lode. Non mancano nemmeno casi in cui i sussidi audiovisivi siano riusciti a pervadere le normali abitudini didattiche. Ma la conoscenza critica del cinema e dei linguaggi più moderni continua ad essere, nelle strutture scolastiche, ancora una pratica sporadica. Non lo è più a livello universitario, dagli albori del decennio Settanta, allorché ha avuto inizio l'accensione di cattedre, variamente intitolate, istituite in tutta Italia presso i più rappresentativi atenei. È occorso il Sessantotto, con i suoi benefici effetti sull'apertura alle discipline più legate ai processi evolutivi generati nel Novecento, affinché cadessero diffidenze e pregiudizi addebitabili a sordità culturali. È opportuno, però, altresì prendere atto che l'ingresso del cinema e delle comunicazioni di massa nell'università è avvenuto non alla luce di una programmazione centralmente determinata, ma in virtù di spinte espansive nate dal basso, da logiche, dinamiche e disegni riguardanti la crescita delle singole Facoltà e il rafforzamento dei singoli centri universitari. Una più ampia visuale non c'è stata, non c'è stato un progetto e una consapevolezza che investissero parimenti la scuola nella varietà delle sue articolazioni, l'università e il vasto e frastagliato campo della comunicazione audiovisiva. La stragrande maggioranza delle cattedre è stata partorita all'ombra dei folti raggruppamenti di Lettere e Filosofia, mentre non di rado le comunicazioni di massa sono state comprensibilmente attratte nell'orbita di Sociologia. A lungo andare, le cattedre di critica e storia del cinema hanno prodotto e producono programmi che rischiano di avere un rendimento inadeguato nella misura in cui sono complementari e aggiuntivi ad altri aventi una relativa attinenza. Per farci capire anche da chi non abbia familiarità con questo argomento, il cinema lo si insegna spesso via fuggendo: due corsi, un paio di anni, un paio di esami e poi (frequentazione di seminari a parte) si dà l'avvio alla preparazione della tesi di laurea, al più raccomandando, o addirittura imponendo, di coltivare qualche disciplina assonante. Troppo poco diciamo la verità, per studenti che - non è male precisarlo - pur avendo manifestato una netta preferenza per il cinema nella impegnativa prova finale della tesi, conseguiranno comunque una laurea in altra materia. Le eccezioni ci sono, anche se non numerosissime. Le rappresentano i Dams, i corsi di laurea con un indirizzo che abbraccia la comunicazione e lo spettacolo, ma questa è una realtà dalla quale sono esclusi parecchi atenei, la fetta più grossa della popolazione universitaria. Stiamo cercando di dire che, senza togliere meriti a docenti e discenti e pur riconoscendo che un progresso notevole nell'ultimo ventennio v'è stato, il meccanismo scaturito ha le sue contraddizioni e impedisce un apprendimento architettato al fine di conseguire un alto livello di specializzazione. Che cosa c'entrano le dissonanze rilevate con i preannunci e gli encomiabili impegni del ministro Berlinguer? C'entrano, eccome, perché se il cinema e le comunicazioni di massa davvero avranno piena cittadinanza nella scuola, occorrerà un personale qualificato e sarà compito dell'università prepararlo nel modo più funzionale e soddisfacente, approntando piani di studio organici e corsi di laurea e dipartimenti appositi. Non ci si attende che le università sfornino registi, sceneggiatori, scenografi, direttori della fotografia e critici (questo già accade, anche se casualmente), ma che forniscano strumenti solidi a coloro che domani saranno chiamati a insegnare. Così, fra l'altro, acquisterà un più preciso senso sociale la presenza del cinema e delle comunicazioni di massa nell'università perché agli studenti si apriranno sbocchi professionali e l'assimilazione della cultura e dei linguaggi audiovisivi non costituirà più, come accade ora, soltanto un arricchimento del proprio corredo conoscitivo. Il ministro Berlinguer merita di essere incoraggiato, anzitutto dal mondo del cinema, dello spettacolo e della comunicazione, che invece è parso, almeno a noi, distratto, non avendo ancora compreso, occupato a correr dietro ai propri angusti particolarismi, che la formazione di spettatori motivati culturalmente e criticamente consapevoli è una delle più valide garanzie per il futuro. (m.a.)
dall'Editoriale di CINEMASESSANTA n° 1 del 1996
In viaggio con il documentarista: cerchiamo videomaker di talento per il Canon Sahara Professional Experience
Sei un videomaker di buona esperienza? Hai la passione per i viaggi? Non perdere quest'occasione riservata a quattro lettori di Tutto Digitale: potresti partecipare al Canon Sahara Professional Experience, una video spedizione in Africa guidata dal noto documentarista Pierluca Rossi, come cameraman ufficiale della troupe!
'Sahara'. Basta la parola per far correre la fantasia, per pensare a spazi infiniti, sognare atmosfere magiche... luoghi che poco si prestano al turismo 'mordi e fuggi' tipico dei nostri tempi, da vivere con calma e approfonditi con la guida di persone giuste... Pierluca Rossi questi luoghi li conosce bene, avendoli frequentati per anni per la realizzazione di documentari trasmessi dalle tv di tutto il mondo, ma, come per ogni serio studioso che mette passione e impegno nel suo lavoro, la sua sete di conoscere non è mai soddisfatta.
La troupe di Pierluca - con l'appoggio tecnico e le macchine di Canon, che ha sempre seguito il documentarista nelle sue esperienze attraverso i cinque continenti, e di Iveco, che fornirà i mezzi di trasporto, un Daily camperizzato 4x4 e un Massif 5porte - tornerà in Africa in un periodo di circa due mesi, a cavallo fra dicembre e gennaio prossimi.
Il Canon Sahara Experience si snoderà, con partenza dall'Italia e arrivo a Tunisi, attraverso la Tunisia, l'Algeria, la Mauritania, il Marocco. La filiale italiana di Canon, in collaborazione con la società di produzione televisiva Saimmagini (che possiede una banca video di buona parte del mondo, ha realizzato diverse serie tv per Marcopolo (Sky) e documentari singoli per Rai 3, Rai 1, Rete 4, Bonsai TV-nuovi media e che realizza reportage per varie pubblicazioni), nel prosieguo della politica di 'cultura dell'immagine' che ha sempre contraddistinto le attività nazionali, ha deciso di offrire a quattro videomaker di talento - scelti esclusivamente fra i lettori di Tutto Digitale - la possibilità di un'esperienza umana impagabile, che costituirà per i prescelti anche un prezioso curriculum professionale.
I partecipanti, a tutti gli effetti, faranno parte della troupe e contribuiranno attivamente alla realizzazione delle riprese (che saranno effettuate con videocamere Canon di ultima generazione messe a disposizione da Canon Italia), a stretto contatto con la realtà della produzione. L'organizzazione si farà carico di tutte le necessità pratiche di spostamento, vitto e alloggio.
I partecipanti (due per la prima metà del viaggio, orientativamente fra il 15 e il 24 dicembre, ed altrettanti per la seconda, fra il 24 dicembre e il 7 gennaio) verranno prescelti a insindacabile giudizio di una giuria formata da un responsabile di Canon, uno di Saimmagini e uno di Tutto Digitale.
Per poter partecipare alla selezione bisogna avere una buona pratica di esperienza di ripresa, non necessariamente con macchine Canon; è richiesto ai candidati di inviare una scheda di presentazione personale e uno o più filmati realizzati, anche non montati (l'eventuale esperienza in post produzione, vista la natura della spedizione, non è necessaria). I dettagli - comprese modalità tecniche e tempi di invio dei materiali - verranno comunque precisati in una prossima newsletter a settembre e sulla rivista Tutto Digitale numero 56, in edicola nella seconda metà dello stesso mese.
Nel frattempo, iniziate ad allenarvi nelle riprese, e magari girate anche qualche video test da inviarci successivamente... e stay tuned!
(06/08/2009) da TuttoDigitale
Un giorno dell’inverno 1963 squillò il telefono della mia casa di Milano. “E’ un tale che chiama da Roma,” disse mia moglie “un certo Sergio Leone”.
Oh bella. Saranno stati tre anni che non lo sentivo. Presi il ricevitore e mi esplose nell’orecchio il suo romanesco vocione baritonale: “A Se’, ma che cazzo stai a fa’ lassù tra le nebbie?”.
Gli spiegai che lavoravo in pubblicità, che ero diventato copychief nella seconda più grande agenzia italiana, che mi ero appena sposato.
“Ma al cinema non ce pensi più?” chiese lui.
“Beh, scrivo caroselli... “
Questa conversazione telefonica si svolge tra due Sergio: Sergio Donati e Sergio Leone. Sergio Donati è lo sceneggiatore storico di Sergio Leone e quello che avete letto è l’incipit diC’era una volta il West (ma c’ero anch’io)il libro pubblicato daOmero Editoree che verrà presentato lunedì 20 alle 21.00 nello Spazio Multimediale Tiber. Quella volta lì Sergio Leone non riuscì a convincere Sergio Donati a lavorare con lui alla “scopiazzatura” di un film giapponese che era in quel periodo nelle sale. Si chiamava Yojimbo, la sfida del samurai, “di un certo” Kurosawa. Sergio Donati si morse le mani per parecchio tempo per aver scelto di scrivere caroselli piuttosto che quel remake western che poi divennePer un pugno di dollari. Nel libro ci trovate questi e molti altri aneddoti sul suo rapporto con Leone.
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20 luglio: Presso lo Spazio Tiber, “Lungo il Tevere… Roma” h. 21.30
Discesa da Ponte Cestio, Lungotevere degli Anguillara/Aldobrandeschi (Isola Tiberina) lato Trastevere
La proiezione sarà preceduta, nell’ambito degli appuntamenti “Le Arti del Cinema” da un intervento di Sergio Donati, sceneggiatore e docente di sceneggiatura presso la Scuola di Scrittura OMERO.
1. NELLA RABBIA UNA SPERANZA di Leonardo De Blasiis
2. GAIA di Fabio Giacomini
3. 6x8 di Michele Bevilacqua
4. SONO IN RITARDO? Di Aldo Rapè
5. FRONTIERS di Hermes Mangialardo
6. E PUR SI MUOVE di Antonio Malfitano
7. 13419 di Roberto Attias e Sergio Silvestrini
8. CEMENTO di Sebastiano Melloni
9. LIGHT di Mariusz Wojtowicz
Il Leone del deserto non offende più l'esercito italiano - Gheddafi salutato dalla messa in onda su Sky del film sulla resistenza libica finora censurato
Gheddafi è a Roma e oltre al governo lo accoglie un film. Stasera infatti Sky Cinema Classics trasmetterà “Il leone del deserto”, un film documentario che racconta la storia della resistenza libica, finora censurato.
Così mentre molti contestano il patto di amicizia siglato tra il nostro governo e la Libia, l'arrivo di Gheddafi coincide volutamente con la tramissione del film che racconta cosa c'è dietro la foto del «leone del deserto», Omar al-Mukhtar, che il presidente libico portava al petto sopra la sua alta uniforme nera.
Il film racconta la storia dell’eroe della resistenza libica, che fu catturato e impiccato dai fascisti nel 1931, interpretato nel film dell'1981 da Anthony Queen (la pellicola viene trasmessa per la prima volta in Italia stasera alle 21 su Sky Cinema Classics, canale 315). Un chiaro segno, quest’ultimo, di come i rapporti tra i due paesi siano cambiati, rispetto a quando il film era stato censurato.
Era il 1982, infatti, quando l’allora premier del nostro Governo, Giulio Andreotti, giustificava la censura del film diretto dal siriano Mustafa Akkad dicendo che danneggiava l’onore dell’esercito. A 27 anni di distanza le cose sono cambiate. Le relazioni sono molto più distese, anche grazie all’intervento di Berlusconi, che nello scorso settembre a Bangar ha apposto la sua firma sull’accordo di Amicizia con la Libia (accordo che prevede la restituzione di 5 miliardi in 20 anni da parte del nostro Governo alla ex Colonia). L'accordo fu accompagnato allora da queste parole del premier: “Questo è un accordo che giunge dopo quei momenti tragici e drammatici dell`occupazione italiana del vostro Paese e a nome del popolo italiano, come capo del governo, mi sento in dovere di porgere le scuse e manifestare il nostro dolore per quello che è accaduto tanti anni fa e che ha segnato molte delle vostre famiglie”.
di Matteo Castelnuovo © 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO '10 giugno 2009
L'imposta sugli immobili ha effetti devastanti sulle sale, specie quelle che non hanno multiplex. Milano, Torino e Napoli le città più colpite. E ora rischiano alcuni locali storici. Teatri, cinema, fattorie ed aziende agricole. Tutte nel mirino dell'Imu, l'imposta municipale che ha sostituito l'Ici raccogliendo 24 miliardi di euro nel 2012. Un extra gettito che tassa gli immobili (pensato dal governo Berlusconi e realizzato da Monti) facendo entrare nelle casse dello Stato 15 miliardi per la prima e seconda casa e 9 miliardi dalle attività imprenditoriali. Una rivoluzione e un fiume di denaro, se si pensa che la vecchia Ici era di 9 miliardi complessivi, raccontata però come una catastrofe dai proprietari di sale d'essai che vivono dei biglietti che staccano.
Il rincaro si è fatto sentire eccome, con punte di aumenti che toccano il 162 per cento in soli 12 mesi. Il pallino delle quote da applicare è in mano ai Comuni, che possono scegliere tra 0,76 e 1,06 per cento. E la differenza non è di poco conto. Milano, insieme a Torino e Napoli, è tra le grandi città che ha scelto la quota più alta e l'aumento è stato notevole: per il centralissimo cinema Arlecchino più 131 per cento, da tremila a quasi ottomila euro per la sala d'essai Mexico, all'Arcobaleno di corso Buones Aires più 154 per cento (significa 18.125 euro in più) mentre per il teatro Carcano di Porta Romana il conto è salito da 8 mila a 21 mila euro.
«Applicare queste tariffe è assurdo – attacca Stefano Losurdo, segretario lombardo dell'Agis, associazione italiana dello spettacolo – vogliamo pagare una quota equa perché cinema e teatri lavorano su grandi volumetrie ma per poche ore al giorno, con una redditività per metro quadro non paragonabile ai grandi magazzini e alle altre attività commerciali».
La differenza tra un mall e un luogo di attrazione culturale è notevole, ma per molte giunte l'importante è far quadrare i conti. Conti che si sono fatti anche all'Agis: un cinema multisala con quattro schermi sborsa nel capoluogo lombardo 40 mila euro in tasse comunali. E i margini di guadagno si stringono sempre di più in previsione delle nuove voci di spesa per i rifiuti, in aumento deciso per il 2013. E anche su 8 euro di biglietto tra Iva, diritti siae e quota al distributore dei film, al gestore rimangono in tasca poco più di 3 euro. Significa che occorre staccare più di 10 mila ingressi solo per coprire i costi fissi. Il pericolo, senza tanti giri di parole, è la chiusura definitiva, con negozi al posto delle sale a ridisegnare la geografia delle città.
«A Milano siamo passati in 30 anni da 140 schermi a 80, concentrati però in 20 strutture» continua Stefano Losurdo «Il cinema monosala è quasi impossibile che abbia redditività, ma se vengono tassate in questo modo è il colpo finale che sancisce la loro chiusura». Cancellando di fatto la Lombardia dello spettacolo: trenta milioni di biglietti venduti ogni anno, 250 milioni di euro di incassi dai soli biglietti, un migliaio di schermi cinematografici e sale polivalenti e soprattutto nessuno spazio per le molteplici voci del teatro, della musica, della danza, dello spettacolo popolare. Altre città come Roma (con una decisione della giunta dello scorso novembre), Bologna e Mantova hanno deciso invece di tenere la quota al minino consentendo ai proprietari di respirare.
Ma se nei grossi centri sono le sale le galline dalle uova d'oro, nei paesi a vocazione agricola la grande stangata è arrivata anche per i contadini. Considerata una preziosa risorsa e riscoperto come mestiere nobile lavorare i campi e allevare animali, "la patrimoniale sulla terra" ha toccato una quota stimata in 650-700 milioni di euro. Ben lontani dai 225 milioni inizialmente previsti dal Ministero dell'Economia (90 per i terreni e 125 per i fabbricati) come sacrificio per l'intero settore.
«L'Imu peserà e tanto sui bilanci delle aziende che contano terreni incolti e capannoni», avvisavano Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri al momento della stesura del decreto Salva Italia che introduceva l'Imu. Riuscendo a strappare un accordo con il Governo Monti che in caso di eccessiva raccolta per la prima rata la seconda sarebbe stata abbassata. Puntualmente però si è verificato un caos: tassati i fabbricati cosiddetti "strumentali" come capannoni, alpeggi, stalle e fienili, con la beffa dei terreni incolti. Con esborsi di oltre 200 milioni in più rispetto all'Ici. «Così come è stata applicata è una patrimoniale a tutti gli effetti che però non segue criteri progressivi e colpisce tutti indiscriminatamente» dice Domenico Buono, responsabile fiscale di Coldiretti «I contadini non si vogliono sottrarre al pagamento ma è evidente che i calcoli sono stati sovrastimati».
di Michele Sasso per espresso.it
Il programma Europa creativa sosterrà il cinema europeo e i settori culturali e creativi, permettendo loro di contribuire maggiormente all'occupazione e alla crescita. Con un bilancio previsto di 1,8 miliardi di euro per il periodo 2014-2020 sosterrà decine di migliaia di artisti, professionisti della cultura e organizzazioni culturali in ambiti quali le arti dello spettacolo, le belle arti, l'editoria, il cinema, la TV, la musica, le arti interdisciplinari, il patrimonio culturale e l'industria dei videogiochi permettendo loro di operare in tutta Europa, raggiungere nuovi pubblici e sviluppare le abilità necessarie nell'era digitale. Aiutando le opere culturali europee a raggiungere nuovi pubblici in altri paesi, il nuovo programma contribuirà anche a proteggere e promuovere la diversità culturale e linguistica dell'Europa.
La cultura riveste un ruolo primario nell'economia dell'UE-27. Studi europei hanno evidenziato che le industrie culturali e creative rappresentano circa il 4,5% del PIL dell'UE e il 3,8% dell'occupazione (8,5 milioni di posti di lavoro e anche molti di più ancora se si considerano le ricadute in altri settori). Le ricerche mostrano un potenziale di crescita impressionante di tali settori: tra il 2000 e il 2007 l'occupazione in questi settori è cresciuta in media del 3,5% ogni anno, rispetto all'1% del totale dell'economia dell'UE-27. In questi settori i tassi di crescita occupazionale sono cresciuti rapidamente, del 2% l'anno, anche negli USA e in Cina. L'Europa è di gran lunga il leader mondiale nelle esportazioni di prodotti dell'industria creativa. Per mantenere questa posizione bisogna investire nella capacità di tali settori di operare al di là dei confini nazionali.
Europa creativa tiene conto delle sfide create dalla globalizzazione, in particolare dell'impatto delle tecnologie digitali cambiando le modalità di realizzazione, distribuzione e fruizione delle opere culturali, oltre a trasformare le fonti di entrate e i modelli di business. Questi cambiamenti significano anche opportunità per le industrie culturali e creative europee e il programma cerca di aiutarle a cogliere tali opportunità così che possano beneficiare del passaggio al digitale e creare un maggior numero di carriere a livello internazionale e di possibilità di lavoro.
I programmi CULTURA, MEDIA e MEDIA MUNDUS affrontano sfide simili come la frammentazione del mercato che nasce dalla diversità linguistica e culturale, la globalizzazione e il passaggio al digitale, nonché gravi difficoltà di accesso a prestiti commerciali. Sono accomunati anche da esigenze simili in termini di protezione e promozione della diversità culturale e linguistica e di rafforzamento della loro competitività per contribuire all'occupazione e alla crescita., pertanto la Commissione, riconoscendo tuttavia, anche il carattere variegato di questi settori, propone un unico programma quadro, ma con diverse sezioni per fornire il sostegno appropriato.
Il programma Europa creativa riunirà i meccanismi di sostegno, attualmente separati, previsti per i settori dell'audiovisivo e della cultura in Europa in uno "sportello unico" aperto a tutte le industrie culturali e creative.
Continuerà tuttavia a far fronte alle esigenze specifiche dell'industria dell'audiovisivo e degli altri settori culturali e creativi attraverso le sezioni specifiche Cultura e MEDIA che si baseranno sul successo degli attuali programmi Cultura e MEDIA.
Il programma creerà inoltre un nuovo strumento di garanzia finanziaria che consentirà ai piccoli operatori di accedere a prestiti bancari per un valore complessivo di 1 miliardo di euro.
La Commissione prevede che, tra il 2014 e il 2020, almeno 8.000 organizzazioni culturali e 300.000 artisti, professionisti della cultura e le loro opere riceveranno un sostegno per varcare i confini dei loro paesi e acquisire l'esperienza che li aiuterà a intraprendere carriere internazionali. Il programma sosterrà anche la traduzione di più di 5.500 libri e altre opere letterarie.
La sezione MEDIA contribuirà alla distribuzione di più di 1.000 film europei nel mondo, su piattaforme tradizionali e digitali; fornirà anche finanziamenti per i professionisti del settore audiovisivo per aiutarli a inserirsi sui mercati internazionali e a lavorare con successo e promuoverà lo sviluppo di film e altre opere audiovisive che presentano un potenziale di distribuzione transfrontaliera.
Le premesse sono buone: grazie, in parte, al sostegno di MEDIA, la percentuale di film europei tra tutti i film distribuiti per la prima volta nei cinema europei è passata dal 36% nel 1989 al 54% nel 2009. La rete Europa Cinemas, che comprende oltre 2.000 sale prevalentemente in cinema indipendenti, aiuta ad assicurare un'offerta ampia e diversificata per gli spettatori in 475 città. I loro film hanno attirato 59 milioni di spettatori nel 2009 rispetto ai 30 milioni del 2000.
Le industrie culturali e creative non traggono attualmente il massimo vantaggio dal mercato unico. Una delle difficoltà che il settore si trova ad affrontare è la lingua: l'Unione europea ha 23 lingue ufficiali, 3 alfabeti e circa 60 lingue regionali e minoritarie ufficialmente riconosciute. Questa diversità è parte della ricchezza europea, ma ostacola gli autori che vogliano raggiungere lettori in altri paesi, gli spettatori di cinema e teatro che vogliano vedere opere straniere e i musicisti che vogliano raggiungere nuovi ascoltatori.
Concentrandosi maggiormente sul sostegno alla creazione del pubblico e sulla capacità dei settori di interagire in modo più diretto con il pubblico, ad esempio attraverso iniziative di alfabetizzazione mediatica o nuovi strumenti online interattivi, sarà possibile rendere accessibili al pubblico molte più opere straniere. La Commissione prevede che i progetti sostenuti da Europa creativa raggiungeranno direttamente o indirettamente più di 100 milioni di persone.
Europa creativa comprende una sezione transettoriale. Questa sezione si articolerà in due parti: una costituita da un meccanismo di garanzia finanziaria gestito dal Fondo europeo per gli investimenti per facilitare l'accesso dei piccoli operatori al credito bancario, l'altra da finanziamenti volti a sostenere studi, analisi e una migliorare raccolta dei dati allo scopo di migliorare la base di dati per la definizione delle politiche.
Il Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha realizzato un sito:
Si tratta di un’iniziativa del Dipartimento Politiche Europee, in collaborazione con la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Locale (SSPAL) e l’Istituto Europeo di Pubblica Amministrazione (EIPA). Il sito si occupa dei fondi diretti dell’Unione Europea e ha l’obiettivo di favorire la diffusione, in modo semplice ed intuitivo, delle informazioni sulle diverse possibilità di ottenere un finanziamento diretto dalle istituzioni europee, in base al settore dove si opera.
Enti promotori
Dipartimento Politiche Europee, Ufficio cittadinanza europea – promuove l’informazione e la formazione sulle politiche europee, sulle attività dell’Unione Europea e sulle iniziative promosse in tali ambiti dal Dipartimento.
SSPAL – cura la formazione, l’aggiornamento professionale e il perfezionamento dei dirigenti e del personale della pubblica amministrazione locale anche su tematiche di rilevanza europea.
EIPA - cura la formazione dei funzionari pubblici allo scopo di sviluppare le loro capacità nel trattare temi e problematiche riguardanti l’Unione Europea.
Obiettivi dell’iniziativa
Il sito è organizzato secondo una struttura studiata per agevolare la consultazione e l’accesso alle informazioni anche da parte di chi si avvicina per la prima volta a questa materia. Non vuole essere alternativo a siti internet specializzati e già operativi nel settore, ma intende offrire un ulteriore strumento di supporto all’utilizzo dei fondi da parte dell’Italia.
Obiettivo fondamentale dell’Unione Europea è lo sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche delle sue regioni attraverso il sostegno dell’occupazione, la tutela dell’ambiente, l’eliminazione delle disuguaglianze e la promozione della parità tra uomini e donne. Tra gli strumenti messi in campo dall’UE, una serie di programmi per il periodo 2007-2013 che offrono ai cittadini degli Stati membri vantaggi concreti per ridurre i divari di reddito esistenti tra le varie regioni europee.
Si tratta di strumenti finanziari pari a 975 miliardi di euro per il periodo 2007-2013 principalmente riconducibili a due macrocategorie:
* Fondi strutturali (o a gestione indiretta), gestiti dalle Amministrazioni centrali e regionali dei vari Stati membri per finanziare progetti presentati da altre pubbliche amministrazioni;
* Fondi a gestione diretta, erogati direttamente dalla Commissione europea ai beneficiari finali, che possono essere sia pubbliche amministrazioni che privati cittadini.
Il sito presenta le opportunità offerte dall’Unione nel campo dei fondi a gestione diretta, individua i potenziali fruitori (agricoltore, piccola e media impresa, giovani, enti pubblici, ricercatori, società civile) e organizza le diverse tipologie di finanziamento in base ai beneficiari finali.
www.finanziamentidiretti.eu consente anche la possibilità di iscriversi ad un corso on-line sulla progettazione europea. Il corso, organizzato da EIPA con il patrocinio del Dipartimento Politiche Europee, prevede due moduli: il primo, a carattere teorico, affronta tutte le fasi del ciclo di progetto; il secondo, presenta e analizza gli strumenti tecnici, analitici e programmatici per la gestione dei progetti. Il corso prevede test di valutazione intermedia e materiale aggiuntivo per gli approfondimenti. I partecipanti potranno interagire con i docenti attraverso chat o forum e commentare con loro i risultati dei diversi esercizi.
L’iniziativa promossa dal Dipartimento Politiche Europee prevede anche sei incontri formativi a livello territoriale con lo scopo di illustrare alcuni programmi europei del ciclo finanziario 2007-2013, realizzati in collaborazione con SSPAL.
di Barbara Egidi
Domanda: Se si utilizzazano della musiche non originali è indispensabile ottenere i permessi e quindi pagare la concessione anche se si tratta di festival che non hanno scopo distributivo/commerciale?
Risposta: La legge sul diritto d'autore lo impone (cioè impone di avere l'autorizzazione scritta da chi ne detiene i diritti, che potrebbe non essere chi ha composto la musica ma chi la distribuisce, autorizzazione che può essere ottenuta dietro pagamento o meno). Acquistare legalmente un CD audio o video non permette di utilizzarlo per altri scopi... Che poi gli Autori e Distributori delle musiche lascino correre, a loro discrezione, è un'altro discorso. Non vi sono deroghe a tale autorizzazione, quindi anche le scuole pubbliche e private, le università, gli ospedali, le case di cura e degli anziani, i filmaker, ecc. dovrebbero ottenerla. Salvo non abbiano stipulato un accordo con la Siae.
I diritti alla SIAE vanno pagati per la proiezione da chi organizza la proiezione, sia esso un ente pubblico (come il comune) sia un singolo privato od una associazione culturale senza scopo di lucro.
Domanda: Perchè si deve pagare ancor prima di sapere se si è selezionati o se si vincerà?
Risposta: In molti concorsi, come era per il nostro, non vi si chiede di pagare nulla.... saranno gli organizzatori a pagare alla SIAE quanto dovuto per le proiezioni effettuate. Quello che poi accade in taluni concorsi non lo sappiamo.... Quando si partecipa ad un concorso dietro versamento di una quota, l'ente organizzatore la usa a suo piacimento.... voi non avete nessuna ricevuta di pagamento alla SIAE, perchè voi non avete pagato alla SIAE nulla.
Domanda: Si tratta del fatto che il pubblico a volte è pagante?
Risposta: Non centra nulla.... se il pubblico è pagante, è un problema tra gli organizzatori delle proiezioni e la SIAE e lo Stato (causa versamento dell'iva dovuta).
Domanda: Mi sembra di aver letto sul vs. sito che si paga anche se il pubblico non è pagante a partire da proiezioni con 100 persone
Risposta: NO, si paga SEMPRE, basta che ci sia anche UNA sola persona nella proieione gratuita. Il versamento alla SIAE va fatto sempre. La capienza della sala determina la diversità della quota da versare. Prima voi che proiettate pagate alla Siae, poi potrebbe anche non venire nessuno....
Domanda: Premesso che si deva pagare la Siae anche per i festivals, che serve distinguere tra culturale e commerciale se tanto si paga lo stesso?
Risposta: La gestione di un festival a livello culturale dove il pubblico assiste alle proiezioni gratuitamente è diversa da quella commerciale dove le persone devono pagare un biglietto. Per lo spettatore perchè paga e per gli organizzatori perchè devono gestire i biglietti (borderò, iva, ecc). Noi possiamo solo suggerirvi di chiedere agli organizzatori dei festival ai quali partecipate, se pagano i diritti alla SIAE....
Domanda: Possiedo l'utorizzazione dell'autore della musica, che detiene i diritti siae. Significa che devo pagarne la Siae?
Risposta: La musica è NON originale e va inserito nell'elenco della musica utilizzata nel corto (tutta, sia originale che non), devi inserire i dati dell'autore, segnalando se è registrato alla SIAE. (Noi per: musica originale intendiamo quella che creiamo noi ed i nostri amici, in forma amatoriale).
Per quanto riguarda i pagamenti SIAE, ripetiamo, per le proiezioni effettuate sia nell'ambito del concorso che nelle altre manifestazioni, saranno gli organizzatori a pagare la SIAE. Chi partecipa deve controllare che nelle proiezioni del proprio corto, chi gestisce l'evento (concorsi, festival, manifestazioni ed eventi sia all'aperto che al chiuso) paghi quanto dovuto alla SIAE.
Domanda: Se si utilizzano brevi spezzoni di musiche non originali straniere, si passa sempre tramite Siae o si chiede l'autorizzazione alla casa discografica straniera da cui si è preso il brano?
Risposta: La regola dice che bisognerebbe sempre chiedere l'autorizzazione all'Autore od al Distributore della musica utilizzata. Poichè normalmente questi non rispondono quasi mai... molti allora, per cercare di stare in qualche modo in regola, si mettono il cuore in pace con il pagamento alla SIAE.
Tale pagamento va effettuato sempre, anche se la musica è di autori o distributori stranieri, in quanto la SIAE acquisisce le quote versate e poi le ridistribuisce agli enti stranieri equivalenti alla nostra Siae.
Ripetiamo che nessuno, nemmeno le scuole (pubbliche o private), gli ospedali, le associazioni culturali senza scopo di lucro, filmaker che fanno corti a costo zero,.... eccetera... possono utilizzare della musica di altri autori (iscritti o non iscritti alla SIAE) senza una autorizzazione scritta e firmata.
Domanda: Potete dirmi a quanto ammonta il costo per brano e se dipende dalla durata, es. se è utilizzato per intero o solo in minima parte, per es. io, di 8 minuti di un brano originale utilizzo solo 1.30" circa.
Risposta: Per ogni proiezione effettuata, ovvero per ogni ciclo di proiezioni, tecnicamente a svuotamento sala, l'organizzazione della proiezione deve pagare alla SIAE circa 30 euro, rivolgendosi all'agenzia siae di competenza: deve riempire dei moduli dove è elencato ogni brano musicale utilizzata, di qualunque durata.
L'autore o il distributore della musica usata nel vostro cortometraggio, può chiedere a voi qualunque cifra voglia, non esiste un importo minimo o massimo.... Se poi utilizzate quella musica in un corto commerciale, la richiesta legale di danni potrebbe essere veramente molto alta....
Domanda: Se il corto è di proprietà ma non se ne sono pagati i diritti (musicali), questi si devono pagare al momento della proiezione diventando così ufficialmente possessori del lavoro?
Risposta: NO, pagando i diritti alla SIAE, NON si PAGA in nessun modo all'autore od al distributore l'autorizzazione all'uso della musica usata... anche se non abbiamo da loro nessuna risposta alla nostra richiesta scritta.... Il pagamento alla SIAE, è soltanto la quota dovuta per la singola proiezione.... SE l'autore od il distributore del brano volessero, potrebbero chiedervi i danni per aver usato la loro musica (anche solo 30 secondi...) pure se è stato pagato alla SIAE la quota della proiezione effettuata...
Domanda: Se non c'è pubblico pagante e l'eventuale premio del concorso fosse basso (alcuni partono da 100 euro) la Siae vuole farci pagare lo stesso?
Risposta: L'importo di 30 euro circa di cui parliamo in alcune parti del nostro sito, è l'importo dovuto proprio in caso di proiezione in una sala con al massimo 100 posti in cui NON si paga l'entrata. Il valore del premio non centra nulla....
Domanda: E se oltre ad un pubblico non pagante non ci fosse neanche il premio, ma solo proiezioni dei corti , anche i non vincenti, la siae chiede soldi ugualmente, anche se non vi sono solo musiche originali?
Risposta: L'importo va pagato ANCHE se venisse proiettato un solo cortometraggio con 30 secondi di musica d'autore iscritto alla Siae, ed altri 99 corti muti senza musica....
E questo vale per tutti, anche per noi che siamo una associazione culturale senza scopo di lucro ed effettuiamo solo proiezioni gratuite...
Domanda: Se un corto, prima di essere proiettato deve essere selezionato (in molti festivals é così) il pagamento andrebbe effettuato solo dal momento in cui il film viene proiettato e non prima. Ma se non rispondono né i distributori (stranieri) né la siae? e l'unico autore italiano che mi autorizza aggiunge che non é una cosa ufficiale perchè stanno ri-registrando il brano,come mi devo comportare?
Da quanto ho capito, quando un autore é iscritto alla Siae il permesso va richiesto alla siae in quanto é lei che riscuote il denaro e poi paga l'autore, mentre non è così se l'autore non é iscritto, nel cui caso si parla con l'autore e ci si accorda sulla quota. Vedi dove sta l'inghippo?
Risposta: Non ci siamo. Cerchiamo di chiarire il tutto così.
-->> Il filmaker chiede l'autorizzazione al distributore od all'Autore.
Caso A = Avete l'autorizzazione scritta. Usate la musica ed inviate il vostro corto ai Concorsi. Non dovete fare altro, nemmeno con la SIAE.
Caso B = Non vi rispondono o vi negano l'autorizzazione. Dovete cambiare musica. O trovare un amico che vi compone un pezzo solo per il vostro corto. Anche se lui non è iscritto alla SIAE, è tutto ok, basta che vi rilasci una autorizzazione scritta. Usate la sua musica ed inviate il vostro cortometraggio ai Concorsi. Non dovete fare altro, nemmeno con la SIAE.
Quindi: Per poter inserire un brano musicale in un nostro corto, ed essere in regola con i diritti d'autore, occorre richiedere all'autore stesso od al distributore ed ottenere una autorizzazione scritta e firmata in cui si autorizza l'uso di quel determinato brano (dietro pagamento di una cifra o gratuitamente).
Tale autorizzazione va ottenuta sia se l'autore è iscritto alla SIAE sia che non sia iscritto. La SIAE, in tutta questa procedura non interviene minimamente.
L'autorizzazione deve essere acquisita prima di divulgare la propria opera.
Facciamo notare che il pagmento alla SIAE per la proiezione va pagata solamente dall'ente organizzatore, non da voi.
Semplice e chiaro!
Abbiamo trovato le seguenti pagine, nel sito dell'Università di Pavia, dove potrete trovare altre informazioni utili.
BIBLIOGRAFIA DI BASE
Una tesi in cinema, qualunque sia il suo argomento, presuppone una sicura conoscenza della storia generale del cinema, delle sue tecniche e del suo linguaggio e una consolidata consuetudine alla visione di film di ogni epoca, almeno in videocassetta. Anche chi vuol fare una tesi sul cinema techno-splatter-punk dovrà sapere chi erano Griffith e John Ford e non è accettabile che un laureato in cinema non conosca gli scritti teorici di Ejzenstejn o di Bazin o non abbia mai visto L'ultimo uomo o Citizen Kane.
Perciò, chi sente di non essere ancora in possesso di una preparazione in tal senso, indipendentemente dagli esami sostenuti e dalle letture e visioni personali, dovrà prima o durante la stesura della tesi leggere almeno una seria storia del cinema scegliendo ad esempio fra le seguenti:
Bordwell-Thompson, Storia del cinema e dei film, Il castoro, 2 voll.
G. Rondolino, Storia del cinema, Utet
F. Di Giammatteo, Storia del cinema, Marsilio
Per argomenti e periodi specifici si può inoltre consultare la:
Storia del cinema mondiale curata da i G.Piero Brunetta e pubblicata da Einaudi. Sono usciti finora il vol. I (Europa, miti luoghi, divi) e il vol. II – 1 sul cinema americano
Per una informazione sulle più recenti problematiche critico-teoriche si possono consultare:
F. Casetti, Teorie del cinema, Bompiani
Aumont, Bergala, Marie, Vernet, Estetica del film, Lindau
mentre per le teorie classiche si può ricorrere a
G. Grignaffini, Sapere e teorie del cinema, Clueb
Una buona antologia dei principali teorici del cinema, anche se non aggiornata e non più ristampata, resta comunque
Barbera-Turigliatto, Leggere il cinema, Mondadori
Chi è interessato a prospettive semiotiche, oltre al classico Ch. Metz, Linguaggio e cinema, Bompiani, potrà incontrare le tendenze più recenti in F. Casetti, Dentro lo sguardo, Bompiani
Si avverte, non per spaventare o scoraggiare ma per doverosa serietà, che un laureando che riveli gravi lacune di informazione storico-critica complessiva, anche se ha fatto una buona tesi, potrà vedersi rifiutare o rinviare l'esame di laurea.
BIBLIOGRAFIE SPECIFICHE
1) Per tesi di laurea che riguardino rapporti fra cinema e letteratura
manuali e testi generali:
S. Chatman, Storia e discorso, Pratiche
G. Nuvoli, Storie ricreate, Utet
A. Costa, Immagine di un'immagine, Utet
2) per tesi di laurea che implichino l'analisi di singoli film
manuali e strumenti teorici:
Casetti-Di Chio, L'analisi del film, Bompiani
J. Aumont - M. Marie, L'analisi dei film, Bulzoni
F. Vanoye –A. Goliot-Lété, Introduzione all’analisi del film, Lindau
G. Carluccio, Cinema e racconto. Lo spazio e il tempo, Loescher
G. Cremonini, Cinema e racconto. L'autore, il narratore, lo spettatore, Loescher
D. Tomasi, Il personaggio, Loescher
Esempi:
Come modelli di analisi di film si possono vedere i volumetti della collana "Universale Film" di Lindau, ad es. quelli di F. Vanoye su La regola del gioco di Renoir o di E. Dagrada su Manhattan di W. Allen oppure le dettagliate analisi di film viscontiani in L. Miccichè, Visconti e il neorealismo, Marsilio
3) Per tesi sul cinema italiano
G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano, 4 voll. Editori Riuniti
Faldini-Fofi, L'avventurosa storia del cinema italiano, voll. 1 e 2 (1935-1969), Feltrinelli e Cinema italiano d'oggi (1970-84), Mondadori
L. Miccichè, Il cinema italiano degli anni 60, Marsilio
L. Miccichè, Il cinema italiano degli anni 70, Marsilio
M. Sesti, Nuovo cinema italiano, Theoria
V. Zagarrio, Cinema italiano anni novanta, Marsilio
4) Per che implichino la nozione di "genere" manuali:
Collana "Storia del cinema" dell'editore Le Mani (volumi antologici sui vari generi con utili apparati bibliografici. Finora usciti: storico, melodramma, commedia italiana, musical, poliziesco americano ecc.)
5) Per tesi sui rapporti fra cinema e teatro
AA.VV. Lo schermo e la scena , Marsilio, 1999
VISIONE DEI FILM
La videoteca del dipartimento è a disposizione di tutti gli studenti. I laureandi potranno ottenere le videocassette in prestito per brevi periodi
Le videoteche più fornite in regione sono:
- Biblioteca Comunale di Milano (Sormani). Videocassette consultabili in sede
- Videoteca Fondazione Alasca , Bergamo (via Reich 49, Torre Boldone, BG, tel. 0354 124759 – www.alasca.it ) con oltre 8000 film visibili in sede
Molto ricca anche la videoteca della Cappella Underground di Trieste, con catalogo consultabile in rete (www. lacappella.com).
Si ricorda che i laureandi possono visionare gratuitamente film in moviola presso la Scuola Nazionale di Cinema a Roma (fornita soprattutto di film italiani) dietro richiesta del professore.
Ci stiamo scontrando contro un insuperabile problema:
IN ITALIA E' IMPOSSIBILE FARE CULTURA CINEMATOGRAFICA !?!?
Ci spieghiamo: siamo un gruppo di amici amanti del buon cinema. Con sacrifici economici, abbiamo preso la disponibilità di una saletta teatrale che abbiamo adibito anche a sala cinematografica installando un proiettore video, altoparlanti ed uno schermo largo 3 metri.
Il nostro scopo è quello di fare cultura in ambito cinematografico: vorremmo fare delle proiezioni di vecchi film (degli anni '60, '70 ed '80) e cercare di spiegare ai soci della nostra associazione (soprattutto giovani e pensionati) la bellezza di un film, il lavoro che sta dietro la regia, quello degli attori, di tutti i collaboratori, a partire dalla lettura della sceneggiatura.... in poche parole spiegare come si guarda un film.
Guardare un vecchio bel film e dopo discuterne tutti assieme, lasciando a ciascuno anche una scheda riepilogativa con i dettagli del film e delle recensioni critiche...
Ma tutto questo è IMPOSSIBILE !!
Vi sembrerà strano, ma è così.
In Italia non si può comprare regolarmente un DVD e proiettarlo in una saletta come la nostra, davanti ai soli soci che pagano 5 o10 € l'anno di iscrizione ad una associazione culturale senza scopo di lucro. Non si può perchè le case di distribuzione rilasciano i diritti di visione solamente per l'uso strettamente casalingo.... in altre parole, i DVD si possono solo vedere nel salotto di casa propria.
Una location diversa, come una saletta in cui si riuniscono i soci di una piccola associazione culturale senza scopo di lucro che vuol fare cultura cinematografica è FUORI LEGGE !
Voi direte: MA LO FANNO TUTTI !... noi vi rispondiamo: SONO TUTTI FUORILEGGE !!
Esiste una legge che prevede e sanziona tutto questo. Non sono nostre illazioni.....
Per essere in regola, bisogna affittare una pellicola cinematografica 35 mm, pagare il trasporto, l'assicurazione, la SIAE,.... ma i costi salgono alle stelle..... per una pellicola, vecchia, sia come usura e come data di produzione, e che costa poco, dobbiamo tirar fuori almeno 300 € come minimo, se ci dice bene, per ogni serata di proiezione.... si, 300 o 400 euro almeno, avete capito bene, perchè vecchia...
Facciamo un pò i conti: pellicola, proiezionista, sala, Siae, trasporto, pulizie, ecc. ecc.... se siamo fortunati ce la caviamo con 600 € minimo.
Se l'associazione ha a disposizione una saletta da 50 posti, riempendola tutta e facendo pagare un biglietto d'entrata a 7 € potrebbe non rimetterci!
LA PERDITA E' CERTA !! ! Chi spenderebbe 5 o 7 euro per vedere un film datato come Ombre rosse ?????
Come si può permettere una associazione culturale che non ha finanziamenti di alcun tipo (se non quello dei soci) di perdere 100, 200 € per una serata di proiezione di un film molto vecchio ????
Perchè se parliamo di film più recenti, i prezzi salgono.... a 700, 1.000, anche 2.000 € a pellicola....
OGNI ANNO CALA IL NUMERO DEI BIGLIETTI VENDUTI
IL CINEMA STA MORENDO....
E poi ci chiediamo perchè le sale sono vuote: ci sono settimane che gli esercenti che non hanno ancora chiuso vedono entrare solo 20 o 25 persone al giorno...
Noi siamo tra quelli che diciamo NO ai film sul telefonino.... molti film già si vedono male, cioè non si apprezzano interamente, se visti su un televisore da 20 pollici, mentre stiamo mangiando, e con tutte le interruzioni pubblicitarie (necessarie, lo capiamo, ma che spesso rompono l'atmosfera del film ).... Sono immagini indistinguibili sui lettori DVD da 5", figuriamoci su un cellulare.....
Torniamo alle proiezioni dei DVD. Siamo i primi a voler combattere il pirataggio..... ma,
...ma con questa politica culturale errata,
sono proprio le case di distribuzione ad incentivare l'acquisto di film pirati !
Se gli spettatori non hanno ricevuto la giusta cultura per vedere e capire un film,
perchè le istituzioni e le case di distribuzione non fanno nulla per incentivare una politica
culturale cinematografica, rivolta soprattutto ai giovani,
allora possiamo arrivare al paradosso di dire:
E' giusto che le persone comprino agli angoli delle strade film in DVD
che si vedono male e si sentono ancora peggio....
tanto chi li vede, di cinema non ne capisce nulla !
Cosa si può fare?
A Roma ed in tutta Italia ci sono decine di salette di associazioni culturali che proiettano DVD infrangendo la legge.....
Noi che dobbiamo fare? Seguire la linea del "menefreghismo"? lo fanno tutti... lo faccio anch'io?
Noi siamo dell'idea, invece, che si potrebbe stilare un accordo tra le Associazioni culturali senza scopo di lucro che perseguono uno scopo culturale cinematografico (come il nostro) e le Case di distribuzione per agevolare al massimo e diffondere questa cosa pressochè sconosciuta che è la cosiddetta "cultura cinematografica"....
Ma ci dobbiamo sbrigare... il tempo passa ed il cinema potrebbe morire definitivamente da un anno all'altro!
Chiediamo ai nostri lettori di dirci la loro opinione....
Fnac Genova – via XX Settembre. Una galleria di grandi registi - da Clint Eastwood a Claude Chabrol, da Almodovar a Jane Campion - con un unico filo conduttore: la passione per il cinema. Nei ritratti di Nicolas Guérin, fotografo e cinefilo appassionato, collaboratore della celebre rivista francese Positif, si ritrovano i registi simbolo della cinematografia mondiale.
Cinquant'anni separano la nascita, a Lione, di Positif - una rivista di cinema creata da un gruppo di amici, appassionati nel senso nobile nella parola, che volevano parlare di cinema in modo diverso (esteticamente, moralmente, politicamente) dalla critica della loro epoca - e l'esistenza oggi, a Parigi, di un mensile i cui principi fondatori non sono stati dimenticati.
Dal 1952 al 2002, gli strati successivi di nuove generazioni di collaboratori, il rifiuto del modo di esprimersi tipico parigino e delle mode passeggere, il permanere di un' amatorialità per paura dei compromessi professionali, l'apertura permanente all'estero che va di pari passo con la difesa di un cinema esagonale, quando è giustificato, il rifiuto di tutte le categorie e classificazioni, soprattutto di genere, una sensibilità abbastanza ancorata a sinistra in una concezione molto globale (tutte le correnti di sinistra si incrociano all'interno del gruppo dei redattori) hanno contribuito a confermare Positif , come una delle riviste imprescindibili del panorama cinematografico.
Molto in fretta, sin dal numero 3 con John Huston, Positif si è interessata a pubblicare interviste con i cineasti di cui difendeva l'opera e che voleva fare scoprire. La tradizione dell'intervista è stata amplificata e adesso ogni numero ne contiene molte. Da qualche anno, il fotografo Nicolas Guérin, appassionato cinefilo, collabora con Positif e si sforza di essere presente prima o dopo le interviste, per fare un ritratto del cineasta sottoposto alle domande.
In occasione del cinquantesimo anniversario della nostra rivista, abbiamo scelto di presentare solo un centinaio di ritratti di registi realizzati da Nicolas Guérin. Alcuni sono già stati pubblicati su Positif, altri sono inediti. Quasi tutti sono stati fatti negli ultimi anni.
Abbiamo scelto di pubblicarli secondo un ordine che all'incirca coincide con quello della comparsa significativa di questi cineasti in Positif : in un certo senso la loro “entrata in scena”! Non c'è dunque da stupirsi se l'opera si apre con un ritratto di Michelangelo Antonioni, presente sin dal n° 16 con Le amiche , e di Alain Resnais, il cui Notte e nebbia è oggetto di un testo critico nello stesso numero, e si chiude su Elia Suleiman, il cui Intervento divino scoperto all'ultimo Festival di Cannes è presente con una critica e con un'intervista nel nostro n° 500. Lasceremo ai lettori di quest'opera il compito di scoprire quando alcuni cineasti – prima americani, ma più di recente, anche asiatici – hanno cominciato ad essere oggetto di studi in Positif , molto prima che riviste concorrenti tentassero di appropriarsene. A livello più generale, in questa successione non alfabetica di cineasti si possono ritrovare i movimenti della Storia del cinema degli ultimi cinquant'anni, la comparsa di ondate successive in Francia e in altri paesi, il mantenersi in attività dei cineasti che hanno fatto la gloria degli anni Cinquanta, nonché l'emergere dei nuovi registi. I nomi dei più giovani sono ancora poco noti ai lettori, ma la loro personalità è sufficientemente forte perché, nonostante i pochi film che hanno realizzato, si possa scommettere sul posto che occuperanno nel cinema di oggi e di domani. I loro ritratti si alternano con quelli dei loro predecessori, ma aumentano ovviamente di numero nella cronologia delle foto. In quest'intreccio di generazioni ritroviamo tutta la cinematografia mondiale, come la si ritrova nelle sale cinematografiche o nelle pagine di Positif : Clint Eastwood ma anche Jia Zhang-khe , Claude Chabrol come pure Paul-Thomas Anderson , Jane Campion e anche Andrzej Wajda sul set durante le riprese. Questa diversità rappresenta ovviamente le nostre scelte critiche.
Nonostante le assenze evidenti da quest'elenco per il gruppo di Positif (da Chris Marker che rifiuta di farsi fotografare a Hayao Miyazaki in viaggio in Tadjikistan quando Nicolas Guérin passa da Tokyo, da Ingmar Bergman oggi restio alle sedute di posa a Quentin Tarantino che è a Pechino quando Nicolas Guérin è a Los Angeles, e alcuni altri…), il centinaio di cineasti presenti in quest'opera, dal più anziano Manoel De Oliveira (in un certo senso il decano di Positif perché viene evocato in un certo qual modo sin dal n° 4 in un articolo sul Cinema portoghese) ai trentenni che appaiono nei nostri ultimi numeri, siano essi britannici, argentini o cinesi, dagli autori di lungometraggi di finzione ai documentari, tutti riflettono abbastanza bene quella che oggi è la nostra linea di condotta: la passione per il cinema.
by Hubert Niogret - Redattore di Positif
Nicolas Guérin - Biografia
Nicolas Guérin è nato nel 1970. Ha studiato cinema all'università e ha fatto una tesi di laurea sull'opera di Maurice Pialat sotto la direzione di Vincent Amiel, redattore di Positif. Incontra Jean Gili e Christian Viviani, attivi esponenti della rivista durante il suo servizio civile, effettuato alla Cineteca Universitaria. Fedele lettore di Positif, propone di sua iniziativa una collaborazione alla rivista. Nel maggio del 2000, accompagna Michel Ciment e Hubert Niogret durante un'intervista con i fratelli Coen e fa le sue prime foto. Nell'aprile del 2002, fotografa Isabelle Huppert per la copertina di Positif.
In omaggio al 50° di Positif, 50 anni di suoi ritratti vengono esposti al Festival di Cannes del 2002, e precedono le mostre realizzate all'Istituto Lumière a Lione, al Festival della Rochelle, al Festival del Film Francese di Yokohama, all'Istituto Francese di Madrid e al Forum delle Immagini di Paris. La mostra viene presentata anche nella rete delle Gallerie fotografiche della Fnac.
Il suo lavoro è distribuito dall'agenzia MPA.
Riportiamo i punti principali su cui si basa la nostra Associazione:
LO STATUTO
ART. 1 – E' costituita una associazione artistico-culturale denominata “ ilCORTO.it ” il cui marchio identificativo è (disegno stilizzato di una pellicola 35mm con la scritta in rosso www.ilcorto.it ) ovvero il logo del suo sito internet, avente finalità di promuovere iniziative che studino, interpretino, realizzino, approfondiscano il cinema (sia amatoriale che professionale), la tv, la radio ed ogni altra forma di comunicazione passata e futura.
ART. 4 – E' scopo dell'associazione:
- favorire gli scambi socio-artistici-culturali con un particolare riguardo alle possibilità di integrazione interetnica specifica della realtà romana oltre che italiana ed europea;
- svolgere e favorire iniziative ed attività di scambio artistico-culturale con l'estero;
- realizzare direttamente o indirettamente, totalmente o parzialmente, con ogni mezzo possibile, l'ideazione, la creazione, la realizzazione, l'allestimento, la produzione e la distribuzione di opere cinematografiche, teatrali ed audiovisive in generale;
- ideare e produrre e/o coprodurre programmi televisivi, nonché metterli in onda;
- attivare corsi e laboratori didattici teorici e pratici, sia on-line che in aula;
- creare o collaborare alla formazione di Musei, Siti web e Raccolte di opere artistiche;
- pubblicare e distribuire libri, riviste, periodici, giornali e prodotti informatici e tutto ciò che attiene l'editoria compreso ogni tipo di audiovisivo e di supporto presente e futuro;
- organizzare e produrre eventi, mostre, concorsi, manifestazioni, proiezioni, convegni, spettacoli cine-televisivi, turistici-culturali e teatrali, sia in Italia che all'estero;
- studiare e promuovere la creatività di artisti (famosi e/o nuovi);
ART. 6 – I soci si distinguono in:
Fondatori; Onorari; Sostenitori; Effettivi; Ordinari.
- Sono soci Fondatori le persone fisiche che come promotori hanno partecipato alla costituzione e alla prima organizzazione dell'associazione;
- sono soci Onorari le persone fisiche che, per la loro attività culturale ed artistica, vengono nominati tali dal Consiglio Direttivo a maggioranza;
- sono soci Sostenitori le persone fisiche o società od enti italiani e stranieri che con l'apporto delle loro sovvenzioni economiche, aiutano l'attività associativa;
- sono soci Effettivi le persone fisiche che, avendo apportato all'associazione particolari benefici di carattere morale o che contribuiscano con attiva collaborazione al conseguimento degli scopi socio-artistico-culturali, sono divenute tali mediante elezione con voto palese ed a maggioranza dei 2/3 del consiglio direttivo;
- sono soci Ordinari le persone fisiche che fanno parte dell'associazione in virtù della loro iscrizione alle varie iniziative dell'associazione.
La determinazione delle quote associative è demandata al giudizio insindacabile del Consiglio Direttivo. Gli associati sono obbligato al versamento della quota annuale nonché alla osservanza del presente statuto e delle deliberazioni degli organi sociali nonché al pagamento delle quote relative all'attività svolta.
ART. 7 – Gli organi dell'associazione sono:
l'Assemblea dei Soci Fondatori; l'Assemblea Generale; il Consiglio Direttivo; il Presidente e il Vice presidente; il Segretario generale; il Tesoriere.
ART. 10 – Il Consiglio Direttivo amministra l'associazione ed è composto da un minimo di tre e da un massimo di nove membri, nominati la prima volta nell' atto costitutivo ed in seguito dall'assemblea generale. I Soci Fondatori ne fanno sempre parte integrante. I consiglieri eletti dall'Assemblea Generale durano in carica cinque anni e sono rieleggibili.
Il consiglio direttivo, venuto meno quello nominato nell'atto costitutivo, designa nel suo seno il Presidente, il vicepresidente, il Segretario Generale ed il Tesoriere. Il consiglio direttivo è investito dai più ampi poteri per l'amministrazione ordinaria e straordinaria dell'associazione, senza limitazione alcuna.
Ammette soci Onorari, Sostenitori ed Effettivi con voto palese a maggioranza semplice.
Il consiglio direttivo compila il regolamento per il funzionamento dell'Associazione e dell'assemblea, obbligatorio per tutti i soci ed in particolare:
a) determina le linee particolari delle attività dell'associazione al di fuori, in esecuzione o ad integrazione del regolamento e delle deliberazioni dell'assemblea;
b) predispone il piano amministrativo;
c) approva annualmente il bilancio consultivo e preventivo;
d) delibera possibili accordi e convenzioni con altri Enti e associazioni ad ogni livello;
e) redige le norme regolamentari interne, relative ai rapporti con/tra i vari soci e i dipendenti dell'associazione;
f) ha facoltà di istituire succursali, filiali secondarie in qualsiasi luogo della città.
Il Consiglio Direttivo si riunisce tutte le volte che il presidente lo ritiene necessario o che sia fatta richiesta da almeno due dei suoi membri e comunque, una volta ogni sei mesi per deliberare in ordine alle predisposizioni del bilancio consultivo e preventivo, alle quote sociali e alle domande di ammissione. Per la validità delle deliberazioni, occorre la presenza effettiva della maggioranza dei membri del consiglio e il voto favorevole della maggioranza dei presenti.
A parità di voto prevale il voto del presidente. Delle riunioni del Consiglio Direttivo si redige processo verbale in apposito registro, vidimato a norma di legge e custodito dal Segretario Generale. In caso di dimissioni od impedimento permanente di un membro, la sua eventuale sostituzione avviene per decisione del Consiglio Direttivo.
Art. 11 – Il Presidente ha la rappresentanza legale dell'Associazione; presiede il Consiglio Direttivo e l'Assemblea dei soci. Promuove e coordina l'attività dell' associazione, presenta all'assemblea generale la relazione annuale, nonché i bilanci. Può adottare provvedimenti di necessità e urgenza riferendone alla prima riunione del consiglio direttivo. E' coadiuvato dal Vice Presidente.
CARICHE SOCIALI attuali:
Presidente : Renato Francisci
Vicepresidente: Carlo Bassoli
Organizzatore Generale: Renato Verdecchi
Riportiamo l'articolo di Gabriele De Palma pubblicato sulle pagine Spettacoli e Cultura del CorriereDellaSera.it
Per quale motivo quindici anni fa era possibile leggere in pubblico Joyce e adesso no?
Il racconto di come il copyright si sia fatto sempre più rigido e cronologicamente più esteso ripercorre le tappe classiche del dibattito sulla proprietà intellettuale, che però forse non tutti conoscono.
La data clou di questa lunga storia (che inizia ufficialmente con lo statuto della regina Anna nel 1709) è il 1998, anno in cui viene accettata, prima in Usa e poi nella maggior parte degli altri Paesi, l’estensione della tutela da cinquanta a settanta anni dopo la morte dell’autore. Quindi L’Ulisse nel 1991 (Joyce muore nel 1941) passò in pubblico dominio, ovvero a disposizione gratuita di tutti e senza autorizzazione dell’autore, per tornare sotto il controllo degli eredi dell’autore nel 1998 e fino al 2011.
TOPOLINO - La riforma del 1998 è stata fortemente sostenuta, tra gli altri, dalla Disney proprio a ridosso della scadenza del copyright per il suo eroe numero uno: Topolino. Miss Molly ironizza sul rischio di povertà scampato dagli eredi Disney (normativa velocemente accettata dal governo Clinton e ratificata col nome di Sonny Bono, compagno di Cher) e su quello dei lettori che avrebbero vissuto in un mondo popolato di personaggi Disney orribilmente decontestualizzati dall’allegra e rassicurante vita a Paperopoli. Gli appassionati del fumetto nostrano ricorderanno a tal proposito le meravigliose tavole di Andrea Pazienza «Perché Pippo sembra uno sballato?».
CREATIVITÀ E NOVITÀ - Oltre alla durata della protezione, francamente eccessiva, stupiscono altre limitazioni riconosciute e tutelate dalla legge: non si può leggere pubblicamente un’opera protetta, non la si può modificare, non si possono fare traduzioni non autorizzate. E le restrizioni aumentano, in modo lesivo dei diritti del cittadino consumatore, per le opere in formato digitale. «Ma lo stesso Topolino, non venne a sua volta copiato da un fumetto noto come Steamboat Bill?» chiede l’informato interlocutore di Miss Molly. Certo, ma allora le leggi erano diverse, la protezione era garantita solo per 14 anni. Che poi proprio personaggi usciti dalle menti e dalle penne altrui (Cenerentola e Pinocchio solo per citare i due casi più famosi) abbiano dato lustro e celebrità a quello che presto divenne il colosso dell’intrattenimento per bambini di tutto il mondo, non fa che ribadire l’utilità di una legislazione meno rigida e severa. La stessa opera di Joyce non è altro che un’opera derivata dal poema omerico, perché, come ricorda Molly Mazzitelli, non esiste un’idea creativa che nasca dal nulla: tutto è derivato da idee altrui, raffinate, elaborate, distorte o parodiate. Partiamo tutti dalla cima di una piramide, è il monito finale del video, riprendendo a sua volta la celebre metafora dei nani sulle spalle dei giganti come già aveva notato Bernardo di Chartres nel XII secolo. È che qualcuno o non se ne è accorto o preferisce considerarsi, erroneamente, il gigante.
di Gabriele De Palma per il Corrieredellasera.it 03 novembre 2006
Carlo Di Palma, grande direttore della fotografia, ha lavorato con i più grandi registi italiani: da Rossellini a Petri, Germi, Monicelli, Scola, Bertolucci e soprattutto Michelangelo Antonini con cui aveva realizzato 'Blow up', 'Deserto rosso' e 'Identificazione di una donna'. In America era stato l'occhio cinematografico di Woody Allen per ben 18 anni in film memorabili come 'Hannah e le sue sorelle', 'Pallottole su Broadway' e 'Tutti dicono I love you'.
Di Palma è stato anche regista di tre film interpretati da Monica Vitti: 'Teresa la ladra', 'Qui comincia l' avventura' e 'Mimi' Bluette..fiore del mio giardino'.
Nato a Roma, praticamente nel cuore di piazza di Spagna, il 17 aprile del 1925, Carlo Di Palma andava orgoglioso della sua origine popolare e di una mamma, amatissima, che tutti a piazza di Spagna conoscevano come la fioraia del centro di Roma. Qualche volta scherzava anche volentieri su un destino che lo voleva legato al cinema ripensando a una celebre fioraia dello schermo esaltata da Charlie Chaplin in 'Luci della citta''.
Il tratto fiero da antico romano, l'eloquio quieto e puntuale, i gesti sobri, l'eleganza del vestire, con una predilezione per il bianco, ne facevano un gentiluomo immediatamente riconoscibile, di casa a New York come in Europa. Sposato con Adriana Chiesa, notissima distributrice internazionale del miglior cinema italiano, zio e maestro di un altro noto operatore come Dario Di Palma, Carlo arrivo' sul set alla meta' degli anni Cinquanta ed ebbe il diritto di firmare la fotografia per un piccolo film come 'Lauta mancia' di Fabio De Agostini nel 1956. Appena quattro anni piu' tardi era pero' gia' un nome di riferimento grazie al successo di 'La lunga notte del '43' (Florestano Vancini) e per la collaborazione, appena un anno dopo, con due autori di spicco come l'esordiente Elio Petri ('L'assassino') e Pietro Germi ('Divorzio all'italiana').
Non c'e' piu' un momento libero nella sua vita lavorativa a partire dai primi anni Sessanta, ma l'autentica svolta che pone Carlo Di Palma come maestro internazionale dell'immagine e del colore arriva nel 1964 quando scocca l'ora di 'Il deserto rosso' realizzato da Michelangelo Antonioni. E' proprio Di Palma a convincere il regista ferrarese ad abbandonare il prediletto bianco e nero per un'immagine astratta, fatta di fuochi, trasparenze, stridore cromatico che finira' perfino nel titolo del film. Il sodalizio e' destinato a ripetersi due anni dopo per 'Blowup' che invece Di Palma intinge nei toni freddi della swinging London concentrando il suo obiettivo sulla verita' visibile e invisibile al tempo stesso catturata dalla macchina fotografica del protagonista David Hemmings.
In verita' negli stessi anni Di Palma firma le immagini di molti grandi successi italiani ed europei del periodo da 'L'armata Brancaleone' a 'La ragazza con la pistola' (Mario Monicelli) da 'Amore mio aiutami' (Alberto Sordi) a 'Dramma della gelosia' (Ettore Scola). Lavora con maestri come Sidney Lumet ('L'appuntamento') o Miklos Jancso ('La pacifista'). Negli anni Settanta Di Palma sceglie di cimentarsi in prima persona dietro la macchina da presa, regista di fiducia per Monica Vitti in 'Teresa la ladra', 'Qui comincia l'avventura', 'Mimi' bluette', tutti realizzati tra il 1972 e il 1977. Ricordava volentieri che a spingerlo al grande salto verso la regia era stata essenzialmente la curiosita' di sperimentare un punto di vista diverso insieme all' amicizia per l'attrice, con cui ebbe una lunga relazione, e per la compagna di sceneggiatura, Barbara Alberti.
''Per uno che ha cominciato con 'Achtung! Banditi!' nel 1951 - diceva - e che per tutto il decennio ha fatto la gavetta come operatore di macchina, era inevitabile il desiderio di controllare l'intera macchina realizzativa una volta o l'altra. Ma e' stata una specie di vacanza. Sapevo che prima o poi sarei stato richiamato al mio vero mestiere, trovare la luce e dare il senso ai sogni di un altro''. Cio' accadra' alla meta' degli anni Ottanta, all'indomani di nuovi successi del cinema italiano firmati da Bertolucci o da Antonioni e di una fortunata trasferta americana che lo impone a Hollywood. Di Palma diventa a tutti gli effetti un grande direttore della fotografia riconosciuto da Hollywood nel 1986 quando comincia il suo legame professionale e personale con Woody Allen sul set di 'Anna e le sorelle'. I due firmeranno insieme undici film fino al 1997, l'anno di 'Deconstructing Harry'. Nessun altro potra' mai dare - come ha detto lo stesso Woody Allen - la stessa luce a Manhattan, sospesa tra verita' assoluta e invenzione pura.
Negli ultimi anni Carlo Di Palma si era incuriosito di altre strade artistiche: dall' illuminazione scenografica di piazza della Signoria a Firenze alla ripresa in immagini di grandi concerti classici e nel 2001 aveva voluto partecipare all'impresa collettiva 'Un altro mondo e' possibile' documentario sull'universo no-global firmato da due intere generazioni di cineasti italiani.
E' morto a Roma il 9 luglio 2004
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Per la prima volta approda a Cittá del Messico la rassegna Visioni Sarde, giunta alla sua ottava edizione. Nata nel 2014 nell’ambito dello storico Festival Visioni Italiane della Fondazione Cineteca di Bologna, la rassegna è diventata sempre più grande mantenendo la sua vocazione di luogo di esposizione del cinema breve prodotto in Sardegna e di valorizzazione dei giovani talenti, a cui offre l’occasione di raggiungere il più vasto pubblico nazionale e internazionale. Il progetto Visioni sarde è voluto e sostenuto dalla Fondazione Sardegna Film Commission. I film in rassegna sono stati proiettati presso l’Auditorium dell’Istituto Italiano di Cultura di Cittá del Messico giovedí 17 marzo. Audio: in italiano. Sottotitoli: in inglese. Promozione, programma di sala e schede tecniche: in spagnolo. Questi i titoli protagonisti di una bella e interessante serata dedicata alla cinematografia sarda: "Di notte c'erano le stelle" di Naked Panda, "Il Pasquino" di Alessandra Atzori, Milena Tipaldo, "Il volo di Aquilino" di Davide Melis, "L'Ultima Habanera" di Carlo Costantino Licheri, "L'uomo del mercato" di Paola Cireddu, "Marina, Marina!" di Sergio Scavio e "Un piano perfetto" di Roberto Achenza.
di Bruno Mossa