
Nel web possiamo trovare centinaia di siti in cui possiamo leggere bellissimi racconti.... ma da un bel racconto breve, molto spesso è arduo se non difficilissimo trarre spunto per una sceneggiatura per un cortometraggio. Anche nelle scuole di cinema, i docenti associano i racconti brevi ai cortometraggi, come i romanzi ai lungometraggi. E' giusto farlo? L'arte del Cortometraggio è analogo all'arte del Racconto? L'unica cosa sicura è che sono le forme brevi rispetto alle forme più lunghe. Ma chi le realizza può dirvi che tra le forme brevi e le lunghe ci sono anche molte differenze. Allora, torniamo al nostro tema: da un racconto breve possiamo facilmente trarre un cortometraggio?
Leggi tutto: Il Cortometraggio è molto diverso da un racconto breve
Il mondo del cinema è costernato di lungometraggi favolosi e nel corso del tempo molti artisti, molti autori hanno intrapreso progetti ambiziosi. Alcuni, si sono spinti addirittura oltre ad una “linea immaginaria” e per questo sono ricordati ancora oggi. Ma che si dice dei cortometraggi? Il cinema peraltro non è che nato alle prime origini con dei lavori brevi. E questi, nonostante il loro linguaggio e la loro grammatica molto diversa per certi aspetti, possono regalare grandi sorprese.
Come lo è adesso, anche in passato il cinema breve è potuto essere un trampolino di lancio per i nuovi autori. Se è vero che non è per niente più facile dare vita ad un corto, rispetto ad un lungometraggio, per lo meno è un buon compromesso per quanto riguarda la produzione. Difatti, non sono pochi i lavori che hanno fatto la storia e nei quali rivediamo i fondamenti di autori che successivamente sono diventati grandi registi.
DOODLEBUG – CHRISTOPHER NOLAN
Dopo i suoi due primi cortometraggi, nel 1997 il regista britannico decide di girare in 16mm un corto che ha dell’incredibile, se pensiamo a dove è arrivato il cineasta. Il corto, vede un uomo visivamente disturbato, è alle prese con uno scarafaggio che si aggira per il suo appartamento.
Tre minuti di bianco e nero mostrano già diversi elementi caratteristici dello stile di Nolan. Dall’inquietudine generata dal “misterioso” all’attenzione dei particolari come vari orologi che scandiscono il tempo nervosamente. Fino alla molteplicità della realtà circostante, sia da un punto di vista di spazio, sia da un punto di vista di tempo.
THE BIG SHAVE – MARTIN SCORSESE
Due anni prima del suo primo lungometraggio, nel 1967 il leggendario Martin Scorsese girò un cortometraggio dalla durata di 5 minuti. Nel bagno di casa propria, un uomo si fa la barba: ecco quanto può essere potente il cinema.
Anche qui come per Nolan, si rivedono due elementi caratteristici del suo cinema: la violenza, spesso splatter specialmente nella prima metà della sua carriera (basti pensare a “Taxi Driver” del 1976) e il montaggio veloce di inquadrature fisse, ferme.
Inoltre il grottesco regalato non solo dal concetto del corto, ma anche dalla contrapposizione della musica (che Scorsese, come ogni regista che si rispetti sa come usare) si unisce ad una cura estrema dei dettagli nella regia. Un corto che suscita una profonda sensazione ma attrazione allo stesso tempo e che denuncia “l’autolesionismo” americano nel Vietnam di quegli anni.
SIX MEN GETTING SICK (SIX TIMES) – DAVID LYNCH
Se invece non è abbastanza grottesco e inquietante, provate con il primo cortometraggio di Lynch, che nel 1966 realizza uno dei corti più strani e sperimentali allo stato puro. In uno strano “dipinto-scultura in movimento” su pellicola di quattro minuti , sei uomini stanno male, si disperano si massaggiano i loro stomaci e poi vomitano. Questa è la trama, ma la creatività delle immagini e l’uso abile e fastidioso della sirena d’allarme che suona per tutta la durata del corto, lo rende unico. Ma soprattutto, come per gli altri due esempi prima citati, emerge di già lo spirito del pazzo Lynch.
Articolo di Leonardo Lupi per uncutfilms.it
Una delle cose più belle viste sugli schermi del Festival di Venezia 2020 è stato un cortometraggio. Un cortometraggio diretto da uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo, Pedro Almodóvar, e interpretato da una grandissima attrice e icona di stile, Tilda Swinton, che per la prima volta collaborava col regista spagnolo e che a Venezia ricevette un meritatissimo Leone d'oro alla carriera. Il corto, che dura 30 minuti, si intitola The Human Voice.
Leggi tutto: The Human Voice: anche nei cinema italiani il corto di Pedro Almodóvar
"Strange Way of Life" il cortometraggio western di Pedro Almodóvar sarà presentato in Selezione Ufficiale e in anteprima mondiale, con la presenza del regista e dei due attori protagonisti Ethan Hawke e Pedro Pascal al Festival di Cannes 2023. Sono numerosi i cortometraggi girati prima di questo dal celebre regista spagnolo, dai primi: Film político (1974), Dos putas, o historia de amor que termina en boda (1974), El Sueño, o la estrella (1975), Homenaje (1975), La Caída de Sódoma (1975), Blancor (1975), Sea caritativo (1976), Muerte en la carretera (1976), Sexo va, sexo viene (1977), Salomé (1978), Tráiler para amantes de lo prohibido! (1985), fino agli ultimi: La concejala antropófaga (2009), The Human Voice (2021).
Leggi tutto: "Strange Way of Life" il cortometraggio di Pedro Almodóvar in anteprima a Cannes 2023
"Scrivere è sia un piacere che una lotta. Ci sono momenti in cui è davvero avverso e spiacevole, e ci sono momenti in cui è meraviglioso, divertente e magico, ma non è questo il punto. Scrivere è il mio lavoro. ..... Non sono un genio. Sono intelligente, ho un po' di talento e ho molta testardaggine. Persevero.
La sceneggiatura è un processo da capogiro che richiede piena attenzione e dedizione. Se hai mai provato a scrivere una sceneggiatura, scommetto che sai cosa intendo. Con tutti quei personaggi, trame e azioni, è difficile prendersi cura di ogni singolo dettaglio senza rovinare l'intera struttura. È proprio qui che le mappe mentali tornano utili per salvare le tue idee di narrazione.
Leggi tutto: Come utilizzare le Mappe Mentali (per gli sceneggiatori)
Il regista francese racconta storie di cronaca nera col tono leggero della commedia. Visto dall’Italia François Ozon fa quasi paura. Non ha mai vinto Cannes, non ha mai vinto Venezia e nemmeno un César, anche se è stato candidato infinite volte. Però dal 1998 ha girato 23 film molto personali, spesso di grande successo, più una ventina di corti. E soprattutto ha alternato e a volte mescolato gli stili e i generi più diversi, da “Sotto la sabbia” a “Otto donne e un mistero”, da “Frantz” a “È andato tutto bene” passando per “Grazie a Dio”, Orso d’argento a Berlino. Fino a tornare con “Mon crime - La colpevole sono io” a una delle sue specialità. Riscrivere il passato per illuminare il presente. Conciliando la spietatezza del tema con la leggerezza del tono.
Leggi tutto: Francois Ozon: «Il regista non è il padrone assoluto»
Prima di scrivere la tua sceneggiatura definitiva, hai tutta la storia del tuo cortometraggio in mente od in appunti scritti? Bene. Un primo passo lo hai raggiunto. Sai che una sceneggiatura è un elenco di scene, e che ogni scena descrive qualcosa. Hai letto che la scaletta è una prima veloce, e naturalmente non definitiva, sequenza di scene del tuo corto. L'hai preparata? Ok. Perfetto. Continuiamo.
La storia di un automobilista insonne ed in riserva di carburante che incrocia una singolare cittadina… Singolare cortometraggio dai tratti vagamente surrealisti, con finale a sorpresa molto sopra le righe. Un lavoro che sarà difficile dimenticare e che dovrebbe piacere anche ai meno affezionati alla sezione cinema horror e thriller.
Leggi tutto: Still life: il cortometraggio surrealista di J. Knautz
E' difficile, se non impossibile che un cortometraggio italiano riesca ad uscire e girare in più di 90 sale italiane. E' come conquistare un piccolo Oscar. Ci è riuscito nel suo piccolo "Strani accordi" un film di Stefano Veneruso interpretato da Maria Grazia Cucinotta. Proprio grazie ad una delle attrici più famose del panorama italiano il cortometraggio ha avuto la sua giusta visibilità. Abbiamo incontrato Maria Grazia per capire quali sono le reali diversità tra un cortometraggio ed un film.
Molti attori, ma non solo, snobbano i corti, come tu giudichi questa esperienza?
"Sinceramente io ne farei uno al giorno. E' un modo divertente che ti da la possibilità di realizzare nel tuo piccolo dei sogni che sono anche dei messaggi. Il corto è passione. E' passione verso il cinema ma è anche un modo per sperimentare e per crescere".
Dissacrante e spietato, il cortometraggio di Pier Paolo Pasolini uscito il 19 febbraio del 1963 anticipò di quarant'anni la satira della serie cult. Pochi sono i cult anomali come Boris, la fuori serie italiana che si è caricata sulle spalle lo scomodo ruolo di spartiacque della serialità nostrana. Prima di Boris nessuno aveva mai avuto il coraggio di gridare che il re è nudo. L'audacia che sorregge Boris ha radici antiche, legate a un mondo vicino a quello del piccolo schermo e caratterizzato da molti degli stessi problemi: tali radici appartengono a Pier Paolo Pasolini, e al suo La Ricotta sbarcato nelle sale italiane esattamente sessant'anni fa, il 19 febbraio 1963.
Leggi tutto: "La Ricotta" il corto di Pier Paolo Pasolini è Boris prima di Boris
Quando si parla di Pixar, la stragrande maggioranza delle volte non si pensa ad altro che ad una filmografia ormai vasta e ricca, a partire dal celebre Toy Story che portò la compagnia all’attenzione del grande pubblico, passando poi per veri e propri capolavori come Up, Wall-E, Inside Out e il recente Coco, giusto per nominare alcuni dei film più apprezzati in redazione. Allo stesso modo, però, lo studio di animazione fondato nel 1986 ha saputo stupire anche con lavori meno elaborati, ma non per questo trascurabili: i cortometraggi.
Lo spettro dell’intelligenza artificiale aleggia sulla creatività della scrittura. Dopo gli articoli scritti da ChatGPT, adesso è il turno delle sceneggiature di film e serie televisive. Ma i diretti interessati, invece di gettare le armi, cercano di trarre dei vantaggi dalla «minaccia». Come riportato da Variety, infatti, negli Stati Uniti la Writers Guild of America (WGA), il sindacato degli sceneggiatori, si è dimostrato aperto nei confronti della IA nella stesura dei copioni. Ma ad una sola e irrevocabile condizione: non deve influire sui crediti, e di conseguenza sui compensi, degli stessi autori.
I dialoghi, anche dedotti dalla visione del film, come in questo caso, ci offrono subito il valore degli sceneggiatori. I dialoghi sono la voce dei personaggi, l'ambientazione è importante, ma in realtà sono le parole, le frasi dei personaggi che ci colpiscono di più. Dialoghi efficaci fanno la differenza. Sono l'impatto che ci resta di più nella mente. Non sono le cose più semplici da scrivere, ma i dialoghi devono essere concisi e precisi. Non è chiaccherare come facciamo noi ogni giorno, soprattutto nei cortometraggi i dialoghi devono essere brillanti e coinvolgenti, colpire per spiegare. Ed i dialoghi devono portare avanti la storia.
Cosa succede quando una coppia tribale decide di dare in affidamento un elefantino rimasto orfano? Guarda come l'arrivo del gigante gentile Raghu trasforma per sempre la vita dei suoi genitori adottivi.
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